Sacro Monte Calvario Domodossola Centro di Spiritualità e Ospitalità Religiosa Rosminiana a Domodossola (VB) per un turismo di qualità

Recettività 
- ospitalità: 55 posti letto circa in camere con servizi: triple, doppie e singole;
- convegni nella sala Bozzetti da 100 posti;
- ritiri ed esercizi spirituali anche per più gruppi contemporaneamente;
- rimessa auto in parcheggio interrato per 50 posti auto;
- mostre ed esposizioni nella sala Gaddo; brevi filmati documentari nella sala multimediale Clemente Rebora.
L’accoglienza dei gruppi rimane sospesa nel periodo invernale
dal 1 novembre al 15 febbraio

Dotazioni:
- servizi e doccia in camera,
- accesso e camera per disabili,
- ascensori, sala lettura,
- sala tv, cappelle, refettorio,
- ampio parco riservato.

La Casa del Sacro Monte Calvario è un luogo ideale per organizzare ritiri, esercizi spirituali, incontri di gruppo, vacanze e fine settimana di condivisione, corsi biblici, meditazioni, discernimento, presentazioni, convegni, concerti musicali, incontri e vacanze studio.

Durante la permanenza al Sacro Monte Calvario è possibile sperimentare la pace e silenzio di un luogo completamente immerso nella natura e tranquillità, circondato da un ampio giardino realizzato sui resti di un antico castello medievale.

La casa dispone di quattro aree notte distinte e gestibili in modo indipendente. Sono presenti camere singole e doppie, tutte dotate di bagno interno con acqua calda, doccia, sanitari.

Il Sacro Monte Calvario di Domodossola vi aspetta per un soggiorno di qualche giorno, di una giornata o per una visita di qualche ora.

Apertura annuale: dal  15 Febbraio al 31 Ottobre

Centro di Spiritualità Rosminiana
Borgata Sacro Monte Calvario, 8
28845 Domodossola (VB)

Carovana della Sbrinz Route è arrivata a Domodossola. Il Calvario ponte di sosta ideale tra Milano e la Svizzera

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Sono arrivati a Domo sabato nel tardo pomeriggio i 25 someggiatori che hanno percorso la Sbrinzroute. L’antica mulattiera che da Milano conduceva a Lucerna e quindi all’Europa Centrale è stata ripercorsa con muli e cavalli da figuranti che hanno portato con loro prodotti tipici tra cui lo Sbrinz, un formaggio stagionato a pasta dura che da il nome alla rotta. Ad accogliere la comitiva nella tappa domese, il sindaco Pizzi e tantissime persone che hanno accompagnato la carovana fino in piazza Mercato. In piazza, dopo uno scambio di doni con il primo cittadino, i Werner Grossniklaus, presidente della Sbrinz Route, ha rilanciato l'idea di organizzare una carovana con il percorso inverso, con partenza da Domodossola ed arrivo in Svizzera. 

tratto da Ossola News

Il Calvario e la Casa di Ospitalità Religiosa dei Padri Rosminiani luogo ideale per una sosta tra Milano e la svizzera (ndr).

Turismo religioso opportunità dal Calvario, risorge il Cammino di San Michele



Saranno recuperati i sentieri del Cai e gli antiche percorsi legati a fede e storia Il progetto del comitato promotore ha trovato pieno appoggio da parte degli enti

Passerà anche dall’Alessandrino il «Cammino di San Michele», che unisce Mont Saint Michel in Normandia a Monte Sant’Angelo sul Gargano. Un percorso di 1450 chilometri attraverso antiche strade e sentieri, borghi storici e città, e che (nelle speranze) porterà tanti turisti anche in provincia, coinvolgendo agriturismi e bed and breakfast, sulle tracce dell’arcangelo protettore dei pellegrini. Il progetto è promosso dal giornalista Sandro Vannucci, già conduttore della trasmissione di Rai Uno «Linea Verde», che ha presentato l’itinerario alla Provincia, incontrando poi tutti i Cai alessandrini, e il sindaco Federico Chiodi e l’amministrazione comunale di Tortona, che hanno dato pieno supporto all’iniziativa.

Domenica 22 settembre, in collaborazione con il Comitato promotore del Cammino di San Michele presieduto da Vannucci, si terrà a Tortona la presentazione del tratto piemontese e sarà organizzata una camminata Tortona-Volpedo sulla «Via dei Malaspina». Poi il gruppo degli organizzatori raggiungerà Bobbio in bicicletta. Iniziative utili a promuovere anche nel nostro territorio il turismo lento e sostenibile.

