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L’evoluzione della bellezza nella mostra “I tempi del Bello. Tra mondo classico, Guido Reni e Magritte” a Domodossola


Che cos’è la bellezza? Ogni epoca ed ogni popolo nel corso dei secoli ha dato una risposta, rieletta ed interpretata poi a suo modo da ogni corrente artistica. Quelle risposte ed interpretazioni diverse ora sono esplorati nella mostra I tempi del Bello. Tra mondo classico, Guido Reni e Magritte fino al 25 gennaio a Domodossola presso i Musei civici Gian Giacomo Galletti.
I tempi del bello

Per Leopardi, il Tempo del Bello corrisponde alla Grecia de V secolo a.C., in cui artisti come Fidia, Mirone e Policleto vedevano la bellezza come kalokagathìa, cioè la fusione e l’equilibrio di valori estetici ed etici.

L’esposizione racconta i diversi “Tempi” del Bello, cioè come il concetto di bellezza dal classicismo alla modernità pur mantenendo sempre un legame ed una connessione con i modelli classici, attraverso oltre quaranta opere tra dipinti, sculture marmoree e di bronzo provenienti da importanti musei italiani e prestigiose collezioni private.

Si parte l’esplorazione con delle statue risalenti all’età romana, concesse in prestito dal Museo Nazionale Romano e dalle Terme di Diocleziano ed esposte per la prima volta nel capoluogo ossolano, per poi ripercorrere l’evoluzione della bellezza nel corso dei secoli.

Nel percorso espositivo sono presenti alcuni capolavori di Guido Reni, maestro del Seicento europeo, le cui opere come L’Annunciazione e San Sebastiano dimostrano quanto la sua arte sia stata influenzata dalla statuaria classica e da Raffaello, con un forte equilibrio tra eleganza formale e bellezza spirituale.
La bellezza secondo Rubens, Canova e Magritte

Presente poi Peter Paul Rubens, che influenzato dal suo soggiorno a Roma, adattò i modelli studiati nelle raccolte principesche romane alle esigenze imposte dai suoi committenti, come evidente nel raro bozzetto in esposizione Madonna del Rosario.

Imperdibile poi Paolina Bonaparte come Venere Vincitrice di Antonio Canova, il cui neoclassicismo secondo Leoparti rappresentava l’incarnazione del connubio tra bellezza e bontà, insomma, il Bello ideale.

Nella mostra saranno presenti opere di Mario Sironi, Giorgio De Chirico e René Magritte, con le loro visioni di bellezze diverse, surrealiste, ma sempre legate in qualche modo alla classicità.

I tempi del Bello. Tra mondo classico, Guido Reni e Magritte è a cura di Antonio D’Amico, Stefano Papetti e Federico Troletti ed è visitabile fino al 25 gennaio a Domodossola presso i Musei civici Gian Giacomo Galletti.
Fonte: Blog UniECampus

L’evoluzione del “bello” nell’arte in una grande mostra a Domodossola



Attraverso oltre quaranta opere, tra dipinti e sculture, provenienti da importanti musei italiani e collezioni private, l’esposizione nella cittadina piemontese esplora l'evoluzione del concetto di bellezza nell’arte. Un viaggio dalle opere classiche di epoca romana fino alle tele di maestri contemporanei come René Magritte e Giorgio de Chirico.

Nel corso dei secoli il concetto di bellezza è stato riletto e reinterpretato da ogni corrente artistica in modo sempre diverso. Dai modelli classici di bellezza e bontà, sintetizzati nel termine greco kalokagathìa, la parabola del "bello" prosegue la sua evoluzione anche nell’arte contemporanea. La mostra I tempi del Bello. Tra mondo classico, Guido Reni e Magritte inaugurata lo scorso 18 luglio nella cornice dei Musei Civici Gian Giacomo Galletti, a Domodossola, illustra l'ininterrotto dialogo ininterrotto tra modelli classici e le diverse istanze culturali di ogni epoca. Attraverso una ricca selezione di opere d’arte, l’esposizione accompagna i visitatori in un affascinante viaggio tra classicismo e modernità, alla scoperta delle diverse definizioni artistiche della bellezza. Fino al 12 gennaio 2025.
A DOMODOSSOLA LA MOSTRA SUI TEMPI DEL BELLO

