Dal Calvario in Svizzera per antologica per Franco Grignani

Franco Grignani

Fino al 15 settembre presso il m.a.x. museo di Chiasso è possibile conoscere in maniera approfondita la figura poliedrica di Franco Grignani che si è mossa sul sottile confine che lega arte, design e grafica, che l’ha consacrato come un artista tra i più profondi innovatori del Novecento, assoluto precursore dell’arte ottico-visiva, nonché grafico tra i più apprezzati del secondo Novecento, cui si deve la creazione del marchio della Pura Lana Vergine. Ricordiamo che nel periodo immediatamente post-bellico, Grignani a fianco della sua giovanile passione per la fotografia si dedica a quella di graphic designer. Nel periodo del boom economico italiano, Grignani lavora come grafico per la grande committenza, per clienti quali Pirelli, Arnoldo Mondadori Editore, Fiat, Ermenegildo Zegna, disegnando marchi per Camiceria Cinquini di Bergamo, Chemi, Galleria Peccolo di Livorno,  Solo Seta Sempre Seta e tanti altri
 
PERCHE' ANDARE
 
Il percorso espositivo curato da Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini abbraccia tutti i settori esplorati da Grignani nel corso della sua carriera, attraverso 300 opere - tra fotografie, opere pittoriche, logotipi, materiali originali legati alla grafica e alla comunicazione pubblicitaria, oggetti di design. Con l’inizio degli anni ’70, Grignani si specializza nella corporate image, ma dalla metà del decennio si dedica quasi esclusivamente all’attività artistica. Di questa fase del suo percorso creativo, il m.a.x. museo presenta una ventina di tele a grandi dimensioni, dai vetri industriali alle Diacroniche, dalle Dissociazioni alle Periodiche, oltre ad alcuni esempi di Psicoplastiche, a metà tra pittura e scultura.
 
DA NON PERDERE
 
L'antologica offre la possibilità di ammirare anche i lavori giovanili dell'artista tra sperimentali ottici su tela emulsionata e tavola e fotografie ai sali di bromuro d’argento. A questi si accompagna una serie di rare fotografie naturali ovvero paesaggi, vedute di città, caratterizzate da inquadrature inconsuete.
 
FRANCO GRIGNANI (1908-1999). Polisensorialità fra arte, grafica e fotografia
Fino al 15 settembre 2019
Luogo: Chiasso (Svizzera), m.a.x. museo 
Info: +41 58 122 42 52
Sito: www.centroculturalechiasso.ch
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Backpacking, il Sacro Monte Calvario si scopre così Zaino in spalla e itinerari a piedi. La vacanza attiva che consente di viaggiare in libertà

Il backpacking è una tipologia di viaggio attiva e divertente, per molti un vero e proprio stile di vita. Si viaggia in estrema libertà, con uno zaino in spalla e un badget ridotto, lasciandosi ispirare dalle tante opportunità che il mondo può offrire. Roba da hippie? Per certi versi può essere, ma non bisogna correre il rischio di categorizzare un tipo di vacanza che può invece assumere tante sfaccettature. Dal muoversi in libertà estrema e senza mete specifiche il backpacking può trasformarsi in una vacanza sportiva vera e propria. Dove la meta da raggiungere è importante tanto quanto l'attività fisica che si effettua per raggiungerla.

Il backpacking si basa sul concetto del low cost. Lo zaino deve contenere tutto ciò che serve per l'intera durata del viaggio, inclusa eventualmente una tenda da campeggio. Ma in realtà ognuno può interpretare questa tipologia di vacanza a modo proprio, lasciandosi guidare dal proprio istinto. E così per molti il backpacking si fonde con l'hiking e diventa una occasione per immergersi nella natura in modo autentico. Tra le migliori destinazioni di settembre può essere certamente incluso il Sacro Monte Calvario di Domodossola
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La Casa di Ospitalità religiosa del Sacro Monte Calvario di Domodossola meta preferita per vacanze studio studenti Universitari

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Anche per l'Estate 2019 la Casa di OOpitalità Religiosa del Sacro Monte Calvario di Domodossola dei Padri Rosminiani ha offerto ospitalità a giovani Studenti Universitari per vacanze studi e corsi, con la presenza di docenti.

La casa di Ospitalità Religiosa del Calvario pronta a ricevere ospiti per il Trail running del 6 Ottobre 2019

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lL Trail del Calvario, inserito all’interno del circuito VCO Top Race, è una suggestiva gara di trail running che, partendo dalla pittoresca Piazza Mercato nel cuore di Domodossola, raggiunge i resti dell’antico Castello di Mattarella e le pendici del Sacro Monte Calvario, patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO.