«A settembre con un gruppo di persone partirò dalla Sacra di San Michele, in Val di Susa - dice Vannucci - e in 6 giorni arriveremo a Bobbio. Nel mezzo ci saranno varie manifestazioni, tra cui quella di Tortona. Il comitato promotore con il Comune coinvolgerà tutte le associazioni locali che vorranno partecipare e che saranno custodi del percorso nel loro territorio». Il primo pezzo del percorso sarà lungo la futura ciclabile tra Tortona e Viguzzolo, per proseguire lungo la collina fino a Monleale e scendere a Volpedo. «Le ricadute turistiche ci saranno sicuramente - aggiunge Vannucci - e già nella prossima stagione il percorso sarà segnalato con i cartelli e pubblicizzato a livello internazionale».

L’itinerario che inizia a Mont Saint Michel arriva in Italia dal Passo del Moncenisio, tocca la Sacra di San Michele, attraversa Torino e, da Superga, scende nel Monferrato seguendo il sentiero Cai per Vezzolano, Crea e San Salvatore. Poi, Alessandria, Spinetta Marengo fino, appunto, a Tortona, dove c’è la chiesa San Michele Arcangelo, in via Emilia. Da qui procede con un nuovo tratto denominato «Via dei Malaspina» per Volpedo - dove, nel catino absidale della pieve di San Pietro, del X secolo, c’è l’immagine dell’arcangelo Michele -, fino a Bobbioda dove procede lungo la «Via degli Abati», percorso già conosciuto da Etruschi e Longobardi fino a Pontremoli, Lucca, Volterra e Roselle(Grosseto), fino a Saturnia. Quindi l’ingresso nel Lazio fino a Roma per procedere infine sui tratturi del Molise verso la Grotta dell’Arcangelo Michele sul Gargano, in Puglia.

Un lungo itinerario religioso, ma anche storico e culturale, che unisce i luoghi dedicati al culto di San Michele. «San Michele Arcangelo - spiega Vannucci - è capo supremo dell’esercito celeste, degli angeli fedeli a Dio che sconfiggono il Male. La grotta del Gargano, luogo della sua prima apparizione, è da quindici secoli meta di pellegrinaggi».

ilsecoloXIX

Regno Unito, Francia, Svizzera e Italia chiedono il riconoscimento di “patrimonio mondiale” per la millenaria via dei pellegrini che attraversava il cuore dell’Europa. Intanto il cammino viene riscoperto da un numero crescente di turisti: alcuni ospitati anche al Calvario

Marco Guerra – Città del Vaticano
Un tratto italiano della Via Francigena
Prosegue l’iter della candidatura della Via Francigena a Patrimonio dell’Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura). Entro l’autunno verrà presentato e condiviso con i quattro ministeri di beni culturali di Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Italia (i Paesi lungo i quali si snoda l’itinerario) lo studio tematico europeo sul riconoscimento della Francigena come patrimonio mondiale. Il dossier per la candidatura a Patrimonio dell’Unesco è stato già approvato dal ministero dei Beni Culturali italiano, dopo l’accordo tra le sette Regioni (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Lazio, Valle d’Aosta, con il coordinamento della Toscana) attraversate dall’itinerario.

Una via nel cuore dell’Europa

La strada, che attraversa il cuore dell’Europa Occidentale da Canterbury a Roma, nel Medioevo era percorsa dai pellegrini che dall’Inghilterra e dalla Francia volevano recarsi alla Basilica di San Pietro o proseguire verso la Terra Santa imbarcandosi nei porti della Puglia. Fu anche un tragitto commerciale per trasportare le merci dell’Oriente nelle fiere del Nord Europa. L’enorme valore spirituale, storico e culturale di questo cammino viene rivissuto ogni anno da decine di migliaia di pellegrini e di turisti che percorrono almeno una parte del tracciato.

