Della natura costituzionale della società civile

Pubblicata l’edizione nazionale e critica del volume del beato Rosmini a cura di Ludovico Maria Gadaleta. Un'opera di disarmante attualità
I partiti politici sono gli artefici del più grande diaframma dall’Unità d’Italia ad oggi. Disgusto e riluttanza è la percezione più diffusa in questo tempo nell’italico paese, nei confronti della classe politica «il verme che corrode la società», ammonisce il filosofo Antonio Rosmini (1797-1855). La scissione tra gente e rappresentanti della politica ha raggiunto oramai livelli inimmaginabili. Da decenni la partitocrazia dei professionisti, vive della politica e non per la politica per parafrasare Max Weber (1864-1920) - impegnata nelle infinite diatribe interne - sorda al cambiamento e rinnovamento dei cittadini si è rifiutata di capire le esigenze della società civile.  

Ora, una importante bussola, capace di ricondurre gli uomini nell’alveo di una politica che si occupi delle persone, è offerta dalla recente pubblicazione per l’edizione nazionale e critica dell’opera del beato Rosmini a cura di Ludovico Maria Gadaleta intitolata Della natura costituzionale della società civile  (Città Nuova, vol. 34, pp. 459, euro 58,00). Opera giovanile di Rosmini è uscita postuma nel 1877, di disarmante attualità, fu composta «nel 1827 in Milano, cercando che la verità e quell’assestamento della società civile che riuscisse più conforme alla giustizia e adducesse la prosperità civile» (p. 74). L’opera, rientrante in un disegno di opera di filosofia politica, consta oltre all’introduzione del curatore Gadaleta (neo bibliotecario della prestigiosa biblioteca del Centro internazionale di studi rosminiani, succede a Cirillo Bergamaschi ndr), dell’introduzione del Roveretano, e di quattro libri (solo i primi due furono completati): il Tribunale politico; il Potere legislativo; la Magistratura e la Magna Charta più le Appendici.  

L’opera Della natura costituzionale della società civile è scandita nell’analisi dei tribunali e del potere legislativo volti a tutelare le persone dalle prepotenze dei governanti di turno (purtroppo oggi gli italiani sul piano della burocrazia, tassazione e malcostume politico ne sanno qualcosa). Il problema per Rosmini adùnque è cercare qual sia la costituzione naturale della società civile e così eliminare dalla «società» ogni forma di dispotismo a contrasto del vetusto vizio dei partiti imparentati con Proteo. «Il fine della società non è altro che quello di regolare la modalità di tutti i diritti dei cittadini, acciocché si collidano fra loro il meno possibile, siano tutelati, e sviluppati. […] Di che risulta che la società naturale, che noi andiam ricercando debba avere due qualità, essere giusta, ed essere regolare», «queste due qualità della società naturale rientrano in una sola, cioè si riducono alla giustizia, perocché ogni moltitudine unita in società civile, o che si vuole unire, ha il diritto di pretendere di essere costituita in modo regolare, perocché questo è il migliore, ed ella ha il diritto di avere la migliore forma possibile di governo. Questo diritto del popolo è inalienabile, e non offende menomamente i diritti delle persone governanti» (p. 75-76). 

Ed allora l’urgenza contemporanea sentita dai cittadini grazie «alla rapida diffusione dei lumi in tutte le classi della società» (p. 312) quando si deduce che «le disposizioni ingiuste del governo impediscono che la società civile ottenga il suo fine, contengono una violazione dei diritti dei cittadini a danno o dei particolari, o delle minorità, o della parte debole o di tutto il corpo sociale» (p. 90-91). Ed ecco la novità del Nostro «per lui indispensabile in una società, premessa per il corretto e giusto funzionamento del governo civile», nota Luciano Malusa. Il concepimento dell’organo giuridico - politico adatto a tale scopo – tra l’altro di forte necessità odierna -: il tribunale politico, il custode della Costituzione, perché gli errori del Governo non rimangano nel dimenticatoio a discapito dei cittadini come spesso siamo abituati. Quis custodiet ipsos custodes? Chi sorveglierà i sorveglianti? (Giovenale). «Se la politica prescinde da una filosofia della politica cioè da una fondazione e teorizzazione compiuta e coerente, presto o tardi si riduce a neobarbarie, a pascolo incontrollabile di interessi e passioni, di particolarismi, che come tali, necessariamente disgregano micro e macrosocietà», spiega Pier Paolo Ottonello. 

lastampa.it

Quaresima è il momento di fermarci. Via Crucis al Calvario



Via Crucis delle domeniche di Quaresima 2017
5 marzo
12 marzo
19 marzo
26 marzo
2 aprile
9 aprile
Inizio alle ore 15.00: a seguire la S. Messa.

