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Il turismo religioso al Sacro Monte Calvario di Domodossola: sfide e opportunità


Tra visitatori, pellegrini e appassionati di arte e cultura, un settore ancora in gran parte da esplorare e su cui la Casa di Ospitalità Sacro Monte Calvario di Domodossola  può scommettere per la sua crescita e il suo sviluppo.

Occorre comprendere la nuova esigenza di spiritualità andando oltre le mete devozionali della tradizione. L'offerta può essere ampliata e promossa per favorire nuove opportunità. 

I giovani sono al centro di questo processo. E al Calvario esiste un nutrito gruppo di giovani volontari che potrebbe essere un prezioso potenziale di rinnovamento. 

Le prospettive per i prossimi anni? Molto buone, a patto che si faccia sinergia e si mettano in relazione luoghi e servizi con un marketing in grado di promuovere il nostro patrimonio religioso (Patrimonio Mondiale dell'Umanità Unesco dal 2003) in Italia e sopratutto anche all'estero.
(post a cura di Giuseppe Serrone).
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L'articolo che segue,  tratto da Manager Italia, del professor Alessandro Cugini è una sintesi della relazione "Comunità coese per lo sviluppo dei territori", presentata nel corso dell'ultima edizione di Koinè (Vicenza, 16-18 febbraio), la principale piattaforma europea d´incontro dedicata alla filiera internazionale del settore religioso (dall'arredamento liturgico e i componenti per l'edilizia ai paramenti sacri, dagli articoli religiosi all'editoria, organi e strumenti musicali, servizi, viaggi, pellegrinaggi) ospitata e organizzata da Italian Exhibition Group.

Prima di affrontare il tema degli itinerari religiosi in Italia e valutare le loro prospettive per il futuro, è opportuno porsi una domanda: qual è il rapporto oggi tra giovani, religione e spiritualità? Armando Matteo parlò per primo della "prima generazione incredula” e del difficile rapporto tra i giovani e la fede (Vita e Pensiero, 2009). Iniziarono quindi ricerche quantitative: nel 2013 l’Istituto Toniolo registrò che i giovani under 30 che si dichiaravano credenti nella religione cattolica erano il 55,9%, atei il 15,2%, agnostici il 7,8%, credenti in un’entità superiore il 10%. Solo il 15,4% disse di partecipare a un rito settimanale. L’anno dopo (La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani, 2014) registrò che alla domanda: “Lei crede a qualche tipo di religione o credo filosofico?” la percentuale dei sì era scesa al 52,2%.

Successivamente, iniziarono analisi qualitative: Rita Bichi e Paola Bignardi (A modo mio, giovani e fede in Italia, Vita e Pensiero) rilevarono che “La quasi totalità dei giovani intervistati mostra un atteggiamento positivo nei confronti dell’esperienza di fede. Anche chi dichiara di non essere credente afferma che credere dà speranza, consolazione, aiuto, amore. Se dunque sotto la coltre di superficialità e di indifferenza si riesce a scavare, emerge una sensibilità umana aperta alla trascendenza alla ricerca di Dio. Una ricerca non esplicita, ma nascosta nelle domande di senso, di pienezza, di intensa umanità”. Paolo Squizzato (Dalla cenere la vita - Un percorso di consapevolezza, Paoline) la definisce “termometro di grande sete di spiritualità che nella Chiesa fatica a trovare risposte. Come Chiesa diamo religione, ma c’è un abisso tra religione e spiritualità. Solo nel silenzio, nell'interiorità, riposa Dio”. Alessandro Castegnaro (Giovani in cerca di senso, Qiqajon) registra che tra le due collocazioni estreme (integralisti e atei-agnostici) esiste una vastissima terra di mezzo invisibile. In essa si muovono i nuovi cercatori spirituali, le spiritualità non formali, i partecipanti occasionali agli eventi liturgici, chi partecipa per “imprinting” ai cosiddetti “tempi forti”, quelli che leggono nella natura, nella cultura, nell’arte, nella socializzazione di un percorso fisico (Cammino) un’emozione spirituale.

A ottobre 2018, nel documento finale del sinodo dei vescovi I giovani, la fede e il discernimento vocazionale (§ 49 Spiritualità e religiosità), ritroviamo che “i giovani dichiarano di essere alla ricerca del senso della vita e dimostrano interesse per la spiritualità”. Con un’avvertenza però: “Tale attenzione si configura talora come una ricerca di benessere psicologico più che un’apertura all’incontro con il mistero del Dio vivente. Rimangono vive, però, alcune pratiche consegnate dalla tradizione, come i pellegrinaggi ai santuari, che a volte coinvolgono masse di giovani molto numerose, ed espressioni della pietà popolare, spesso legate alla devozione a Maria e ai Santi, che custodiscono l’esperienza di fede di un popolo”.



L’animazione territoriale per la valorizzazione delle comunità
La premessa iniziale fotografa il sentiment religioso dei giovani in Italia. Ci si può chiedere ora se la valorizzazione e la promozione dei nostri territori, delle nostre aree interne, possa avvenire attraverso la fruizione del patrimonio religioso culturale e materiale per creare nuove opportunità di crescita e di sviluppo culturale, sociale ed economico. La risposta a questa domanda è affermativa, ma ad alcune condizioni. Ricercatori italiani (come Salvio Capasso, SRM 2014) hanno studiato questo fenomeno attraverso un moltiplicatore di presenza che tiene conto della quantità e della qualità del fenomeno turistico di un’area. Il sistema auspicato dovrebbe comporsi di idonei servizi (alloggi, logistica, ristorazione, agenzie di prenotazione, attività culturali, sportive e ricreative) e di offerta innovativa e multidisciplinare. La multidisciplinarietà deve essere l’elemento chiave per avviare un'animazione territoriale basata sullo studio del territorio nelle sue diverse componenti (società e ambiente, attori e risorse, storie e tradizioni, cultura ed arte, spiritualità e pastorale). In questo senso la ricerca dovrà essere sottoposta a esperti di teologia e arte, di pianificazione territoriale e urbanistica, di geografia, di scienze naturali, di storia e filosofia, di psicologia sociale ecc. Ma non basta: serve il consiglio e il consenso della popolazione, spesso aliena dal considerare questo patrimonio una risorsa sociale ed economica. 

Questo tipo di approccio consentirà di “evitare l’errore commesso in passato di imporre dall’alto scelte sul territorio non coinvolgendo i soggetti economici che qui sono già radicati, incentivando quei processi di sviluppo locale che comunque esistono - seppure con regole e modalità proprie - in alcune aree anche del meridione” (Paola De Vivo, FrancoAngeli). In questa ricerca deve essere determinante il ruolo da accordare ai giovani del luogo. Questi possono fornirci la chiave della più opportuna offerta culturale-spirituale locale, magari congiunta con quella naturalistica, ambientale ed enogastronomica. Nella Conferenza internazionale di Cancun, Benedetto XVI rimarcò: “La possibilità che i viaggi ci offrono di ammirare la bellezza dei paesi, delle culture e della natura ci può condurre a Dio”, favorendo l’esperienza della fede, "difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro Autore" (Sap 13,5).

Il turismo spirituale per la coesione sociale di comunità
Partendo da ciò, il sistema potrà contribuire alla nascita di una nuova coesione comunitaria se sarà composto da elementi che turisticamente siano in grado di soddisfare domande di esperienza individuale, di un kairòs (es.: sentiero per meditazione e pellegrinaggio, anche individuale e fuori dagli eventi collettivi); teologicamente siano coerenti con la presenza fisica e pastorale della chiesa locale (es.: illustrazione storica e artistica dei beni culturali ecclesiali locali); organizzativamente creino nuovi servizi (es.: Infopoint) e opportunità di lavoro. Economicamente sia composto da una rete di attori locali che contribuiscano all'equilibrio economico del rapporto entrate/uscite complessivo (es: la rete di servizi accoglienza, alloggio, refezione ecc. dovrà contribuire a finanziare l'ente che realizza il sistema complessivo).