La “riscoperta” del cammino

“Oggi la Francigena è stata riscoperta e reinterpretata come moderna via di pellegrinaggio”, ha detto, intervistato da Vatican News, Luca Bruschi direttore dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, che ci ha aggiornato anche sullo stato della procedura necessaria per il riconoscimento dell’Unesco:
R. – L’iter di candidatura procede. Dopo lo studio dell’analisi preliminare della candidatura del tratto italiano, presentato lo scorso maggio dalle sette regioni italiane, su suggerimento dell'Unesco e dell'Icomos si è incominciato a ragionare su una candidatura allargata su scala europea, nel senso di prendere in considerazione tutto l’itinerario europeo, cioè da Canterbury a Roma. A che punto siamo ora? Dallo scorso gennaio, un gruppo di lavoro ha portato avanti un’analisi storico-scientifica su uno studio tematico europeo che riguarda i quattro Paesi e i 2.000 chilometri. Questo studio tematico è adesso all’attenzione delle regioni italiane, in particolare della Toscana – capofila di questo progetto di candidatura – e questo studio tematico verrà presentato e condiviso con i quattro ministeri d’Inghilterra, Francia, Svizzera e Italia in autunno, affinché tutti i ministeri concordino sull’iter che stiamo portando avanti, sulla procedura e sui prossimi passi.
Vogliamo ricordare che cos’è la Via Francigena, l’importanza storica di questa strada che ha collegato il cuore dell’Europa?
R. – La Via Francigena è una via millenaria di pellegrinaggio, di commercio che unisce l’Europa del Nord a Roma, in direzione di Gerusalemme. E’ una via che si rifà al diario dell’arcivescovo Sigerico, quando nel 990 – arcivescovo di Canterbury – annotò le sue tappe nel viaggio di ritorno da Roma, dove andò a ricevere il pallio dal Papa, fino a Canterbury. Quindi, 79 tappe che ha lasciato in questo diario che si trova conservato a Londra alla British Library. E fondamentalmente, oggi è stata riscoperta, reinterpretata come moderna via di pellegrinaggio attraverso quattro Paesi e circa 650 piccoli comuni o villaggi che fanno parte di quell’Europa “minore” e non così conosciuta.
Cosa si incontra, lungo questa strada?
R. – Solo nel tratto italiano ad oggi sono stati identificati circa 350 beni culturali, come centri storici, ponti, antichi casolati romani o chiese o cattedrali, che quindi si inseriscono all’interno di questa candidatura. E c’è tantissimo patrimonio religioso, come possiamo bene immaginare, perché lungo tutto questo itinerario ci sono tantissime pievi, chiese o riferimenti – effettivamente – alle vie di pellegrinaggio che nel periodo medievale, in maniera devozionale, venivano fatte.
Chi percorre, oggi, la Via Francigena?
R. – Lo scorso anno, circa 45 mila camminatori hanno fatto tra i sei e i sette giorni di cammino. Poi c’è chi se la fa tutta e parte da Canterbury e in tre mesi di tempo arriva a Roma, chi invece cammina magari semplicemente il weekend o nei lunghi ponti che ci sono durante l’anno. La Toscana è il tratto che più di tutti è stato strutturato, messo in sicurezza e valorizzato. Questi numeri non riguardano tutti pellegrini e viandanti che arrivano effettivamente a Roma; si tratta di persone mediamente bene istruite o comunque di persone curiose di conoscere il patrimonio e il territorio; persone che mediamente viaggiano con motivazioni di ricerca e motivazioni spirituali. Poi c’è anche chi – per il 10-15% - dice di farlo anche per motivazioni religiose. Per ora, circa la metà sono pellegrini italiani e per l’altra metà vengono dall’Europa o dall’Europa del Nord oppure dalla Corea del Sud, dall’Australia, dagli Stati Uniti, dal Brasile e anche dagli altri continenti.
In un’Europa alla ricerca delle proprie radici, di una identità comune che importanza ha la Via Francigena? Ricordiamo che la candidatura ha carattere transnazionale, quindi le nazioni europee si riconoscono nel suo patrimonio?
R. – Diciamo che fondamentalmente è un progetto che non ha un colore politico, ma è un progetto nato per unire, per costruire ponti e quindi si può semplicemente dire che la Francigena è un ponte di dialogo tra l’Europa del Nord e l’Europa mediterranea, tra l’Europa anglosassone e l’Europa latina. Ed effettivamente è, come si diceva, un ponte di cultura a maggior ragione in un’Europa in cui si fatica, fondamentalmente, a trovare una propria identità. E’ un progetto che ha una grandissima identità culturale nella quale davvero si riconosce anche la natura e la storia dell’Europa.
vaticannews

Dal Sacro Monte Calvario di Domodossola Estate in giardino tappa a tu per tu con la natura

