Escursioni dal Calvario: in Svizzera con il Trenino verde delle Alpi



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Battelli, trenini di montagna, castelli e hotel vittoriani che ricordano il passato. E di contro, lanci in parapendio, sentieri segnalati, gite in mountain bike, uscite di rafting, canoa o Sup, meglio noto come stand up paddle. Il tutto immerso in un paesaggio fatto di laghi turchesi, montagne incappucciate di neve anche in piena estate e scintillanti ghiacciai. È la regione dell’Oberland Bernese, in Svizzera, con i laghi di Brienz e di Thun, tra cui si stende la cittadina di Interlaken. Panorami dominati da vette leggendarie come il Mönch, la Jungfrau, l’Eiger. Da vedere dalla località montana di Grindelwald.

In Svizzera, con il Trenino verde delle Alpi

Sono luoghi che suggeriscono vacanze a cavallo dei tempi, nostalgiche, culturali e soprattutto sportive. Da fare lasciando a casa l’automobile, approfittando dei collegamenti tra i vari mezzi. Che in Svizzera sono in corrispondenza quasi maniacale. Si può partire in treno da Milano o dalle altre città italiane e salire a Domodossola sul Trenino verde delle Alpi, che 10 volte al giorno arriva fino a Berna. Non inganni l’aspetto comune dei vagoni: al di là dei finestrini si vedono sfilare paesaggi di grande suggestione. Come la salita sui pendii assolati dopo Briga, i pascoli diKandersteg costellati di baite in legno, l’imponente viadotto di Kander, il lago di Thun.

Anche al Calvario: La grande meraviglia di scoprire se stessi nell'Italia dei sentieri. Camminando

Un libro per trovare (con lentezza) le tante bellezze ancora intatte.


“Per centinaia di migliaia di anni abbiamo conosciuto un solo modo per muoverci: mettere un piede davanti all’altro… con questo libro vi invito a uscire di casa e mettervi i cammino”. Due passaggi dell’introduzione di “L’Italia è un sentiero”, libro-guida di Natalino Russo che di queste cose se ne intende. E arrivati all’ultima pagina, prima di un corposo apparato di consigli utili al camminatore, la voglia di andare a percorrere qualcuno degli affascinanti sentieri che ci propone e racconta è quasi incontenibile. Dalle Alpi alla Calabria, dai sentieri dei briganti a quelli di san Francesco, e ancora dal sogno ormai realizzato del “grande Sentiero Italia” del CAI ai più umili tratturi che nei secoli hanno guidato la transumanza delle greggi, il messaggio è riscoprire le meraviglie ancora (per quanto? Dipende da noi) intatte del nostro Paese. E riscoprire una condizione dello spirito.

Perché è importante riprendere coscienza, un passo dopo l’altro, del grande privilegio del camminare. “Pensare coi piedi” è il titolo dell’introduzione. Espressione geniale con cui un grande scrittore argentino aveva sintetizzato il gioco del calcio. Ma va benissimo anche qui. E fa impressione che l’epigrafe tratta da Cesare Pavese (“In automobile si traversa una terra, non la si conosce. A piedi vedi tutto: c’è la stessa differenza che guardare un’acqua o saltarci dentro”) sia identica ad un passaggio di Erling Kagge nella moderna “bibbia” del camminare: “Se vai verso una montagna in macchina tutto ti sfreccia accanto, la vita si fa più corta… non puoi sentire il vento, gli odori, il tempo atmosferico o i cambiamenti di luce…”. Ecco, tutte queste cose Natalino Russo ce le fa vivere attraverso la sua esperienza e quella dei camminatori del passato che quei sentieri hanno percorso o raccontato.


Sono tanti, e particolari. Proviamo solo a darne un assaggio. Come la proposta rara delle tante vie del sale che solcano la penisola. Vie del sale e della lana– si racconta – perché non si tornava certo a mani vuote dopo aver lasciato il carico del preziosissimo sale. Racconti che fanno pensare alle durissime vie attraverso l’Himalaya per portare il sale dal Tibet verso le pianure indiane. Il pensiero va subito alla via Salaria, ma ormai è una storia annullata dalle grandi strade. E invece si scoprono percorsi intatti tra i territori di Genova, Alessandria, Piacenza e Pavia, con un trekking di 4 giorni che dall’Oltrepò Pavese arriva fino in Liguria “dove si gode di cieli notturni incredibilmente pieni di stelle”.

