Santuario luogo del sacro, meta di pellegrinaggi patrimonio della fede corso Laurea Magistrale in Scienze Religiose

Fin dalle epoche più antiche il santuario ha rappresentato un luogo speciale carico di sacralità, in cui si manifestava o si diceva presente e operante la divinità. Pertanto non esiste religione che prescinda da un luogo siffatto, compreso il cristianesimo che pure è sorto, dopo l’ascesa al cielo di Cristo, come religione della tomba vuota (nella storia cristiana i santuari sono perciò il luogo dei martiri, dei santi, di Maria).
Ma chi o che cosa ha stabilito quel luogo; ovvero, chi è all’origine del santuario: Dio o chi in suo nome sceglie in terra un sito dove attendere l’uomo; o l’uomo che ha bisogno di lasciare il suo mondo per stare con Dio? È  questo il mistero del santuario; un mistero che mobilita l’umanità di tutti i tempi (quella che al santuario non cessa di pellegrinare), e che i poteri del mondo hanno spesso dovuto “governare”, non potendo ignorarlo o reprimerlo.  A ben pensare, anche il luogo sul monte in cui Dio diede a Mosè  “le tavole di pietra con le leggi e i comandamenti” (cf. Es 24,12), divenne un santuario: perfino la Lex fundamentalis  da cui dipende l’umana convivenza è connessa con un santuario.
Ben si sa del resto che il santuario identifica non solo le religioni ma anche le società e i popoli, e anzi esprime al meglio (anche attraverso i manufatti) la loro creatività, e quindi le diverse civiltà: così, mentre in Oriente, la moschea riassume il mondo dell’Islam; in Occidente, la chiesa rappresenta il mondo romano-cattolico, e la pagoda, in Asia, quello buddista.

Volendo quindi - perché il tempo è venuto - penetrare a fondo il mistero del santuario,  non sarà esagerato chiamare a raccolta tutti i saperi ad esso pertinenti: in primis, la teologia, ossia la scienza che studia la Rivelazione (attraverso le sue molteplici discipline: biblica, dogmatica, liturgica, spirituale e altre); poi, la storia religiosa, che non può non occuparsi dell’uomo che va in cerca di Dio fin da questo mondo (il pellegrinaggio è un’opzione forte, anche per le religioni monoteiste); le scienze dell’interiorità, che devono scandagliare, sul piano antropologico, il senso dell’andare, del vedere, del toccare (guai a non studiare le reliquie), o del semplice dire: “Signore, eccomi”.  
Essendo poi il santuario quasi sempre innalzato dalle mani dell’uomo, in un luogo significante,  vanno considerate le arti che lo costruiscono e lo decorano, le scienze dello spazio o del territorio che lo riguardano, le norme religiose e civili che lo reggono, e così via. Occorre dunque familiarizzarsi con l’architettura e la decorazione del santuario (che comprende anche gli ex voto), con la geografia e l’ambiente cui afferisce, con la legislazione che lo riguarda in quanto meta di pellegrinaggi (è da studiare, ad esempio, il Codice del turismo religioso), con le sue ricadute sul piano dell’economia locale e internazionale, ecc.

Il Corso di laurea magistrale, dedicato ai santuari (unico al mondo), intende offrire ai corsisti un approccio interdisciplinare e insieme scientifico alle molteplici fenomenologie santuariali. E ciò per rendere un servizio a molti: a chi è semplicemente interessato ad approfondire, in un settore-chiave, le proprie conoscenze; a chi già opera o intende operare dentro i santuari in più mansioni (nella pastoralità religiosa, nell’amministrazione, nella conservazione dei beni artistici, nel turismo); a chi già si dedica o intende dedicarsi a illustrarli e a farli conoscere (si tratta degli operatori turistici e culturali); a chi insegna religione nelle scuole di ogni ordine e grado (occorre far conoscere agli allievi, partendo dal proprio territorio, quel monumento di fede e di cultura che si chiama santuario).

Il Biennio di specializzazione si rivolge: 
  • a persone inviate dai singoli santuari interessati alla propria promozione.

