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Centro di Spiritualità del Sacro Monte Calvario


Possibile visitare il Centro di Spiritualità del Sacro Monte Calvario, casa madre dei Rosminiani e chiedere ospitalità per l'organizzazione di gruppi oltre che naturalmente di singoli.... Chiedere dell'animatore del centro al numero + 39 0324 24 20 10

Il Sacro Monte Calvario meta imperdibile di turismo religioso. I tanti progetti estivi dell’Ospitalità Religiosa.


Accoglienza Sacro Monte Calvario Domodossola Aperta

Ospitalità aperta
(Si accettano prenotazioni per l'estate e per i periodi di apertura). Per informazioni su ospitalità telefonare al numero: + 39 0324 24 20 10

Centro Spiritualità Rosminiana Borgata Sacro Monte Calvario, n. 8 28845 Domodossola (VB)
Telefono: + 39 0324 24 20 10

L’estate è alle porte e in molti si stanno ancora organizzando per le ferie. Anche in vacanza, però, si può continuare a pensare al nostro prossimo, magari proprio quello che in vacanza non ci potrà andare. Per esempio, si può soggiornare nelle Case per Ferie e altre strutture religiose di ospitalità. Anche la 

Ma quali opportunità offre questo mondo particolare dell’ospitalità? Ce ne sono diverse.

Si può fare una VACANZA ETICA, soggiornando in quelle strutture ricettive nelle quali una parte degli introiti, viene utilizzata per progetti a sfondo caritatevole, assistenziale, missionario, sociale o naturalistico. Quindi senza sborsare un euro in più, ci si gode una vacanza sapendo di contribuire ad una società più attenta agli ultimi.

Non mancano le possibilità con l’ospitalità a DONATIVO, soprattutto lungo i cammini, dove è l’ospite a decidere quanto lasciare per il suo soggiorno. In questo modo ognuno è responsabilizzato a considerare l’accoglienza che gli è stata offerta, nei limiti delle sue capacità economiche.

Per chi cerca un soggiorno più spirituale, può partecipare alle ESPERIENZE IN CONVENTO e passare un breve periodo all’interno di una comunità religiosa per viverne i ritmi quotidiani di preghiera e lavoro. Immergersi in una realtà così profonda permette di comprendere appieno uno stile di vita che forse non conosciamo.
Se, però, d’estate volete dare una mano, allora ci sono le offerte di LAVORO E VOLONTARIATO, destinate a chi ha del tempo da dedicare e vuole mettersi in gioco con un impegno all’interno di una casa di ospitalità.

Ce n’è per tutti i gusti ed è sufficiente portare con sé tanta buona volontà.

Con le OFFERTE STAGIONALI, invece, potrete approfittare di una vacanza con sconti speciali nelle strutture che devono ancora riempire le loro agende. Spendere qualcosa in meno è sempre utile e soprattutto permette alle case di chiudere un bilancio positivo nella prospettiva di continuare ad operare l’accoglienza.
Infine è operativa anche questa estate l’iniziativa OSPITALITA’ MISERICORDIOSA, che consente ai meno abbienti qualche giorno di gratuito soggiorno al mare o in montagna, grazie alla disponibilità dei gestori che mettono a loro disposizione una camera.

Come spiega Fabio Rocchi, presidente dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, “Una comunità non si scioglie durante l’estate ma, anzi, si rafforza trovando altre modalità per continuare il proprio impegno. Un impegno, quindi, che va in vacanza senza andare in vacanza.

Fonte: turismo.chiesacattolica.it


 

Il Sacro Monte Calvario di Domodossola. Un luogo in cui la spiritualità rosminiana dialoga con la natura, il silenzio e l’arte

Sorto nella prima metà del XVII secolo per volontà di due cappuccini del convento di Domodossola, Gioacchino da Cassano e Andrea da Rho, venne dedicato alle tappe della passione di Cristo. Il percorso in ascesa, che collega l’antico borgo di Domodossola al Colle di Mattarella, fu pensato con l’intenzione devozionale di rappresentare, idealmente e fattivamente, la salita al Calvario.

Le sue vicende costruttive, condizionate da altalenanti momenti, furono caratterizzate, a seguito delle soppressioni napoleoniche, da una fase di abbandono del complesso, divenuto dapprima una caserma militare e caduto in un progressivo declino.

La sua rinascita iniziò a partire dal 1828 quando il conte Giacomo Mellerio, figura ossolana di grande rilievo, convinse l’abate roveretano Antonio Rosmini a scegliere il colle di Mattarella come luogo di fondazione dell’Istituto della Carità, cui oggi appartengono i rosminiani.

Gli anni successivi videro i Rosminiani sempre più coinvolti nella gestione del Calvario e promotori della costruzione di alcune cappelle rimaste irrealizzate. Tra gli artisti di maggior fama Dionigi Bussola, protostatuario del duomo di Milano, fu certamente il più grande e coinvolgente autore con i capolavori delle cappelle della Croce (XII) e della Deposizione (XIII), modellate all’interno del Santuario del SS. Crocifisso, e del Cristo morto nel Sepolcro (cappella XIV); dopo il Bussola l’altro grande statuario fu lo scultore milanese Giuseppe Rusnati, noto per la sua attività al Sacro Monte di Varese.

La parte superiore del complesso sacro si snoda tra le ultime cappelle e i giardini del Belvedere realizzati attorno ai resti delle mura del castello di Mattarella, articolato edificio la cui storia archeologica affonda in età romana, longobarda e medievale; da lì la bellezza delle Alpi e il panorama sulla Val d’Ossola non può che catturare l’attenzione dei pellegrini e dei visitatori, mentre all’interno del convento si può visitare la cella del beato Rosmini.

Il Sacro Monte Calvario è oggi sede del Centro Spiritualità Rosminiana e del Noviziato Italiano e, oltre a seguire la formazione dei novizi dell’ordine, offre a tutti una valida occasione di riflessione ed esperienza interiore in un contesto dove la spiritualità dialoga in maniera ottimale con l’arte, il silenzio e la natura, con possibilità di passeggiate lungo itinerari di grande gradevolezza come l’antica “Via dei torchi e dei mulini”.

Il Sacro Monte, di proprietà dei padri rosminiani, è amministrato, per la parte del complesso monumentale e naturalistico ed unitamente agli altri sei Sacri Monti piemontesi, dall’Ente di gestione dei Sacri Monti (Ente strumentale della Regione Piemonte), e dal 2003 fa parte del sito seriale UNESCO “Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia”.

FONTE: turismo.chiesacattolica.it

Segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - turismoculturale@yahoo.it 

Turismo Culturale Viaggi News - Turismo Culturale

Centro Spiritualità Rosminiana Borgata Sacro Monte Calvario, n. 8 28845 Domodossola (VB)
Telefono: + 39 0324 24 20 10


Voglia di normalità e spettacoli live, cultura attrae turismo


 L'estate 2022 segna un ritorno alla normalità per le attività culturali dal vivo e per la relativa spesa.

Voglia di normalità che è ormai nei fatti e che genera un'inversione di tendenza anche se ancora parzialmente condizionata dal Covid. La spesa media per beni e consumi culturali estivi sarà di 125 euro a persona. 

