Le giornate sono scandite dalla preghiera, dalla pace e dal lavoro. Il tempo scorre come nel Medioevo, così lontano, eppure così vicino, così contemporaneo. È semplicemente il tempo dell’uomo, l’esperanto delle nostre anime. Sembra solitudine, è pienezza di vita.
Alle 6.30 si inizia con la recita delle lodi e alle 7.30 la celebrazione dell’Eucaristia. La chiesetta del complesso conventuale, c è piccola, raccolta ma c’è spazio per tutti... Le voci salgono leggere e potenti. Sono salmi, canti, preghiere; la ripetitività fa quasi scomparire le parole in sé per lasciare spazio alla contemplazione, all'assoluto, a qualcosa di più alto. A qualcosa che è il nostro altrove, sempre così inafferrabile. Qui, pare più vicino. Anche i volti distesi, sereni dei sacerdoti e studenti Rosminiani parlano per noi che cerchiamo e non vediamo, che aneliamo ma non troviamo. Perché abbiamo troppe domande.
La preghiera, certo, la meditazione, la solitudine ma anche molto, molto lavoro in questo complesso che sembra dipinto tanto tutto ha un ordine certo, sensato e coerente.
Il tempo non esiste perché non c’è un telefono che impone di riprogrammare le giornate ogni dieci minuti. C’è il tempo per ascoltare la vita, la pace del Sacro Monte Calvario e il canto degli uccelli , aspettando le stelle. A quel punto, il verbo avere e il verbo fare lasciano lo spazio al verbo essere. Essere felici, o almeno, tentare di essere felici.
Tutto scorre nella preghiera dell’ora media (ore 12.15), dei vespri alle 18,30 e della compieta alle 21. Tanti, troppi momenti di raccoglimento? Resta la libertà di cercare la solitudine, che qui pare piena di tanti inizi e prodigi. Si torna nella confusione del mondo, nelle paure dei nostri giorni mentre il cielo color della porpora parla della meraviglia del vivere....