Modalità di accesso   
  • Costituisce titolo di accesso diretto al Biennio Specialistico il diploma triennale in Scienze Religiose conseguito presso gli Istituti Superiori di Scienze Religiose delle Facoltà Teologiche Italiane e il Baccalaureato in Teologia conseguito presso una Facoltà Teologica.
  • Coloro che sono in possesso di altro diploma di laurea triennale o quadriennale e non hanno compiuto studi teologici, possono iscriversi come ordinari, dopo aver frequentato, con profitto, un corso di teologia come integrazione alla Laurea Magistrale, attivato dallo stesso Istituto.
  • Per coloro che non hanno compiuto studi teologici è prevista l’attivazione di un percorso propedeutico alla teologia.
  • In base a quanto prevedono lo Statuto e il Regolamento dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, il corso è possibile frequentarlo come studente ordinario, straordinario, ospite e uditore:
    • si considera studente ordinario, chi intende conseguire la laurea magistrale, ed è in possesso dei titoli per iscriversi al biennio, e in regola con gli esami;
    • si considera studente straordinario, colui che in itinere può raggiungere i requisiti necessari per conseguire la laurea;
    • si considera studente ospite, chi provenendo da altri ISSR, intende frequentare determinati corsi;
    • si considera studente uditore, chi intende approfondire la propria cultura religiosa.
  • La frequenza, per chi intende conseguire la laurea, è obbligatoria.
  • Prevedendo lezioni in loco, il corso sarà a numero chiuso, limite massimo sarà di 50 iscritti.
  • Sono previste borse di studio annuali.
  • Le lezioni e i seminari possono essere impartiti anche in inglese, oltre che in italiano.
  • Coloro che, in regola con i requisiti di iscrizione e di frequenza, abbiano superato le varie prove prescritte (esami ed elaborato scritto) conseguiranno la laurea magistrale in Scienze religiose rilasciata dalla Pontificia Facoltà Teologica “Marianum” di Roma.

Organizzazione Biennio
Il Biennio, si svolgerà dal martedì pomeriggio al giovedì mattina, da ottobre a maggio.
Esso è articolato in sei ambiti di interesse, che verranno svolti con le seguenti modalità:
- corsi frontali e seminari affidati a specialisti italiani e stranieri;
- corsi modulari, alcune lezioni tenute in santuari o chiese di particolare interesse architettonico ed artistico, e che vanno a completare i corsi frontali;
- seminari su testi e documenti particolarmente significativi, che descrivono le origini dei santuari, come ad esempio il Codex Calixtinus di Santiago de Compostela o il Processus di Monte Berico).

Crediti
I corsi, in corrispondenza a quanto richiesto dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, hanno un valore di 60 crediti (ECTS) per anno, per un totale complessivo di 120 crediti (ECTS)

A completamento di questi corsi, sono previsti:
  • approfondimenti, con visite guidate a singoli santuari dell’Italia (Monte Berico, Pompei, S. Antonio di Padova, Loreto, Sacri Monti, ecc.), e del mondo (da Santiago, a Gerusalemme, a Lourdes, ecc.).

Finalità   
Il corso di Laurea Magisteriale si propone:
  • di formare nuove figure professionali nei diversi settori del mondo storico-artistico-culturale e del turismo religioso e non;
  • di contribuire alla progettazione di itinerari santuariali di livello regionale.

Primo Anno

  1. Il santuario nella storia delle Religioni (9 Ects)
    1. I santuari dell’antichità. Tradizioni cultuali, culturali, giuridiche e artistiche (4 Ects)
    2. I santuari cristiani (5 Ects)

  1. Il pellegrinaggio in ambito monoteista: tra “istituzione” e opzione di fede (12 Ects)
    1. Il pellegrinaggio e il santuario nella tradizione biblica (3 Ects)
    2. Il pellegrinaggio nel Cristianesimo (dal rifiuto dottrinale alla pratica individuale e di massa fino alla fine del Medioevo) (4 Ects)
    3. Il santuario e il pellegrinaggio nell’Islam (tra precetto e devozione) (3 Ects)
    4. L’identità spirituale del pellegrino (2 Ects)

  1. Liturgia, culto e pietà popolare (7 Ects)
    1. Antropologia del rito (3 Ects)
    2. Il culto dei santi, reliquie e miracoli (4 Ects)

  1. Mariologia (6 Ects)
    1. Le apparizioni (3 Ects)
    2. L’immagine cultuale di Maria (3 Ects)

  1. Arte e cultura (14 Ects)
    1.   L’edilizia sacra e la decorazione figurativa-simbolica agli albori del cristianesimo (3 Ects)
    2. L’architettura dei santuari: dallo stile mendicante alle grandi cattedrali (4 Ects)
    3. Iconologia e iconografia del mondo santuariale (4 Ects)
    4. Gli Ex-voto (3 Ects)

  1. Legislazione e gestione dei santuari (3 Ects)
    1. Santuario e beni culturali (3 Ects)

  1. Seminari (6 Ects)
    1. Estentica simbolica ed esperienza del sacro (3 Ects)
    2. L’architettura sacra tra cultura e società (3 Ects)

