Madonna del Soccorso, Maria che scioglie i nodi, Nostra Signora della Neve. E ancora: Regina di tutti i santi, Porta del cielo, Rifugio dei peccatori, Tabernacolo di eterna gloria. Sono decine e decine i titoli attribuiti alla Vergine. E dietro ciascuno c‘è una storia, un cammino, un incontro. Soprattutto ci sono uomini e donne che chiedono conforto nelle difficoltà, che offrono le loro lacrime, che cercano risposte a domande che spesso non ne hanno: perché il dolore dei piccoli, perché la sofferenza, perché la morte? Dubbi che solo l’abbraccio di una madre può rendere un po’ più accettabili, che hanno bisogno del linguaggio dell’affetto per non diventare rabbia e odio, cui non può bastare la sola ragione. Serve invece un cuore materno, dentro il quale cercare la forza di alzare gli occhi al cielo, anche quando tutto intorno spinge in basso, al limite della disperazione.
Non a caso in tutti i suoi messaggi, là dove appare la Madonna offre una “ricetta” per vincere il dolore e avvicinarsi a Dio, Padre in cui tutto è salvezza, misericordia, amore. E gli ingredienti di quel menù, anche se magari presentati con formule differenti, sono pressoché sempre gli stessi: preghiera, sacrificio, penitenza. L’abbiamo scoperto, ancora una volta, la settimana scorsa con il via libera del Dicastero per la Dottrina della fede all’esperienza spirituale legata al culto di Maria Rosa Mistica a Fontanelle di Montichiari. E la stessa cosa, la notizia è di tre giorni fa, vale per Nostra Signora dello Scoglio, devozione nata in Calabria dalla vicenda di fratel Cosimo Fragomeni.
Si dirà che due luci verdi in tempi tanto ravvicinati significano che la Chiesa ha allentato i controlli, che di vicende simili ce ne sono molte, che troppe risposte affermative rischiano di svilire il significato profondo di condizioni da considerare comunque eccezionali. La realtà è differente, e chiama in causa le nuove norme varate il 17 maggio, quindi due mesi fa, per discernere apparizioni e altri fenomeni non spiegabili razionalmente. La principale novità di quel documento riguarda il fatto che, ferma restando la facoltà del Papa di agire diversamente, né il vescovo locale né la Santa Sede si pronunciano sulla natura soprannaturale del fenomeno, limitandosi ad autorizzare e magari promuovere, come nel caso delle Chiese di Brescia e Locri-Gerace, la devozione e il pellegrinaggio verso quei luoghi. Si tratta della famosa espressione “nihil obstat” (niente ostacola), la presenza e la preghiera dei fedeli e quindi un lavoro pastorale positivo con loro.
Quella formula, venne detto alla presentazione del nuovo testo, indica semplicemente, per citare Benedetto XVI, che i fedeli «sono autorizzati a dare in forma prudente la loro adesione» a fenomeni di cui «non è obbligatorio fare uso». Lungi dall’allentare i vincoli cioè, si vuole evitare che l’eccessiva lunghezza dei processi sulla veridicità delle manifestazioni, impediscano di goderne la ricchezza nel tempo presente, nelle situazioni in cui si presentano. Per altro verso non cambiano, e sicuramente non sono più allentati, i principi per giudicare l’autenticità di un’apparizione. “Paletti” riguardanti in particolare il contenuto del messaggio, che mai può essere in contrasto con il Vangelo e l’insegnamento della Chiesa, i frutti delle apparizioni e la personalità dei veggenti o presunti tali. L’umiltà è a questo proposito un requisito importante e non a caso la Madonna si manifesta sempre a persone semplici, senza una particolare preparazione teologica. Agendo in questo modo, la Chiesa vuole mettere in guardia i fedeli da chi reclama una propria vicinanza al Divino per fini di lucro, potere e fama, quando non per esercitare ruoli di dominio o compiere abusi.
Se la devozione popolare è un valore importante, infatti, va preservata nella sua ricchezza di cultura radicata nel passato, di tradizione conservata nel tempo, di strumento per dire Dio anche tra chi fatica a capire il linguaggio dei sapienti e vive la fede come un dialogo tra cuori, come occasione per riscoprire nell’incontro con il Signore anche il volto più vero dell’uomo. E Maria, la Vergine venerata con mille titoli e denominazioni differenti, assolve proprio il compito di facilitare questa marcia di avvicinamento della creatura al Creatore. Non parla per sé stessa, dunque, ma è guida verso il Figlio. Come una madre terrena e più di una mamma per quanto meravigliosa possa essere, il suo compito è portarci a Gesù, la sua vocazione è quella di farci immergere nell’Amore. L’unico oceano in cui non si annega. «Dio Padre – ha scritto san Luigi Maria Grignion de Montfort – ha radunato una massa di acque che ha chiamato mare; ha riunito un insieme di tutte le grazie che ha chiamato Maria».
avvenire.it