Dal Calvario a  VILLA PALLAVICINO
Non lontano dalle Isole Borromee, autentico patrimonio naturale ed architettonico del Lago Maggiore c'è un altro luogo in cui lasciarsi conquistare dalla bellezza della natura. Si tratta di Villa Pallavicino, adagiata sul declivio che congiunge Belgirate a Stresa. Di origine ottocentesca a villa, dalle forme eleganti e imponenti, è adornata da bovindi e balaustre con statue e, dalla terrazza sul basamento, attraverso due grandi scalinate, conduce al giardino che, oggi, ospita un bel Parco Zoologico. 
parco zoologico pallavicino

tratto da turismo.it

Al Calvario anche per la cultura. Da Balla e Boccioni all’aeropittura. Il Futurismo a Domodossola

MUSEI CIVICI DI PALAZZO SAN FRANCESCO, DOMODOSSOLA ‒ FINO AL 3 NOVEMBRE 2019. UOMO E PAESAGGIO, VELOCITÀ, AVIAZIONE: UN PERCORSO NEI DECENNI DELL’AVVENTURA FUTURISTA, CHE AFFIANCA I MAESTRI A NOMI MENO NOTI E DIVERSE CURIOSITÀ. CON AFFONDI CHE SI RICOLLEGANO ALLA STORIA LOCALE.
Benedetta Cappa Marinetti, Velocità di motoscafo, 1922. Galleria d'Arte Moderna, Roma
Benedetta Cappa Marinetti, Velocità di motoscafo, 1922. Galleria d'Arte Moderna, Roma


Dal maestoso prefuturismo di Boccioni e Balla alla stagione dell’aeropittura, accostando maestri e nomi meno noti, la mostra dei Musei civici di Palazzo San Francesco ripercorre tutta l’avventura del Futurismo. Tra utopia e disillusione, slanci personali e di regime, le evoluzioni artistiche del movimento vengono messe in relazione con i sommovimenti dell’epoca tramite il filtro della storia locale. Ecco perché la sezione sul volo si apre con il relitto del monoplano con cui Geo Chavez sorvolò nel 1910 il valico del Sempione per atterrare a Domodossola, schiantandosi e morendo nell’impresa. Ed ecco perché di fianco all’intarsio di Depero del 1942 (opera propagandistica sui costumi tradizionali delle regioni d’Italia, realizzata su commissione del regime), sono esposti manichini con abiti della val d’Ossola, realizzati a fine Ottocento.

DALL’INTIMITÀ ALL’ALLEGORIA

Al di là degli spunti di storia locale, la mostra racconta l’avventura futurista nel suo complesso, con buoni prestiti (dal Mart di Rovereto e dalla Gnam di Roma, ad esempio) e un allestimento efficace, per quanto raccolto. “Uomo e paesaggio”, “Velocità e movimento”, “Il volo” sono le ampie aree tematiche scelte. Si parte con le visioni intime di Balla e Boccioni, che valorizzano la dimensione domestica e quella inerente al lavoro. E si entra poi nel Futurismo “conclamato” con opere come i Balfori (1915) di Balla, con il perturbante, luciferino nudo femminile di Dudreville (Senso, 1917-18) e con le ballerine di Baldessari, nelle quali si colgono al meglio le connivenze (formali) tra Futurismo e Cubismo.
Da riscoprire le opere di fine Anni Venti di Fillia, dotate di un tocco surreale; da non mancare le stupende, notturne allegorie del lavoro di Depero (fine Anni Venti-inizio Trenta). Mentre di Balla viene testimoniata anche la curiosa, ridondante fase figurativa degli Anni Trenta.
Pippo Rizzo, Treno notturno in corsa, 1926. Courtesy Archivio Pippo Rizzo, Palermo
Pippo Rizzo, Treno notturno in corsa, 1926. Courtesy Archivio Pippo Rizzo, Palermo

TURBINIO DI FORME

La sezione sulla velocità è ovviamente un turbinio di forme convulse (arrovellate, imbizzarrite, ma maestosamente coerenti e raffinate). Spiccano lavori come Aspirazione(1917) di Dudreville, Forze ascensionali (1919) di Dottori, il denso pseudoastrattismo delleForze della curva (1930) di Tullio Crali, la Velocità di motoscafo (1922) di Benedetto. Da segnalare, poi, la varietà dei Balla presentati, con alcune variazioni poco viste (tra cui iFuturpesci del 1924). Il siciliano Pippo Rizzo è uno degli autori minori che si scoprono o riscoprono con piacere nell’esposizione. E lo stesso accade nell’ultima sezione sul volo e l’aeropittura, dove insieme ai più classici Crali e Dottori si trovano anche le bizzarrie di autori come Bruschetti, Delle Site e Benedetto.
fonte: artribune.com