Celebrazioni Santuario Santissimo Crocifisso al Sacro Monte Calvario di Domodossola

Santuario Santissimo Crocifisso al SACRO MONTE CALVARIO 

Santa Messa Feriale (da Lunedì al Sabato ore 8)

Celebrazioni Domenica e Festivi  Ore 10 e ore 17,30 (in Santuario)

Gli orari riportati si riferiscono alle celebrazioni feriali domenicali e festive. In caso di particolari necessità nel corso dell’anno, gli orari potranno subire variazioni (per informazioni tel. 0324 242010)

Il Santuario del Santissimo Crocifisso, dalla forma di ottagono allungato, si eleva sulla roccia del Sacro Monte Calvario di Domodossola e fu costruito a partire dal 1657. Nel 1672 fu innalzata la cupola con relativa lanterna e nel 1686 fu realizzato il vestibolo che aggetta sulla facciata. Quest’ultimo è costituito da una volta a botte ed è sostenuto da pilastri e colonne di pietra serpentina locale. Nella volta alcuni angioletti con i simboli della Passione sono stati dipinti da Giovanni di Sampietro. Sia il disegno che la costruzione del santuario sono attribuiti a Tommaso Lazzaro, al quale era stata affidata la realizzazione di altri edifici sacri in Val d’Ossola. Sulla facciata, oltre alla porta e a due piccole finestre devozionali, non sono presenti altre aperture: entrando nel Santuario si nota immediatamente che la maggior parte della luce proviene dalla cupola, creando un’intensa atmosfera di sacro raccoglimento.
Centro Spiritualità Rosminiana Borgata Sacro Monte Calvario, n. 8 28845 Domodossola (VB)
Telefono: + 39 0324 24 20 10