E’ possibile per gruppi animare la Via Crucis anche trascorrendo la giornata al Calvario, con possibilità di ospitalità sia per il vitto che per l’alloggio se si volesse fare un week-end.

Recapiti /contatti
tel. 0324/242010
cell. 340/3544798

fax. 0324/340342 
Il Complesso monumentale
del Sacro Monte con le sue Cappelle

 Al “Calvario” si può salire
 percorrendo a piedi
un’antica strada acciottolata,
all'ombra di faggi e castagni.
È l’antica “Via Crucis”
che accompagna il pellegrino
lungo il mistero
della Passione di Cristo
"La Quaresima è un tempo liturgico, la nostra vita è composta di tempi, di momenti, di periodi e la Chiesa con i suoi tempi liturgici che scandiscono la vita ci aiuta a vivere la Rivelazione portata da Cristo". Una riflessione sulla Quaresima, a pochi minuti dalla fine della "Statio" all' Aventino con il Papa, arriva dal prof. don Angelo Lameri, docente alla Pontificia Università Lateranense, intervistato da Fabrizio Mastrofini nell'ambito della trasmissione settimanale "Roma: la Chiesa nella Città", in collaborazione con l'Ufficio per le Comunicazioni Sociali del Vicariato di Roma. Il dialogo con il prof. Lameri è occasione per parlare anche delle "Stationes" quaresimali nelle Basiliche e Chiese di Roma. 
Quaresima - spiega don Lameri - è il momento di fermarci. "Forse non sempre troviamo la possibilità di farlo e tuttavia la Quaresima ci invita a farlo perchè è occasione di meditare. Due termini scandiscono i 40 giorni - che ricordano la marcia di Israele nel deserto per 40 anni; e i 40 giorni di Gesù - e sono: esercizio, combattimento. la Quaresima è un esercizio spirituale, per tenere allenato il nostro animo. A Roma come ovunque ci imbattiamo in persone che corrono, fanno jogging, per tenere allenato il fisico. La Quaresima è esercizio per lo spirito. allo stesso tempo è combattimento: un termine mutuato dal mondo militare, indicando l'impegno e la fatica che dobbiamo porre per vicnere le tentazioni dell'egoismo e della chiusura in noi stessi".
La Statio all'Aventino - prosegue il prof. Lameri - ha aperto la Quaresima è sottolinea la "dimensione pubblica della penitenza, penitenza di tutta la Chiesa. La tradizione antica vedeva la processione salire verso Santa Sabina, avanzando dunque in un percorso in salita, faticoso, progressivo".
E veniamo alla tipica tradizione romana delle "Stationes" quaresimali. In ognuno dei 40 giorni, una Basilica o una Chiesa del centro, dove è più solenne e forte la memoria dei Martiri, diventano luogo di appuntamento penitenziale e liturgico.
"La statio nella tradizione romana - spiega don Lameri - rimanda appunto al linguaggio militare: montare la guardia. la Quaresima invita alla vigilanza: in ogni chiesa, ogni giorno, si riuniva il popolo cristiano di Roma accanto al vescovo. Nelle chiese delle "stationes" leggiamo un itinerario urbano-simbolico. Per Santa Sabina ci concentriamo sulla fatica della salita, dell'ascesa; per S. Giorgio al Velabro mettiamo al centro il combattimento contro il drago, il male; nella Basilica di Santa Croce riflettiamo sul Calvario. le Stationes indicano un cammino che raduna la comunità".
Come possiamo prepararci al tempo di Quaresima? Cosa consiglia don Angelo Lameri? "Gli aspetti qualificanti riguardano la preghiera, la carità, il digiuno. penso che ognuno di noi dovrebbe riscoprire la preghiera e l'ascolto della Parola - il tempo del deserto; la carità come uno stare in silenzio che ci porti a riconoscere Cristo nei nostri fratelli; il digiuno come tappa per riscoprire l'essenziale nella nostra vita quotidiana". Roma, poi, e l'Università lateranense, risultano un "punto di osservazione significativo perchè vi confluiscono tradizioni diverse. Si coglie, nella diversità, il sostrato che accomuna tutti: il Vangelo. D'altra aprte a Roma si scoprono tradizioni e riti diversi nell'alveo del mondo cattolico, respirando la ricchezza e la varietà della Chiesa e come lo stesso messaggio può venire incarnato in culture e contesti differenti". e così, argomenta il prof. Lameri, la Quaresima è una occasione ulteriore.
"Soprattutto a Roma - conclude don Angelo Lameri - possiamo sfruttare l'opportunità di apertura universale che la città offre, mettendoci in ascolto di tradizioni e culture diverse" sia nel mondo cattolico, sia diverse e provenienti da altri continenti. "Mettersi in ascolto vuol dire pensare che il nostro modo di vivere il Vangelo non è l'unico" vista la presenza in città di tante espressioni differenti dell'unico orbe cattolico. "Mettersi in ascolto vuol dire che abbiamo da imparare e possiamo farlo compiendo non solo un pellegrinaggio nelle Stationes ma anche affinando la capacità di accogliere modalità di vita e tradizioni che hanno qualcosa da dirci".
E' tutto per questa puntata. Alla prossima!
Radio Vaticana