Secondo Anno

  1. Il santuario oggi (13 Ects)
    1.  Il santuario laboratorio di ecumenismo (3 Ects)
    2.  Il santuario crocevia del dialogo interreligioso (3 Ects)
    3.  Il santuario e il suo territorio (4 Ects)
    4.  Il santuario luogo di guarigione (2 Ects)

  1. Il pellegrinaggio come via dell’unità (8 Ects)
    1.   Le grandi vie dei pellegrinaggi medievali una riscoperta che apre a nuovi percorsi (3 Ects)
    2.   L’etica del pellegrinaggio (2 Ects)
    3.   Il turismo religioso e le forme culturali (3 Ects)

  1. Liturgia, culto e pietà popolare (6 Ects)
    1.   Religiosità popolare e devozione mariana (3 Ects)
    2.   Il fenomeno religioso: norme, soggettività, conflittualità e devianza (3 Ects)

  1. Mariologia (3 Ects)
    1.   La figura di Maria nell’Oriente cristiano (3 Ects)
    2. Immagine teologica di Maria (3 Ects)

  1. Arte e cultura (3 Ects)
    1. Il linguaggio musicale (3 Ects)
    2. Il santuario patrimonio da valorizzare (4 Ects)

  1. Legislazione e gestione dei santuari (3 Ects)
    1. I codici del turismo religioso in Occidente e le normative di accesso ai santuari ebraici e musulmani (3 Ects)

  1. Didattica museale e tirocinio (13 Ects)
    1. Il santuario, laboratorio di progettualità e di culture (4 Ects)
    2. Il Linguaggio visivo dell’arte (3 Ects)
    3. Metodologia  della comunicazione didattica (3 Ects)
    4. Dire, Raccontare, Trasmettere: il linguaggio della Comunicazione tra senso comune e strumento di lavoro (3 Ects)

8.   Seminari (7 Ects)
8.1   Luoghi e territori: visite guidate a santuari italiani e stranieri (3 Ects)
A completamento di questi corsi, sono previsti:

  • approfondimenti, con visite guidate a singoli santuari dell’Italia (Monte Berico, Pompei, S. Antonio di Padova, Loreto, Sacri Monti, ecc.), e del mondo (da Santiago, a Gerusalemme, a Lourdes, ecc.);
  • progettazione di itinerari santuariali di livello regionale;
  • tirocinio nei vari musei;
seminari su testi e documenti particolarmente significativi, specie i documenti delle origini di grandi santuari (ad esempio il Codex Callistinus) e meno grandi santuari (ad esempio, lo stessoProcesso di Monte Berico).
fonte: http://www.issrmonteberico.it/

Concerti d'Estate / The Blossomed Voice vocal ensemble Chiesa di S. Quirico di Domodossola, giovedì 31 agosto, ore 21.00

La Cappella Musicale del S. Monte Calvario e i PP. Rosminiani, nell’ambito della stagione concertistica 2017,  propongono i



“CONCERTI D’ESTATE”
The Blossomed Voice vocal ensemble
Chiesa di S. Quirico di Domodossola, giovedì 31 agosto, ore 21.00
Federica Napoletani, soprano, Alice Rodari, mezzosoprano
Monica Delfina Morellini, Contralto
Claudio Poggi e Giovanni Fiandino, tenori
Massimo Savia, basso

In programma musiche di Salomone Rossi (1570-1630), William Byrd (1539-1623),
Orlando Di Lasso (1532-1594), Cristóbal De Morales (1500-1553),  Juan De Anchieta (1462-1523),
Urmas Sisask (1960), Ola Gjeilo (1978), Eric Whitacre (1970) e Pietro Ferrario (1967)

