Visita a sorpresa di Vittorio Sgarbi al Centro internazionale di studi rosminiani a Stresa

Visita a sorpresa del critico d’arte Vittorio Sgarbi ieri sera al Centro internazionale di studi rosminiani a Stresa. Sgarbi, a Stresa per vedere Villa Pallavicino, con una telefonata al sindaco Giuseppe Bottini ha chiesto di poter entrare al Centro studi. Ad accoglierlo, oltre al primo cittadino, il direttore padre Umberto Muratore. «Rosminiano anch’io, provvidenza permettendo» ha scritto Sgarbi sul registro degli ospiti conservato nella camera di Rosmini, dove il filosofo (beato dal 2007) è morto il 1° luglio 1855. Il critico d’arte ha visitato anche il collegio e la tomba di Antonio Rosmini. 
lastampa.it

Domo: i Solisti della Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario in concerto, domenica 12 marzo, alle 18


La Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario e l’Istituto della Carità, nell’ambito della stagione concertistica 2017, propongono il concerto che si terrà domenica 12 marzo, alle 18, nell’Oratorio domestico dell’Addolorata (ingresso dal Santuario del SS. Crocifisso) al Sacro Monte Calvario di Domodossola e che vedrà impegnati, i Solisti della Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario nell’esecuzione del Concerto in La min. per violino e archi BWV 1041 di J. S. Bach, del Concerto in Sol magg. per viola e archi di A. Rosetti, del Concerto in Sol magg. per flauto e archi di G.B. Pergolesi e del Concerto Nr. 1 in Do per violoncello e archi, Hob.VIIb:1 di F.J. Haydn.

Il concerto è reso possibile grazie alla sensibilità dell’Assessorato alla Cultura della Città di Domodossola, della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte Calvario, dell’Istituto della Carità – PP. Rosminiani, con il sostegno prezioso della Fondazione CRT.
fonte: vcoazzurratv.it

Rosminiani / Valderice: intitolata a don Gaetano Gigli la piazza

MARTEDì 28 FEBBRAIO si è tenuta l’intitolazione della piazza antistante la parrocchia della frazione di Fico a don Gaetano Gigli, parroco rosminiano che dopo un periodo con don Riboldi tra i terremotati a Santa Ninfa fu nominato dal vescovo Ricceri parroco della parrocchia Sant’Antonio a Fico per 5 anni dove ha lasciato un ricordo indelebile tra i fedeli che si sono fatti promotori della richiesta d’intitolazione al sindaco di Valderice.
Di seguito anche la biografia predisposta dal Comitato promotore della richiesta.
BIOGRAFIA E BREVE MOTIVAZIONE DELLA RICHIESTA
Gaetano Gigli  nasce a Roma il 2 Gennaio 1939 da Enzo e Anna Maria Faraoni, dopo la scuola dell’obbligo si iscrive al liceo classico e successivamente alla facoltà di Medicina dell’Università di Roma, dove a 23 anni si laurea in Medicina e Chirurgia. Qualche anno prima della laure era sorta in Lui la vocazione al sacerdozio e alla vita religiosa avendo approfondito  gli studi su Antonio Rosmini e di comune accordo con i suoi genitori e con il proposito Generale del tempo decide di completare gli studi di medicina. Una volta terminati gli studi dopo due mesi è già a Domodossola al noviziato rosminiano.
Emette i primi voti nell’Agosto del 1965 e nel settembre del 1966 è studente di teologia a Roma . Emette i voti perpetui al Calvario di Domodossola il 26 Agosto 1968 e viene ordinato sacerdote a Roma il 7 Marzo 1970. Dal settembre di quell’anno e fino a settembre del 1971 è padre spirituale al Collegio Rosminiano di Domodossola. Nel settembre del 1971 viene inviato come prete assistente nella comunità rosminiana di S. Ninfa nella diocesi di Mazara del Vallo; parroco e superiore religioso di quella comunità era a quel tempo don Antinio Riboldi, poi vescovo di Acerra. Rimane a S. Ninfa fino al settembre del 1974 quando il superiore provinciale del tempo lo manda come superiore della comunità di Valderice, e il vescovo di Trapani mons. Ricceri lo nomina parroco della parrocchia S. Antonio di Padova.
Don Gaetano avvia però una collaborazione molto attiva con gli altri confratelli delle parrocchie di S. Marco e Crocevie . Non manca la collaborazione con le altre parrocchie di Valderice in modo particolare con Cristo Re e il parroco del tempo Mons. Sanclemente. Nello stesso periodo è anche insieme a Mons. Puma e Mons. Aguanno Vicario episcopale per la celebrazione del congresso Eucaristico Diocesano.
Nel periodo che va dal settembre del 1974 al settembre del 1981 è stato anche professore di religione presso il liceo scientifico Vincenzo Fardella di Trapani, suscitando negli studenti un profondo amore per la cultura, la vita spirituale e sociale del tempo.
Dal settembre del 1979 e fino al settembre del 1981 è stato superiore e parroco della parrocchia S. Giuseppe alle fontanelle in Erice C.S. .
Nel settembre del 1981 il proposito generale dei rosminiani lo volle come superiore regionale del Venezuela e nel marzo del 1986 Maestro dei novizi ad El Alto de Escuque a causa di una grande richiesta di giovani di entrare al noviziato. Nel settembre del 1995 è rettore al collegio internazionale rosminiano di Porta Latina a Roma e nel settembre del 1997 è Vicario della carità intellettuale nella Curia Generalizia dell’Istituto della Carità.
Dal 2001 cominciò quella malattia che con il passare del tempo lo porto dapprima a sacerdote assistente nella parrocchia dello Spirito Santo a Roma e nel Maggio del 2005 a Stresa nella casa di accoglienza.
Ricoverato a Torino all’ospedale Martini il 9 Febbraio del 2007 vi morì il 28 febbraio a pochi giorni di distanza.
Don Gaetano è sepolto nella cappella detta del paradiso al Sacro monte Calvario di Domodossola.
fonte: lagazzettatrapanese.it