Renato Corti per la prima volta in Ossola da Cardinale per la Festa della cella

Era gremita sabato sera la chiesa

Collegiata per Festa della cella, ovvero l'anniversario dell'arrivo del Beato Antonio Rosmini al Sacro Monte Calvario il 20 febbraio 1828. La messa è stata presieduta da Monsignor Renato Corti per la prima volta in Ossola da Cardinale. Con il vescovo Corti a celebrare la messa erano presenti il postulatore della Causa di Beatificazione di Antonio Rosmini padre Claudio Papa, il parroco di Domodossola Vincenzo Barone e una ventina di sacerdoti . In prima fila il sindaco di Domodossola Lucio Pizzi e autorità militari. Monsignor Corti si è soffermato sul richiamo che il Crocifisso ha avuto per il Beato Antonio Rosmini. “La vita di Rosmini – ha detto il Cardinale - è molto segnata da Gesù Crocifisso per la sofferenza e per le ispirazioni raccolte da Gesù che testimoniano fino a dove può arrivare il suo amore per l'uomo. Rosmini che poteva fermarsi a Milano con amici importanti decise di arrivare al Calvario il 20 febbraio del 1828 e di celebrare la messa il giorno successivo nel Santuario del Santissimo Crocifisso”. Monsignor Corti nell'omelia ha fatto anche un cenno alla nomina di cardinale di Rosmini, poi sfumata e ha infine definito Rosmini Santo. “Mi sembra che sia Santo – ha detto - perchè ha sempre cercato la verità e si è sempre ispirato a Gesù nel suo momento più alto di amore che è il Calvario ed è venuto qui, la sua vita non è stata mai facile e l'ha sempre affrontata con grande fede. Andando nell'archivio a Stresa e vedendo i suoi testi ho notato che ai margini dei testi che leggeva scriveva degli appunti che molte volte erano preghiere univa lo studio e la preghiera è un Santo”. Da ascritto rosminiano ha assicurato che metterà una buona parola per la Santificazione di Rosmini”.
ossola24

Tradotto in arabo il libro di Rosmini “Le massime di perfezione”

DoMODOSSOLA –  In occasione del decimo anniversario della beatificazione di Antonio Rosmini arriva la notizia che è pronto per la pubblicazione il suo libro “Le massime di perfezione” in arabo. Il volume è stato tradotto da un padre rosminiano egiziano e a breve dovrebbe essere pubblicato. Il volume, oltre che in inglese, è già stato tradotto e pubblicato sempre grazie al lavoro di rosminiani in malayalam lingua dravidica meridionale parlata in India da don Xaviar Mulamootill e in kiswahili una lingua bantu diffusa in gran parte dell'Africa orientale, da padre Firmati Tarimo. “Le Massime di Perfezione sono state meditate ed apprezzate anche da molte persone illustri – spiega il direttore del Centro Internazionale di Studi di Stresa padre Umberto Muratore - tra cui Manzoni, Newman, don Orione, Clemente Rebora, Papa Giovanni XXIII, il teologo svizzero Von Balthasar.
Furono scritte da Rosmini per definire il fondamento spirituale sul quale tutti i cristiani potessero avere un cammino nella perfezione. Il messaggio essenziale delle sei massime può essere così sintetizzato: il desiderio vero di felicità diventa desiderio di santità, di unione con Dio attraverso Cristo. Le massime possono fare del bene anche a chi le legge e le medita ai nostri giorni. Sarà sicuramente- prosegue padre Muratore - uno strumento per agevolare l'adesione delle anime all'essenza del cristianesimo 
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