Un progetto, un percorso storico e musicale, una vera e propria ode alla Musica, compagna di vita, “coprotagonista” della storia dell’umanità, fedele e al contempo libera interprete del pensiero dell’uomo che, incapace di tradurli o esprimerli altrimenti, le affida da tempo immemore emozioni, ricordi, idee, preghiere, gesti o parole. Un omaggio all’emozione musicale e a grandi autori dal peculiare dono compositivo, proposto attraverso una miscellanea di generi e periodi storici, partendo dall’ambiente cortigiano rinascimentale sino alla musica contemporanea neoclassica. Già oggetto di ampi studi e riflessioni da parte di numerosi dotti e filosofi antichi, la musica venne studiata attentamente e profondamente ammirata da artisti, eruditi, architetti ed intellettuali umanisti e rinascimentali, che, affascinati in particolar modo dalla sua struttura regolata da norme e dettami matematici, la annoverarono tra le cosiddette artes liberales, ossia quelle arti nobili praticate dagli uomini colti e liberi, per il semplice diletto personale; un tipo di arte, dunque, intoccabile, di indiscussa ed indiscutibile perfezione. È a questo particolare periodo che appartengono alcune delle più belle pagine musicali mai scritte, così perfette nella forma quanto nel loro effetto catartico e di benessere per l’anima; ed oggi, dopo secoli di storia, in un mondo tanto diverso in cui non ci limitiamo più a classificare quale sia l’arte più elevata (moralmente e/o tecnicamente), un nuovo genere musicale trae ispirazione dall’insegnamento degli antichi, riportandone l’intensità armonica ed emotiva attraverso un nuovo stile compositivo, forse più “godibile” e orecchiabile della musica contemporanea alla quale si è abituati a pensare. Da diversi anni, infatti, il panorama corale mondiale ha conosciuto il rapido affermarsi di alcuni giovani compositori dall’indiscusso e riconosciuto talento, autori di un “nuovo” genere di musica che si ispira prevalentemente alla polifonia classica e antica, dalla struttura più o meno semplice, ma dalle armonie suggestive ed emotivamente coinvolgenti, particolarmente legate, inoltre, alla poesia di testi, per i quali viene spesso adottata la lingua latina. Siccome, quindi, le emozioni musicali possono essere (oltre che soggettive) particolarmente legate al periodo storico in cui nasce un certo tipo di musica, ebbene si vuole offrire, oggi, al vostro ascolto, un assaggio di quelle che, a parer nostro, si possono annoverare fra le pagine più significative e ricche della storia della musica. Opere squisitamente umane, squisitamente nostre; suoni, parole, voci, brani accumunati dal piacere del bello in quanto perfezione stilistica, del bello in quanto insieme di sensazioni che danno vita ad intense emozioni. Slegata da ogni concretezza, la musica possiede uno straordinario fascino impalpabile, astratta e inafferrabile come l’anima, e scaturita direttamente da essa. A poco o nulla servono i tentavi di descriverla con le semplici parole, poiché il miglior modo di coglierne l’essenza e la bellezza è lasciare che si esprima.

L’Ensemble nasce nel gennaio del 2008. I suoi componenti, avvalendosi di diverse esperienze e competenze musicali, contribuiscono ad approfondire l’interesse rivolto ad un contesto storico – geografico – musicale variegato, consentendo l’allestimento di un repertorio polifonico, profano e sacro, in cui si trovano composizioni originali, rivisitazioni, armonizzazioni, arrangiamenti, che vanno dall’evoluta arte compositiva rinascimentale, toccando anche i periodi successivi delle espressioni del canto popolare e folkloristico, arrivando alla musica leggera e contemporanea neoclassica. Tra i principali appuntamenti si annoverano le partecipazioni al 49° CONCORSO INTERNAZIONALE DI CANTO CORALE “SEGHIZZI” a Gorizia rientrando nella FASCIA ORO delle valutazioni e dal quale ne conseguono i seguenti risultati: 1° PREMIO nella CATEGORIA Rinascimento – Barocco; PREMIO FENIARCO al complesso italiano che ha ottenuto il maggior punteggio assoluto; PREMIO SPECIALE GRUPPI CAMERISTICI al gruppo cameristico meglio classificato; PREMIO SPECIALE OFFERTO DAL COMUNE DI FERRARA per la migliore esecuzione di un brano polifonico di un compositore della Corte Estense; DIPLOMA DI FINALISTA AL XXII Grand Prix Seghizzi 2010 – 3° Trofeo delle Nazioni, all’8° Festival Internazionale “Seghizzinregione” presso il Teatro Pasolini di Cerviniano (UD), alla Rassegna Internazionale “Incontro con la Polifonia” presso il Teatro Rex di Giarre (CT), al concerto di Natale presso la Galleria Sub Alpina di Torino nel contesto della Rassegna Corale Internazionale Natalizia “Torino coi fiocchi” aspettando il Festival Europa Cantat 2012, alla trasmissione radiofonica di RAI Radio 3 “Piazza Verdi”, condotta dalla giornalista e critica musicale Gaia Varon, all’“AlpenChor Festival Oberwallis 2012″ di Briga, all’8° CONCORSO NAZIONALE DI CANTO CORALE “CITTA’ DI BIELLA” (BI) vincendo il 2° PREMIO nella sezione Ensemble solistici e Gruppi Vocali, alla XXII e alla XXV edizione del “Festival Internazionale Massimo Amfiteatrof” di Levanto (SP), al “ControFestival delle Settimane Barocche di Brescia – IX Festival Internazionale di Musica Antica” nella Chiesa barocca di San Giorgio, alla Masterclass tenuta dal M° Stephen Connolly, storico basso del celebre sestetto inglese “The King’s Singers”, alla VII stagione del Festival “Aubes Musicales” di Ginevra (CH), al “Terre di Maremma Classica – Jazz Festival” 2015 a Grosseto, al Milano EXPO 2015 nella Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano, alla XX edizione della Rassegna “I Vespri Musicali” in Santa Maria del Carmine a Brescia.  Nel febbraio del 2012 il gruppo presenta il suo primo CD “Madrigali, Balletti e Villotte, viaggio tra le corti europee del XVI-XVII secolo”, dedicato alla musica rinascimentale profana (“È una compagine vocale che ha un livello di perfezione interpretativa in grado di affrontare qualsiasi stile [..] Da esperto posso dire che non sfigurerebbe nelle maggiori situazioni concertistiche mondiali”, commento del M° Fabio Vacchi). Nel settembre 2015 l’ensemble presenta il suo secondo CD intitolato “A Better Day”, dal sapore profano, dal 1500 alla musica leggera e pop degli anni ’60 e ’70 di matrice soprattutto americana, con un doveroso tributo ai 50 anni dalla prima (ed unica) tourneè Beatlesiana in Italia.

