Il Segretario della Cei Galantino vicino a Rosmini


di: Armando Matteo
Risale a Sofocle la sentenza per la quale l’uomo è in verità ciò che di più misterioso, inquietante e difficile da afferrare nella sua totalità che esista al mondo. Ed è per questo che da sempre l’uomo pone a se stesso la domanda circa la propria vera identità. “Chi sono io?” e “chi è l’uomo?” sono in verità interrogativi ai quali nessuno può sfuggire. Siamo sempre un mistero a noi stessi; forse la cosa più misteriosa per noi stessi.
E dall’invocazione stupita del salmista che chiede all’Onnipotente: «Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi?» (Sal 8,5) sino ai penetranti versi del prigioniero Dietrich Bonhoeffer: «Chi sono io? Spesso mi dice questo o quello/ che dalla cella in cui sono tenuto/ esco disteso, lieto e risoluto/ com’esce un signore dal suo castello./ Chi sono? (…)/ Sono io veramente ciò che gli altri dicono di me?/ O sono soltanto ciò che io stesso conosco di me? (…)/ Chi sono? Questo sono o sono quello?/ Sono oggi uno, domani un altro?/ Sono io l’un l’altro insieme? (…)/ Chi sono? Por domande così da soli è a scherno mio./ Chiunque io sia, tu mi conosci, tuo io sono, o Dio!» – la  ricerca di una risposta alla domanda «chi è l’uomo?» è stata al centro della speculazione umana, filosofica, teologica e al cuore delle infinite espressioni dell’arte. Quella risposta, infatti, non è cercata per un mero fine intellettuale, per mettere a posto un problema tra tanti: quella risposta è desiderata perché da essa dipende l’orientamento che si dona alla propria esistenza, il valore che si riconosce o meno alla relazione con gli altri e con il mondo che ci circonda, il sentimento con il quale ci volgiamo a considerare le potenzialità ed i limiti di cui è impastata la nostra vita. E questo vale per ieri come vale per oggi.
Anche nel nostro tempo, infatti, dietro scelte differentissime intorno ad un medesimo tema, a sostegno di tesi assolutamente inconciliabili su aspetti del vivere e del morire si possono trovare diverse «antropologie», cioè diverse risposte all’interrogativo che ci ricorda che l’uomo è un grande mistero. D’altro canto la verità dell’uomo, della sua autentica identità, «è una verità non semplicemente da comunicare, ma anche da vivere».
Queste ultime parole appartengono al vescovo Nunzio Galantino, attuale segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Il suo è un volto molto noto soprattutto per le sue nette prese di posizione pubblica in merito ai temi della giustizia e della necessaria solidarietà verso le persone più svantaggiate dai sistemi politici ed economici attuali. È pure nota la sua particolare vicinanza di stile e di orientamento ecclesiale e pastorale a papa Francesco, che non a caso lo ha chiamato dalla terra di Calabria, dove da poco tempo monsignor Nunzio Galantino aveva iniziato il suo ministero episcopale, a ricoprire appunto l’attuale importante compito di segretario generale della CEI.
Se tutto questo è noto e non solo nella cerchia del mondo cattolico, meno noto è l’altra parte della storia del vescovo Galantino. Ci riferiamo alla sua lunga carriera di docente di antropologia filosofica e alla sua feconda opera di scrittore di dense e profonde opere proprio in merito a quel grande e affascinante mistero che da sempre l’uomo è a se stesso.
A gettare luce su questo aspetto della storia di vita dell’attuale Segretario Generale della Cei ci pensa ora un bel saggio a firma del sacerdote calabrese Pietro Groccia. Si tratta di un testo lungamente preparato, scorrevole nella lettura, chiaro nell’impostazione e dotato di un apparato bibliografico imponente.