La sfida tra talenti internazionali arricchisce l’Ossola guitar festival. la finale, organizzata nella sala Bozzetti del Sacro monte Calvario



Un concorso di richiamo internazionale e un montepremi di 8 mila euro, ma con una ricaduta locale in termini di visibilità per il territorio. Questi sono i presupposti della collaborazione tra il Festival chitarristico della valle Ossola e la neonata Fondazione «Paola Ruminelli» (che ha come braccio operativo la già esistente associazione «Mario Ruminelli»). 

I chitarristi che si occupano di musica da camera interessati a partecipare al concorso avranno tempo fino a maggio per iscriversi alle selezioni eliminatorie che si svolgeranno tramite Youtube. Domodossola ospiterà poi una semifinale a porte chiuse con una giuria in parte composta da professionisti presenti nel cartellone del festival e altri nomi importanti del panorama musicale; mentre la finale, organizzata nella sala Bozzetti del Sacro monte Calvario, verrà inserita tra le tappe della rassegna itinerante estiva. Il vincitore si aggiudicherà un premio di 4 mila euro; 2.500 saranno al secondo classificato e il terzo ne riceverà 1.500. 

«Sono somme importanti che, aggiunte ai successi ottenuti dal Festival in questi vent’anni, ci permettono di avere un’ottima visibilità a livello internazionale - commenta il direttore artistico Salvatore Seminara -. Paola Ruminelli aveva già preso contatti con Artexe, l’associazione organizzatrice del Festival, e teneva al progetto. Tante saranno le novità in programma quest’anno a cui stiamo lavorando con grande impegno e che presto comunicheremo». Tutte le informazioni sui concorsi possono trovare consultando il sito www.ossolaguitarfestival.com.
tratto da lastampa.it

Gli incontri tra Manzoni e Rosmini


È nel 1860 che Manzoni riceve le visite di Cavour e Garibaldi; nel 1861, nominato senatore, partecipa alla seduta del Senato in cui si proclama Roma capitale d'Italia. Nato il 7 marzo del 1785, Manzoni muore a Milano il 22 maggio del 1873.

Fu soprattutto con il suo romanzo I promessi sposi che Manzoni esercitò un'influenza di prim'ordine sulla più ampia opinione pubblica italiana, tanto da venir considerato come l'iniziatore del liberalismo cattolico italiano (G. Candeloro). Liberale cattolico per la ragione che, a suo avviso, l'unico criterio valido per interpretare eventi storici e situazioni politiche sta nel bene e nel male dei singoli individui la cui vita si è intrecciata e si è svolta in precise situazioni e in concreti eventi storici. Interpretazioni deterministiche della storia umana, l'affidarsi alla ragion di Stato, l'esaltazione dei geni politici e della guerra, la sostituzione del principe con principî dogmatici dalle conseguenze cariche di sofferenze, la giustificazione utopistica di sacrifici certi della generazione presente in nome dell'ipotetico bene della generazione futura, sono concezioni e prospettive che Manzoni rifiuta. «Quel che ci interessa nel Manzoni, per capire il lato liberale del suo cattolicesimo, è l'interpretazione che dà, nelle Osservazioni sulla morale cattolica, del 1819, dei fondamenti interiori dell'obbedienza all'autorità della Chiesa. È sempre il dictamen interiore della coscienza che deve portare il credente ad accettare la legge cristiana che, d'altra parte, si inserisce nell'ordine della grazia e della carità» (A. Passerin d'Entrèves).