L’attività concertistica della Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario è sostenuta dall’Istituto della Carità – PP. Rosminiani, dalla Riserva Naturale Speciale Regionale del S. Monte Calvario, dalle Parrocchie di Villadossola e di Calice, con la Fondazione CRT.

CULTURA Simposi rosminiani: chiuso a Stresa il corso su “Riforma: del pensiero, della società, della Chiesa”


Si è concluso  a Stresa, il diciottesimo corso dei Simposi rosminiani, dedicato quest’anno al tema “Riforma: del pensiero, della società, della Chiesa”. Stamattina sono intervenuti Ludovico Maria Gadaleta, che ha presentato l’edizione critica dell’opera “Della naturale Costituzione della società civile”, Samuele Francesco Tadini che ha illustrato l’edizione critica dell’opera “Annotazioni di Rosmini ai Primi elementi di Costantino Giuseppe” e Umberto Muratore che ha chiuso i lavori con il tema “Rosmini: riforma del pensiero come antologia della carità”. Gadaleta ha parlato, nell’ambito dell’opera presentata, delle idee che Rosmini aveva di riforma politica e del suo inquadramento nella filosofia del diritto, di giustizia sociale, cioè di come il cittadino deve essere garantito dallo Stato e del concetto di diritto naturale. Tadini ha discusso della seconda opera riflettendo sul pensiero del Principe Costantino Giuseppe, della sua profondissima cultura ma anche dei suoi errori teologici; ha inoltre illustrato la figura di Rosmini come postillatore e curatore dell’opera.
Il direttore del Centro internazionale di studi posminiani, padre Muratore, ha dato uno sguardo complessivo della tematica sviluppata nel simposio facendo riferimento al pensiero rosminiano: all’ontologia, all’umiltà e al coraggio del filosofo, al discorso sull’Essere come principio e contenitore massimo di tutte le conoscenze umane. “Il limite delle creature è che non possono giustificare la loro propria esistenza”, d’altra parte “non è possibile dimostrare la necessità della creazione perché è atto libero d’amore”. Il relatore ha anche parlato della “facoltà morale” che consiste nel “fare la carità nella verità”.
sir

Turisti, fame di arte e di sapori



Aumenta il numero di italiani che visitano la città per scoprire luoghi nascosti e immergersi nella vitalità delle piazze. Tante le famiglie con figli che scelgono di fare una gita tra Prato della Valle, la basilica di Sant’Antonio e la Cappella degli Scrovegni. Ancora in pochi, però, si fermano a Padova per più giorni consecutivi: il turismo è “mordi e fuggi”, la gita spesso si chiude nel giro di una giornata. È quanto emerge dall’analisi condotta dalla guida turistica autorizzata Maila Bertoli, che da anni lavora sul territorio patavino.

L’identikit del turista. «Abbiamo notato la presenza di tanti turisti americani, tedeschi e russi» racconta Maila Bertoli, «ma la particolarità di quest’anno sono i visitatori italiani che arrivano a Padova per riscoprire la città sotto diversi punti di vista. Non si fermano solo a un primo giro generale, ma tornano anche due o tre volte per approfondire luoghi o temi di loro interesse. Come guida, cerco sempre di arricchire gli itinerari standard con siti minori e curiosi». Tante le coppie che dopo essere state a Venezia, si fermano a Padova. «Tutti rimangono entusiasti» aggiunge la guida, «chi associa Padova a Venezia rimane piacevolmente stupito. Del resto la nostra città non è solo la Cappella degli Scrovegni, ma molto di più». Cresce il turismo culturale a fianco dei propri figli, tanti genitori scelgono di visitare Padova con bambini e ragazzini a seguito.