A crescere in misura particolarmente significativa rispetto a giugno è la visita a mostre, musei e siti archeologici (+14%), l'andare al cinema (+13%) e al teatro (+5%), la partecipazione agli eventi dal vivo, soprattutto spettacoli all'aperto (+7%), concerti e festival culturali (+6%).
    Sono alcuni dei risultati che emergono dall'Osservatorio di Impresa Cultura Italia Confcommercio, in collaborazione con Swg, sui consumi culturali degli italiani.
    In crescita anche la lettura di libri sia in cartaceo (+6%) che in digitale (+2%). Il 45% degli intervistati fruirà dell'offerta culturale estiva nella propria città anche se meno ricca di eventi rispetto al periodo pre-pandemico.
    Si conferma che le iniziative culturali sono un importante attrattore nelle località turistiche: il 68% degli intervistati che andranno in vacanza parteciperà ad attività culturali nelle località di villeggiatura con una spesa media pro capite di 95 euro. Gli eventi più attrattivi per i turisti sono quelli enogastronomici, seguiti dalle visite a musei e siti archeologici, concerti e festival culturali. In generale, un'ampia platea di turisti guarda con attenzione all'offerta culturale durante le vacanze e soggiorna in luoghi dove sa di trovare iniziative culturali interessanti.
    Per il Presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, Carlo Fontana, "i segnali positivi sui consumi culturali estivi e la ritrovata normalità per gli eventi dal vivo sono un'ottima notizia. Ci sono, dunque, i presupposti perchè questa tendenza positiva si confermi e si rafforzi anche nei prossimi mesi. Per questo, ora più che mai, servono misure mirate ed efficaci che spingano la ripresa dei consumi e gli investimenti nel settore".
    (ANSA).

Notizie Turismo Culturale


Aggiornamento giornaliero

Dal Calvario alla scoperta dei borghi più belli della Val d’Ossola

Un percorso alla scoperta di un territorio ricco di tradizioni e cultura che vanta ben cinque Bandiere arancioni del Touring Club

Domodossola: il borgo della cultura

La Val d’Ossola è conosciuta per le tradizioni rurali e architettoniche che racchiude anche a distanza di secoli, rendendo unici e caratteristici i borghi storici così come i piccoli villaggi che sono collocati nella vallata
Ben cinque sono i comuni che vantano la qualifica di “Bandiera Arancione del Touring Club Italiano”: si tratta di un marchio ambito a livello nazionale che riconosce il patrimonio storico, culturale e ambientale del territorio.
Si tratta di Mergozzo, Vogogna, Macugnaga, Santa Maria Maggiore e Malesco. Il Sacro Monte Calvario di Domodossola, luogo di interesse culturale e meditativo e il Parco nazionale della Val Grande – che si trova all’interno del geoparco Sesia Valgrande – sono entrambi riconosciuti patrimoni mondiali dall’Unesco.
Partendo alla scoperta di vicoli e piazzette medievali la prima tappa è il Borgo della cultura di Domodossola, gioiello architettonico e culturale. Gli elementi di profilo storico all’interno delle mura pentagonali che caratterizzavano il borgo, sono stati rinnovati diventando una meta ambita per i turisti.
Baceno, che ospita al centro della Valle Antigorio, la bellissima Chiesa di San Gaudenzio, è diventato un luogo di attrazione per molti visitatori. Imperdibile anche Craveggia, uno dei paesi più antichi della Valle Vigezzo: saltano subito all’occhio gli innumerevoli camini sui tetti in piode che appartengono agli edifici signorili pregevolmente affrescati, affiancati a case di origine popolare. Luogo in cui pitture e affreschi rendono uniche le vie contornate da scorci suggestivi. Si avrà anche la possibilità di esplorare il primo villaggio abitato da Walser, popolazione di origine germanica: Formazza, comune che confina con i cantoni svizzeri del Vallese e del Ticino.
Accoglie in sé meraviglie naturalistiche che possono essere apprezzate sia nel periodo estivo che in quello invernale: trekking, nordic walking ma anche sci alpino e di fondo, tanti sono gli sport che possono essere praticati di fronte a paesaggi montani. Spostandosi in Valle Anzasca, ai piedi della parete est del Monte Rosa, la più alta delle Alpi, si trovaMacugnaga, comune che vanta una lunga storia alpinistica vista la posizione geografica.
Simbolo riconosciuto è la Chiesa Vecchia, edificio romanico risalente al 1300 affiancata da un tiglio secolare. Malesco è borgo vigezzino che presenta una storia antica ed è circondato dalla più grande riserva naturale d’Europa, il Parco Nazionale della Val Grande. Al centro del paesino sorge la Chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo, bellezza architettonica imperdibile, ma l’attrazione principale di Malesco è sicuramente l’Ecomuseo regionale della Pietra Ollare e degli Scalpellini, promotore culturale, tradizionale e ambientale del territorio.
A dare il benvenuto in Val d’Ossola c’è Mergozzo, affiancato dall’omonimo lago oggi separato dal Lago Maggiore ma che in origine era la sua parte più occidentale: le numerose e frequenti alluvioni del Toce nel corso dei secoli hanno formato il lembo di terra che ancora oggi divide i due laghi. Famoso l’antico Olmo che è diventato nel tempo simbolo riconosciuto del paese, secondo documenti storici la piazza era caratterizzata da questa pianta già a partire dal 1600.
Mergozzo è stato centro di antichi insediamenti e a riportare questa testimonianza è il Civico Museo Archeologico, un mostra che presenta tanto materiale archeologico del territorio e anche l’Ecomuseo del Granito dove si possono ammirare il marmo rosa di Candoglia e il granito bianco di Montorfano. Il borgo di Santa Maria Maggiore, capoluogo della Valle Vigezzo, conosciuta anche come Valle degli Spazzacamini, raggruppa in sé cultura alpina, gastronomia di qualità e tante attività outdoor per ogni stagione.
Santa Maria Maggiore offre anche tre imperdibili musei, tra i più conosciuti nell’Ossola: il Museo dello Spazzacamino con al suo interno un interessante allestimento multimediale affiancato da oggetti di lavoro, abiti e immagini che aiuteranno i visitatori a ripercorrere le vicende spesso dolorose degli spazzacamini. La Scuola di Belle Arti “Rossetti Valentini” situato nel centro storico del borgo, la valle ossolana è conosciuta anche come Valle dei Pittori proprio grazie alla tradizione pittorica e artistica che ha inizio con la fondazione di questa scuola nel 1878.
Il terzo è La Casa del Profumo Feminis-Farina che celebra la nascita dell’Acqua di Colonia ad opera di due emigranti originari di Santa Maria Maggiore. Per concludere questo viaggio tra vicoli di pietra e paesaggi mozzafiato citiamo Vogogna, borgo fortificato che riporta i turisti in ambientazioni del tutto medievali. Attrazioni principali da non perdere sono: il Palazzo Pretorio, che oggi ha la funzione di sede civica che al suo interno ospita il più importante simbolo artistico dell’antico borgo, il “Mascherone Celtico”, un misterioso viso in pietra ollare che ha assunto il ruolo di testimone dell’arte celtica in Piemonte. E poi il Castello Visconteo che nasce originariamente come presidio militare a difesa di tutta la Bassa Ossola.
fonte: varesenews