Il percorso dell’esposizione curata da Antonio D’Amico, Stefano Papetti e Federico Troletti si snoda attraverso le sale di Palazzo San Francesco, consentendo ai visitatori di apprezzare l'evoluzione della bellezza formale nei diversi periodi storici. Partendo da un importante nucleo di statue d’età romana, concesse in prestito dal Museo Nazionale Romano e dalle Terme di Diocleziano, ed esposte per la prima volta nel comune piemontese, la mostra riunisce oltre quaranta opere di artisti illustri, tra cui Guido Reni, Peter Paul Rubens, Mario Sironi e Giorgio de Chirico. Il costante raffronto fra i modelli classici greci e romani, e le opere moderne e contemporanee, offre ai visitatori una possibile chiave di lettura dell’influenza dell’antichità sull'arte occidentale. La mostra porta così ad apprezzare similitudini e divergenze fra l’ideale di bellezza neoclassico proposto, ad esempio, da Antonio Canova nel suo Ritratto di Paolina Bonaparte, e la visione surrealista dei riferimenti classici che emerge con forza da un’opera del XX secolo come Rena à la fenệtre di René Magritte.

UN VIAGGIO NELLA BELLEZZA, DA GUIDO RENI A MAGRITTE

Tirando le fila dell’intenso dialogo artistico tra epoche diverse attorno al tema universale della bellezza, e mostrando come ogni artista abbia reinterpretato i modelli classici in base alla propria sensibilità e al sentire estetico e filosofico della propria epoca, I tempi del Bello offre notevoli spunti di riflessione sul tema della bellezza nella nostra società. La mostra invita infatti i visitatori a considerare come tale concetto sia stato utilizzato nel corso della storia per esprimere valori spirituali e culturali, in una sorta di dialogo artistico tra epoche diverse che offre nuove prospettive su temi universali come la classicità, l'armonia e l'umanità.

[Immagine in apertura: René Magritte (1898-1967), Rena à la fenêtre (Portrait of Rena Schitz), 1937. Olio su tela, 55 x 73,5 cm. Collezione privata.]
arte.sky.it


Voglia di normalità e spettacoli live, cultura attrae turismo


 L'estate 2022 segna un ritorno alla normalità per le attività culturali dal vivo e per la relativa spesa.

Voglia di normalità che è ormai nei fatti e che genera un'inversione di tendenza anche se ancora parzialmente condizionata dal Covid. La spesa media per beni e consumi culturali estivi sarà di 125 euro a persona. 

A crescere in misura particolarmente significativa rispetto a giugno è la visita a mostre, musei e siti archeologici (+14%), l'andare al cinema (+13%) e al teatro (+5%), la partecipazione agli eventi dal vivo, soprattutto spettacoli all'aperto (+7%), concerti e festival culturali (+6%).
    Sono alcuni dei risultati che emergono dall'Osservatorio di Impresa Cultura Italia Confcommercio, in collaborazione con Swg, sui consumi culturali degli italiani.
    In crescita anche la lettura di libri sia in cartaceo (+6%) che in digitale (+2%). Il 45% degli intervistati fruirà dell'offerta culturale estiva nella propria città anche se meno ricca di eventi rispetto al periodo pre-pandemico.
    Si conferma che le iniziative culturali sono un importante attrattore nelle località turistiche: il 68% degli intervistati che andranno in vacanza parteciperà ad attività culturali nelle località di villeggiatura con una spesa media pro capite di 95 euro. Gli eventi più attrattivi per i turisti sono quelli enogastronomici, seguiti dalle visite a musei e siti archeologici, concerti e festival culturali. In generale, un'ampia platea di turisti guarda con attenzione all'offerta culturale durante le vacanze e soggiorna in luoghi dove sa di trovare iniziative culturali interessanti.
    Per il Presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, Carlo Fontana, "i segnali positivi sui consumi culturali estivi e la ritrovata normalità per gli eventi dal vivo sono un'ottima notizia. Ci sono, dunque, i presupposti perchè questa tendenza positiva si confermi e si rafforzi anche nei prossimi mesi. Per questo, ora più che mai, servono misure mirate ed efficaci che spingano la ripresa dei consumi e gli investimenti nel settore".
    (ANSA).

Notizie Turismo Culturale


Aggiornamento giornaliero

Concerto di Natale al Calvario di Domodossola 15 Dicembre 2019 ore 18

Per i Concerti d'Autunno 2019, Stagione Concertistica 2019, CONCERTO DI NATALE PRESSO L'ORATORIO dell'Addolorata al Sacro Monte Calvario di Domodossola il 15 Dicembre 2019 alle ore 18.00.