I luoghi visitati. Padova presenta numerosi punti di interesse, dai tradizionali a quelli meno noti. Al di là della Cappella degli Scrovegni, dove Giotto ha dipinto uno dei suoi capolavori, in pochi conoscono tutti i musei, i giardini, le chiese, e i vari monumenti nascosti tra le piazze. «I turisti richiedono di più Prato della Valle, la basilica del Santo, l’Università e il Pedrocchi» conferma Maila Bertoli, «la Cappella degli Scrovegni in genere la lascio per ultima, al termine del percorso. È una realtà che devi vivere dopo aver conosciuto bene chi hai di fianco: arrivare davanti agli affreschi di Giotto è un’apoteosi vissuta assieme ai turisti. La Cappella degli Scrovegni è molto richiesta dalle aziende come visita-premio per i dipendenti o dai gruppi che organizzano congressi e meeting in città». Uno dei punti forti rimane il Santo. «Da un lato la basilica di Sant’Antonio attrae il turismo religioso, con un bacino d’utenza da tutto il mondo» sottolinea la guida, «tanti indiani mi raccontano la loro storia di vita davanti al luogo di preghiera. Dall’altro lato attrae il turismo culturale: la basilica e l’adiacente oratorio traboccano di arte». Anche il teatro anatomico ritaglia la sua fetta di interesse, soprattutto da parte dei turisti americani. 

La vita e la gastronomia. Quello che stupisce di più gli stranieri è la vita all’interno delle piazze. Tra nozioni di storia e opere d’arte, c’è chi non rinuncia allo spritz all’ombra del Salone. «Quando propongo ai turisti di mangiare “folpi” o tramezzini caldi di pomeriggio, più di qualcuno storce il naso» racconta Bortoli, «ma dopo il primo assaggio si lasciando andare con grande piacere alle tradizioni enogastronomiche padovane. L’impressione è che questa città lasci sempre un buon ricordo di sè in chi la visita».

Mattino Padova

Il boom del turismo religioso


A caccia del sacro vicino casa. Sono i 2 milioni e 300 mila italiani che alle mete internazionali e consolidate del turismo religioso (Lourdes, Fatima, Medjugorje, Santiago de Compostela, Czestochowa) preferiscono i luoghi della devozione popolare d'Italia. Magari più piccoli, meno conosciuti, meno frequentati. Si incamminano per decine di chilometri lungo mulattiere medievali, visitano santuari mariani e fonti di acque considerate miracolose, compiono percorsi notturni di preghiera in sentieri sterrati a imitazione di santi e beati. Fede nascosta in provincia La ricerca del sacro della porta accanto crea il boom del pellegrinaggio "glocal". 

«L'offerta religiosa nazionale può contare su oltre 1.500 santuari, 30 mila chiese, 700 musei diocesani, migliaia di monasteri e conventi», documenta l'Isnart, l'istituto di ricerche turistiche. È la fede nascosta dei pellegrinaggi "minori". Accanto ai più celebri luoghi dello spirito (Loreto, San Giovanni Rotondo, il Santo di Padova, Caravaggio), il sacro cammino include località poco note ma collegate dalla fama secolare di santità. È il fiume carsico della religiosità popolare, sopravvissuta alle tempeste del postconcilio, che non conosce crisi e accomuna un popolo variegato, non facilmente classificabile e soltanto in parte sovrapponibile a quello dei regolari frequentatori delle parrocchie. Un tam tam che unisce, per esempio, il monastero di Sant'Antonio in Polesine o il convento riminese di Santa Croce alle tappe della via Francigena nei mille chilometri dal Gran San Bernardo a Roma. 

«Ai grandi numeri dei classici pellegrinaggi all'estero preferisco, la scoperta di piccoli tesori di spiritualità dove il raccoglimento mi è più semplice e l'incontro con il sacro a portata di mano», spiega Marina Bertolucci, 62 anni, appena rientrata dalla Madonna dello Splendore, il santuario di Giulianova, in provincia di Teramo, dove secondo la tradizione nel 1557 sgorgò una fonte di acqua miracolosa tuttora venerata sotto l'altare maggiore. I coniugi umbri Ubaldo Dolciotti e Silvana Sacchi si incamminano ogni estate in un frammento diverso della Via Lauretana e rendono omaggio ai modelli di santità che sentono più congeniali. 