Escursioni dal Calvario: in Svizzera con il Trenino verde delle Alpi



viaggi.corriere.it

Battelli, trenini di montagna, castelli e hotel vittoriani che ricordano il passato. E di contro, lanci in parapendio, sentieri segnalati, gite in mountain bike, uscite di rafting, canoa o Sup, meglio noto come stand up paddle. Il tutto immerso in un paesaggio fatto di laghi turchesi, montagne incappucciate di neve anche in piena estate e scintillanti ghiacciai. È la regione dell’Oberland Bernese, in Svizzera, con i laghi di Brienz e di Thun, tra cui si stende la cittadina di Interlaken. Panorami dominati da vette leggendarie come il Mönch, la Jungfrau, l’Eiger. Da vedere dalla località montana di Grindelwald.

In Svizzera, con il Trenino verde delle Alpi

Sono luoghi che suggeriscono vacanze a cavallo dei tempi, nostalgiche, culturali e soprattutto sportive. Da fare lasciando a casa l’automobile, approfittando dei collegamenti tra i vari mezzi. Che in Svizzera sono in corrispondenza quasi maniacale. Si può partire in treno da Milano o dalle altre città italiane e salire a Domodossola sul Trenino verde delle Alpi, che 10 volte al giorno arriva fino a Berna. Non inganni l’aspetto comune dei vagoni: al di là dei finestrini si vedono sfilare paesaggi di grande suggestione. Come la salita sui pendii assolati dopo Briga, i pascoli diKandersteg costellati di baite in legno, l’imponente viadotto di Kander, il lago di Thun.

In vacanza con il Signore al Calvario di Domodossola

La preghiera non va in vacanza. Anzi, proprio il tempo disteso della vacanza può diventare occasione propizia per "fermarsi" con il Signore. Al Sacro Monte Calvario di Domodossola si vivono esperienze forti da non "disperdere" – è sempre una buona idea (continuare ad) allenarsi nella preghiera.


Per la Settimana Santa 2019 due appuntamenti musicali al Sacro Monte Calvario di Domodossola

Per la Settimana Santa 2019 la Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario, in collaborazione con l’Istituto della Carità - PP. Rosminiani e la Parrocchia di Calice, propone due appuntamenti musicali.
  
Il primo si terrà la Domenica delle Palme, il 14 aprile , con inizio alle ore 18.00, presso il Santuario del SS. Crocifisso al S. M. Calvario: è  il tradizionale Concerto per il tempo di Passione che la Schola Gregoriana del Sacro Monte Calvario, diretta da Pietro Mencarelli, e il gruppo vocale Il Convivio Rinascimentale, coordinato da Manfred Nesti, offriranno, proponendo quale tema centrale la celebrazione della solennità della S. Croce e la festa di S. Benedetto. 
Il secondo appuntamento, di fede ed arte, sarà la solenne Via Crucis che la sera del Venerdì Santo 19 aprile, con inizio alle ore 20.30, si snoderà partendo dalla Prima Stazione, in via Mattarella, sino alla sommità dal Sacro Monte, al termine della quale la Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario, con la soprano Federica Napoletani e con la direzione di Manfred Nesti, eseguirà, le Sette Ultime Parole di Cristo sulla Croce, nell’intonazione composta da Adriano Alberti Giani, per soprano solo, coro a quattro voci miste, archi, due flauti e organo, e dello Stabat Mater in sol minore op. 138 per coro, archi e organo, di Joseph Gabriel Rheinberger (1837-1901).
   
L’attività della Cappella Musicale è resa possibile grazie alla sensibilità dell’Istituto della Carità – PP. Rosminiani, della Parrocchia di Calice, della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte Calvario, con il sostegno prezioso della Fondazione CRT e il patrocinio della Città di Domodossola.

Ospitalità al Sacro Monte Calvario di Domodossola: vi aspettiamo per un soggiorno di qualche giorno, di una giornata o per una visita di qualche ora


La Casa del Sacro Monte Calvario è un luogo ideale per organizzare ritiri, esercizi spirituali, incontri di gruppo, vacanze e fine settimana di condivisione, corsi biblici, meditazioni, discernimento, presentazioni, convegni, concerti musicali, incontri e vacanze studio.
Durante la permanenza al Sacro Monte Calvario è possibile sperimentare la pace e silenzio di un luogo completamente immerso nella natura e tranquillità, circondato da un ampio giardino realizzato sui resti di un antico castello medievale.
La casa dispone di quattro aree notte distinte e gestibili in modo indipendente. Sono presenti camere singole e doppie, tutte dotate di bagno interno con acqua calda, doccia, sanitari.
Il Sacro Monte Calvario di Domodossola vi aspetta per un soggiorno di qualche giorno, di una giornata o per una visita di qualche ora.
Entro 200 m. chiesa, bar/ristorazione, zona abitata. Tra 1 e 5 km fermata bus, stazione treni, bancomat, supermercato, farmacia, ospedale. Oltre 10 km aeroporto.
Per tutto il tempo di Quaresima, ogni domenica, alle ore 15.00 si può partecipare alla solenne Via Crucis che si svolge lungo la Via delle Cappelle partendo dalla città via via salendo. E' possibile per gruppi parrocchiali animare la Via Crucis e trascorrere la giornata o il fine settimana al Calvario con possibilità di ospitalità, di vitto e alloggio. 
È possibile anche  iscriversi per tutto o parte del Triduo Pasquale con possibilità di pernottamento, vitto e alloggio, nonché di partecipazione alle liturgie e alle meditazioni. È anche possibile anticipare o prolungare la permanenza al di fuori dei giorni del Triduo Pasquale. Durante il Triduo si raccomanda di mantenere un clima di silenzio e di raccoglimento.
Il Sacro Monte Calvario di Domodossola, che fa parte del gruppo dei sacri monti alpini inseriti nel 2003 nell'elenco dei "patrimoni dell'umanità" dell'Unesco, anche quest'anno si è confermato come luogo molto ricercato, andando in questo modo ad incrementare il turismo religioso della provincia di Verbania. “Quella di offrire alle persone un luogo in cui trascorrere un periodo di quiete – spiega il rettore del Sacro Monte padre Pierluigi Giroli - è una vocazione del Calvario che da alcuni anni si è confermata. Abbiamo avuto tante persone diverse che hanno incontrato sia la bellezza artistica che naturale, sia l'oasi di spiritualità che è il Calvario. L'estate è ricca di eventi e di gruppi che sono venuti a visitarci italiani e stranieri e che arriveranno. Abbiamo avuto la visita di membri del Rotary e del Lions, sono giunti per esercizi spirituali religiosi e laici e altri ne verranno a partire da Febbraio 2019 e fino a Ottobre.
Ci sono anche persone singole che sono venute non solo dall'Italia, ma anche dall'estero dalla Germania, dall'Inghilterra, dalla Svizzera dalla Scandinavia per trascorre un periodo di quiete e di ricarica spirituale e fisica e o per un periodo di discernimento.

