Turismo religioso in Piemonte, al Calvario albergo-convento: tra cultura e spiritualità


La nostra è una proposta abbastanza rara, una via di mezzo tra albergo e convento. D'estate la nostra attività non è solo per vacanze: si alle vacanze ma si tratta di vacanze orientate ad un clima spirituale, di pace e tranquillità.

La Casa di ospitalità religiosa del Sacro Monte Calvario di Domodossola è diventata uno dei punti di riferimento sul territorio per chi sceglie il turismo religioso e culturale.

C'è anche il Sacro Monte Calvario di Domodossola nel panorama di un settore in crescita, per numeri e per mete, che solo in Italia - una delle destinazioni principali al mondo - può contare su un'offerta di circa 1.500 santuari, 30.000 chiese, 700 musei diocesani , oltre a monasteri e conventi, scelti da chi ha come destinazione luoghi dalla connotazione religiosa che uniscono anche ricerca di proposte culturali e spiritualità. Dai dati del Wto, Word Trade Organization un settore che muove nel mondo 300-330 milioni circa di turisti religiosi.

LUOGHI DI FEDE Sacro Monte Calvario di Domodososla in vacanza alla ricerca di Dio. Boom di soggiorni estivi


Secondo gli ultimi dati Istat disponibili l’1,6% dell’offerta ricettiva turistica italiana proviene dal settore dell’ospitalità religiosa. "Il turismo religioso – ha spiegato al Sir Margherita Pedrana, vice coordinatrice del corso di laurea in Turismo e valorizzazione del territorio all'Università Europea di Roma (Uer) – rientra parzialmente nella categoria del turismo culturale, anche se, rispetto a quest’ultimo include una dinamica e un coinvolgimento spirituale molto importante". Secondo alcune stime dell’Organizzazione mondiale del turismo, vale oltre 18 miliardi di euro, con dati che parlano di circa 300 milioni di turisti religiosi nel mondo e un trend crescente verso località considerate sacre dalle differenti religioni o con un ricco patrimonio culturale, storico, artistico. "Ma, al di là dei dati e degli impatti economici molto rilevanti anche se difficilmente misurabili, il turismo religioso – ha sottolineato all’agenzia dei vescovi la professoressa Pedrana – ha una fortissima valenza anche dal punto di vista culturale e sociale. In particolare, ciò che conta nell’ambito del turismo religioso è sicuramente l’esperienza religiosa e turistica, che diventa fulcro del turismo religioso stesso. Di particolare rilevanza risulta anche l’impatto del turismo religioso sulla sostenibilità ambientale, sociale e culturale". Il pellegrinaggio, ha puntualizzato al Sir Luigi Russo, vice coordinatore del corso di Scienze della formazione primaria all’Uer è una pratica che si è affermata con grande vigore nel corso dell’età medievale. Chi viaggiava ed affrontava lunghi viaggi aveva bisogno di appoggiarsi ad una rete di ospizi e strutture specializzate nell’accoglienza dei pellegrini. “Dall’esperienza del passato – ha aggiunto Russo – emergono preziosi spunti che ci permettono di valorizzare il patrimoniostorico-culturale della nostra Penisola".

L’identikit del pellegrino

Il 41,4% dei turisti religiosi ha un’età compresa tra i 30 e i 50 anni. Il 44,4% dei turisti religiosi si affida per l’organizzazione del viaggio al circuito dell’intermediazione (tour operator e agenzie di viaggio). Il 32,7% dei turisti religiosi preferisce viaggiare in compagnia del partner . Il 20% dei turisti religiosi sceglie un tour organizzato. Il 19,7% dei turisti religiosi viaggia con un gruppo di amici. Il 13,3% dei turisti religiosi viaggia con la famiglia. Il 9,8% viaggia da solo, secondo gli ultimi dati Aori, Isnart, World Trade Organization. L’offerta, ricostruisce La Stampa, è di circa 3.500 strutture, fra case per ferie e foresterie, monasteri e conventi, eremi e studentati, certose e ostelli. In tutto circa 232mila posti letto in tutte le province italiane: dall’alta montagna delle Alpi alle riviere più ambite, dalle città d’arte ai panorami mozzafiato immersi nella natura. È una sorta di "Chiesa Grand Hotel", che, sottolinea La Stampa, non offre lusso e "happy hour" ma quiete, natura e possibilità di rigenerare lo spirito. Sono strutture gestite da parrocchie, diocesi e congregazioni, oppure di proprietà religiosa e in gran parte affidate ai laici. Dal portale dell'Ori in tre anni sono passate più di500mila richieste di alloggio, e sono costantemente in aumento, raddoppiate fra il 2017 e il 2018. È un vero e proprio "fenomeno che sembra inarrestabile", commenta a La Stampa Rocchi, "per non ripetere le consuete ferie commerciali e anonime, i turisti scoprono con sempre maggiore soddisfazione l’ospitalità delle case religiose presenti in tutte le regioni italiane". Parole chiave di questi alberghi della fede sono accoglienza familiare, posti per potersi isolare in un "deserto spirituale", e relax. E nessun obbligo di partecipare alla vita comunitaria, ma solo l’invito alla scoperta di un'ambiente che non si limita alla consegna delle chiavi".
fonte: interris.it

Turismo / Estate al Calvario di Domodossola. La vacanza diventa spirituale

Telefonini spenti, niente computer, niente Facebook solo silenzio. Le vacanze spirituali sono una vera e propria soluzione per riacquistare energie fisiche e mentali. Si tratta di itinerari sempre più richiesti da single, coppie, gruppi religiosi e laici.
Tra i posti più gettonati quest'anno anche la Casa di Ospitalità Religiosa del Sacro Monte Calvario di Domodossola.