Nell’Introduzione, dopo aver ricordato le provocazioni teoretiche ed etiche della cultura contemporanea alla riflessione dedicata all’uomo, Groccia presenta il piano del suo saggio con le seguenti parole: «Nel primo capitolo saranno esaminate le caratteristiche peculiari dei riduzionismi antropologici tra modernità e postmodernità; nel secondo prenderemo in esame l’antropologia fenomenologica-personalistica di Nunzio Galantino; nel terzo considereremo la “storicità, l’incarnazione – corpo e corporeità – e vocazione”, che il nostro chiama dimensioni/costanti filosofiche dell’universo personale; nel quarto sarà la sfida educativa orientata ad un nuovo progetto di persona a focalizzare l’interesse della nostra ricerca».
Non essendo certo qui possibile una presentazione sistematica dell’intero saggio di Groccia, abbiamo scelto di segnalare alcuni punti particolarmente significativi proprio per conoscere più da vicino lo sfondo culturale che anima ancora oggi l’azione pastorale del vescovo Galantino.
Partiamo dalle matrici filosofiche della sua antropologia personalistica. Groccia ne individua ben tre: «In primis la storicità come fedeltà alla terra e al vissuto, che si ispira alla filosofia di Bonhoeffer (…); poi il pensiero personalista, che risente dell’influsso di Mounier, Buber, Lévinas, Maritain e Guardini». Una terza matrice è poi individuata nella vicinanza di Galantino a Rosmini: «Io non so ipotizzare – scrive sempre Groccia – come Galantino si sia avvicinato a Rosmini, divenendone uno dei più accreditati interpreti contemporanei, posso solo supporre che sia stato l’interesse per la persona rinvenuto in Bonhoeffer, probabilmente, a farlo guardare retroattivamente al patrimonio esistenzialistico-personalistico-intellettualistico del filosofo roveretano. In effetti, guardare a Rosmini ha significato per il nostro ritrovare la traccia di un’argomentazione declinata come espressione dell’integrità della persona. Il tutto del suo pensiero, infatti, è che l’individuo è persona».
Il secondo punto che vorremmo segnalare è la priorità che la categoria di relazione possiede per Galantino nello sforzo teoretico di pensare l’uomo, cioè di andare fino in fondo a coglierne l’identità. Ricostruisce Groccia così questo dato: «Galantino tratteggia, così, un progetto relazionale dove l’esistenza dell’altro, il suo esistere, il suo “essere vicino a me”, sarà il nuovo della filosofia antropologica. Perciò, ogni forma di ripiegamento su sé stessi è, per il nostro, contraria alla dimensione personale. Ciò equivale a dire che partecipare all’umanità dell’altro uomo significa considerare l’uomo-persona come una relazione di relazioni, nel senso che l’ontologia dell’umano è sempre un’ontologia relazionale. Infatti, non c’è antropologia originale né opportunità di effettiva realizzazione umana, se non dove sia riconquistata la pienezza del rapporto con altri (…). L’uomo, quindi, è colui che costitutivamente si trascende per incontrare l’altro, che, dunque, partecipa all’essere altrui senza annientarlo, in una relazione che Galantino, riecheggiando Buber, non esiterebbe a chiamare agapica».
Il terzo ed ultimo elemento che vorremmo richiamare all’attenzione del lettore riguarda la stretta correlazione che, come Groccia approfonditamente coglie ed evidenza, esiste per Galantino tra prassi educativa e antropologia, ovvero di come sia oggi recuperare proprio sul terreno assai sfidato della cura concreta delle nuove generazioni una concezione unitaria della persona. Commenta ed esplicita Groccia: «solo ciò che è persona è veramente educabile, solo ciò che è educabile è veramente persona. Potrebbe sembrare un gioco di parole, ma non lo è, perché un educatore si mostrerà all’altezza del suo ruolo nella misura in cui si mostra in grado di credere costantemente anella possibilità dell’educando di diventare a sua volta persona-relazione. In tale esperienza la relazione esprime l’inter-esse che sorge tra l’educatore e l’educando nelle forme di un incontro teso a ricomporre la presenza dell’altro in una dialettica vivente di interpretazioni, significati e sensi che configurano l’avventura educativa verso il progressivo rappresentarsi e costituirsi di un’identità».