Questi elementi organizzativi non sono facili da comporre: il primo proviene da una domanda emozionale individuale, il secondo da finalità ecclesiali, il terzo dal contesto umano e il quarto è di carattere economico. Vi sono alcuni casi di successo già avviati, altri in fase di avvio: personalmente sto curandone uno nel territorio sorrentino-amalfitano, nel piccolo Comune di Pimonte, che grazie alla sua conformazione montana sta riscoprendo sopite tradizioni di pellegrinaggi verso luoghi sacri e storici, naturalistici e panoramici, per provocare anche emozioni di turismo spirituale. Come scrisse un amico, “l'heritage culturale per una nuova economia della bellezza… è l'unico segmento a concentrarsi sul mood, sul feeling e sul sentiment del viaggiatore contemporaneo" (Federico Massimo Ceschin, Non è petrolio, Claudio Grenzi Editore). Il turismo spirituale, o come lo chiamo io "Religious light tourism" (Cugini, SAF-PFTIM 2019) può aiutare sia giovani alla ricerca di senso della vita attraverso la bellezza sia altri a crearsi un proprio lavoro nel campo della divulgazione spirituale, della guida escursionistica, della ricettività alberghiera o presso altri operatori turistici.

Qualche numero su cui riflettere
La domanda moderna di turismo devozionale si sta trasformando in quella di turismo religioso integrato dalla cultura. Ma è difficile misurare questa trasformazione. Troppo facile dire che è turismo religioso la visita a una delle circa 100mila chiese o a uno dei 1.700 santuari italiani e che il dato annuale di presenze sia di oltre 6 milioni. Anche se rilevassimo questo dato nazionale mediante il computo della ricettività, paradossalmente avremmo difficoltà a capire la motivazione religiosa o meno del viaggio: per gli arrivi dall'estero, tutte le rilevazioni istituzionali, poi, sono generiche (i moduli chiedono solo se "per vacanza" o "per lavoro"). Questa difficoltà mi è confermata dal recentissimo e tradizionale XXII Rapporto sul turismo italiano del Cnr-Iccs, del quale ho assistito alla presentazione nel corso della Bit di Milano, lo scorso febbraio. Esso non include il turismo religioso tra le sue analisi: i settori sono mare, montagna, città d'arte, terme, laghi, crociere, nautica, congressi, enogastronomia e sport. Turista e pellegrino si incontrano qualora l’esperienza del turismo religioso abbini i tratti caratteristici del turismo a quelli della religione, o meglio della spiritualità. È il passaggio dal turismo religioso a turismo spirituale, del quale non esistono né potranno mai esistere rilevazioni, essendo un fenomeno sociale e non economico. Possiamo dire solamente che l'attenzione del turista alla ricerca di senso, all'esperienza, alla fede è in forte incremento: si pensi allo sviluppo negli ultimi anni dei cosiddetti Cammini.

Opportunità e sfide: oltre il cristianesimo
In Italia oggi il turismo religioso è incoming verso le mete devozionali, ma anche outgoing di italiani in Terra Santa, a Lourdes ecc. Noi siamo e restiamo il paese del turismo devozionale cristiano della confessione cattolica. Solo negli ultimi anni si avvertono aperture della Cei sulla trasformazione verso il turismo spirituale. La sfida è dunque quella di offrire un’esperienza spirituale non solo cristiana: dobbiamo impegnarci perché il turismo religioso si rivolga a soddisfare una spiritualità più ampia di quella cristiana che attragga il turismo estero, in gran parte non cattolico. Il turismo religioso che prevedo è “light”, cioè “più ampio e leggero”, accessibile non solo ai credenti di una religione, intesa come forma devozionale tradizionale, ma anche ai non praticanti alcuna religione, a coloro che siano di ogni età, fede o nazionalità, anche al di fuori del cristianesimo, siano desiderosi di una “esperienza di senso”. Il sentimento religioso tratto dall’esperienza spirituale è perfino per l’esistenzialismo - tendenzialmente agnostico - l'unica testimonianza interiore della verità di fede. Su questa prospettiva è chiara la nostra debolezza e impreparazione sul piano della specializzazione: per le guide turistiche adatte a tale nuova esigenza ci sono buone pratiche, come la Scuola Arte e Teologia della Facoltà Teologica di Napoli, che formano queste nuove figure professionali.

Il ruolo del management 
Proprio perché è in atto una trasformazione - non solo per le confessioni cristiane - dal turismo devozionale a quello dei “turisti della fede”, da un punto di vista manageriale occorre comprendere i bisogni della nuova domanda turistica e organizzare nuovi servizi per soddisfarla. C’è chi vuole il silenzio e la meditazione (la risposta sono le vacanze di soggiorno in monasteri, eremi, case d´accoglienza) chi vuole "itinerari spirituali" (l'offerta è dei cammini che prolificano in tutto il territorio nazionale; chi chiede viaggi leisure con motivi culturali accessori (si organizzano pacchetti tailored di arte sacra, bellezza del paesaggio, enogastronomia e natura). 

Il ruolo del management è decisivo perché deve garantire - specie agli stranieri che ci giudicano inflessibilmente - il rapporto qualità/prezzo rispetto ad altri paesi concorrenti che in pochi anni ci hanno sorpassato nelle classifiche mondiali, pur non possedendo il nostro patrimonio storico, artistico, culturale e soprattutto gestire flussi, il marketing territoriale e garantire un approccio strategico diffuso. Se l'obiettivo è mantenere il 5° posto, la valorizzazione del "Religious light tourism" italiano potrà contribuire a conseguirlo integrando l'attuale turismo religioso tradizionale, devozionale, cattolico con altre proposte in linea con la sensibilità contemporanea.

Al Calvario di Domodossola anche esperienze di Turismo Conviviale

Anche per la Casa di Ospitalità religiosa del Sacro Monte Calvario di Domodossola può essere il turismo conviviale la declinazione al futuro – perché profetica – di quello che fino ad oggi è stato il turismo religioso! 