E' ancora il tempo di condividere il respiro affannato, la carezza del vento in discesa, il sudore o la pioggia che grondano sin dentro il cuore. E' ancora il tempo di cercarsi con gli sguardi lungo boschi e sentieri. Di attendere il compagno di avventura, tendergli un sorriso e, se necessario, donargli un abbraccio di coraggio. Il tempo di sentire i battiti dei passi all'unisono, riempire le tasche di suggestivi silenzi, spezzare in due il pane della sofferenza e scambiarsi un "cinque" di soddisfazione e gioia.
E' ancora il tempo di condividere l'ebbrezza che ti scoppia dentro in vista della meta. Di prendersi per mano e tagliare sorridenti il traguardo, che non è un nastro, un arco, uno striscione, un tempo cronometrico, ma l'applauso dell'anima che spazza via la fatica e diventa eterna emozione. Da raccontare e da ricordare. E' tempo di correre insieme, qui, al Trail del Calvario.

5a edizione: le novità!
Dopo il successo dell'edizione 2018, premiata ai nastri di partenza dalla passione di 382 cuori pulsanti (più qualche "fido" amico, tra i quali il veterano "Pedro"), ci siamo chiesti se fosse il caso di introdurre altre novità: "squadra che vince non si cambia". Ma la voglia di migliorare, o perlomeno provarci, più i consigli e gli incentivi di alcuni amici runners, hanno prevalso. Ed eccoci qua, pregni della nostra beata incoscienza, a presentarvi le novità 2019.
Il Trail a coppie passa da 17 a 18 Km. Sono previste 3 novità sul percorso.

- il passaggio nel bellissimo borgo de "La Tensa", un agglomerato di caratteristiche case di pietra a cui fa capo un agriturismo (grazie a Chiara, la proprietaria, per la cortese disponibilità);

- il recupero di uno storico sentiero abbandonato e invaso da anni da arbusti e rovi (e per questo sconosciuto persino ai podisti Ossolani): il suo attraversamento consentirà il passaggio in un paio di suggestivi alpeggi;

- 'eliminazione di un tratto tra La Quana e Vallesone dov'era prevista una salita su disagevole rampa in cemento: ora il percorso è più fluido.

Grazie a queste modifiche il dislivello positivo sale da +950 a +1050 metri circa.
Altre novità riguardano il gemellaggio con la "Valle Intrasca a coppie" (vedi di seguito), la collaborazione con la Decathlon di Castelletto Ticino e con Luciani Sport di Borgomanero (due nuovi punti dove sarà possibile iscriversi, mentre il riferimento on line resta sempre Wedosport), una nuova sede per spogliatoi e docce.
Oltre alla canotta tecnica che arricchirà il pacco gara (vedi di seguito), anche nel 2019 il TdC non dimentica la beneficenza: quest'anno devolveremo parte del ricavato a Dottor Clown VCO
tratto da https://www.traildelcalvario.com/

Alla scoperta dei tesori artistici delle vallate Ossolane


Un interessante pomeriggio alla scoperta dei tesori delle valli ossolane. Lunedì 19 agosto, nella sala Cea di Orcesco, si è tenuto un incontro di storia dell'arte locale a cura del dottor Marco Audisio, laureato in storia e critica dell’arte all’Università degli Studi di Milano che da 10 anni perlustra i luoghi sacri ossolani.
Nel primo incontro sono passate in rassegna opere e artisti tra il 1400 e 1500, invece nel prossimo, che si terrà mercoledì 21 agosto alle 18 sempre nel cuore della frazione di Orcesco, si darà spazio ai secoli 1600 e 1700.
"Grazie a Tullio Beltramini possiamo conoscere molte cose della storia ossolana - ha detto lo storico dell'arte - fino al 1700 siamo stati molto legati al Ducato di Milano". Audisio ha proiettato le immagini della chiesa di San Quirico e Giuditta nei pressi di Domodossola la cui abside richiama figure di tipo bizantino, l'ex chiesa e ora conosciuta come Palazzo San Francesco di Domodossola dove ciclicamente vengono allestite delle mostre d'arte (ora è in corso quella sul futurismo di Balla, Boccioni De Pero) che contiene affreschi di artisti sconosciuti che richiamano la pittura novarese del portico di San Colombano a Biandrate. Poi lo storico ha dato largo spazio alla bottega dei Cagnola poichè "non c'è luogo nel novarese in cui non si trovi la loro mano". In Ossola hanno operato nell'oratorio di San Giovanni a Crodo, dipinto la Madonna con Bambino di Premia, l'oratorio di Santa Lucia a Uriezzo e lo splendido ciclo decorativo della chiesa di San Gaudenzio a Baceno.

Collegamento ideale tra il Calvario, Trento e il Trentino. I grandi artisti e le mille chiese. Rosmini e Degasperi

Il Castello del Buonconsiglio a Trento. © Jakub Halun - CC BY SA 4.0

Trento e il Trentino non sono solo un luogo di luoghi: sono frammenti di un mosaico che ha l’arte e la cultura nella natura e che ha nella natura forme d’arte che non possono stare in un museo, perché sono musei a cielo aperto.