Concerto de "Il Convivio Rinascimentale" direttore Manfried Nesti.

In programma musiche di H. Schutz, A. Caldara, D. Buxtehude, D. Zipoli e M-A. Charpentier

Collegamento ideale tra il Calvario, Trento e il Trentino. I grandi artisti e le mille chiese. Rosmini e Degasperi

Il Castello del Buonconsiglio a Trento. © Jakub Halun - CC BY SA 4.0

Trento e il Trentino non sono solo un luogo di luoghi: sono frammenti di un mosaico che ha l’arte e la cultura nella natura e che ha nella natura forme d’arte che non possono stare in un museo, perché sono musei a cielo aperto.

I grandi artisti e le mille chiese. Rosmini e Degasperi 
Certo, questa è la terra di Depero e di Segantini, di Melotti e di tanti grandi artisti di ieri e di oggi, che hanno lasciato un segno capace di resistere al tempo. Ma è anche la terra delle mille chiese e dei tanti castelli che conservano non solo le tracce del passato, ma anche il segno di ciò che è passato di qui, in secoli solo all’apparenza lontani. È la terra del filosofo Rosmini e dello statista Degasperi, che a me piace citare col suo vero cognome, anche se per l’Italia, quasi per assegnargli una nobiltà di cui non aveva certo bisogno per essere il costruttore e il ricostruttore dell’Italia e dell’Europa, è ormai De Gasperi.

Un po’ Italia, un po’ Impero Austro-Ungarico 
Se si mettono insieme i nomi e i luoghi si capisce perché in un grande teatro che ha nelle Dolomiti un fondale di roccia e di poesia (quest’anno si celebrano fra l’altro i dieci anni delle Dolomiti patrimonio Unesco) e che ha nella storia i tratti di una cerniera, anche culturale, che ha tenuto insieme il mondo del Nord e il mondo del Sud, si sente il respiro della Mitteleuropa. Un po’ Italia e un po’ Impero Austro-Ungarico. Un po’ di qua. Un po’ di là. Con radici in continuo movimento.

Entrare in museo, perdersi in un castello 
Solo partendo da questo assunto si può cogliere quanto sia importante fermarsi a Trento per perdersi, letteralmente, nel Castello del Buonconsiglio (simbolo di una Chiesa che nei secoli ha governato anime e uomini e che dell’una e degli altri conserva colpi di pennello, contaminazioni, suggestioni) o per scoprire il futuro.
Si può entrare al Muse, il Museo della Scienza che porta la firma di Renzo Piano, l’architetto che qui ha firmato uno dei più importanti progetti di recupero urbanistico di cui si sia a conoscenza, trasformando i terreni di una fabbrica in un parco. Un luogo nel quale, accanto a case e palazzi, svettano un museo (il Muse, appunto) che è scelto ogni giorno da migliaia di persone che hanno voglia di capire da dove veniamo, toccando per mano ogni cosa, e una libreria universitaria che declina al futuro il concetto di cultura.

Il Duomo, la Strada Granda e le navate di boschi 
Ma Trento è anche il Duomo e la Strada Granda (come si chiamava via Belenzani quando venne trasformata per accogliere i cardinali e gli alti prelati attesi al famoso concilio), una via piena di affreschi. L’ennesimo museo a cielo aperto. E giocando con l’apertura del cielo viene in mente subito Arte Sella (appunto a Sella, in Valsugana) dove la natura è stata messa nelle mani di artisti e architetti (non sempre c’è una differenza fra i due concetti) che hanno realizzato negli anni un percorso che è la metafora concreta del rapporto fra l’arte e il bosco, fra la scultura e i sentieri, fra il culto e un’immagine che si fa fortissima, ad esempio, al cospetto della cattedrale naturale trasformata da duomo d’alberi in navate di boschi.

L’Atene del Trentino 
Poi c’è Atene, direbbero i roveretani. Perché è così che da sempre chiamano Rovereto: l’Atene del Trentino. Qui è sorto il Mart, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea che sarebbe da visitare anche se non ospitasse mostre di prestigio. Perché l’architetto Mario Botta a Rovereto ha costruito una perla moderna all’interno di uno scrigno settecentesco, fatto dai nobili e antichi palazzi di via Bettini, che all’improvviso si aprono su una astronave piena d’arte: dalle collezioni del Novecento ai percorsi che portano all’oggi, con un occhio che sul Futurismo, che qui ha avuto uno dei suoi padri (Fortunato Depero, come scrivevo sopra), e con uno sguardo su una contemporaneità che a queste latitudini trova lo spazio giusto per esprimersi.