È quanto affermato da don Gionatan De Marco, direttore dell’ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei, nella pubblicazione “Turismo conviviale. Declinazione al futuro del turismo religioso. Lettera a Mohamed ed Elisheva” (edizioni Nicola Palumbi, 2019).
Ma come il turismo può definirsi conviviale? Il turismo conviviale è un tempo, uno spazio, e un’esperienza. È anzitutto «un tempo – afferma don De Marco – in cui le persone si incontrano e condividono insieme il tempo di un viaggio in cui scoprire la bellezza della convivialità delle differenze e dove l’egoismo viene gettato in mare a discapito della solidarietà e dell’amicizia. Il turismo conviviale è poi uno spazio in cui scoprire la bellezza della prossimità capace di guarire il dolore della solitudine e in cui si riscopre la bontà dell’altro. Il turismo conviviale è infine un’esperienza in cui le storie di ognuno divengono il vero paesaggio da scoprire e da arricchire, in cui si scopre la bellezza della felicità alternativa che nasce dal dare più che dal ricevere».
Facile pensare al Mediterraneo, un mare sulle cui sponde si sperimenta la convivialità delle differenze e dove l’umanità ha scoperto le relazioni e l’incontro tra culture e civiltà diverse. Il Mediterraneo che anche oggi è al centro di scambi e di un turismo che non sempre sa, però, apprezzare la bellezza, la cultura e la stessa missione che la storia ha affidato a questo specchio d’acqua. «Oggi, tante forze ci obbligano – ha sottolineato don De Marco – a volgere la nostra attenzione ai confini, per difenderli. Il nostro mare non è un confine, ma è prospettiva, orizzonte e, nello specifico, il Mediterraneo è la bellissima e straordinaria tavola attorno alla quale siamo seduti insieme».
Quando ci accostiamo al turismo religioso, andiamo con la mente ai pellegrinaggi ai grandi o piccoli santuari, a una vacanza in un monastero che sia oasi della nostra spiritualità, a un’esperienza missionaria o anche alla partecipazione a un appuntamento nazionale o internazionale dell’associazione o del movimento cui facciamo parte, un campo estivo di preghiera, lavoro o volontariato. Il turismo conviviale non cancella tutto questo ma lo sublima, offrendo una nuova prospettiva. Non l’esperienza in sé ma lo spirito con la quale si vuol vivere questo tempo e questa esperienza. «L’esperienza di un turismo conviviale, vuole restituire ad ogni persona – spiega don Di Marco – la percezione autentica della sua domanda di felicità. E non ci sarà mai turismo conviviale se, prima che proposte di viaggio, non siamo capaci di offrire messaggi per la vita e la speranza».
Il turismo conviviale può attivare anche prassi di economia, quella che don Di Marco chiama «l’economia della bellezza condivisa» che non rinuncia certo alla produzione di valore, ma lo fa attraverso il processo senza fare dell’obiettivo un’ossessione, diventando un’economia armonica.
fonte: insiemeragusa.it

Dormire in un convento il fascino discreto della Casa di Ospitalità Sacro Monte Calvario a Domodossola


Il Sacro Monte Calvario con la sua Casa di ospitalità religiosa è uno dei tanti conventi che accoglie i visitatori con la possibilità di un alloggio dal 15 Febbraio al 31 Ottobre di ogni anno (ndr).

Alcuni monasteri sono circondati da una natura spettacolare e selvaggia, tutelata da riserve naturali o da parchi. Le Foreste Casentinesi, tra Toscana e Romagna, circondano l'eremo e il monastero di Camaldoli, fondato nel 1012 da San Romualdo. Più a sud, su una roccia, è il monastero della Verna costruito da San Francesco d'Assisi. Il Sacro Speco, il monastero più spettacolare del Lazio, è abbarbicato a una parete rocciosa a picco sulla valle dell'Aniene. Nel santuario mariano di Pietralba, Weissenstein in tedesco, a mezz'ora d'auto da Bolzano, ci si riposa e si prega di fronte al Latemar, al Catinaccio e ad altri massicci dolomitici famosi.
L'Ospizio del Gran San Bernardo, appena al di là del confine tra l'Italia e la Svizzera, sorge a 2489 metri di quota, e in estate si raggiunge in auto da Aosta o da Martigny. D'inverno ci si arriva a piedi o sugli sci, e le bufere prolungano spesso i soggiorni. 


L'abbazia di Montecassino, balcone sulla Ciociaria, può essere raggiunta a piedi in un'ora e mezza da Cassino su una strada romana lastricata, o con una settimana di fatica sul Cammino delle Abbazie. La sera, quando la folla dei fedeli e dei turisti ridiscende verso la città e l'autostrada, nell'abbazia che ridiventa silenziosa si ascolta meglio il messaggio lasciato quindici secoli fa da San Benedetto. Altri santuari, e altri monasteri che ospitano visitatori, sorgono nelle aree urbane più affollate d'Italia. A Roma, cuore del mondo cristiano, ci si può far ospitare per la notte dai Trappisti dell'Abbazia delle Tre Fontane, sulla Laurentina, o dai Benedettini di San Paolo fuori le Mura. FUORI CITTÀ Nella periferia sud di Milano si può pernottare nell'abbazia di Viboldone, un'oasi d'arte, di silenzio e di pace tra tangenziali e fabbriche. 


Nel cuore della Laguna di Venezia, in vista di Burano e Torcello, ci si può far accogliere per un soggiorno di riflessione e preghiera dai religiosi di San Francesco nel Deserto, fondata nel 1230. Escludendo le case-vacanza e gli hotel gestiti da ordini religiosi, i monasteri, i santuari e gli eremi italiani che ospitano pellegrini e viandanti sono centinaia. Una guida del Touring Club Italiano ne descrive 140. Utilizzati da secoli dai pellegrini, i posti-letto nei conventi sono aumentati con la crisi delle vocazioni (oggi tutti i monasteri hanno celle ed edifici liberi), e hanno iniziato da qualche anno a ricevere dei visitatori diversi. Altri monasteri, tra i colli della Toscana e dell'Umbria, accolgono laici e credenti per soggiorni di riflessione e preghiera. Prima di prenotare, è bene verificare con i religiosi se i programmi sono riservati a chi crede o aperti a tutti. Quanto si spende? Alcuni monasteri hanno un tariffario per vitto e alloggio, in altri i religiosi si aspettano un'offerta libera. Quando si mette mano al portafogli, in questi casi, è bene ricordare che per molti ordini la carità è ancora una fonte di entrate essenziale. (Il Messaggero)

Calendario Generale Ospitalità Religiosa Sacro Monte Calvario Domodossola: Attività 2019



Calendario generale 2019 Esercizi Spirituali e attività 
Fonte: >>> calendario ufficiale  Calendario Generale Attività 2019


(da Febbraio a Ottobre sono benvenuti ospiti singoli, in coppia, famiglie o gruppi)

Febbraio
3 - 9 Feb / Ritiro Seminaristi Diocesi di Novara
15 -17 Feb / Ritiro Gruppo “Stabat Mater”
11-19 Novena della “Cella”. Il 20 febbraio 1828 il Beato Antonio Rosmini veniva al Calvario di Domodossola e fondava l'Istituto della Carità. Ricordiamo l'anniversario con la Novena.

Dal 18 al 23 febbraio

Ritiro spirituale per i giovani Rosminiani della Comunità Formativa aperto a giovani in discernimento. Tema: “I Consigli Evangelici per vivere la pienezza della Carità tra Contemplazione e Missione”..
→ 23-24 Ritiro Parrocchia

Marzo
Per tutta la Quaresima, ogni domenica, è possibile partecipare alla Via Crucis solenne lungo la via delle cappelle, alle h. 15.00. E' possibile per gruppi animare la Via Crucis e trascorrere la giornata o il week end al Calvario, con possibilità di ospitalità, vitto e alloggio.
→ 8-10 Mar / Ritiro Gruppo Pastorale Giovanile Diocesi di Novara.
→ 10 Mar /  h. 15.00 Via Crucis lungo la Via delle Cappelle. Segue S. Messa
→ 16-17 Mar /  Ritiro Comunità Cattolica Coreana di Milano
 → 17 Mar /   h. 15.00 Via Crucis lungo la Via delle Cappelle. Segue S. Messa
→ 21-24 Mar / Ritiro Giovani Diocesi Novara
→ 23-24 Mar / Giornate Nazionale FAI con visite guidate e incontri culturali
→ 24 Mar / h. 15.00 Via Crucis lungo la Via delle Cappelle. Segue S. Messa
→ 31 Mar / h. 15.00 Via Crucis lungo la Via delle Cappelle. Segue S. Messa

Aprile
→ 7 Apr / h. 15.00 Via Crucis lungo la Via delle Cappelle. Segue S. Messa
→ 14 Apr /Domenica delle Palme. Inizio della Settimana Santa.
- h. 10 S. Messa Solenne con Benedizione degli Ulivi alla Grotta di Lourdes e Canto del “Passio”
- h. 15.00 Via Crucis lungo la Via della Cappella
→ 18-21Apr /Solenne Triduo Pasquale. Possibilità di pernottamento con vitto e alloggio. Si raccomandano il silenzio e il raccoglimento.