Fin dal lontano 1657 il Sacro Monte Calvario di Domodossola fu luogo di pace, di preghiera e di meditazione.
Il complesso di edifici costruito sulla sommità del colle ritrovò in parte la sua vitalità di casa per ritiri spirituali e luogo di preghiera. Dopo alterne vicende, dal febbraio 1828, con la venuta di Antonio Rosmini divenne la culla dell’Istituto della Carità (Padri Rosminiani) da lui fondato.
Dal 1976 si è ripresa con rinnovato vigore l'ospitalità per quanti desiderassero nella pace e nel silenzio incontrare Dio e coltivare la crescita del proprio spirito nella fede.
Nel 1991, dalla Regione Piemonte è stata istituita anche la RISERVA NATURALE SPECIALE REGIONALE.

Le tariffe si concordano con i singoli ospiti e gruppi a seconda delle esigenze.
Per info e prenotazioni:


Ospitalità Religiosa


Nella fedeltà alla tradizione Rosminiana, anche oggi la comunità del Calvario accoglie quanti – uomini e donne, laici e religiosi, singoli, famiglie e gruppi… – vogliano condividere qualche momento della sua esperienza umana e spirituale, nella ricerca dell’incontro con Dio e con gli uomini e le donne del nostro tempo. La Comunità apre le sue porte a credenti e non credenti, desiderosi di confrontarsi e di ospitarsi reciprocamente nel rispetto delle propri cammini personali.
Le modalità di accoglienza presenti al Sacro Monte Calvario di Domodossola possono essere varie:
  • periodi di condivisione dei ritmi della vita religiosa, con la possibilità di partecipare alla preghiera liturgica ed, eventualmente, di colloqui personali;
  • accoglienza nei tempi di Quaresima, Pasqua, Avvento e Natale per momenti di ritiro e di preghiera;
  • proposte spirituali e culturali;
  • accoglienza di gruppi autogestiti (parrocchie, associazioni religiose e laiche, scout, convegni a carattere culturale, gruppi di meditazione ecc...).
A tutti coloro che vorranno farci visita e condividere, nell’arricchimento reciproco, la perenne novità che nasce dall’ascolto, dall’incontro, dalla preghiera… la comunità rivolge il suo più cordiale benvenuto.
- Accoglienza Calvario Domodossola

PELLEGRINAGGI: QUANDO IL VIAGGIO È QUESTIONE DI FEDE

Oggi portare in giro i pellegrini per il mondo significa anche tener conto degli equilibri geopolitici e dell’attualità internazionale. Non sorprende, perciò, vedere sulla scrivania di monsignor Remo Chiavarini, amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi, un libro sulla storia della Turchia, il Paese che ha appena visitato con una delegazione del clero romano guidata dall’arcivescovo Angelo De Donatis, vicario del Papa per Roma. «La visita ha rappresentato un momento molto bello all’insegna della fraternità, soprattutto nell’incontro che abbiamo avuto con il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I», racconta Chiavarini. «La nostra visita si è svolta in un periodo cruciale per la Turchia, Paese chiave negli equilibri mediorientali. Non a caso negli stessi giorni del nostro pellegrinaggio si è svolto l’incontro fra il presidente turco Erdogan, il presidente russo Putin e quello iraniano Rouhani».
L’Opera romana pellegrinaggi è la struttura del Vicariato di Roma che dal 1934 offre assistenza tecnica, logistica e spirituale ai pellegrini che vogliono visitare i luoghi più significativi della fede cristiana, dalla Terra Santa ai grandi santuari mariani come Lourdes e Fatima. Monsignor Chiavarini, che preferisce farsi chiamare don Remo, è marchigiano di Sassoferrato, ha 65 anni e quando lascia l’ufficio di via della Pigna, a due passi dal Pantheon, torna a fare il prete alla parrocchia di San Clemente, nel quartiere di Montesacro.
Don Remo, si ricorda quando ha partecipato per la prima volta a un pellegrinaggio?
«Sì, ero studente in seminario e a Pasqua mi offrii di accompagnare i gruppi di pellegrini dell’Opera, così andai a Lourdes in treno. Ricordo una Messa molto emozionante nella basilica sotterranea».
Poi ne ha fatti altri?
«Sì, sono stato accompagnatore dei gruppi per diversi anni. Ricordo viaggi a Lourdes, anche con il treno bianco dei malati, e viaggi in pullman, ma allora si diceva torpedone, in Austria».
Da allora come sono cambiati i pellegrinaggi?
«Oggi i voli aerei a basso costo hanno cambiato tutto. L’aereo ha portato tanti miglioramenti e ha velocizzato i tempi, però la qualità dell’esperienza del pellegrinaggio si è un po’ impoverita. Ci si incontra negli aeroporti, che sono dei non luoghi tutti uguali nel mondo, poi in poche ore si viene catapultati in un posto. I tempi della convivenza si riducono e prevale l’esperienza individuale, anche se i nostri viaggi sono ancora fatti in gruppo e per noi è molto importante mantenere questa caratteristica».
Quali sono i luoghi più amati dai pellegrini?
«La Terra Santa, Lourdes e Fatima monopolizzano il 90 per cento dei pellegrinaggi. In ciascuno di questi luoghi portiamo ogni anno circa 4 mila persone. In Italia quelli più frequentati sono Loreto, Assisi, Padova, Pompei, ma lì i pellegrini e le parrocchie si organizzano da soli. C’è poi il caso di Medjugorje, una meta che attrae sempre più pellegrini. Noi non proponiamo nel nostro catalogo pellegrinaggi diretti a Medjugorje, ma a quelle parrocchie e a quei gruppi che ci chiedono un aiuto offriamo il nostro supporto da un punto di vista tecnico e religioso, in modo tale da garantire un adeguato accompagnamento che serva a vivere un’esperienza di fede autenticamente ecclesiale».
In luoghi così affollati come i santuari, magari deturpati da brutti edifici moderni, si riesce a vivere ancora un’esperienza di fede?
«È un rischio reale. A Lourdes, ad esempio, si percepisce un efficientismo che a molti pellegrini trasmette una sensazione di aridità. A Fatima, invece, si respira una maggiore spiritualità ».
Ricordo una Via Crucis a Gerusalemme con i vostri pellegrini scortati dai militari israeliani con il mitra spianato. Il pellegrinaggio in Terra Santa va sempre bene, nonostante le tensioni nella regione?
«La Terra Santa cominciò il suo boom dopo il viaggio di Paolo VI nel 1964, un gesto che fu davvero profetico e che spinse molti cristiani a intraprendere il pellegrinaggio nei luoghi di origine della loro fede. Nonostante i problemi che a volte ci sono, la gente non rinuncia a questo viaggio, che rimane un’esperienza forte, di gruppo, lunga otto giorni, di grande arricchimento culturale e spirituale. Un fenomeno interessante di questi ultimi tempi è il boom dei pellegrini cinesi in Terra Santa. Sono in crescita vertiginosa, grazie ad accordi con le autorità israeliane e grazie soprattutto alla spinta del mondo pentecostale, che in Cina sta facendo molti proseliti».
I cristiani in Terra Santa stanno diminuendo, i pellegrinaggi li confortano?
«Sì, i viaggi dei pellegrini sono un motivo di speranza e anche di aiuto per le attività economiche dei cristiani che sono rimasti in Medio Oriente. Però queste comunità cristiane non devono restare inermi e vivere di rendita, contando sui flussi di pellegrini. Dovrebbero darsi da fare e stare in piedi da sole, altrimenti rischiano di essere travolte dalle altre comunità. Il cristianesimo in quei luoghi deve restare una presenza viva, il rischio è che restino solo i monumenti».
in Famiglia Cristiana