Ci sembra di poter affermare che già questi brevi spunti possano sollecitare la lettura di questo saggio dedicato all’antropologia personalistica di Nunzio Galantino; un saggio poi arricchito dallaPresentazione di Giorgio Campaninidalla Prefazione di mons. Francesco Savino e dallaPostfazione di Gennaro Cicchese.
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26 Nov 2017 XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

26 Novembre 2017 XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: Bianco

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Conosciamo questo testo che, ai giorni nostri, è uno dei più citati e discussi. Per alcuni esso riassume quasi tutto il Vangelo. Questa tendenza non dipende da una moda o da una certa ideologia, ma corrisponde a qualcosa di assai più profondo che già esiste in noi. Quando siamo colpiti e sorpresi da un’idea, da un avvenimento o da una persona, sembriamo dimenticare tutto il resto per non vedere più che ciò che ci ha colpiti. Cerchiamo una chiave in grado di aprire tutte le porte, una risposta semplice a domande difficili. Se leggiamo questo passo del Vangelo con questo spirito, il solo criterio di giudizio, e di conseguenza di salvezza o di condanna, è la nostra risposta ai bisogni più concreti del nostro prossimo. Poco importa ciò che si crede e come si crede, poco importa la nostra appartenenza o meno a una comunità istituzionale, poco importano le intenzioni e la coscienza, ciò che conta è agire ed essere dalla parte dei poveri e dei marginali. Eppure, questa pagina del Vangelo di san Matteo è inscindibile dal resto del suo Vangelo e del Vangelo intero. In Matteo troviamo molti “discorsi” che si riferiscono al giudizio finale. Colui che non si limita a fare la volontà di Dio attraverso le parole non sarà condannato (Mt 7,21-27). Colui che non perdona non sarà perdonato (Mt 6,12-15; 1-35). Il Signore riconoscerà davanti a suo Padre nei cieli colui che si è dichiarato per lui davanti agli uomini (Mt 10,31-33). La via della salvezza è la porta stretta (Mt 7,13). Per seguire Cristo bisogna portare la propria croce e rinnegare se stessi. Colui che vuole salvare la propria vita la perderà (Mt 16,24-26). San Marco ci dice anche: Colui che crederà e sarà battezzato, sarà salvato. Colui che non crederà sarà condannato (Mc 16,15-16). Queste parole ci avvertono di non escludere dal resoconto finale la nostra risposta ai doni soprannaturali e alla rivelazione. Guarire le piaghe del mondo, eliminare le miserie e le ingiustizie, tutto questo fa parte integrante della nostra vita cristiana, ma noi non rendiamo un servizio all’umanità che nella misura in cui, seguendo il Cristo, liberiamo noi stessi e liberiamo gli altri dalla schiavitù del peccato. Allora solamente il suo regno comincerà a diventare realtà.

I santi del 21 Novembre 2017


PRESENTAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA    - Memoria
Memoria mariana di origine devozionale, si collega a una pia tradizione attestata dal protovangelo di Giacomo. La celebrazione liturgica, che risale al secolo VI in Oriente e al secolo XIV in Occidente, dà risalto alla prima donazione totale che Maria fece di sé, divenendo modello di ogni anima che si consacra al Signore. (Mess. Rom.)...
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MARIA MADRE DELLA CHIESA   
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VIRGO FIDELIS   
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Santi CELSO E CLEMENTE   Martiri
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San GELASIO I   Papa
Sec. V
(Papa dal 01/03/492 al 21/496) Africano, presiedette nel 494 il sinodo nel quale fu redatto il decreto che porta il suo nome e che distingue i libri rivelati accettati dalla Chiesa cattolica da quelli considerati come apocrifi....
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San MAURO DI PARENZO   Vescovo e martire
Sec. IV
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San PAPPOLO DI METZ   Vescovo
† 614 (?)
