Antonio Rosmini nasce il 24 marzo 1797 a Rovereto (oggi provincia di Trento), secondogenito di una famiglia di alta condizione: il padre, Pier Modesto, era patrizio tirolese; la madre, Giovanna, proveniva dalla famiglia dei Conti Formenti di Riva.
Dal 1804 al 1814 compì i primi studi. Nel Diario personale già in quest’epoca compaiono le prime annotazioni attestanti la chiamata a seguire il Signore più da vicino. Dopo due anni di studi privati di filosofia, matematica e fisica (1814-1816), sostenne gli esami finali nell’Imperial Regio Ginnasio di Rovereto, al tempo città asburgica, ottenendo in tutte le materie la qualifica di “eminenza” e un giudizio che lo dice “dotato di acutissimo ingegno”.
Compì gli studi giuridici e teologici presso l’Università di Padova e ricevette a Chioggia, il 21 aprile 1821, l’ordinazione sacerdotale; gli fu assegnato l’incarico di vicario parrocchiale a Lizzana. Dal 1826 si trasferì a Milano dove strinse un profondo rapporto d’amicizia con Alessandro Manzoni che di lui ebbe a dire: “è una delle sei o sette intelligenze che più onorano l’umanità”.
Il 20 febbraio 1828, presso il santuario del Monte Calvario, a Domodossola, fondò l'” Istituto della Carità” (l’approvazione pontificia arrivò nel 1839). Formato da sacerdoti e laici con voti semplici e perpetui ma anche da religiosi e vescovi “ascritti“, l’organismo nacque con finalità ben precise: l’esercizio della carità universale, unione di quelle forme che Rosmini ordina in “carità spirituale”, “carità intellettuale” e “carità temporale”. Un ordine tuttavia suscettibile di cambiamenti a seconda delle esigenze espresse dal prossimo.
Papa Pio VIII (Francesco Saverio Castiglioni, 1829-1830) disse a Rosmini, in udienza il 15 maggio 1829 : « È volontà di Dio che voi vi occupiate nello scrivere libri: tale è la vostra vocazione. Ella maneggia assai bene la logica, e la Chiesa al presente ha gran bisogno di scrittori: dico, di scrittori solidi, di cui abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugli uomini, non rimane oggidì altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di questa condurli alla religione. Tenetevi certo, che voi potrete recare un vantaggio assai maggiore al prossimo occupandovi nello scrivere, che non esercitando qualunque altra opera del Sacro Ministero. »
Nel 1832, vennero fondate le “Suore della Provvidenza“, il cui carisma non si differenzia dal ramo maschile ed è caratterizzato dalla fiducia totale nei disegni della Divina Provvidenza; la prima superiora fu Madre Giovanna Camilla Antonietti di Baceno.
Questi istituti, pensati e voluti come ambienti propizi alla formazione umana, cristiana e religiosa di quanti ne avessero condiviso lo spirito, adattandosi alle contingenze storiche, civili e culturali del suo tempo. Il Servo di Dio Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978), in occasione dell’udienza del 12 gennaio 1972, lo definì “profeta” che in anticipo di un secolo sente e individua problemi dell’umanità e pastorali, sviluppati in futuro nel Concilio Vaticano II.
Nel 1832 completò la stesura della sua opera più nota: “Delle cinque piaghe della santa Chiesa” considerata precorritrice dei temi conciliari. Una di queste faceva molto soffrire Antonio Rosmini: la separazione tra fedeli e clero durante le funzioni liturgiche, per l’impossibilità dei primi di seguire le preghiere formulate in latino, avanzando la proposta di seguire le lingue proprie di ogni popolo. Per la novità di alcune sue idee sulla riforma della Chiesa, l’opera fu messa all’indice nel 1849 con tutte le polemiche che ne seguirono.
Solamente con san Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) avviene la completa riabilitazione della sua figura: nella lettera enciclica, “Fides et ratio“, annovera Rosmini “tra i pensatori più recenti nei quali si realizza un fecondo incontro tra sapere filosofico e Parola di Dio”, concedendo l’introduzione della causa di beatificazione.
Precedentemente anche il Beato Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, 1958-1963), negli anni prossimi alla sua morte, fece il ritiro spirituale sulle rosminiane Massime di perfezione cristiana, ideate per definire il fondamento spirituale sul quale tutti i cristiani potessero garantirsi un cammino sulla perfezione, assumendole come propria regola di condotta.
Papa Giovanni Paolo I si laureò in sacra teologia all’Università Gregoriana di Roma con una tesi su “L’origine dell’anima umana secondo Antonio Rosmini“.
Il Rosmini fu un profondo pensatore e autore di numerose opere che investivano tutti i campi del sapere, filosofico, teologico, ascetico, pedagogico, giuridico e politico ma, ad un certo momento, trova grave opposizione da parte di un ristretto gruppo di avversari, i quali semplicemente “accusano” le sue dottrine, filosofiche e teologiche, come devianti dall’ortodossia. Insorgono fervidissimi difensori e, a por fine alla polemica, interviene Gregorio XVI (Bartolomeo Cappellari, 1831-1846) con un decreto di “silenzio” ad ambedue le parti, che solo Rosmini diligentemente rispettò.
Antonio Rosmini si ritira a Stresa, dove aveva il noviziato del suo Istituto; continua lo studio e la sua opera di scrittore. Intanto, a Roma, dal 1851 si inizia presso la Congregazione dell’Indice l’esame di tutte le sue opere: esame che si conclude col decreto di “dimissione“, cioè di “assoluzione” delle accuse che si facevano alle sue dottrine. Quando giunse il decreto “Dimittantur“, del 1854, ne ringraziò il Signore, ma staccato ormai dalle cose terrene. L’aggravarsi del mal di fegato, di cui aveva sofferto tutta la vita, lo portò man mano al passo estremo.
Muore il 1° luglio 1855; è sepolto all’interno del Santuario del SS. Crocifisso di Stresa. Sul letto di morte, aveva lasciato all’amico Alessandro Manzoni, il testamento spirituale: “Adorare, Tacere, Godere”. È sepolto all’interno del Santuario del SS. Crocifisso di Stresa.
Padre Antonio Rosmini è stato beatificato il 18 novembre 2007, nel Palazzetto dello Sport di Novara, nel corso della celebrazione presieduta dal Card. Josè Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a ciò delegato da Papa Benedetto XVI.
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