Gerusalemme dieci milioni di turisti dai 4 attuali che la città attira e non solo per turismo religioso

Gerusalemme punta sugli individuali e sul brand “I Travel Jerusalem” per far conoscere non solo il lato storico della città, ma anche tutte le esperienze che essa può offrire, adatte ad ogni budget. Obiettivo attrarre dieci milioni di turisti dai 4 attuali, forte dei buoni risultati già avuti dal mercato italiano nel 2016, “con 10.500 presenze certificatedall’Associazione degli albergatori e già 10.000 registrate da inizio anno a settembre - racconta Ilanit Melchior, direttrice generale di Jerusalem Development Authority -. Per farlo si è sviluppata una strategia quinquennale declinata sulle esperienze che il singolo cliente può vivere e focalizzata sugli Fti. Lavorando su mercati come Italia, Germania e Russia abbiamo visto incrementi nella domanda. In due anni contiamo di registrare notevoli aumenti”.
Sul fronte ricettivo Melchior spiega che “sono state aperte più di 1.000 camere negli ultimi anni e nei prossimi 4 ne sono previste altre 4.000, per un’offerta che spazia dai brand internazionali fino alle guest house e agli ostelli, prediletti dai tedeschi. Anche nella Città Vecchia si stanno riammodernando le strutture”, aggiunge la manager, che enumera in 30.549 le camere disponibili attualmente.
A fine marzo arriverà poi il treno che collegherà l’aeroporto alla città in meno di 20 minuti. Dal lato degli operatori si punta sulla nuova edizione del voucher city break che include almeno 3 notti di soggiorno e commercializzato da diversi t.o, tra cui Mistral, GoAsia e Caleido e sul pacchetto dedicato ai Millenials: “Se li catturiamo - chiosa Melchior - saranno i nostri influencer”. Più di 60 musei, uno zoo, un acquario, Gerusalemme, che è stata inserita dal New York Times tra le dieci città dove sono maggiormente presenti startup, ha molte zone dove il wi-fi è gratis e un mercato che nato come un souk è oggi luogo di aggregazione. Ospiterà quest’anno il Giro d’Italia.
guidaviaggi.it

Lavori alla Basilica di Oropa, 2,5 milioni per il recupero: "Creiamo condizioni per la visita del Papa"

Accordo Fondazione Crb-Regione Piemonte per trovare i fondi necessari alla ristrutturazione e alla messa in sicurezza. Due i milioni già disponibili. "Il 2020 sarà anno storico con l'Incoronazione della Madonna - spiega Vittorio Barazzotto - se dovesse concretizzarsi l'arrivo del Papa dobbiamo essere in grado di accoglierlo nelle migliori condizioni"

Obiettivo 2020, anno in cui il Santuario di Oropa sarà protagonista della quinta secolare Incoronazione della Statua della Madonna, avvenimento che, a partire, dal 1620, accade ogni 100 anni. Un evento che richiamerà migliaia di fedeli e turisti oltre alla possibile suggestiva presenza di Papa Francesco.

L'ACCORDO - La basilica superiore necessita di lavori e, per questo motivo, è stato raggiunto un accordo da 2,5 milioni di euro per la ristrutturazione e messa in sicurezza di uno dei principali attrattori del territorio biellese e regionale. Così, la Regione Piemonte, con la collaborazione di Franco Ferraris e della Fondazione CRB che presiede, sta facendo in modo di reperire i fondi necessari agli interventi anche con l’intervento di altre fondazioni bancarie piemontesi. Due milioni, invece, sono già disponibili. 

A sostenere l'accordo, promosso con il diretto interessamento del governatore Sergio Chiamparino, il consigliere regionale Vittorio Barazzotto. Regione Piemonte metterà a disposizione 800 mila euro in tre anni, i restanti fondi invece proverranno dall’accordo tra fondazioni che sta imbastendo proprio la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. 

"Il 2020, con l’Incoronazione della Madonna, sarà un anno storico per il mondo cattolico - prosegue Barazzotto - Oropa, per il Biellese, è però anche un’importante meta turistica per escursioni, arrampicata, mountain bike, sci, parco avventura e giardino botanico. La conca è un vero e proprio polo che fa convivere spiritualità, turismo religioso e turismo naturalistico. Devo ringraziare il presidente Chiamparino che ne ha sempre colto l’importanza, anche in chiave piemontese e non solo strettamente locale, e ha fatto in modo di creare le condizioni affinché, con un proficuo lavoro di squadra coordinato con passione e metodo dalla Fondazione Crb, si possa raggiungere l’obiettivo. Anche con il sindaco Marco Cavicchioli siamo in accordo sul creare le condizioni che rendano possibile, in un prossimo futuro, poter ospitare a Oropa Papa Francesco e se ciò dovesse concretizzarsi dobbiamo essere in grado di accoglierlo nelle migliori condizioni".

I LAVORI - Dopo le valutazione sulle condizioni della basilica, che non ha evidenziato problemi di natura strutturale, bisognerà intervenire sul rivestimento della cupola, gli interni in marmo, la facciata e le colonne esterne. Le priorità saranno decise in accordo con la Soprintendenza.

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Il 2019 sarà l'anno del Turismo lento