«Macerata, Tolentino, Camerino, Spello, Colfiorito, Assisi: ogni tappa è una sorpresa - raccontano. Abbiamo iniziato quattro anni fa e per una settimana d'estate percorriamo le orme di San Francesco. Un immenso patrimonio di fede, arte e cultura che non figura nei cataloghi dei tour operator ma riempie il cuore di bellezza e serenità». Come i pellegrini del '500 Bellezza dei paesaggi e dei luoghi, pietre che trasudano storia e spiritualità. Una fede semplice che non dimentica il contatto con un sacro fatto di luoghi da visitare mettendosi in cammino. Lo scrittore Sandro Mancinelli ha raccolto in una guida "Acque miracolose d'Italia" (edizioni Segno) un centinaio di «luoghi toccati dal cielo in cui nei secoli, dalla val d'Aosta alla Sicilia, fonti d'acqua prodigiosa hanno curato ferire del corpo e dello spirito», come la Madonnina di Colere, vicino Bergamo, Nostra Signora del Bosco, nella diocesi di Chiavari, la Visitazione di Casanova Lerrone, in provincia di Savona, il santuario della Foce a Sarno, il Santissimo Rosario di Tagliavia a Monreale. 


La metà dei pellegrini che imbocca le strade minori del pellegrinaggio ha tra i 30 e i 50 anni e viaggia in compagnia del partner o con la famiglia. Gli altri si muovono da soli o con un gruppo di amici. Ha scelto la comitiva una trentina di residenti nei comuni dell'Umbria e delle Marche che la Stampa ha incontrato mentre pianificano la loro staffetta dal Piemonte al Lazio sulle orme degli antichi pellegrini della Via Francigena. «Ogni tratto è una pagina di fede e tradizione - sottolinea Elisabetta Nagliati, impiegata 35enne -. Mi sono indirizzata tra il colle del Monginevro e la riva destra della Dora Baltea per dedicarmi soprattutto al santuario romanico della sacra di San Michele e alla Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso, dove nel Medio Evo trovava ricovero chi per fede si metteva in cammino verso la città eterna». Carla Buratti e Giulia Marzoni, invece, trascorreranno le loro "vacanze spirituali" tra la basilica di Santa Caterina su lago di Bolsena e la Rocca dei Papi di Montefiascone. 

«Nei santuari più affollati non è sempre facile raccogliersi in preghiera e meditare- raccontano -. Noi siamo uscite dalle rotte consuete del turismo religioso e abbiamo calibrato il pellegrinaggio sui nostri interessi culturali e sulle nostre esigenze spirituali».Dello stesso gruppo fanno parte Elisa Franzoni e Milena Chiarotti: sulla Cassia, da Vetralla a Veio, faranno tappa in suggestivi luoghi dello spirito come la chiesa del Piano a Capranica, dove è custodita l'immagine ritenuta miracolosa della Madonna col Bambino e il santuario del Sorbo edificato sei secoli fa dai monaci carmelitani sul luogo di un'apparizione mariana. A far appassionare Attilio Frattesi e Laura Fascioli al "camminar pregando" è stato il pellegrinaggio notturno a piedi che si svolge nella capitale ogni sabato da aprile a ottobre. In cammino di notte Un altro appuntamento romano ormai divenuto tradizionale. Partenza a mezzanotte da Porta Capena e arrivo dopo cinque ore al Divino Amore. 

Attraverso l'Appia Antica, l'Ardeatina e le catacombe di San Callisto, il viaggio nel cuore cristiano di Roma approda al santuario a Castel di Leva. In modo analogo tra recita dei Misteri, atto di consacrazione alla Madonna, benedizione con l'acqua lustrale e rinnovo delle promesse battesimali, ogni anno dal 1978, 80mila persone camminano da Macerata a Loreto, l'ultimo sabato dell'anno scolastico. Un fiume ininterrotto di persone cammina tutta la notte, attraversando paesi dove le famiglie del luogo lasciano le loro case aperte e con la luce accesa per permettere di usare il bagno o per trovare un po' di ristoro. 

«È nato come gesto di ringraziamento degli studenti alla Madonna- afferma il vescovo Giancarlo Vecerrica, che ha ideato la marcia -. Si incontrano tanti ragazzi che non frequentano né parrocchie né associazioni o movimenti cattolici. Quest'anno ha partecipato al cammino anche una campionessa di volley russa: "Sono atea ma sono venuta qui per vedere Dio nel volto di chi crede", mi ha confidato. Per intercettare la domanda di senso e di vita, bisogna sentirsi coinvolti». Quindi, aggiunge Vecerrica, «percorrere i sentieri della fede crea senso di appartenenza e aiuta a sconfiggere quella solitudine che contraddice il significato del cristianesimo», così «i pellegrinaggi richiamano sempre più gente anche in luoghi isolati o sconosciuti perché rappresentano un'esperienza di popolo, creano un'unità e permettono a ciascuno di sentirsi coinvolto in un avvenimento, parte di una storia collettiva».