Lorenzo Peretti in mostra a Domodossola

Casa De Rodis ospita fino al 26 ottobre 2024 la mostra “Lorenzo Peretti (1871 – 1953). Natura e mistero”, organizzata dalla Collezione Poscio di Domodossola e curata da Elena Pontiggia
Lorenzo Peretti, Chiesa di Toceno con paese. Casa De Rodis, 2024
Lorenzo Peretti è stato sicuramente l’artista meno conosciuto della scuola vigezzina, tra i cui componenti figuravano nomi del calibro di Carlo Fornara, pittore che peraltro ha avuto modo di lavorare con Segantini. Un caso eccezionale quello dei vigezzini, formatisi presso la Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore, nata sulla scia di una tradizione di scuole di pittura della Val Vigezzo ma creata grazie ad un lascito testamentario di Jean Valentini. Scuola in cui si insegnavano le stesse materie delle principali accademie italiane, tra cui la nuovissima pittura en plein air introdotta dagli impressionisti, la pittura di paesaggio, il ritratto. Il gruppo della Val Vigezzo si forma con gli insegnamenti dei docenti locali Enrico e Carlo Giuseppe Cavalli. Una valle periferica, isolata, che però già dal 1700 vanta un’importante tradizione di scuole di pittura, fatta soprattutto di immigrati in Francia e in Inghilterra che, tornando in patria, insegnano agli artisti locali le tecniche apprese all’estero.
Lorenzo Peretti, Autoritratto. Casa De Rodis, Domodossola, 2024
Lorenzo Peretti faceva parte di una sorta di triumvirato, completato dal sopracitato Carlo Fornara e Giovanni Battista Ciolina, e dei tre era certamente il meno noto. Questo perché il vigezzino dipinge per soli dodici anni, non espone praticamente mai e soprattutto non apre il proprio studio a nessuno, fatta eccezione per i componenti della propria ristretta cerchia di amici. Rifiuta l’invito di Morbelli a far parte del gruppo dei divisionisti, non aderisce a nessun movimento, non partecipa neanche alle esposizioni dei colleghi. Quale occasione migliore per far conoscere al pubblico moderno l’arte di un pittore locale semisconosciuto ai non addetti ai lavori? La ricerca di Elena Pontiggia scava nella storia espositiva di Peretti e parte da una primissima mostra fatta negli anni ’70 a Santa Maria Maggiore, e poi il vuoto. Paola Poscio, il Museo Immaginario e una serie di collezionisti interessati a ricostruire la storia del pittore hanno contribuito negli anni al ritrovamento e allo studio delle opere di Lorenzo Peretti. 
Lorenzo Peretti, Ritratto della sorella. Casa De Rodis, Domodossola, 2024
Il percorso espositivo a Casa De Rodis inizia al piano terra, con un autoritratto posizionato sul cavalletto originale dell’artista, immagine veicolo della mostra domese. A confronto sono stati messi altri autoritratti e un ritratto di Peretti realizzato da Carlo Fornara, amico e sodale cruciale della carriera del singolare artista. Anche ai piani superiori della mostra vi sono infatti sezioni dedicate al legame con Fornara e Ciolina, gli unici ad aver realmente vissuto da vicino l’esperienza artistica di Peretti. Nato in una famiglia di artisti, il vigezzino dipinge principalmente paesaggi naturali. La natura, in particolar modo quella della Val Vigezzo, è vista come riflesso dell’infinito, un “riverbero di Dio che è presente in tutte le cose”. Ritratti di contadini, scene bucoliche, lavandaie, un realismo sociale portato su tela con uno stile assolutamente libero e per certi versi anarchico. 
Lorenzo Peretti, Conversazione campestre. Casa De Rodis, Domodossola, 2024
Una pittura en plein air che riflette sul rapporto tra uomo e natura, con quest’ultima che prende il sopravvento inglobando i personaggi che compongono le opere. L’uomo, o quello che ne rimane, è spesso una minuscola sagoma nelle opere di Peretti, mentre la natura prende il sopravvento grazie ad abili giochi di colore, sfumature, macchie appena abbozzate. Conversazione campestre, opera di fine ‘800, riprende la sacralità del Concerto campestre e della Sacra Conversazione: tre donne in un bosco guardano in direzioni opposte, conversando con la natura più che tra di loro; il risultato è un’armonia cosmica in cui le tre protagoniste si fondono col paesaggio circostante, una sorta di “testamento spirituale” di Peretti. Un vero testamento – citato in una sezione della mostra – pubblicato a Domodossola nel 2011 sintetizza la poetica e la filosofia dell’artista, che nella seconda fase della carriera si concentra sulla scrittura e mette in piedi una biblioteca esoterica e teosofica composta da una serie di testi piuttosto rari e complessi. 
Lorenzo Peretti, Paesaggio. Casa De Rodis, Domodossola, 2024
Talvolta le opere sono quasi abbozzate, si distingue il contesto naturale ma non i soggetti. Altre volte il non-finito è proprio una scelta artistica di Peretti, che lascia spazio all’interpretazione sebbene sia alle volte complicato riconoscere valli, colori e assonanze di una zona che lui in primis ha indagato, vissuto e sulla quale ha fatto ricerche per decenni. Nell’ultima sala, situata nello spazio ipogeo del museo, sono stati collocati alcuni disegni e bozzetti di Peretti, in cui troviamo rappresentazioni di soggetti della valle, balle di fieno, case di campagna, alberi.  Nella sala adiacente i soggetti si fanno più rarefatti, l’artista abbina la scrittura a piccoli schizzi in cui le scene sono poco chiare, creando ancora una volta un vero e proprio mistero, che motiva ancor di più la denominazione di una mostra la cui quasi totalità delle opere esposte contiene nel titolo parole quali bosco, paesaggio, alberi. Opere di piccolo formato, inadatte a qualsiasi tipo di esposizione o fiera. Peretti ha sempre e solo dipinto ciò che gli piaceva, come voleva, con uno stile non influenzato da movimenti o scuole di pensiero. Il mistero della sua pittura è svelato in una bella mostra che rivela aspetti sconosciuti di una persona, prima che di un artista, che finalmente potrà essere apprezzato anche dal grande pubblico. 
Lorenzo Peretti, Il bosco dei Druidi. Casa De Rodis, Domodossola, 2024

Addio al Treno dei Bimbi, seconda casa dei figli di emigrati. Cappuccini sul piede di partenza: a rischio chiusura il villaggio in Val Formazza nato come opera di solidarietà e rifugio negli anni Sessanta


«Ci si sente demoralizzati e nello stesso tempo dispiaciuti. Non ci si può assolutamente immaginare che un posto come il Treno dei Bimbi di Croveo possa essere destinato a chiudere, anche perché il villaggio rappresenta per molti di noi un ricordo prezioso di libertà e di crescita personale, un patrimonio irrinunciabile, che ha lasciato un’impronta indelebile nella vita di tutti noi che lo abbiamo vissuto di persona. Questo villaggio, situato all’interno della Val Formazza, nel Verbano Cusio Ossola, con la sua storia e il suo significato, rappresenta molto di più di una semplice attrazione turistica: è un simbolo di libertà e legami duraturi, che merita senza dubbio di essere preservato per le future generazioni».