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San RUFO   
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Sant' AGAPIO DI CESAREA   Martire
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Sant' AIMONE DI URTIèRES   Vescovo di San Giovanni di Maurienne
† 1334
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San MAURO DI CESENA   Vescovo
† Cesena, 21 novembre 946 ca.
Nel giorno in cui si celebra la Presentazione di Maria viene ricordato anche Mauro, vescovo di Cesena a fine IX secolo. Il culto fu dovuto ai miracoli che seguirono al casuale ritrovamento della sua tomba. Narra san Pier Damiani che un pellegrino, andando in processione, per allacciarsi una scarpa posò il piede sopra la tomba nascosta dagli arbusti. Non rius...
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San LAUNO DI THOUARS   Vescovo
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San LIBERALE DI EMBRUN   Vescovo
m. 920 (?)
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Beato JOSé VILA BARRI   Sacerdote e martire
Appena ordinato sacerdote, andò con 13 giovani religiosi nella residenza estiva a Mosqueroles (Barcellona) nel corso del mese di luglio 1936. Li disperse nei boschi per salvarli e due di loro si recò a Vic in casa della sorella, dove si era rifugiato anche qui uno zio religioso scolopio. Insieme hanno pregato il breviario e il rosario ogni gior...
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Beata FRANCESCA SIEDLISKA (MARIA DI GESù BUON PASTORE)   Fondatrice
Roszkowa Wala (Varsavia), 12 novembre 1842 – Roma, 21 novembre 1902
Nacque presso Varsavia in Polonia il 12 novembre 1842. Attorno al 1860 prese piena coscienza della sua vocazione alla vita religiosa. Una chiamata che non trovò il favore della famiglia. Nonostante fosse di salute cagionevole dovette seguire i genitori in diverse località europee. Nel 1873 padre Leandro Lendzian, sua guida spirituale, disse a Francesca che s...
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CHARITAS Bollettino rosminiano mensile on-line Aggiornato a Novembre 2017

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Anno 2016 Anno 2017

Santi del Giorno 20 Novembre 2017


Sant' EDMONDO   Re degli Angli Orientali, martire
841/42 - Thetford, Inghilterra, 20 novembre 870
Re dell'Estanglia, territorio costituito dalle contee di Norfolk e Suffolk, il martire Edmondo è patrono dell'Inghilterra. Nato attorno all'841, Edmondo visse in un secolo, il IX, che era caratterizzato dalle razzie degli occupanti danesi secondo un metodo collaudato: l'assedio e la richiesta di una taglia per risparmiare persone e cose. Edmondo, inve...
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San GREGORIO IL DECAPOLITA   Monaco
Irenopoli, Isauria, 762 – Costantinopoli, 20 novembre 862
San Gregorio il Decapolita visse nell’VIII secolo. Condusse prima vita monastica, poi anacoretica. Fattosi infine pellegrino, soggiornò per lungo tempo a Tessalonica e poi a Costantinopoli, dove si trovò a combattere l’iconoclastia e poi morì. Le sue reliquie sono venerate oggi in terra romena....
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Sant' AVVENTORE   Martire
† Torino, fine III secolo
«A Torino si festeggiano i santi martiri Ottavio, Solutore e Avventore, soldati della legione Tebana, i quali, sotto l'imperatore Massimiano, combattendo valorosamente, furono coronati dal martirio». Così il Martirologio romano racconta la storia di questi tre martiri della fine del II secolo. Il riferimento al «valoroso combattiment...
www.santiebeati.it/dettaglio/35400
Sant' OTTAVIO   Martire
† Torino, fine III secolo
«A Torino si festeggiano i santi martiri Ottavio, Solutore e Avventore, soldati della legione Tebana, i quali, sotto l'imperatore Massimiano, combattendo valorosamente, furono coronati dal martirio». Così il Martirologio romano racconta la storia di questi tre martiri della fine del II secolo. Il riferimento al «valoroso combattiment...