Maggio
→ 3-4 Maggio Pellegrinaggio Gruppo "Amici Casa Rosmini" di Rovereto
→ 4 Maggio Convegno ACLI
→ 20- 25Maggio Settimana formativi Studenti Universitari
→ 25 Maggio Pellegrinaggio Parrocchiale Pero-Milano

Giugno
→ 2 Giu / Pranzo Gruppo Disabili Coop "Orizzonte"→ 4 Giu / Pellegrinaggio Svizzero
→ 14- 16 Giu / Ritiro Gruppo “Mind Fulness”
→ 20-26 Giu / Ritiro Religiosi Colleggio Inglese Roma
→ 22 Giu / Incontro Internazionale Architetti Associazione “Canova”
→ 22-23 Giu / Studenti Centro S. Fedele Milano
→ 29 Giugno ore 21.15 / "Festival Oxilia" Teatro e Musica II Ed
→ 30 Giugno - 6 Luglio Esercizi Spirituali Ascritti Rosminiani

Luglio
→ 14-20 Lug / Esercizi Spirituali per Suore Benedettine e Rosminiane
→ 22-31 Lug / Soggiorno Formativo Politecnico Milano
→ 28 Luglio ore 21.15  / "Festival Oxilia" Teatro e Musica II Ed "Concerto a Lume di Candela "La Serva Padrona" di Pergolesi in Cortile dei Sodales

Agosto
→ 1- 4 Ago/ Festival Ruminelli
→ 3-10 Ago/ Esercizi Spirituali per Famiglie.
→ 6 Agosto ore 21.15 /  / "Festival Oxilia" Teatro e Musica II Ed Concerto per Clarinetto e Pianoforte in Sala Bozzetti
→ 16 Agosto /  / "Festival Oxilia" Teatro e Musica II Ed Concerto delle Confetture Musicali nei Giardine del Torrione del Parco S.M. Calvario
→ 17-23 Agosto/ Studenti Milano
→ 29 Agosto - 7 Settembre Soggiorno Formativo “Dry Stone Walling Japan” promosso dall’Associazione “Canova”

Settembre
→  01-06 Settembre Congregazione Provinciale Rosminiana
→ 21 Settembre Pellegrinaggio Parrocchiale Gruppo Quarantenni
→ 26 Settembre - 1 Ottobre Ex- Alunni  Rosmini’s Institute Leicester

Ottobre
→ 2-6 Ottobre Economi Rosminiani
→ 8 Ottobre Ritiro Sacerdotale Vic. Ossola
→ 12-13 Ottobre Laici Gruppo Francescani Cappuccini di Novara
→ 16 Ottobre Visita Scuola Primaria Kennedy (Classi II)
→ 19 Ottobre Gruppo Sordomuti Novara
→ 19 Ottobre Ritiro Giovani Vic. Ossola
→ 19 -20 Ottobre CAI Piemonte
→ 19 -20 Ottobre Giovani Laici Gesuiti S. Fedele Milano
→ 24 - 27 Ottobre Soggiorno gruppetto Club Alpino Svizzera\\\
→  26 Ottobre Visita Gruppo Vocazionale Diocesi Novara

Novembre
→ 10 Novembre Ritiro Cresimandi Parrocchia Villadossola 
→ 10 Novembre Visita CAI Italia Regioni Nord Ovest
→ 16 Novembre Convegno Associazione Mosaico: “tumore al seno. Prevenzione,diagnosi precoce e cura“
→ 16 Novembre Ritiro Parrochiale Giovani Ossola
→ 16 Novembre Pellegrinaggio Parrocchia Albairate
→ 17 Novembre Ririro Gruppo Fidanzati Parrocchia Villadossola
→ 23 Novembre Ritiro Ragazzi Media Vic. Ossola0\\

Avviso: dal 1 Novembre 2019 al 15 Febbraio 2020 l'ospitalità è chiusa.

Per informazioni

Padri Rosminiani
Centro di Spiritualità Rosminiana Sacro Monte Calvario
28845 Domodossola (VB)

Ospitalità al Sacro Monte Calvario di Domodossola: vi aspettiamo per un soggiorno di qualche giorno, di una giornata o per una visita di qualche ora


La Casa del Sacro Monte Calvario è un luogo ideale per organizzare ritiri, esercizi spirituali, incontri di gruppo, vacanze e fine settimana di condivisione, corsi biblici, meditazioni, discernimento, presentazioni, convegni, concerti musicali, incontri e vacanze studio.
Durante la permanenza al Sacro Monte Calvario è possibile sperimentare la pace e silenzio di un luogo completamente immerso nella natura e tranquillità, circondato da un ampio giardino realizzato sui resti di un antico castello medievale.
La casa dispone di quattro aree notte distinte e gestibili in modo indipendente. Sono presenti camere singole e doppie, tutte dotate di bagno interno con acqua calda, doccia, sanitari.
Il Sacro Monte Calvario di Domodossola vi aspetta per un soggiorno di qualche giorno, di una giornata o per una visita di qualche ora.
Entro 200 m. chiesa, bar/ristorazione, zona abitata. Tra 1 e 5 km fermata bus, stazione treni, bancomat, supermercato, farmacia, ospedale. Oltre 10 km aeroporto.
Per tutto il tempo di Quaresima, ogni domenica, alle ore 15.00 si può partecipare alla solenne Via Crucis che si svolge lungo la Via delle Cappelle partendo dalla città via via salendo. E' possibile per gruppi parrocchiali animare la Via Crucis e trascorrere la giornata o il fine settimana al Calvario con possibilità di ospitalità, di vitto e alloggio. 
È possibile anche  iscriversi per tutto o parte del Triduo Pasquale con possibilità di pernottamento, vitto e alloggio, nonché di partecipazione alle liturgie e alle meditazioni. È anche possibile anticipare o prolungare la permanenza al di fuori dei giorni del Triduo Pasquale. Durante il Triduo si raccomanda di mantenere un clima di silenzio e di raccoglimento.
Il Sacro Monte Calvario di Domodossola, che fa parte del gruppo dei sacri monti alpini inseriti nel 2003 nell'elenco dei "patrimoni dell'umanità" dell'Unesco, anche quest'anno si è confermato come luogo molto ricercato, andando in questo modo ad incrementare il turismo religioso della provincia di Verbania. “Quella di offrire alle persone un luogo in cui trascorrere un periodo di quiete – spiega il rettore del Sacro Monte padre Pierluigi Giroli - è una vocazione del Calvario che da alcuni anni si è confermata. Abbiamo avuto tante persone diverse che hanno incontrato sia la bellezza artistica che naturale, sia l'oasi di spiritualità che è il Calvario. L'estate è ricca di eventi e di gruppi che sono venuti a visitarci italiani e stranieri e che arriveranno. Abbiamo avuto la visita di membri del Rotary e del Lions, sono giunti per esercizi spirituali religiosi e laici e altri ne verranno a partire da Febbraio 2019 e fino a Ottobre.
Ci sono anche persone singole che sono venute non solo dall'Italia, ma anche dall'estero dalla Germania, dall'Inghilterra, dalla Svizzera dalla Scandinavia per trascorre un periodo di quiete e di ricarica spirituale e fisica e o per un periodo di discernimento.