E ancora, dicevamo, i tratturi. In autunno da ogni piccolo centro di montagna partivano migliaia di pecore che formavano un flusso migratorio imponente, interi paesi di Abruzzo, Molise e Puglia vivevano solo di questo. E per questo i cammini da non mancare sono quelli che collegano le montagne abruzzesi alla pianura pugliese, attraverso un parte del Sannio e dei resti della sua storia secolare.


Ma, tra tanti racconti, c’è un altro luogo che non ti aspetti, uno di quelli dove la meraviglia della natura italiana resiste alla grande: che ne direste di un bel trekking in Aspromonte? Un pezzo di Calabria tra la montagna e il mare “poco conosciuto persino agli stessi calabresi”. Un gruppo di escursionisti locali ha creato e ben segnato (gran lavoro!) un sentiero che lo attraversa tutto per ben 140 chilometri. Natura pura, a volte selvaggia se lontana dai centri abitati. E lo ha chiamato “Il sentiero del Brigante”. Un cammino anche nella storia: qui probabilmente l’esercito romano catturò il ribelle Spartaco, qui visse il brigante Cacciadiavoli (venerato nella Calabria del Cinquecento), e qui per anni nella prima parte del Novecento fu imprendibile il brigante Musolino famoso persino fuori d’Italia. Per non parlare della stele che ricorda il ferimento di Garibaldi: come respiri queste cose se non a piedi?


Così come a piedi si possono respirare i grandi cammini della fede. Il pellegrino era quella persona che arrivava “per ager”, attraverso i campi, dunque a piedi. In questo libro-guida non potevano certo mancare, insieme all’appello dell’autore ad evitare ogni posizione oltranzista: i mezzi di trasporto – dice – servono anche per facilitare il cammino. E dunque si raccontano le vie Francigene. Ricostruendo il cammino originale che l’arcivescovo Sigerico compì nel 990 dalla sua Canterbury a Roma passando per la Francia, ma avvertendo anche che la via che seguono ora i pellegrini è di fatto una “invenzione moderna”. Così come, negli ultimi decenni, sono stati ricostruiti e tracciati i cammini seguiti da Francesco e dal manipolo di suoi frati dalla Verna fino a Roma. Ora si stima che siano percorsi da ventimila persone l’anno.

E a ancora, tra le tante suggestioni, non può mancare un riferimento al Club Alpino Italiano. Montagne e scalate, certo, ma nei suoi oltre 150 anni anche sempre maggior attenzione a divenire il ritrovo di chi ama andare a piedi in altura. Sino ad arrivare al culmine, proprio in questo 2019, di un lavoro colossale chiamato Sentiero Italia Cai. Il "sentiero dei sentieri" che realizza un sogno di oltre trent’anni fa: individuare, segnare, organizzare un camino ideale che, unendo alcuni tratti delle migliaia di sentieri esistenti, permetta di attraversare l’Italia in montagna da est a ovest e poi da Nord a Sud (con appendici per le isole). Ne è venuto fuori un tracciato di quasi settemila chilometri, trecentosessantotto tappe, 350mila metri di dislivello. Non resta che scegliere il proprio pezzo, aiutati da mappe e anche dai racconti della collana di libri che National Geografic sta pubblicando insieme al Cai proprio in questi mesi.

Queste descritte sono solo alcune proposte. Scelte tra i gruppi dei “Sentieri nella storia”, dei “Sentieri nella natura” (dalle Alpi alla Costiera amalfitana), di quelli nella fede e dei “Sentieri nelle memorie di guerra”. E infine i“Sentieri nel nuovo millennio” (compreso uno spiazzante lungo cammino attraverso Roma). Non resta che farlo, anche per la prima volta. D’altra parte, ricorda Natalino Russo all’inizio di un capitolo, “a camminare si impara camminando”.
 