Il 2016 è stato l'anno nazionale dei cammini, il 2017 l'anno nazionale dei borghi e il 2018 sarà l'anno del cibo italiano. Per il 2019, anticipa il ministro dei Beni culturali e turismo, Dario Franceschini, in occasione della presentazione del nuovo portale dei cammini del Mibact, si tratterà dell'anno del turismo lento.
E' da oggi online l’Atlante digitale dei cammini, il nuovo portale del Mibact dedicato a chi vuole viaggiare in Italia a passo lento.
Si tratta della prima mappatura ufficiale dei cammini d’Italia, un contenitore di percorsi e itinerari pensato come una rete di mobilità slow che al momento contiene oltre 40 cammini: ci sono quelli dedicati ai santi, come i cammini francescani, laureatani e benedettini, quelli dedicati aibriganti come il sentiero che attraversa l’Aspromonte, il cammino di Dante che attraversa i luoghi dove Dante visse in esilio e scrisse la Divina Commedia, il sentiero della Pace che ripercorre luoghi e memorie della Prima Guerra Mondiale, e ancora la Via Appia, la Via Francigena, la Via degli Dei, il cammino di San Vicinio, la Via degli Abati, il sentiero Liguria, la Via Romea Germanica, il Sentiero del Dürer e tanti altri. 
www.camminiditalia.it è dunque uno strumento per viaggiatori e turisti, una vera e propria infrastruttura intermodale di vie verdi in cui si potrà scegliere la possibilità di muoversi lungo l’Italia a piedi, in bicicletta, a cavallo o con altre forme di mobilità dolce sostenibile, promuovendo una nuova dimensione turistica.
L’idea di realizzare un portale unico dedicato ai cammini è nata durante l’anno Nazionale dei Cammini 2016 proclamato con una direttiva del Mibact e che ha visto insieme impegnati Stato, Regioni, Comuni, Enti locali, pubblico e privato per valorizzare 6600 chilometri di cammini naturalistici, religiosi, culturali e spirituali che attraversano l’intero Paese, una fetta d’Italia poco conosciuta, ma fondamentale nell’offerta del turismo lento italiano.
Il Comitato, composto da Ministero, Regioni, Province autonome ed ANCI, ha elaborato i criteri per ammettere nel Portale dei Cammini i singoli itinerari proposti dalle Regioni stesse. Il Comitato tuttora continua a vagliare ulteriori, nuove proposte avanzate da regioni e province autonome.
Tra gli undici requisiti necessari per rientrare nell’Atlante, sono di particolare importanza la fruibilità dei percorsi, la segnaletica orizzontale e/o verticale, la descrizione online della tappa, i servizi di alloggio e ristorazione entro i 5 km dal Cammino, la manutenzione del percorso garantita dagli Enti locali, la georeferenziazione ed un sito in cui sono raccolte le principali informazioni per i viaggiatori.
Sempre più persone partono in viaggio cercando qualcosa in più di una semplice vacanza. L’Atlante dei Cammini - commenta Dario Franceschini - è pensato per quei viaggiatori che desiderano vivere un’autentica esperienza nel nostro Paese, immergendosi a passo lento in quel patrimonio diffuso fatto di arte, buon cibo, paesaggio e spiritualità che costituisce il carattere originale e l’essenza dell’Italia”.
Il 2019 Anno del turismo lento sarà un ulteriore modo dunque per valorizzare i territori italiani meno conosciuti dal turismo internazionale e rilanciarli in chiave sostenibile favorendo esperienze di viaggio innovative, dai treni storici a alta panoramicità, agli itinerari culturali, ai cammini, alle ciclovie, ai viaggi a cavallo.
Il Portale fornisce, infatti, una visione di insieme dei percorsi che attraversano il nostro Paese, e permette di conoscere le connessioni tra i vari itinerari con nuove modalità di percorribilità. 
tratto da hospitality-news.it

Tra le meraviglie dell'Umbria. Sulle orme di Francesco



Un libro illustrato del Touring illustra il Cammino sulle tracce del Santo. Tra foreste secolari, colline coperte di ulivi e città raccolte sui Colli. L'itinerario, e l'opera, nella sintesi dell'autore
Foreste secolari, colline coperte di olivi, rupi aspre e selvagge, città raccolte sui colli. L’Umbria di oggi non è molto diversa dalla terra dove, esattamente otto secoli fa, si mossero i passi di Francesco. Circa 15 anni fa, grazie alla passione e al lavoro di appassionati dei cammini e della regione Umbria, è nata la Via di Francesco: un percorso che, in 22 tappe, collega il santuario della Verna a Roma, toccando tutti i luoghi fondamentali della storia francescana. Da Sansepolcro a Gubbio, da Assisi a Trevi, Spoleto e ai monasteri della valle di Rieti, questo viaggio di più di 430 chilometri attraversa paesaggi molto diversi, che portano dal silenzio delle foreste dell’appennino al mare di ulivi argentati della Valle Umbra, fino ai piedi delle rocce del Terminillo e ai dolci colli della Sabina. Lungo la via, s’incontrano eremi, alberi monumentali, monasteri, chiesette e castelli diruti dove la suggestione della predicazione, o dell’isolamento del patrono d’Italia sembrano essere ancora oggi ben presenti e forti nell’aria, nel rumore dell’acqua che scorre, nel canto degli uccelli. Chi ha percorso il ben più celebre Cammino di Santiago qui si troverà certamente a casa, anche se va detto che la Via di Francesco è a tratti decisamente più faticosa dello storico itinerario spagnolo a causa dei dislivelli molto più accentuati e dei saliscendi necessari per muoversi attraverso le colline umbre.

Comunque, se affrontato con un certo allenamento, la giusta tranquillità e un’attrezzatura adeguata, la via di Francesco è un itinerario ragionevole e alla portata di chiunque abbia una certa dimestichezza con il camminare nella natura. In caso di stanchezza o problemi fisici, va ricordato che è facile spezzare il tragitto oppure concedersi un giorno di sosta in più, per poi avere la possibilità di riprendere il cammino con rinnovata lena ed entusiasmo. Questo percorso non presenta difficoltà particolari né problemi di segnaletica (anche se va detto che il tratto tra Rieti e Roma è decisamente meno segnalato e curato rispetto alle tappe umbre e laziali precedenti, anche se la situazione sta migliorando) e basta un po’ di attenzione per riuscire, giorno dopo giorno, a raggiungere tranquillamente la meta prefissata. L’importante, come sempre accade lungo cammini di questa lunghezza e di pari impegno, è dosare le forze e lasciare a casa la fretta: la lentezza e la costanza saranno certamente le due qualità che la via richiederà al camminatore. Come per i cammini più antichi e strutturati, anche su questo percorso esiste una Credenziale, cioè una specie di “passaporto” su cui il camminatore/pellegrino potrà far mettere un timbro ogni sera, come testimonianza del viaggio compiuto, per poi ricevere, una volta ad Assisi oppure a Roma, il Testimonium, cioè l’attestato ufficiale che certifica in latino il viaggio compiuto.
 
Dalla nascita di questo itinerario a oggi molte cose sono cambiate tra le valli, i borghi e i colli della Toscana, dell’Umbria e del Lazio. La rete di accoglienza – che può essere “povera” per chi si accontenta di un letto a castello in una foresteria oppure più normalmente turistica tra alberghi, bed & breakfast o agriturismi – si è estesa sempre più. Così come la possibilità di fare la spesa, riposarsi con uno spuntino o sedersi alla tavola di una trattoria sul far della sera. I numeri e le statistiche di quest’ultimo anno fotografano infatti una situazione in rapida evoluzione: nel Sacro Convento di Assisi più di 7.000 camminatori hanno ritirato negli ultimi mesi il loro Testimonium e quindi, se sommiamo a questi anche tutti i pellegrini diretti a Roma, non è azzardato parlare di circa 15.000 presenze sulla via. Un numero non da poco, in grado di cambiare decisamente la vita dei più piccoli tra i borghi attraversati dall’itinerario francescano, e di rendere familiari a tutti le figure dei camminatori che, sul far della sera, passeggiano nei centri storici con i loro sandali e le facce scottate dal sole. Da notare anche la notevole presenza di camminatori stranieri: americani, tedeschi, brasiliani, francesi e inglesi costituiscono una parte importante del flusso di pellegrini, grazie anche alla presenza sul mercato di guide escursionistiche in inglese e tedesco. I tratti più battuti dell’itinerario sono certamente le tappe da Gubbio a Valfabbrica e da qui ad Assisi, che si raggiunge attraversando il maestoso bosco gestito dal FAI ai piedi della basilica, poi la salita verso l’Eremo delle Carceri e la lunga camminata sulle pendici del monte Subasio, che conduce a Spello e a Trevi. Senza dimenticare il percorso ad anello che, nella valle del Velino e a due passi da Rieti, congiunge in due o tre giorni di cammino i conventi francescani di Fonte Colombo, Greccio, Poggio Bustone e La Foresta.