Fin dal lontano 1657 il Sacro Monte Calvario di Domodossola fu luogo di pace, di preghiera e di meditazione.
Il complesso di edifici costruito sulla sommità del colle ritrovò in parte la sua vitalità di casa per ritiri spirituali e luogo di preghiera. Dopo alterne vicende, dal febbraio 1828, con la venuta di Antonio Rosmini divenne la culla dell’Istituto della Carità (Padri Rosminiani) da lui fondato.
Dal 1976 si è ripresa con rinnovato vigore l'ospitalità per quanti desiderassero nella pace e nel silenzio incontrare Dio e coltivare la crescita del proprio spirito nella fede.
Nel 1991, dalla Regione Piemonte è stata istituita anche la RISERVA NATURALE SPECIALE REGIONALE.

Le tariffe si concordano con i singoli ospiti e gruppi a seconda delle esigenze.
Per info e prenotazioni:


Ospitalità Religiosa


Nella fedeltà alla tradizione Rosminiana, anche oggi la comunità del Calvario accoglie quanti – uomini e donne, laici e religiosi, singoli, famiglie e gruppi… – vogliano condividere qualche momento della sua esperienza umana e spirituale, nella ricerca dell’incontro con Dio e con gli uomini e le donne del nostro tempo. La Comunità apre le sue porte a credenti e non credenti, desiderosi di confrontarsi e di ospitarsi reciprocamente nel rispetto delle propri cammini personali.
Le modalità di accoglienza presenti al Sacro Monte Calvario di Domodossola possono essere varie:
  • periodi di condivisione dei ritmi della vita religiosa, con la possibilità di partecipare alla preghiera liturgica ed, eventualmente, di colloqui personali;
  • accoglienza nei tempi di Quaresima, Pasqua, Avvento e Natale per momenti di ritiro e di preghiera;
  • proposte spirituali e culturali;
  • accoglienza di gruppi autogestiti (parrocchie, associazioni religiose e laiche, scout, convegni a carattere culturale, gruppi di meditazione ecc...).
A tutti coloro che vorranno farci visita e condividere, nell’arricchimento reciproco, la perenne novità che nasce dall’ascolto, dall’incontro, dalla preghiera… la comunità rivolge il suo più cordiale benvenuto.
- Accoglienza Calvario Domodossola

Antonio Rosmini / La volontà di Dio attraverso le circostanze

Antonio Rosmini era conosciuto per essere uno degli ingegni più fervidi della Chiesa del suo tempo. Anche se vide messo all’Indice il suo libro Delle cinque piaghe della Santa Chiesa, ebbe la stima dei papi dell’epoca e di santi come don Bosco. La sua religiosità si esprimeva nel lasciare a Dio di indicare la Sua volontà attraverso le circostanze esteriori esaminate al lume della ragione e della fede