Sono parole segnate dall’emozione, quelle di Germano Bacchetta, di Campione d’Italia, ex ragazzo della Cappuccina e del Treno dei Bimbi, storico e “mitico” villaggio nato come opera di solidarietà negli anni Sessanta per ospitare i figli di genitori emigrati in Svizzera. Oggi il Treno dei Bimbi è appunto fortemente a rischio: entro la prossima estate, infatti, i frati cappuccini che dal ’66 lo gestiscono, dovranno lasciare Domodossola con tutte le sue opere.

«Ancora oggi si ha la possibilità di poter dormire in una serie di vagoni dismessi e riadattati nel tempo – dice Bacchetta a “laRegione” –. Il villaggio è unico al mondo, non solo per i suoi vagoni nel bosco, ma anche per la pace e le sensazioni che trasmette». L’idea originaria dei vagoni come alloggi venne a Padre Michelangelo con l’aiuto di Oscar Luigi Scalfaro, allora Ministro dei trasporti e poi presidente della Repubblica italiana. «Fu un’idea tanto bizzarra quanto apprezzata da noi ragazzi, lontani dai nostri genitori emigranti e così bisognosi di un rifugio tutto per noi. Oggi – nota Germano Bacchetta – l’eventualità della chiusura sta creando grande apprensione. Per questo motivo è in corso una forte mobilitazione, con un comitato spontaneo che sta raccogliendo delle firme rivolte al Padre Generale dei frati minori di Roma (un appuntamento è stato fissato per l'11 settembre nella Città eterna) affinché impedisca il trasferimento di quei frati che hanno fatto la storia del quartiere Cappuccina».

LAREGIONE.CH

“ANCI Piemonte Incontra” il 9 settembre a Domodossola per parlare di rappresentatività delle aree montane

“La rappresentatività della provincia montana” sarà al centro della tappa ossolona di “ANCI Piemonte Incontra”,  l’iniziativa nata con l’obiettivo di fornire supporto e risposte concrete ai Comuni piemontesi su questioni di grande attualità per il sistema degli Enti locali.

L’appuntamento si svolgerà il prossimo 9 settembre, dalle ore 17 alle 19, nella sala polifunzionale “Giovanni Falcioni” (ex Cappella Mellerio) di Domodossola, in Piazza Rovereto 4.

“Siamo lieti di organizzare ANCI Piemonte a Domodossola, che storicamente rappresenta il “capoluogo” della parte più settentrionale della provincia del VCO – spiega Stefano Costa, vicepresidente di ANCI Piemonte con delega alla montagna -. Le elezioni regionali hanno evidenziato la necessità di porre una particolare attenzione alle aree marginali e montane, soggette a spopolamento. Un tema particolarmente sentito – continua Costa – è quello della rappresentanza. Siamo in un territorio che, in occasione delle ultime consultazioni, non ha eletto nemmeno un consigliere regionale, proprio a causa di una legge elettorale regionale che penalizza le aree con una minore estensione territoriale”.

“Quello della montagna – prosegue ancora il vicepresidente Costa – è un tema prioritario per molte regioni. Penso a come la Lombardia e il Veneto hanno affrontato il tema della rappresentatività delle province di Belluno e Sondrio, alle quali è stato assegnato un proprio rappresentante in Regione indipendentemente dal numero delle preferenze. L’incontro di Domodossola – conclude – sarà una buona occasione di approfondimento e di riflessione, anche grazie all’intervento di un esperto relatore del calibro del professor Massimo Cavino, direttore del Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa dell’Università del Piemonte Orientale e ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico dello stesso ateneo”.

All’evento sono invitati a partecipare i sindaci, gli amministratori e i funzionari comunali del territorio.

 anci.piemonte.it