Le stagioni più adatte a una camminata di questo tipo sono la primavera e l’inizio dell’autunno, già che in estate il caldo può rendere faticoso il viaggio e l’inverno porta il freddo e spesso la neve alle quote più elevate. Non bisogna sottovalutare un cammino di questa portata: l’attrezzatura di chi si mette in viaggio dovrà essere adeguata, con scarpe da trekking, un buono zaino, giacche in pile e in goretex contro il maltempo, bastoncini telescopici da trekking per chi è abituato ad utilizzarli. E soprattutto con un po’ di allenamento, perché trovarsi a camminare 5 o 6 ore al giorno, per un periodo abbastanza lungo, sarà certamente faticoso e richiederà all’organismo uno sforzo di adattamento a un ritmo di vita particolare e inconsueto. Sulla Via di Francesco sono state pubblicate diverse guide, tra cui “La Via di Francesco” di Gianluigi Bettin e Paolo Giulietti (ed. San Paolo), “Di qui passò Francesco” di Angela Serracchioli (ed. Terre di Mezzo) e il taccuino/guida dedicato per camminatori alla via dal Touring Club Italiano. Molte le informazioni utili che si possono trovare in rete sul sito www.viadifrancesco.it, mentre www.francescosways.eu offre una serie di possibilità di alloggio, pacchetti organizzati di diversa durata o il servizio di trasporto dei bagagli da un punto tappa al seguente.
 
Libro illustrato. La Via di Francesco, di Fabrizio Ardito ed edito da Touring, è un volume fotografico dedicato al cammino francescano e alle sue varianti in Toscana, Umbria e Lazio. Il libro è stato realizzato in collaborazione con la Regione Umbria e Sviluppumbria, è in libreria dal 15 ottobre. Pag. 160, 29,90 euro.

Repubblica Viaggi


"Il mondo è ancora tutto da esplorare. E da raccontare"


«Un viaggio non ha bisogno di motivi. Non ci mette molto a dimostrare che basta a stesso. Pensate di andare a fare un viaggio, ma subito è il viaggio che vi fa, o vi disfa...». Così il fotografo e scrittore svizzero Nicolas Bouvier in quel prezioso marchingegno letterario, troppo poco conosciuto, che è "La polvere del mondo" (Diabasis 2011).


Il viaggio che ha fatto William Dalrymple, l’interprete più consapevole dell’ultima generazione di scrittori di viaggio del Novecento, è avvenuto nel 1986, non lontano dalle rotte seguite trent’anni prima dallo stesso Bouvier, che aveva raggiunto l’Afghanistan partendo da Belgrado. «Era il 1986 ed ero ancora uno studente all’Università di Cambridge», racconta all’Espresso Dalrymple, nato in Scozia nel 1956, ma residente da molti anni in India.



«Fu allora che, inaspettatamente, ottenni una borsa di studio per intraprendere uno splendido viaggio sulle orme del mio eroe, Marco Polo». Riceve una somma consistente, 700 pound, che gli permette di raggiungere la Mongoliapartendo da Gerusalemme. «Rimane il viaggio più bello e importante della mia vita. Tre mesi ad attraversare enormi territori asiatici, mosso dalla certezza - quella di chi ha 21 anni - di essere invincibile».



Il viaggio lo conduce da un estremità all’altra dell’Asia. E gli cambia per sempre la vita. Poco dopo essere rientrato in Inghilterra, Dalrymple riceve un invito dal pittore Derek Hill. «Un mio amico vuol vedere i reperti che hai trovato in Mongolia», gli anticipa Hill. L’amico è Bruce Chatwin. «Avevo letto il suo libro sulla Patagonia, che custodivo come un tesoro personale. In quel periodo stavo leggendo tutta la letteratura di viaggio, ma trovavo molti resoconti troppo cerebrali. Chatwin era diverso.



E a differenza degli altri miei eroi letterari era lì, in carne e ossa, di fronte a me». L’incontro con l’autore di "Che ci faccio qui?" è ancora nitido nella memoria di Dalrymple. «Ricordo Chatwin come un ottimo conversatore, una mente brillante. Mi affascinava con la sua conoscenza, i suoi modi di fare disinvolti, le sue storie insolite. Pur non essendo gay, ne riconoscevo la carica seduttiva, il fascino. Volevo essere come lui». Anche nella scrittura.



Dal lungo viaggio verso la Mongolia, nel 1989 William Dalrymple ricava un libro, tradotto in italiano come "Il Milione. Da Gerusalemme a Xanadu sulle orme di Marco Polo" (Rizzoli 1999). Viene accolto con entusiasmo. Sulla rivista The Spectator lo recensisce lo scrittore Patrick Leigh Fermor, che nel 1933, appena diciottenne, aveva lasciato l’Inghilterra per raggiungere a piedi Costantinopoli, con la vaga ambizione di «vivere come un pellegrino o un palmiere, o un chierico vagante».



Un’autorità in ambito letterario, Leigh Fermor contribuisce a trasformare Il Milione in un libro di successo, descrivendolo come «erudito e comico», «toccato dagli spiriti di Alexander Kinglake, Robert Byron ed Evelyn Waugh». Mostri sacri della letteratura inglese di viaggio.



William Dalrymple racconta all’Espresso che all’epoca guardava con venerazione soprattutto a Robert Byron. «Come in tutte le opere prime, nel mio libro era evidente l’ombra dei miti letterari. C’erano ovviamente i lavori di Bruce Chatwin, e poi A Short Walk in the Hindu Kush di Eric Newby e La via per l’Oxiana di Robert Byron, un testo che amo molto». Anche Bruce Chatwin venerava il testo di Robert Byron (1905-1941), «il gentleman, studioso ed esteta inglese che morì annegato nel 1941 per il siluramento della sua nave, mentre era diretto verso l’Africa occidentale». Definiva La via per l’Oxiana (Adelphi 1993) «un’opera di genio», «un testo sacro», e proprio seguendo con «ossequio servile» l’itinerario di Byron da Venezia a Kabul, Chatwin nel 1962, a 22 anni – «sei anni prima che gli hippies lo rovinassero» –, si reca in Afghanistan.