di Giovanni Ricciardi - in 30giorni.it

«Se Ella pensa di cominciare con una piccola cosa e lasciare tutto il resto al Signore noi approviamo e siamo ben contenti che Ella faccia». A queste parole del papa Pio VIII, Antonio Rosmini capì che l’idea da lui concepita di fondare una nuova congregazione religiosa era davvero volontà di Dio. Siamo nel maggio 1829. Rosmini aveva allora 32 anni, otto di sacerdozio, e già era conosciuto come uno degli ingegni più fervidi della Chiesa del tempo. Era stato introdotto negli ambienti intellettuali di quella Milano che fu la culla del Romanticismo italiano. Aveva incontrato e frequentato Niccolò Tommaseo e Alessandro Manzoni. Aveva ottenuto la stima e l’affetto di Maddalena di Canossa, fondatrice delle Figlie della Carità, recentemente canonizzata (1988). Tutti vedevano in lui uno spirito straordinario, lo esortavano a mettere in opera grandi progetti. E lui aveva riflettuto, pregato, immaginato per tanto tempo. Ma solo dopo quell’udienza gli fu chiaro che doveva incominciare davvero. 
Era nato il 24 marzo del 1797, secondogenito di Piermodesto Rosmini Serbati, patrizio del Sacro Romano Impero, e di Giovanna, dei conti Formenti di Biacesa sul Garda. Nobiltà d’antico lignaggio. Ingegno, propensione agli studi filosofici, una giovinezza permeata di una cultura aperta a una dimensione europea. Ma il giovane Antonio, deludendo le aspettative dei genitori, aveva deciso di farsi sacerdote. Frequentò teologia a Padova, dove insegnava il futuro papa Gregorio XVI che approverà, nel 1838, la regola del suo Istituto. Dopo l’ordinazione, un giovane prete di quella levatura sociale e intellettuale avrebbe potuto aspirare a una brillante carriera ecclesiastica, magari accademica. Ma percepiva il pericolo di questa posizione. «Proprio questo suo tendere e darsi così agli interessi culturali» scrive Remo Bessero Belti, biografo di Rosmini, «poteva essere una “tentazione” per il giovane Rosmini […] il pericolo della “superbia”, non della carne ma dello spirito. Dio lo preservò da questo, dobbiamo proprio dire. Ce lo fa pensare una sua annotazione del 1813, veramente straordinaria per un giovane di 16 anni: “1813. Quest’anno fu per me anno di grazia: Iddio mi aperse gli occhi su molte cose e conobbi che non vi era altra sapienza che in Dio”» (R. Bessero Belti, Antonio Rosmini. Profilo biografico, Domodossola 1997, p. 5). 
I primi anni del suo ministero a Rovereto (Trento) erano stati un periodo di raccoglimento, dedicati alla preghiera e allo studio. Iniziava però a raccogliere intorno a sé alcuni sacerdoti per tenere loro delle letture della Summa theologica di san Tommaso. «In quel clima storico e culturale era un fatto quasi inconcepibile, un ritorno alla grande tradizione della Chiesa» spiega monsignor Clemente Riva, rosminiano e studioso di Rosmini, già vescovo ausiliare di Roma. 
Poi, l’invito a dar vita a un istituto religioso. È proprio Maddalena di Canossa a proporlo a Rosmini, esortandolo a fondare il ramo maschile delle sue Figlie della Carità. Rosmini ringrazia, riflette, ma non passa all’opera. Sono gli anni in cui matura in lui un desiderio vivissimo di corrispondere alla volontà di Dio senza metterci nulla di suo, lasciando a Lui l’iniziativa. Lo chiamerà Dio, se vuole, quando vuole. Prende forma, nella spiritualità di Rosmini, il cosiddetto “principio di passività”. «Quanto al resto» così lo spiega il Belti «studio, attività, lavoro, condizione di vita, non sceglierà da sé, non sceglierà questa o quella condizione di vita, questa o quella attività, e neppure un’opera di carità piuttosto che un’altra: lascerà a Dio di indicargliela attraverso le circostanze esteriori “esaminate al lume della ragione e della fede”» (op. cit., p. 6). È Dio che agisce, insomma. 
Nel 1827 a Milano conosce un giovane sacerdote francese, Giovanni Battista Loewenbruck, «robusto, biondo, vivace, con sul corpo i segni delle dure battaglie, anche cruente, in favore degli operai parigini, sfruttati ed abbrutiti, che egli istruiva, confortava ed aiutava, appoggiandone i diritti». E attraverso questo incontro capisce che è il momento di chiedere a Dio che cosa vuole da lui. Gli viene indicato un santuario, vicino Domodossola (Verbania), il Sacro Monte Calvario, e i due si ripromettono di trascorrervi insieme la Quaresima del 1828, in ritiro e preghiera. Ma il Loewenbruck lo raggiungerà lassù solo dopo Pasqua. In quei mesi, nella solitudine, Rosmini getta le fondamenta del suo Istituto. Per il momento, da solo. Più tardi raccoglierà intorno a sé i primi compagni e le prime critiche per quella scelta che lo “escludeva” dal ritorno nella buona società e nei salotti milanesi. «Gli amici rimpiangono il bene che avrebbe potuto fare in mezzo al mondo col suo impegno e fascino spirituale. Qualcuno dice anche che è “impazzito” ed egli risponde: “Se questa è pazzia sono contento di esserlo per Cristo”» (P. Rinaldo Nave, Profilo biografico di Antonio Rosmini, Rovereto 1996, pag. 15). 
Poi, il viaggio a Roma, il colloquio col Papa, l’approvazione verbale, l’invito ad andare avanti senza però rinunciare agli studi filosofici. Anzi, questa è per Pio VIII ancora la sua prima missione: «È volontà di Dio che Ella si occupi nello scriver libri. Tale è la sua vocazione. La Chiesa al presente ha gran bisogno di scrittori, dico di scrittori solidi, di cui abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugli uomini non rimane oggi altro mezzo che quello di prenderli con la ragione e per mezzo di questa condurli alla religione. Si tenga certo che Ella potrà arrecare un vantaggio assai maggiore al prossimo occupandosi nello scrivere che non esercitando qualunque opera del sacro ministero». 
Rosmini ubbidirà entusiasta mentre si dedica a porre le fondamenta dell’Istituto della Carità. Non immagina che proprio quello “scriver libri” raccomandatogli da un papa sarebbe stato l’origine del suo calvario, in vita e post mortem, per gli attacchi che gli verranno lanciati da allora in poi, specie da dentro la Chiesa. 
Una prima difficoltà nasce al momento dell’approvazione delle Costituzioni. I problemi che iniziava ad avere con il governo austriaco lo portarono a definire il voto di povertà per i membri del suo Istituto come puro distacco spirituale dai beni. A fronte di ciò, Rosmini prevedeva che i suoi discepoli potessero possedere beni e case anche a titolo personale. Il suo timore era che, in tempi di persecuzione, i governi avrebbero potuto confiscare i beni ecclesiastici. Aveva visto giusto, intuendo “profeticamente” quello che sarebbe accaduto in Italia pochi decenni più tardi. I Rosminiani costituivano una libera associazione di cittadini che mantenevano tutti i loro diritti, compreso quello di possedere: di fatto, proprietari delle case e dei collegi erano i singoli religiosi che, alla morte, lasciavano per testamento i loro beni a un confratello. Questo schema, approvato con difficoltà a Roma, servirà poi ad altri istituti per fondarsi e sussistere anche dopo la legge Rattazzi sul sequestro dei beni della Chiesa in Italia. Ad esso si ispirò anche don Bosco per i suoi Salesiani. Don Bosco, dopo aver conosciuto Rosmini, dirà di lui: «Non ricordo di aver visto un prete dire la Messa con tanta devozione e pietà come il Rosmini. Si vedeva che aveva una fede vivissima, da cui proveniva la sua carità, la sua dolcezza, la sua modestia e gravità esteriore». 
Nel frattempo il suo Istituto si diffonde prima in Inghilterra e poi in Irlanda. Un giovane scozzese, William Lockhart, amico e discepolo prediletto di John Henry Newman, capo del movimento di Oxford (movimento religioso che aveva lo scopo di promuovere il riavvicinamento dell’anglicanesimo alla Chiesa cattolica), incontrando i Padri Rosminiani si convertì al cattolicesimo. Newman ne rimase molto colpito, così come quando Lockhart gli fece leggere le Massime di perfezione cristiana, il testo chiave della spiritualità rosminiana. Così Rosmini, pur se indirettamente, ebbe un ruolo nella conversione di Newman, anche se i due non si conobbero mai personalmente. 
Rosmini continua dunque a scrivere, pubblicando nel 1839 il Trattato della coscienza morale. È quest’ultima opera a dare occasione alla prima polemica sulle sue dottrine. Esce a ruota un libello anonimo a firma di un non meglio identificato “Eusebio Cristiano”, che accusa Rosmini in un modo che più tardi Pio IX definirà «vile, basso, triviale, senza segno di carità». Rosmini si decide a rispondere di persona; teme di non essere stato chiaro nell’esposizione delle sue dottrine. Ma si accorgerà subito che la questione non era “scientifica”, e da allora in poi non risponderà più. 
La polemica s’infiamma e i Gesuiti si schierano decisamente contro Rosmini, tanto che nel 1843 Gregorio XVI interviene sul caso imponendo il silenzio tanto a Rosmini quanto al superiore generale della Compagnia di Gesù. Ma le cose non finiscono lì. Rosmini accetta e continua la sua opera di scrittore. In quegli anni confida in una lettera ad un amico: «Quanto a quello che dite dei feroci morsi che mi danno molti, è a ringraziare il Signore, non punto a sgomentarsene. Il Signore lo permette, e non possono trapassare la linea che Egli ha loro prescritta; e questa linea la disegna la sua sapienza infinita, la sua infinita bontà. Di questo sì vi prego, che mi abbiate presente innanzi all’altare del Signore, ottenendomi da lui la grazia di non offenderlo, né dando così altrui giusta cagione di rampogna. Quando Iddio mi facesse questa sola grazia nella sua immensa misericordia, confido che l’anima mia altro sentimento non proverebbe che di allegrezza per quanto avviene e fanno gli uomini». La pubblicazione del suo famoso saggio Delle cinque piaghe della Santa Chiesa è di poco precedente una delicata missione diplomatica che Carlo Alberto gli affida presso Pio IX, su consiglio di Gioberti, nell’aprile del 1848. Gli attacchi contro di lui si stanno di nuovo moltiplicando. Ciononostante Pio IX lo accoglie con affetto e gli preannunzia il cardinalato. Sarebbe stato nel concistoro del dicembre di quello stesso anno. Ma l’Austria è contraria e Rosmini è sempre più criticato. Del cardinalato non si farà nulla. A Rosmini viene negata la possibilità di incontrare nuovamente il Papa, le udienze gli vengono rinviate con ogni sorta di pretesto. «E intanto» scrive Belti «le ombre sulle sue dottrine si addensano sempre di più. Pio IX si mostra gravemente preoccupato: nell’aprile 1849 scrive a Rosmini: “Con paterno affetto la esortiamo a riflettere sopra le opere da lei stampate, per modificarle, o correggerle, o ritrattarle”» (op. cit., p. 17). Rosmini è «nelle più fitte tenebre» come scriverà egli stesso. Invia subito una lettera al Papa: «Beatissimo Padre, io bramo modificare tutto ciò che ci fosse da modificare nelle mie opere, di correggere tutto ciò che ci fosse da correggere, di ritrattare tutto ciò che ci fosse da ritrattare […]. Io voglio appoggiarmi in tutto sull’autorità della Chiesa, e voglio che tutto il mondo sappia che a questa sola autorità io aderisco, che mi compiaccio delle verità da essa insegnatemi, che mi glorio di ritrattare gli errori in cui potessi essere incorso alle infallibili sue decisioni». Se questa lettera, consegnata alla nunziatura di Napoli, sia mai giunta nelle mani di Pio IX, non è dato sapere. Rimase tuttavia senza risposta. A giugno di quello stesso anno Delle cinque piaghe della Santa Chiesa è messo all’Indice. 
Gli ultimi anni Rosmini li dedica soprattutto alla cura e alla promozione della sua Congregazione, che vorrebbe tenere lontana dagli attacchi alla sua persona. È la sofferenza che più lo angustia: «D’una sola cosa» scriverà «ho qualche pena, ed è il vedere quale grave danno soffra l’Istituto della Carità dall’avere un capo che così fu trattato, e che tuttora è tenuto sotto un processo di cui parla tutto il mondo, che lo copre d’una nube di sospetti, e che, a quanto mi si scrive, non si pensa punto di risolvere con celerità, anzi di tener sospeso e protrarre indefinitamente. Ma Iddio conosce i tempi e i momenti e perciò non finirò mai di benedirlo anche di questo». 
Ma le accuse e i libelli anonimi continueranno ininterrotti fino alla sua morte, nonostante il Sant’Uffizio finisca per assolvere pienamente Rosmini nel 1854, con una formula su cui i suoi avversari giocheranno per portare Rosmini alla condanna post obitum delle famose “quaranta proposizioni” nel 1888. «La dichiarazione» spiega monsignor Riva «diceva: dimittantur opera omnia Antonii Rosmini, cioè: si lascino libere queste opere d’esser pubblicate e studiate. Il che non vuol dire che siano infallibili, ma che sono senza pericoli per la dottrina della fede. Successivamente invece, quella corrente che era ostile a Rosmini ha continuato a osteggiare il suo pensiero, fino ad arrivare ad interpretare questo dimittantur come un “non vogliamo prendere nessuna decisione in merito al pensiero di Rosmini”». 
«Dal timore di essere umiliato, liberami o Gesù», recita un’antica preghiera monastica. Questo fu per Rosmini letteralmente vero. Le sue parole del 1852 non lasciano adito a dubbi: «Il pensiero che tutto ciò che accade è volontà di Dio, è così dolce che basta da sé solo a renderci pienamente tranquilli e contenti […]. Io non posso finire di ringraziare il Signore, che fa intendere questa consolantissima verità; e mi sento così felice della mia umiliazione, che non vorrei uscirne, se non fosse per uniformarmi di nuovo al divino volere». 
Quando, nel 1855, Manzoni giunge a Stresa (Verbania) al capezzale dell’amico ormai vicino alla morte, mormora tra le lacrime: «Speriamo che il Signore la voglia conservare ancora tra noi, e darle tempo di condurre a termine tante belle opere che ha cominciate, la sua presenza tra noi è troppo necessaria». E Rosmini risponde: «No, no, nessuno è necessario a Dio: le opere che Egli ha cominciate, Egli le finirà con quei mezzi che ha nelle mani, che sono moltissimi, e sono un abisso al quale noi possiamo solo affacciarci per adorare. Quanto a me, sono del tutto inutile, temo anzi di essere dannoso; e questo timore, non solo mi fa essere rassegnato alla morte, ma me la fa desiderare». 
Morì il 1 luglio del 1855. Come gli aveva detto Pio VIII, dopo aver cominciato con “una piccola cosa”, aveva imparato a lasciare tutto il resto al Signore. 


