«Le chiese vuote e la mancanza del gesto comunitario della penitenza
non significa che non debba esserci spazio per pregare, per meditare,
per raccontare insieme, per dedicarci tempo, per riscoprire i legami di
affetto e la bellezza di sentirci a casa nella nostra famiglia. Questo
sarà anche il focolare degli affetti in cui calmare la paura di questi
giorni, il luogo per stimarci a vicenda, per scoprire il valore e il
dono che ciascuno è per l’altro». Lo scrive in un messaggio alla diocesi
mons. Franco Giulio Brambilla, nel giorno che apre una Quaresima
segnata dalle misure restrittive per il Coronavirus.
Di seuito il testo integrale del suo messaggio:
A tutti i carissimi fedeli della Diocesi di Novara
Ai carissimi sacerdoti, diaconi e religiosi,
Ai cari catechisti e ai ministri dell’educazione e della carità,
Oggi inizia la Quaresima con un segno di grande conversione: un
giorno di silenzio, digiuno, preghiera e quest’anno anche di privazione
del rito delle ceneri, che indica la nostra fragilità e il bisogno di
riscoprire che non siamo solo bisognosi di cose, ma dobbiamo imparare di
nuovo a desiderare Dio.
Le chiese vuote e la mancanza del gesto comunitario della penitenza
non significa che non debba esserci spazio per pregare, per meditare,
per raccontare insieme, per dedicarci tempo, per riscoprire i legami di
affetto e la bellezza di sentirci a casa nella nostra famiglia. Questo
sarà anche il focolare degli affetti in cui calmare la paura di questi
giorni, il luogo per stimarci a vicenda, per scoprire il valore e il
dono che ciascuno è per l’altro.
Mi ha colpito, tra i molti messaggi futili e talvolta di cattivo
gusto che circolano in rete, quanto scrive un preside di Milano ai suoi
alunni. Riferendosi al capitolo 31 de
I Promessi Sposi di
Manzoni scrive: «Si tratta di un testo illuminante e di straordinaria
modernità che vi consiglio di leggere con attenzione in questi giorni
così confusi. Dentro quelle pagine c’è già tutto, la certezza della
pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la
ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli
esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più
assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…».
Ecco ben descritta la nostra paura, il cui rimedio può essere solo la
preghiera, la prossimità, la carità e per chi è costretto a stare a casa
vivere in famiglia, leggere un buon libro, ascoltare musica, fare una
passeggiata e non restare chiusi in casa.
Invito tutti i sacerdoti a stare vicini con la parola e con le opere
alle nostre comunità: ciascun parroco e sacerdote potrebbe inviare ogni
giorno un pensiero di meditazione sulla Parola e una preghiera da
recitare insieme in famiglia; inoltre dovrebbe usare il tempo per
visitare i malati e, ancora, potrebbe invitare i più sensibili a recare
alle persone sole, le più fragili in questo tempo di paura, il balsamo
della consolazione. Invito tutti a pregare e a diffondere parole di
incoraggiamento e di speranza, di fiducia e di prossimità.
Ringraziamo tutti coloro che si dedicano ad alleviare le sofferenze
dei malati e a sostenere le paure dei più vulnerabili, diciamo un grande
grazie ai medici, infermieri e alle persone che prestano le loro cure
con competenza e amore. Manteniamo uno spirito di solidarietà e di
prossimità. E camminiamo verso la Pasqua di risurrezione con passo
spedito.
Il vostro Vescovo benedice tutti di cuore!
+Franco Giulio BrambillaVescovo di Novara
fonte: sdnovarese.it