Dove Byron aveva trovato «finalmente l’Asia senza complessi d’inferiorità». E dove Chatwin cerca invece «i nomadi che camminano avanti e indietro». William Dalrymple è forse l’ultimo erede di questa tradizione di viaggiatori e scrittori. Amanti ed esploratori di quella vasta area del mondo, dal Caucaso all’India, in cui la qualità della vita si misura dalla dolcezza dei meloni. Una tradizione fortunata, anche in termini commerciali. «La mia fortun a», spiega all’Espresso, «è di aver pubblicato il primo libro quando era in corso un vero e proprio revival della letteratura di viaggio, con autori come Eric Newby, Paul Theroux e ovviamente Bruce Chatwin che avevano fatto rinascere il genere». Rendendolo commercialmente florido. «La gente comprava quel genere di libri. Potevi farne una professione, come decise di fare Chatwin. Paul Theroux, con il suo The Great Railway Bazaar, aveva venduto 1 milione e mezzo di copie!».



Una vera e propria età dell’oro della letteratura di viaggio. «È durata circa 15 anni, dalla metà degli anni Settanta del secolo scorso agli anni Novanta. The Great Railway Bazaar di Theroux è del 1975, e inaugura quella stagione. In Patagonia di Chatwin è del 1977, così come Tempo di regali di Leigh Fermor. Il mio primo libro, Il Milione, è del 1989: sono riuscito a cavalcare l’ultima onda». Ormai infranta. Anche a causa del successo commerciale. «Il grande appetito per la letteratura di viaggio ne ha compromesso la rispettabilità, perché ha portato alla saturazione del mercato, con opere di livello infimo», continua Dalrymple.



C’è chi, leggendo il declino dell’editoria di settore dentro una mutazione più ampia, è arrivato a decretare la morte della stessa letteratura di viaggio. Ne "Il turista nudo" (Adelphi 2006) l’inglese Lawrence Osborne sostiene per esempio che, in un mondo senza alterità, «l’idea stessa di viaggio è sorpassata», come già lamentava alla metà del Novecento l’antropologo Claude Lévi-Strauss in quel formidabile resoconto di viaggio che è "Tristi tropici". «Il problema del viaggiatore moderno è che non sa più dove andare», ribadisce Osborne. Il turismo ha trasformato il pianeta in uno spettacolo uniforme, «e ovunque si vada resta in bocca il saporaccio del simulacro». Dove tutto è uniforme, dice Osborne, non c’è più alterità. Senza alterità, non c’è viaggio. E senza viaggio, va da sé, non c’è letteratura di viaggio. Un genere estinto.



William Dalrymple non è d’accordo. Più che a Lawrence Osborne guarda a Colin Thubron, l’autore – tra gli altri – di "Il cuore perduto dell’Asia" (Ponte alle Grazie 2014), per il quale «la letteratura di viaggio è oggi più necessaria che mai». «È finita l’epoca in cui potevi andare da un editore, raccontargli il progetto di un viaggio in Asia centrale e ricavarne un bel contratto. Ma la letteratura di viaggio continua a esistere, sotto forme diverse», precisa Dalrymple. Per il quale «un bravo scrittore può ancora fare dell’ottima letteratura di viaggio». Soprattutto se punta lo sguardo sulle persone, anziché sui luoghi: «Una volta la letteratura di viaggio riguardava soprattutto i luoghi, e in particolare i luoghi inaccessibili, remoti, lontani. Era come mettere le bandierine sulla mappa. Oggi invece riguarda più le persone, le diversità culturali, le incomprensioni reciproche. Qui c’è un grande spazio per la buona letteratura». Ma anche una grande sfida. Perché bisogna saper gestire la distanza, l’alterità. Oscillando tra empatia e recupero della distanza critica. «La buona letteratura di viaggio è assimilabile alla narrativa, ai buoni romanzi. Ma i buoni autori si contano sulle dita delle mani».



Tra questi, cita Robert Macfarlane, l’autore di "Le antiche vie" (Einaudi 2013), «vero erede di Chatwin», Rory Stewart per "In Afghanistan" (Tea 2007) e, come esploratore e narratore delle idee, l’indiano Pankaj Mishra.
Frustrata o soddisfatta che sia, ieri come oggi rimane viva quella che perfino il disincantato Osborne descrive come «la brama di alterità, la prova che noi non siamo la misura di tutte le cose».



Per Dalrymple il viaggiare «ha un effetto liberatorio: più viaggi, e più comprendi che la tua cultura non è esclusiva, unica, liberandoti dai pregiudizi». Pregiudizi che sono centrali nel suo primo libro, «dove l’autore compara ogni cosa sulla sfondo della sua grande Civiltà con la C maiuscola», ammette ridendo Dalrymple, ma che vengono progressivamente meno nei successivi: Delhi. Un anno tra i misteri dell’India (Rizzoli 2001) e Dalla montagna sacra, un «viaggio alla scoperta della civiltà bizantina», come recita il sottotitolo (Bur 2001). Con Nove vite. Alla ricerca del sacro nell’India moderna (Adelphi 2011), pubblicato nel 2009, la prospettiva è invertita: se nel Milione l’argomento erano le avventure del narratore, e le persone incontrate venivano ridotte a oggetti sullo sfondo, con Nove vite il narratore rimane nell’ombra. Sulla scena, al suo posto, le vite di menestrelli ciechi, danzatori, cantori epici, monaci e creatori di idoli, ognuno a rappresentare «una forma diversa di devozione».



Una devozione simile a quella che Dalrymple mette nelle ricerche preliminari ai suoi viaggi. Lo si può incontrare alla Jawaharlal Nehru University o alla Delhi University, negli archivi nazionali indiani, sommerso da libri, taccuini, appunti. Perché «non esiste un vademecum per i libri di viaggio». E il suo metodo è opposto rispetto a quello di viaggiatori come Nicolas Bouvier. Per lo scrittore svizzero, «la virtù di un viaggio è di purgare la vita prima di riempirla», partire con una «volontaria ignoranza».



Dalrymple al contrario è mosso da un’inclinazione enciclopedica. Accumula note, studi, saperi e conoscenze: «prima di ogni partenza, passo mesi e mesi nelle biblioteche». Il processo di scrittura comincia già «nel corso del viaggio, quando prendi appunti e cominci a realizzare quali siano le storie che hai davanti, e quali forme assumeranno». I materiali raccolti sul campo e in biblioteca vanno poi passati al setaccio e combinati insieme. «È come tessere un tappeto, che ha disegni e intrecci differenti, da combinare in modo organico». Farlo non è semplice. È questione di limatura. Togliere, più che aggiungere. Come nella scultura. «Come cercare un diamante» in una miniera di appunti e conoscenze.



E proprio a un diamante è dedicato il suo ultimo libro. Scritto insieme ad Anita Anand, fa seguito all’affascinante trilogia di romanzi storici dedicata alla Compagnia delle Indie orientali conclusa con I"l ritorno di un re. La battaglia per l’Afghanistan" (Adelphi 2015). Si intitola "Koh-i-noor: The Story of the World’s Most Infamous Diamond" ed è, a suo modo, anche questo un libro di viaggi. «Il viaggio del diamante Koh-i-noor, dal Trono del pavone dei Moghul alla corona della regina Vittoria, tra storia e mitologia, colpi di scena e rivendicazioni».

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