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La Via Crucis al Calvario di Domodossola guidata dalle riflessioni di dieci detenuti

Simone Paolucci, don Michele Botto Steglia, Stefania Mussio, volontaria carcere e don Giovanni Antoniazzi


La prima volta sarà domenica 5 marzo (La Stampa)

Notizia. Da Ossola News

Dieci persone detenute nel carcere di Verbania hanno meditato sulla passione di Gesù rendendola attuale nelle loro esistenze. Saranno loro, il 5 marzo, lungo la via Crucis che sale al Sacro Monte Calvario, a leggere le riflessioni che hanno scritto con l'aiuto di due volontarie e del cappellano del carcere don Giovanni Antoniazzi.

Convinta che l'elemento spirituale sia una componente importante in qualunque persona e quindi anche nelle persone detenute, la direttrice della casa circondariale di Verbania, Stefania Mussio, con il vice presidente dell'ente di gestione dei Sacri Monti del Piemonte Maurizio De Paoli, raccogliendo l'invito del rettore del Calvario don Michele Botto, si è impegnata nell'organizzare la partecipazione con le persone detenute a una domenica delle vie Crucis Quaresimali al Sacro Monte Calvario.

Da circa un mese i detenuti stanno preparando le meditazioni. “Abbiamo pensato che sarebbe stato importante esprimere le riflessioni secondo i sentimenti che si provano nella detenzione - ha spiegato la direttrice del carcere - ; la realizzazione del progetto è possibile grazie anche alla sensibilità e all'attenzione della polizia penitenziaria”.

“Per i detenuti è stato un momento molto importante – ha detto il cappellano don Giovannni -. Si sono immedesimati nel Salvatore del mondo, per noi cristiani. Gesù attraverso la sofferenza ha portato qualcosa di migliore nel mondo. Così anche chi soffre può sentire vicino a lui la presenza del Signore . Si tratta di detenuti che già possono uscire per il percorso riabilitativo. Hanno aderito anche persone non credenti o di altre religioni”. Alla conferenza di presentazione era presente un detenuto che ha scritto una meditazione . “Grazie alla direttrice che ci da l'opportunità di fare tante cose, alle volontarie che ci sostengono moralmente e al cappellano. E' stata una bella emozione, nuova, la fede – ha ammesso - mi è stata trasmessa dalla mia famiglia, da bambino seguivo il catechismo e frequentavo l'oratorio”.

“Grazie alla direttrice del carcere – ha detto il comandante del reparto ispettore superiore della casa circondariale di Verbania Simone Paolucci - Senza una figura che dia uno stimolo a mantenere i rapporti con l'esterno non potremmo mai realizzare queste iniziative. Il carcere è visto come un mondo a sé, sta nella capacità di chi dirige l'istituto di creare un ponte con l'esterno e concretizzarlo”.

Un appuntamento quello del 5 marzo, che il rettore invita a vivere andando oltre la curiosità spingendosi ad una riflessione sulla realtà delle detenzione . “Che non è la realtà della punizione per ciò che hai fatto -ha detto don Botto- ma un cammino dove ti prepari a capire che nella vita si può sbagliare e si può ricominciare. I detenuti non si devono sentire soli, c'è una comunità che li sostiene e li incoraggia a vivere il tempo della detenzione, come un tempo della speranza”.

Settimana Santa al Calvario di Domodossola. In questa settimana abitiamo il silenzio


Oggi la liturgia ci introduce alla Settimana Santa per la porta della Passione, letta nella sua interezza secondo il Vangelo di Luca. È un testo così ricco che necessita di una continua meditazione; abbiamo, davanti a noi, otto giorni che ci dividono dal grande momento della Resurrezione, dal grande passaggio pasquale: otto giorni per tornare alla pagina evangelica di oggi.
È forse già un tempo di bilancio, per verificare come abbiamo vissuto la Quaresima, per leggere le nostre fedeltà, le nostre fughe, i nostri impegni, la nostra serenità, il nostro aderire a Cristo.
È forse un tempo di bilancio che ci permette di provare a vivere la Settimana Santa con consapevolezza o, almeno, con qualche buona intenzione da offrire, nella speranza che diventi anche qualche momento concreto di riflessione e preghiera, qualche gesto di carità.
Potremmo, forse, provare a rientrare un po' in noi stessi, scendere nel profondo che ci abita, rileggere quei desideri che coltiviamo e quelle tensioni che ci percorrono, purificarli alla luce del Vangelo, offrirli al Padre, magari con il coraggio di lasciarci anche turbare dalla Passione del Figlio. Perché, in fondo già sappiamo "come finisce la storia". Ma ogni anno "quella storia" di offerta di sé che Gesù compie per pura gratuità ha sempre qualcosa di nuovo da dirci.
Più di tutto dovremmo provare, credo, a tentare un passo preliminare: fare silenzio. Abbiamo tutti bisogno di silenzio: meno parole, soprattutto digitali. Meno conflitti da alimentare con la legna delle nostre affermazioni, dette o scritte. Meno confusione verbale, per rivalutare alcune grandi parole e per accostarci alla Parola.
Allora, l'augurio, è provare nei prossimi giorni a dare spazio al silenzio, perché di silenzio abbiamo bisogno, come scriveva Alda Merini (1931-2009) in un suo testo che è un invito, un'ammissione e un desiderio.
Regaliamoci, in questa settimana, la possibilità di abitare il silenzio.

Ho bisogno del silenzio

Ho bisogno di silenzio
come te che leggi col pensiero

non ad alta voce

il suono della mia stessa voce

adesso sarebbe rumore

non parole ma solo rumore fastidioso

che mi distrae dal pensare.
Ho bisogno di silenzio
esco e per strada le solite persone

che conoscono la mia parlantina

disorientate dal mio rapido buongiorno

chissà, forse pensano che ho fretta.
Invece ho solo bisogno di silenzio
tanto ho parlato, troppo
è arrivato il tempo di tacere

di raccogliere i pensieri

allegri, tristi, dolci, amari,

ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.
Gli amici veri, pochi, uno?
sanno ascoltare anche il silenzio,

sanno aspettare, capire.
Chi di parole
da me ne ha avute tante

e non ne vuole più,
ha bisogno, come me, di silenzio.


fonte: vinonuovo.it