La terra dei festival con le sembianze di una farfalla 
C’è poi un’importante Galleria Civica in una terra che è ormai la capitale dei festival: da quello dell’economia al festival del cinema di montagna, passando per quello dello sport, per Oriente Occidente e per appuntamenti che solo chi non li conosce può considerare minori. Poi viene in mente Cesare Battisti, giornalista geografo ma soprattutto politico irredentista: lui, che venne giustiziato proprio ai piedi del Castello del Buonconsiglio, in quella che oggi viene chiamata fossa dei martiri, fu il primo a intuire che il Trentino ha le forme e le sembianze di una farfalla. Il che spiega meglio di ogni altra cosa la leggerezza e la bellezza d’un volo che resta nell’anima di chi lo sfiora.

Alberto Faustini è direttore de «L'Adige» e dell'«Alto Adige»

Alberto Faustini, da Il Giornale dell'Arte numero 399, agosto 2019


Al Calvario Musica e Cultura / eccellenti musicisti dal curriculum internazionale

Nono appuntamento con il festival Oxilia - teatro e musica per la terra d’Ossola. Martedì 6 agosto alle ore 21.15, presso la sala Bozzetti nel Convento dei PP. Rosminiani al Sacro Monte Calvario si è svolto un appuntamento storico dell’estate al Sacro Monte. Ad esibirsi è stato il duo formato da Ada Bracchi e Giuseppe Magliocca, eccellenti musicisti dal curriculum internazionale, che hanno proposto una selezione di brani tra XIX e XX sec. per clarinetto e pianoforte. I due concertisti, in possesso di notevoli doti artistiche individuali, formano dal 1973 un duo molto affiatato, facendosi apprezzare nelle migliori sale da concerto, Rai, Radio Vaticana e network privati, con repertori impegnativi, riscuotendo sempre lusinghieri consensi di pubblico e di critica.

Turismo religioso: Facoltà Teologica della Sardegna, al via il corso per guide e operatori


Comincerà a Cagliari il primo modulo sperimentale di alta specializzazione sul “Turismo culturale e religioso in Sardegna”, rivolto a guide turistiche e a laureati. Il corso, organizzato dalla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, responsabile unico della selezione e della formazione degli studenti iscritti, e patrocinato dalla Regione Sardegna, si terrà dal 21 giugno al 6 luglio in facoltà. L’obiettivo è quello di formare guide turistiche e operatori nel campo dell’arte sacra e del pellegrinaggio che possiedano, da un lato, alcune conoscenze specifiche sulla storia della Chiesa e della liturgia, sulla religiosità popolare e la Scrittura, e, dall’altro, che sappiano trasmettere il senso spirituale e teologico presente nei cammini religiosi così come in ogni esperienza di fede legata alla fruizione di luoghi sacri cristiani. Nelle due settimane previste verrà proposto un percorso di alta formazione, laboratori, visite guidate e simulazioni sul territorio, nozioni di storia della Chiesa e antropologia religiosa, con una attenzione speciale a cammini, pellegrinaggi, santuari, francescanesimo, architettura e canto liturgico in Sardegna. A completamento di questa esperienza saranno attivati laboratori, educational tour e simulazioni sul territorio. “Questo corso, fatto in collaborazione con la Regione Sardegna, vuole essere l’inizio di un programma formativo di guide che sappiano favorire questo dialogo cuore a cuore – dice il preside della Facoltà Teologica della Sardegna, padre Francesco Maceri -, rendendo i cammini, i pellegrinaggi e le visite ai santuari un’esperienza di fede che restituisca il senso di una storia e di una terra che sono anch’esse vive e vivificanti per mezzo di quella fede”. La partecipazione è a numero chiuso e prevede 20 posti riservati a coloro che sono iscritti all’albo delle guide turistiche della Sardegna e che sono residenti in Sardegna. Altri 15 posti sono riservati a coloro che sono in possesso di un baccellierato in teologia, di un diploma conseguito all’Istituto di scienze religiose, oppure di una laurea almeno triennale. Il termine per presentare la domanda di partecipazione è fissato entro la mezzanotte del 31 maggio. La scelta dei partecipanti in base ai titoli sarà effettuata da una commissione apposita composta da docenti della facoltà.
sir