Il fulcro della concezione morale e della prospettiva politica del Manzoni è la persona libera e responsabile, illuminata e fortificata dalla fede nella Provvidenza. Quella fede che, come leggiamo nel cap. VII delle Osservazioni sulla morale cattolica, ha accompagnato i martiri cristiani i quali, come Ignazio di Antiochia o i cristiani di cui si parla nella lettera di Plinio a Traiano, ebbero il coraggio di opporsi al potere assoluto dell'imperatore romano, di dissacrarlo e relativizzarlo in nome del Dio trascendente: Káysar non è Kýrios. È ben vero che la cristianità nel corso della storia ha offerto esempi di crudeltà commesse con il pretesto della religione, senonché precisa Manzoni «si può sempre asserire che coloro i quali le hanno commesse, furono infedeli alla legge che professavano; che questa li condanna. Nelle persecuzioni gentilesche, invece, nulla può essere attribuito a inconseguenza dei persecutori, a infedeltà alla loro religione, perché questa non aveva fatto nulla per tenerli lontani da ciò». La verità è che «l'idea della moralità, quale l'ha rivelata il Vangelo, è tale che nessun sistema di morale venuto dopo non ha potuto lasciar di prenderne qualcosa». È un'etica, quella cristiana, che come leggiamo nella Storia della colonna infame respinge la resa ai fatti: giustificare un'azione ingiusta o «fatti atroci dell'uomo contro l'uomo» come «effetto dei tempi o delle circostanze non è una scusa, ma una colpa».

La morale del Vangelo ci libera dall'idolatria e dal servilismo nei confronti del potere. In fondo, «ogni potere ingiusto, per far male agli uomini, ha bisogno di cooperatori che rinuncino ad obbedire alla legge divina, e quindi l'inesecuzione di essa è la condizione più essenziale perché esso possa agire». Ma questo non deve far dimenticare «la lunga successione di cristiani coraggiosi che seppero non solo astenersi dalla adulazione, ma dire il vero con pericolo». Contrario al principe assoluto, il cristiano ha da essere critico anche nei confronti della presunta assolutezza di principî e prospettive politiche assolutiste. Robespierre, scrive Manzoni in Dell'invenzione, era un uomo senza interessi privati, noncurante della ricchezza e dei piaceri, e di costumi sobri; ma egli aveva imparato da Rousseau che l'uomo nasce buono e che le istituzioni sarebbero l'unico ostacolo a uno stato perfetto della società; da qui la sua decisione «di levare di mezzo» tutti quegli uomini che si opponevano alla riconquista della felicità sulla faccia della Terra. Una irragionevole idea, dunque, «potè far perdere l'orrore della carneficina a un uomo, il quale, nulla indica che n'avesse l'abominevole genio».

La libertà vera, afferma Manzoni, è «quella che consiste nell'essere il cittadino, per mezzo di giuste leggi e di stabili istituzioni, assicurato, e contro violenze private, e contro ordini tirannici del potere, e nell'essere il potere stesso immune dal predominio di società oligarchiche, e non sopraffatto dalla pressura di turbe, sia avventizie, sia assoldate: tirannia e servitù del potere, che furono, a vicenda, e qualche volta insieme, i due modi dell'oppressione esercitata in Francia ne' vari momenti di quella Rivoluzione; uno in maschera di autorità legale, l'altro in maschera di volontà popolare».

Contrario a quanti nella religione vedono un instrumentum regni, e ugualmente avverso a quel cattolicesimo politico che pretende di fare dello Stato un instrumentum religionis, Manzoni seppe coerentemente unire la sua cattolicità con la sua laicità. È del 28 febbraio 1843 una lettera a Rosmini in cui si dichiara «laico in tutti i sensi». Egli, scrive Passerin d'Entrèves, «riesce a provare che la fede, il coraggio, la resistenza degli umili alla sofferenza sostengono questa civiltà vacillante e scossa da tante debolezze e dalla corruzione, che minano anche le grandi istituzioni maestre, lo Stato e la Chiesa. Prova anche che l'uomo non è nato libero, come suggeriva Rousseau, ma che deve conquistarsi la libertà fra tutte le contraddizioni della storia e della società, con uno sforzo che impegna ogni individuo, fino a coloro che i filosofi umanitari avevano stimato insignificanti. Questo è il lato democratico della inchiesta che Manzoni ha condotto, su un campo appartenente alla storia, malgrado il suo carattere apparentemente letterario, e questo è il messaggio che egli ha trasmesso a quei cattolici liberali, e anche a quei democratici che hanno cercato, dopo di lui, di costruire in Italia uno Stato laico lottando contro il temporalismo della Chiesa, ma pure contro gli eccessi di un anticlericalismo rancoroso e sterile».