Ospitalità Religiosa


Un luogo ideale per organizzare ritiri, esercizi spirituali, incontri di gruppo, vacanze e fine settimana di condivisione, corsi biblici, meditazioni, discernimento, presentazioni, convegni, concerti musicali, incontri e vacanze studio.

Si sperimenta la pace e silenzio di un luogo completamente immerso nella natura e tranquillità. La casa dispone di quattro aree notte distinte. Sono presenti camere singole e doppie, tutte dotate di bagno interno.

Vi aspettiamo per una visita di qualche ora, di una giornata, di qualche giorno o per un soggiorno in Primavera, in Quaresima, a Pasqua o in estate.
Borgata Sacro Monte Calvario8 –  28845 Domodossola VB

tel. +39 0324 24 20 10 


L’accoglienza dei gruppi rimane sospesa nel periodo invernale
dal 1 novembre al 15 febbraio

Proposte di ospitalità al Sacro Monte Calvario di Domodossola


Nella fedeltà alla tradizione Rosminiana, anche oggi la comunità del Calvario accoglie quanti – uomini e donne, laici e religiosi, singoli, famiglie e gruppi… – vogliano condividere qualche momento della sua esperienza umana e spirituale, nella ricerca dell’incontro con Dio e con gli uomini e le donne del nostro tempo. La Comunità, nella Casa di Ospitalità Religiosa, apre le sue porte a credenti e non credenti, desiderosi di confrontarsi e di ospitarsi reciprocamente nel rispetto delle propri cammini personali.

Le modalità di accoglienza presenti al Sacro Monte Calvario di Domodossola possono essere varie:
  • periodi di condivisione dei ritmi della vita religiosa, con la possibilità di partecipare alla preghiera liturgica ed, eventualmente, di colloqui personali;
  • accoglienza nei tempi di Quaresima, Pasqua, Avvento e Natale per momenti di ritiro e di preghiera;
  • proposte spirituali e culturali;
  • accoglienza di gruppi autogestiti (parrocchie, associazioni religiose e laiche, scout, convegni a carattere culturale, gruppi di meditazione ecc...).
A tutti coloro che vorranno farci visita e condividere, nell’arricchimento reciproco, la perenne novità che nasce dall’ascolto, dall’incontro, dalla preghiera… la comunità rivolge il suo più cordiale benvenuto.

Recettività 
- ospitalità: 60 posti letto in camere con servizi: triple, doppie e singole;
- convegni nella sala Bozzetti da 100 posti;
- ritiri ed esercizi spirituali anche per più gruppi contemporaneamente;
- rimessa auto in parcheggio interrato per 50 posti auto;
- mostre ed esposizioni nella sala Gaddo; brevi filmati documentari nella sala multimediale Clemente Rebora.

L’accoglienza dei gruppi rimane sospesa nel periodo invernale
dal 1 novembre al 15 febbraio

Il decalogo per le buone vacanze dell'anima

Il decalogo per le buone vacanze dell'anima
«Coltiva lo stupore», «ascolta la Parola», «liberati dal frastuono», «invita gli amici a contemplare il bello e il vero». 


Dieci punti per dare senso ai giorni di ferie. Parole adatte  a chiunque voglia vivere i giorni di sosta e di pausa nella fede e nell’ascolto del Signore.
«Dio ti parla nella sua Parola: nei testi liturgici di ogni giorno, negli insegnamenti del Papa, nel tuo prossimo, nella bellezza del creato: ascolta! Soprattutto apriti interiormente alla Parola biblica. Liberati dal chiasso, dal frastuono di ambienti “parolai”, dove si covano storture vuotaggine e violenza », il primo suggerimento, a cui segue la seconda perla: «Buona cosa è per te vivere in pienezza la giornata mettendo in pratica quanto la Parola di Dio ti ha detto».
Ancora: «Casa del Signore è la tua persona, specialmente il cuore. Rientra spesso lì, per un contatto di fede viva col Signore ». Quarto punto: «Dedica ogni giorno un po’ di tempo a pause contemplative, che sono anche distensive». Da questo atteggiamento scaturisce il successivo consiglio: «Esercita e coltiva la tua capacità di stupore e meraviglia, osservando quanto di vero di bello e di buono c’è intorno a te. Sia viva in te l’attitudine al “grazie”».
Di qui l’invito: «Fa’ in modo che anzitutto quelli che vivono con te si percepiscano veramente amati da te». C’è poi una sollecitazione al sano amore di sé: «Godi di poter riposarti, arricchendoti spiritualmente e mai abdicando al tuo essere persona a immagine e somiglianza di Dio.
Ricorda che la preghiera è anche un nobilissimo riposo dello spirito». Le ultime tre pillole sono un concentrato di Vangelo da mettere in pratica nella quotidianità: «Là dove sono espressioni autentiche di verità, bontà, bellezza, invita anche i tuoi amici a fare esperienze veramente umanizzanti, ispirate agli insegnamenti del Signore.
Ti stia a cuore la gioia (anche se a volte faticosa) di conoscere sempre più in profondità cose antiche e nuove, a favore della tua crescita umano cristiana. Tieniti lontano dalle insulsaggini anche se spesso conclamate importanti dalla prepotenza pubblicitaria». Infine, «le vacanze sono un tempo dove l’esercizio del discernimento conduce lietamente a quelle scelte in sintonia con il progetto di Dio su ciascuno di noi: qualcosa di bello di nobile, di liberante. In sintonia con l’affettuoso illuminato magistero di papa Francesco».
da Avvenire