Natalino Russo. L'Italia è un sentiero (storie di cammini e camminatori). Ed. Laterza

TURISMO RELIGIOSO Un week-end d’agosto nel convento Rosminiano del Sacro Monte Calvario di Domodossola

 Le giornate sono scandite dalla preghiera, dalla pace e dal lavoro. Il tempo scorre come nel Medioevo, così lontano, eppure così vicino, così contemporaneo. È semplicemente il tempo dell’uomo, l’esperanto delle nostre anime. Sembra solitudine, è pienezza di vita. Alle 6.30 si inizia con la recita delle lodi e alle 7.30 la celebrazione dell’Eucaristia. La chiesetta del complesso conventuale, c è piccola, raccolta ma c’è spazio per tutti... Le voci salgono leggere e potenti. Sono salmi, canti, preghiere; la ripetitività fa quasi scomparire le parole in sé per lasciare spazio alla contemplazione, all'assoluto, a qualcosa di più alto. A qualcosa che è il nostro altrove, sempre così inafferrabile. Qui, pare più vicino. Anche i volti distesi, sereni dei sacerdoti e studenti Rosminiani parlano per noi che cerchiamo e non vediamo, che aneliamo ma non troviamo. Perché abbiamo troppe domande. 

La preghiera, certo, la meditazione, la solitudine ma anche molto, molto lavoro in questo complesso che sembra dipinto tanto tutto ha un ordine certo, sensato e coerente. 
 Il tempo non esiste perché non c’è un telefono che impone di riprogrammare le giornate ogni dieci minuti. C’è il tempo per ascoltare la vita, la pace del Sacro Monte Calvario e il canto degli uccelli , aspettando le stelle. A quel punto, il verbo avere e il verbo fare lasciano lo spazio al verbo essere. Essere felici, o almeno, tentare di essere felici. Tutto scorre nella preghiera dell’ora media (ore 12.15), dei vespri alle 18,30 e della compieta alle 21. Tanti, troppi momenti di raccoglimento? Resta la libertà di cercare la solitudine, che qui pare piena di tanti inizi e prodigi.  Si torna nella confusione del mondo, nelle paure dei nostri giorni mentre il cielo color della porpora parla della meraviglia del vivere....

Venerdì 16 Agosto 2019 ore 21.15 Concerto delle Confetture Musicali al SACRO MONTE CALVARIO DOMODOSSOLA

2^ edizione "Oxilia, teatro e musica per la terra d’Ossola" - Concerto delle Confetture Musicali ALTA OSSOLA, SACRO MONTE CALVARIO - DOMODOSSOLA

Venerdì 16 Agosto 2019 ore 21.15

Giardini del Torrione del Parco del Sacro Monte Calvario di Domodossola

Calvario trampolino di lancio per il turismo enogastronomico in Val d'Ossola



Un vero patrimonio economico ancora poco sfruttato: è il turismo enogastronomico che, secondo gli stessi operatori del settore, è “in grado di generare benefici di natura economica, culturale e sociale, poiché lo sviluppo di esperienze a tema cibo, vino e birra stimola il recupero e la valorizzazione del patrimonio enogastronomico locale e una maggiore consapevolezza, nella comunità locale e degli operatori, della sua importanza”. Affermazioni su cui, soprattutto in un Paese come il nostro che ha sempre vissuto sull’eccellenza enogastronomica, è difficile trovare da ridire. Eppure, la verità è che ancora oggi il settore non è sfruttato a dovere per attirare nuovi turisti. A dimostrarlo c’è lo studio “2019 State of the food travel industry report”, pubblicato dalla World Food Travel Association e curato da Roberta Garibaldi, membro del Board of Advisors e ambasciatore per l’Italia dell’Associazione. Un report secondo cui appare evidente quanto in questo ramo ci sia ancora del lavoro da fare. Solo la metà dei professionisti intervistati, infatti, si è dichiarata soddisfatta di come le destinazioni stiano utilizzando le sicuramente abbondanti e ottime risorse enogastronomiche per attrarre i turisti. Uno studio che ha coinvolto ben 71 esperti di turismo enogastronomico di 25 nazioni chiamati a esprimere la propria opinione sull’argomento, evidenziando alcune criticità come la difficoltà delle piccole e medie imprese a mantenersi competitive sul mercato, la possibile saturazione dell’offerta o la globalizzazione delle esperienze turistiche. Secondo Roberta Garibaldi, per valorizzare al meglio il nostro turismo enogastronomico, dovremmo puntare su alcuni temi chiave, come “l’autenticità delle esperienze, la salvaguardia del paesaggio gastronomico e lo stretto legame tra turismo enogastronomico e cultura”.
 [Fonte: AdnKronos]

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