I grandi artisti e le mille chiese. Rosmini e Degasperi 
Certo, questa è la terra di Depero e di Segantini, di Melotti e di tanti grandi artisti di ieri e di oggi, che hanno lasciato un segno capace di resistere al tempo. Ma è anche la terra delle mille chiese e dei tanti castelli che conservano non solo le tracce del passato, ma anche il segno di ciò che è passato di qui, in secoli solo all’apparenza lontani. È la terra del filosofo Rosmini e dello statista Degasperi, che a me piace citare col suo vero cognome, anche se per l’Italia, quasi per assegnargli una nobiltà di cui non aveva certo bisogno per essere il costruttore e il ricostruttore dell’Italia e dell’Europa, è ormai De Gasperi.

Un po’ Italia, un po’ Impero Austro-Ungarico 
Se si mettono insieme i nomi e i luoghi si capisce perché in un grande teatro che ha nelle Dolomiti un fondale di roccia e di poesia (quest’anno si celebrano fra l’altro i dieci anni delle Dolomiti patrimonio Unesco) e che ha nella storia i tratti di una cerniera, anche culturale, che ha tenuto insieme il mondo del Nord e il mondo del Sud, si sente il respiro della Mitteleuropa. Un po’ Italia e un po’ Impero Austro-Ungarico. Un po’ di qua. Un po’ di là. Con radici in continuo movimento.

Entrare in museo, perdersi in un castello 
Solo partendo da questo assunto si può cogliere quanto sia importante fermarsi a Trento per perdersi, letteralmente, nel Castello del Buonconsiglio (simbolo di una Chiesa che nei secoli ha governato anime e uomini e che dell’una e degli altri conserva colpi di pennello, contaminazioni, suggestioni) o per scoprire il futuro.
Si può entrare al Muse, il Museo della Scienza che porta la firma di Renzo Piano, l’architetto che qui ha firmato uno dei più importanti progetti di recupero urbanistico di cui si sia a conoscenza, trasformando i terreni di una fabbrica in un parco. Un luogo nel quale, accanto a case e palazzi, svettano un museo (il Muse, appunto) che è scelto ogni giorno da migliaia di persone che hanno voglia di capire da dove veniamo, toccando per mano ogni cosa, e una libreria universitaria che declina al futuro il concetto di cultura.

Il Duomo, la Strada Granda e le navate di boschi 
Ma Trento è anche il Duomo e la Strada Granda (come si chiamava via Belenzani quando venne trasformata per accogliere i cardinali e gli alti prelati attesi al famoso concilio), una via piena di affreschi. L’ennesimo museo a cielo aperto. E giocando con l’apertura del cielo viene in mente subito Arte Sella (appunto a Sella, in Valsugana) dove la natura è stata messa nelle mani di artisti e architetti (non sempre c’è una differenza fra i due concetti) che hanno realizzato negli anni un percorso che è la metafora concreta del rapporto fra l’arte e il bosco, fra la scultura e i sentieri, fra il culto e un’immagine che si fa fortissima, ad esempio, al cospetto della cattedrale naturale trasformata da duomo d’alberi in navate di boschi.

L’Atene del Trentino 
Poi c’è Atene, direbbero i roveretani. Perché è così che da sempre chiamano Rovereto: l’Atene del Trentino. Qui è sorto il Mart, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea che sarebbe da visitare anche se non ospitasse mostre di prestigio. Perché l’architetto Mario Botta a Rovereto ha costruito una perla moderna all’interno di uno scrigno settecentesco, fatto dai nobili e antichi palazzi di via Bettini, che all’improvviso si aprono su una astronave piena d’arte: dalle collezioni del Novecento ai percorsi che portano all’oggi, con un occhio che sul Futurismo, che qui ha avuto uno dei suoi padri (Fortunato Depero, come scrivevo sopra), e con uno sguardo su una contemporaneità che a queste latitudini trova lo spazio giusto per esprimersi.

La terra dei festival con le sembianze di una farfalla 
C’è poi un’importante Galleria Civica in una terra che è ormai la capitale dei festival: da quello dell’economia al festival del cinema di montagna, passando per quello dello sport, per Oriente Occidente e per appuntamenti che solo chi non li conosce può considerare minori. Poi viene in mente Cesare Battisti, giornalista geografo ma soprattutto politico irredentista: lui, che venne giustiziato proprio ai piedi del Castello del Buonconsiglio, in quella che oggi viene chiamata fossa dei martiri, fu il primo a intuire che il Trentino ha le forme e le sembianze di una farfalla. Il che spiega meglio di ogni altra cosa la leggerezza e la bellezza d’un volo che resta nell’anima di chi lo sfiora.

Alberto Faustini è direttore de «L'Adige» e dell'«Alto Adige»

Alberto Faustini, da Il Giornale dell'Arte numero 399, agosto 2019