Sacro Monte Calvario Domodossola un luogo per giorni da ricordare

Immerso nella quiete delle Alpi, nel cuore dell’Ossola, il Sacro Monte Calvario è un’oasi di pace e spiritualità che sa offrire a quanti lo visitano suggestioni uniche, e che venne addirittura scelto dal Beato Antonio Rosmini per fondare la sua congregazione religiosa.
La Via Crucis, che collega Domodossola al Calvario con le sue splendide Cappelle, il Santuario del Santissimo Crocifisso, gli Oratori, il Convento dei Padri Rosminiani, i giardini del Belvedere, il Castello medioevale di Mattarella ne fanno una meta che sa conquistare chiunque, rivolgendosi al cuore e affascinando persone di tutte le età. Grazie a queste sue bellezze architettoniche e naturalistiche e ai suoi scorci di arte e di storia, nel 2003 è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità da parte dell’UNESCO e viene oggi gestito dalla Regione Piemonte attraverso la Riserva Naturale, istituita nel 1991, che si occupa di tutelare e promuovere il suo immenso valore. 

Accoglienza
Il Centro di Spiritualità del Sacro Monte Calvario si presta particolarmente per accoglienza di gruppi che intendano vivere giornate di spiritualità, ritiri spirituali di fine settimana, corsi di esercizi spirituali e periodi di riposo e raccoglimento spirituale.

Recettività 
 - ospitalità: 60 posti letto in camere con servizi: triple, doppie e singole; 
- convegni nella sala Bozzetti da 100 posti; 
- ritiri ed esercizi spirituali anche per più gruppi contemporaneamente; 
- rimessa auto in parcheggio interrato per 50 posti auto; 
- mostre ed esposizioni nella sala Gaddo; brevi filmati documentari nella sala multimediale Clemente Rebora.



L’accoglienza dei gruppi rimane sospesa nel periodo invernale

dal 1 novembre al 15 febbraio
In treno, con i treni provenienti da Milano, da Novara, da Briga (Sempione), da Locarno (Vigezzina).
In auto: A9 e A26, continuare lungo la superstrada fino all'uscita di Domodossola, seguendo poi le indicazioni stradali.
Contatti
Centro di Spiritualità Rosminiana B.ta Sacro Monte Calvario, 8, Domodossola 
Tel. 0324 242010
Web blog http://sacromontecalvario.blogspot.it

Turismo religioso: Facoltà Teologica della Sardegna, al via il corso per guide e operatori


Comincerà a Cagliari il primo modulo sperimentale di alta specializzazione sul “Turismo culturale e religioso in Sardegna”, rivolto a guide turistiche e a laureati. Il corso, organizzato dalla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, responsabile unico della selezione e della formazione degli studenti iscritti, e patrocinato dalla Regione Sardegna, si terrà dal 21 giugno al 6 luglio in facoltà. L’obiettivo è quello di formare guide turistiche e operatori nel campo dell’arte sacra e del pellegrinaggio che possiedano, da un lato, alcune conoscenze specifiche sulla storia della Chiesa e della liturgia, sulla religiosità popolare e la Scrittura, e, dall’altro, che sappiano trasmettere il senso spirituale e teologico presente nei cammini religiosi così come in ogni esperienza di fede legata alla fruizione di luoghi sacri cristiani. Nelle due settimane previste verrà proposto un percorso di alta formazione, laboratori, visite guidate e simulazioni sul territorio, nozioni di storia della Chiesa e antropologia religiosa, con una attenzione speciale a cammini, pellegrinaggi, santuari, francescanesimo, architettura e canto liturgico in Sardegna. A completamento di questa esperienza saranno attivati laboratori, educational tour e simulazioni sul territorio. “Questo corso, fatto in collaborazione con la Regione Sardegna, vuole essere l’inizio di un programma formativo di guide che sappiano favorire questo dialogo cuore a cuore – dice il preside della Facoltà Teologica della Sardegna, padre Francesco Maceri -, rendendo i cammini, i pellegrinaggi e le visite ai santuari un’esperienza di fede che restituisca il senso di una storia e di una terra che sono anch’esse vive e vivificanti per mezzo di quella fede”. La partecipazione è a numero chiuso e prevede 20 posti riservati a coloro che sono iscritti all’albo delle guide turistiche della Sardegna e che sono residenti in Sardegna. Altri 15 posti sono riservati a coloro che sono in possesso di un baccellierato in teologia, di un diploma conseguito all’Istituto di scienze religiose, oppure di una laurea almeno triennale. Il termine per presentare la domanda di partecipazione è fissato entro la mezzanotte del 31 maggio. La scelta dei partecipanti in base ai titoli sarà effettuata da una commissione apposita composta da docenti della facoltà.
sir

Domodossola vuole riqualificare il collegamento tra il centro storico e il Calvario. Valorizzare il Sacro Monte anche con collegamento bus

Il Sacro Monte Calvario di Domodossola e la Casa di Ospitalità Rosminiana sono una grande risorsa per il turismo nell'Ossola. 
La redazione del blog suggerisce anche di proporre il ripristino del Collegamento bus dalla stazione di Domodossola, già attivo e successivamente cancellato
(partenza e ritorno alla stazione F.S. di Domodossola.
Orari:- Partenza da Domodossola ore: 9.5 - 11.10 - 15.15 - 17.35
- Transito al Sacro Monte alle ore: 10.06 - 11.21 - 15.26 - 17.46)


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Da anni se ne parla a Domodossola: dare un nuovo aspetto a via Rosmini. Tenta il colpo l’amministrazione Pizzi con la partecipazione a un bando governativo sulla messa in sicurezza degli edifici e del territorio: sono stati richiesti 4 milioni di euro per riqualificare l’intera zona a partire dall’inizio di via Rosmini fino ai piedi del Sacro monte Calvario, passando per via Mattarella. «L’obiettivo è di realizzare un percorso che colleghi il Borgo della cultura al Calvario, simbolo che fa parlare di Domodossola come sede di un patrimonio Unesco - dice il sindaco Lucio Pizzi -. Molti turisti vanno alla scoperta del parco, bisogna attrarne sempre di più, anche nella parte bassa della via Crucis, uno degli accessi più affascinanti».  

Se il progetto andasse importo ne beneficerebbero anche le attività commerciali. «Se ne parla da tempo ma nessuno ha mai realizzato nulla, speriamo sia la volta buona - dice Franco Gualtieri del parrucchiere Hair studio - sarebbe bello per prima cosa che si mettessero in ordine i marciapiedi sconnessi e la strada, la gente se ne lamenta e non ha torto. In queste condizioni non è certo un bel biglietto da visita».Nel progetto sarà anche rifatta la pavimentazione ma Pizzi esclude la possibilità di rendere l’area un’isola pedonale.  

Niente isola pedonale
«Riteniamo non sia una cosa fattibile quanto meno di giorno - dice Pizzi - lì ci sono raggruppate tre scuole ed è difficile pensare di escludere il passaggio alle auto. Adesso abbiamo presentato un programma di massima, se accettato saranno sviluppati i lavori creare una continuità con il centro città».  
«Noi commercianti ne saremmo contenti - afferma Paola Termini del Caffè Rosmini - spesso questa è una via esclusa da manifestazioni e iniziative». Da valutare saranno le alberature che tante polemiche hanno già sollevato, anche dopo la recente potatura. «Sarà necessario valutare anche come riqualificare il viale alberato» dice Pizzi.  
La Stampa