Al Calvario per scoprire "che l’essenzialità è la chiave di lettura della vita per acquistare la serenità’'.






Domenica 28 luglio 2019 per "Oxilia" al Sacro Monte Calvario di Domodossola con La Serva Padrona



Oxiila - Teatro e Musica per la Terra d'Ossola 
La Serva Padrona - Convento dei P.P. Rosminiani al S.M. Calvario

Domenica 28 Luglio 2019
Ore 21.15


Organizzato dalla Cappella Musicale del S. Monte Calvario, in collaborazione con Compagnia Dellozio, giunge al suo settimo e ottavo appuntamento con uno spettacoli a Domodossola. Domenica 28 luglio alle ore 21.15 presso il Cortile dei Sodales, nel convento del P.P. Rosminiani al Sacro Monte Calvario di Domodossola verrà rappresentata La Serva Padrona con un organico e un cast d’eccezione. La Camerata Strumentale di S. Quirico, diretta da Alessandro Maria Carnelli accompagnerà l’eccezionale talento della soprano Federica Napoletani (Serpina) e del baritono Yiannis Vassillakis (Uberto). Il servo muto Vespone sarà interpretato dal talentuoso giovane attore Fabio Crivellari. Un ricco e attempato signore di nome Uberto ha al suo servizio la giovane e furba Serpina che, con il suo carattere prepotente, approftta della bontà del suo padrone. Eseguita per la prima volta a Napoli nel 1733, La serva padrona di Giovanni Battista Pergolesi è considerata da molti la prima opera buffa della storia e nel 1752 una sua rappresentazione parigina fece scoppiare la Querelle des bouffons, una vera e propria guerra musicale tra lo stile francese e quello italiano. La straordinaria bellezza della musica di Pergolesi, i toni brillanti e sottilmente maliziosi del libretto di Gennaro Antonio Federico e il divertente confronto tra la giovane e bella servetta e l’anziano ma ancora gioviale padrone – nel quale si inseriscono gli esilaranti lazzi del mimo Vespone – continuano a conquistare il pubblico di tutto il mondo, sancendo la grandezza della Scuola Napoletana. Gli spettacoli saranno a ingresso a offerta libera. Un appuntamento che mette insieme la grande tradizione dell’opera buffa con la nuova drammaturgia di un autore emergente e che vuole sottolineare come Oxilia sia luogo sia della riproposizione del grande repertorio del passato, ma anche vetrina per giovani talenti delle arti del teatro e della musica. 


Tutte le informazioni sul sito www.oxilia.it.


segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone

Al Calvario di Domodossola anche esperienze di Turismo Conviviale

Anche per la Casa di Ospitalità religiosa del Sacro Monte Calvario di Domodossola può essere il turismo conviviale la declinazione al futuro – perché profetica – di quello che fino ad oggi è stato il turismo religioso! 


È quanto affermato da don Gionatan De Marco, direttore dell’ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei, nella pubblicazione “Turismo conviviale. Declinazione al futuro del turismo religioso. Lettera a Mohamed ed Elisheva” (edizioni Nicola Palumbi, 2019).
Ma come il turismo può definirsi conviviale? Il turismo conviviale è un tempo, uno spazio, e un’esperienza. È anzitutto «un tempo – afferma don De Marco – in cui le persone si incontrano e condividono insieme il tempo di un viaggio in cui scoprire la bellezza della convivialità delle differenze e dove l’egoismo viene gettato in mare a discapito della solidarietà e dell’amicizia. Il turismo conviviale è poi uno spazio in cui scoprire la bellezza della prossimità capace di guarire il dolore della solitudine e in cui si riscopre la bontà dell’altro. Il turismo conviviale è infine un’esperienza in cui le storie di ognuno divengono il vero paesaggio da scoprire e da arricchire, in cui si scopre la bellezza della felicità alternativa che nasce dal dare più che dal ricevere».
Facile pensare al Mediterraneo, un mare sulle cui sponde si sperimenta la convivialità delle differenze e dove l’umanità ha scoperto le relazioni e l’incontro tra culture e civiltà diverse. Il Mediterraneo che anche oggi è al centro di scambi e di un turismo che non sempre sa, però, apprezzare la bellezza, la cultura e la stessa missione che la storia ha affidato a questo specchio d’acqua. «Oggi, tante forze ci obbligano – ha sottolineato don De Marco – a volgere la nostra attenzione ai confini, per difenderli. Il nostro mare non è un confine, ma è prospettiva, orizzonte e, nello specifico, il Mediterraneo è la bellissima e straordinaria tavola attorno alla quale siamo seduti insieme».
Quando ci accostiamo al turismo religioso, andiamo con la mente ai pellegrinaggi ai grandi o piccoli santuari, a una vacanza in un monastero che sia oasi della nostra spiritualità, a un’esperienza missionaria o anche alla partecipazione a un appuntamento nazionale o internazionale dell’associazione o del movimento cui facciamo parte, un campo estivo di preghiera, lavoro o volontariato. Il turismo conviviale non cancella tutto questo ma lo sublima, offrendo una nuova prospettiva. Non l’esperienza in sé ma lo spirito con la quale si vuol vivere questo tempo e questa esperienza. «L’esperienza di un turismo conviviale, vuole restituire ad ogni persona – spiega don Di Marco – la percezione autentica della sua domanda di felicità. E non ci sarà mai turismo conviviale se, prima che proposte di viaggio, non siamo capaci di offrire messaggi per la vita e la speranza».
Il turismo conviviale può attivare anche prassi di economia, quella che don Di Marco chiama «l’economia della bellezza condivisa» che non rinuncia certo alla produzione di valore, ma lo fa attraverso il processo senza fare dell’obiettivo un’ossessione, diventando un’economia armonica.
fonte: insiemeragusa.it