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San CIPRIANO DI CALAMIZZI   Abate
m. 20 novembre 1190
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San BERNOARDO (BERNWARDO) DI HILDESHEIM   Vescovo
Sassonia, ca. 960 - Hildesheim (Sassonia), 20 novembre 1022
www.santiebeati.it/dettaglio/91805
San SOLUTORE   Martire
† Torino, fine III secolo
«A Torino si festeggiano i santi martiri Ottavio, Solutore e Avventore, soldati della legione Tebana, i quali, sotto l'imperatore Massimiano, combattendo valorosamente, furono coronati dal martirio». Così il Martirologio romano racconta la storia di questi tre martiri della fine del II secolo. Il riferimento al «valoroso combattimento» si riferisce evidentem...
www.santiebeati.it/dettaglio/35500
San BASILIO DI ANTIOCHIA   Martire
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San TEONESTO   Martire a Vercelli
Sembra che Teonesto fosse un membro della primitiva comunità cristiana di Vercelli, precedente l'episcopato di Eusebio e forse anche la pace costantiniana, che testimoniò col sacrificio della propria vita la sua fede. Dopo il martirio, la sua salma venne sepolta in un area cimiteriale ove trovavano posto deposizioni cristiane e pagane, senza particolari dist...
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San CRISPINO DI ECIJA   Vescovo e martire
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San DASIO   Martire
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San DORO DI BENEVENTO   Vescovo
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San SILVESTRO DI CHALON-SUR-SAONE   Vescovo
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Sant' IPPOLITO DI CONDAT   Vescovo
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San FRANCESCO SAVERIO CAN   Martire
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Beato AMBROGIO TRAVERSARI   Monaco
Portico di Romagna, 1386 - Firenze, 1439
Nato in Romagna nel 1386, a 14 anni entrò tra i camaldolesi nel monastero di Santa Maria degli Angeli a Firenze. Ebbe come amico il beato Angelico e come confratello il pittore e miniatore Lorenzo Monaco. Convinto sostenitore della vita monastica, rimase aperto ai fermenti della nuova cultura fiorentina. La sua cella divenne luogo di ritrovo di quanti...
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Beata MARIA FORTUNATA VITI   Benedettina
Veroli, Frosinone, 1827 - novembre 1922
Anna Felice Viti era nata a Veroli (Frosinone) nel 1827, figlia di un possidente dedito al vino e al gioco. Perse la mamma a 14 anni. E lei si caricò molte responsabilità nell'accudire gli otto fratelli e sorelle. Per mantenerli andò anche a servizio come domestica. A 24 anni entrò tra le monache benedettine di Santa Maria de' Franconi a Veroli, dette le «mo...
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Beate MARTIRI SPAGNOLE DELLA CONGREGAZIONE DELLA DOTTRINA CRISTIANA   
† Valencia, Spagna, 27 settembre / 20 novembre 1936
17 suore appartenenti alla Congregazione della Dottrina Cristiana, costrette ad abbandonare le loro case religiose a causa della guerra civile spagnola, cercarono rifugio in case private, ma vennero poi prelevate e uccise tramite fucilazione. Prime a cadere furono madre Maria del Rifugio (Teresa Rosat Balasch) e suor Maria del Calvario (Josefa Romero Clarian...
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Beata MARIA DEI MIRACOLI (MILAGROS) ORTELLES GIMENO   Vergine e martire
1882 - 1936
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Beate ANGELA DI SAN GIUSEPPE (FRANCESCA ONORATA LLORET MARTI) E 14 COMPAGNE   Vergini e martiri
† Valencia, Spagna, 20 novembre 1936
Madre Angela di San Giuseppe (al secolo Francisca Desamparados Honorata Lloret Martí) era superiora generale della Congregazione delle Suore della Dottrina Cristiana, quando si trovò coinvolta nella guerra civile spagnola. Insieme a quattordici compagne, provenienti dalla comunità di Casa Madre e da altre case filiali, visse in semicland...
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San BERNERIO (BERNIERO) DI EBOLI   Eremita
sec. XI-XII
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