Camminare, raggiungere una meta con un po' di fatica, portare davanti a un'immagine sacra, in un luogo legato a qualche evento miracoloso, le proprie preghiere o le proprie domande, spesso i propri affanni e le proprie preoccupazioni. È un'esperienza che coinvolge tante persone documentando che il senso religioso e il pellegrinaggio non sono affatto scomparsi nella società liquida e secolarizzata. Le linee di Francesco Papa Francesco ha uno sguardo positivo su queste devozioni. Nell'esortazione "Evangelii gaudium", la road map del suo pontificato, scrive: «Nella pietà popolare si può cogliere la modalità in cui la fede ricevuta si è incarnata in una cultura e continua a trasmettersi». 

Si tratta, secondo il Pontefice, di «una vera spiritualità incarnata nella cultura dei semplici. Non è vuota di contenuti, bensì li scopre e li esprime più mediante la via simbolica che con l'uso della ragione strumentale». Ed è «un modo legittimo di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa, e di essere missionari; porta con sé la grazia della missionarietà, dell'uscire da se stessi e dell'essere pellegrini: il camminare insieme verso i santuari e il partecipare ad altre manifestazioni della pietà popolare, portando con sé anche i figli o invitando altre persone, è in se stesso un atto di evangelizzazione. Non coartiamo né pretendiamo di controllare questa forza missionaria!». 

Francesco aggiunge: «Per capire questa realtà c'è bisogno di avvicinarsi ad essa con lo sguardo del Buon Pastore, che non cerca di giudicare, ma di amare... Penso alla fede salda di quelle madri ai piedi del letto del figlio malato che si afferrano ad un rosario anche se non sanno imbastire le frasi del Credo; o a tanta carica di speranza diffusa con una candela che si accende in un'umile dimora per chiedere aiuto a Maria, o in quegli sguardi di amore profondo a Cristo crocifisso». Parole che suonano come linee guida sulla devozione popolare. 

«Chi ama il santo Popolo fedele di Dio, non può vedere queste azioni unicamente come una ricerca naturale della divinità», spiega Jorge Mario Bergoglio, che la settimana scorsa, dopo l'Angelus, ha salutato a San Pietro «il gruppo di pellegrini che hanno percorso a piedi la Via Francigena da Siena a Roma» e ieri «i membri dell'associazione francese Roulons pour l'Espoir, venuti in bicicletta da Besançon». A giudizio del Pontefice,«nella pietà popolare, come frutto del Vangelo inculturato, è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l'opera dello Spirito Santo. Piuttosto, siamo chiamati ad incoraggiarla e a rafforzarla per approfondire il processo di inculturazione che è una realtà mai terminata. Le espressioni della pietà popolare hanno molto da insegnarci». cLiturgia, boom ortodosso a Bari La presenza dei fedeli russi a Bari è la più numerosa del mondo ortodosso. «Il pellegrinaggio dalla Russia unisce Oriente e Occidente cristiano», concordano cattolici e ortodossi. Le reliquie di San Nicola sono state da poco riportate a Bari. 

Ricevuto a San Pietroburgo dal patriarca di Mosca, Kirill, l' arcivescovo di Bari, Francesco Cacucci ha presentato la richiesta del sindaco Antonio Decaro e del governatore della Puglia, Michele Emiliano: «È loro desiderio consegnare le chiavi della città di Bari. Ciò significa consegnare il cuore, gli affetti, ad una persona cara». Al Patriarcato di Mosca è anche destinata la Chiesa russa che sorge a Bari. Il Patriarca Kirill si è detto «riconoscente e colpito per ciò che ha ascoltato». 

Bari è il ponte tra «i 2 polmoni della cristianità»,come diceva Karol Wojtryla. E Kirill prega perché la città diventi sempre più «luogo di mediazione». Nel capoluogo pugliese i pellegrini russi celebrano la liturgia nella cappella con l'iconostasi della cripta, all'intero della Basilica di San Nicola. Ai lettori Assieme all'Italia che funziona c'è anche un'Italia che non va. Segnalate tutto ciò su cui a vostro avviso vale la pena di indagare scrivendo a: inchieste@ lastampa.it (Giacomo Galeazzi, Andrea Tornielli - La Stampa)