La Via Francigena come il Sacro Monte Calvario verso il Patrimonio Unesco. Il cammino della candidatura


Spesso la Casa di Ospitalità del Sacro Monte Calvario ospita pellegrini della Via Francigena.

Il riconoscimento è atteso entro il 2020, intanto le regioni italiane è da tempo che si impegnano per valorizzare il percorso spirituale e turistico della Francigena, che fin dall’antichità collega Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra.

Un itinerario sacro congiungeva il Nord Europa a Roma, una strada che nel corso del Medioevo fu percorsa sia da quei pellegrini intenti a muoversi dalla Francia verso sud, direzione San Pietro (e perché no proseguire verso la Terrasanta attraverso i porti pugliesi di Bari e Brindisi), sia da quelli che da sud muovevano verso nord per raggiungere Santiago di Compostela in Spagna. Celebre la sua funzione commerciale e strategica per il trasporto verso il nord Europa delle merci provenienti dall’Oriente e scambiarle nelle fiere della zona di Champagne, con i panni di Fiandra e di Brabante. Si tratta della Via Francigena, “la strada originata dalla Francia”, il cui itinerario è pronto a riconquistare la sua centralità con il riconoscimento a Patrimonio Unesco entro il 2020.

Lo Straordinario risiede nel Cammino delle Persone Comuni. (Paulo Coelho)



Via Francigena


I pellegrinaggi nel corso della storia sono stati tanti e diversi. Per lo più pratiche religiose che consistono nel recarsi, individualmente o collettivamente, presso un luogo sacro per compiervi atti religiosi, anche a scopo votivo o penitenziale. Un’attività piuttosto diffusa in moltissime religioni fin dall’epoca antica: in Egitto, nella religione ebraica antica (pellegrinaggio rituale a Gerusalemme in occasione della Pasqua e di altre feste), nell’antica Grecia (verso i santuari e gli oracoli), come pure nella religione induista postvedica (in luoghi religiosi, fiumi sacri, come il Gange, per purificarsi, ecc.). Nel cristianesimo, questa pratica è antichissima e ha come meta ambita la Terrasanta, palcoscenico sacro dell’attività redentrice di Gesù Cristo, e Roma, dove sono poste le tombe degli apostoli; il culto delle reliquie e i miracoli locali hanno dato vita ad altre mete per i pellegrini (per es. Santiago de Compostela, Loreto, Lourdes, Fatima ecc.). Nella religione musulmana diviene obbligatorio il pellegrinaggio alla Mecca (hagg), da intraprendere almeno una volta nella vita per ogni musulmano che disponga di capacità fisica e di mezzi. 
Oggi a muovere i pellegrini, oltre a motivi legati alla religioni, ecco un forte senso di spiritualità, il desiderio di umanità e di pace, l’amore e la passione per lo sport, la voglia di avventura, la sete di nuove conoscenze e l’ambizione della scoperta, l’esigenza di fondersi con natura e paesaggi incontaminati. I pellegrini, qualcuno li definirebbe i “conquistatori dell’inutile”, noi no. Uscire dalla città e affrontare zone impervie, rinunciare per un periodo più o meno lungo allo scorrere ordinario dell’esistenza, proiettandosi in un’impresa spesso ardua, prefiggendosi lo scopo di raggiungere una meta, dalla quale far ritorno a casa ritemprato e con rinnovata linfa per affrontare le sfide quotidiane: ecco, chi è il pellegrino, anche quello in cammino sulla Francigena.

La Via Francigena nel corso della storia. La Francigena non è solo una via sacra, ma una vera e propria testimonianza, la traccia battuta delle tappe del cammino dell’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, recatosi a Roma nel 990 per ricevere il pallio dal papa. L’arcivescovo annota sui suoi appunti di viaggio le città e i punti di ristoro che dal cuore della cristianità lo riaccompagneranno verso casa. Circa 1.800 chilometri di tragitto ripartito in 79 tratti; un cammino che si dipana attraverso Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra. La Via Francigena, assieme alle sue varianti, diviene uno scenario ove pullulano e si fondono culture, costumi, merci, rappresentando un luogo di transito ma anche di formazione dell’identità europea. Oggi ci si arriva a piedi o in bicicletta. Diversi i pellegrini, chi ha compiuto in Spagna il Cammino di Santiago almeno una volta e vuole mettersi alla prova con un percorso diverso e chi la vuole fare tutta da Canterbury. Chi viene in gruppo e chi cerca la pace interiore. Alla Grangia benedettina di Orio Litta, piccolo Comune in provincia di Lodi, sulla tappa numero 39 della via Francigena Canterbury-Roma da giugno a settembre in media giungono 1.100 pellegrini ogni anno. Numeri rilevanti per la Francigena che è ormai quotatissima a livello europeo.



Via Francigena del Sud

La candidatura a Patrimonio dell’Umanità Unesco. Il dossier per la candidatura a Patrimonio dell’Unesco ha già riscosso l’approvazione dal ministero dei Beni Culturali. Questo è frutto dell’intesa tra sette Regioni (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Lazio, Valle d’Aosta, con il coordinamento della Toscana), intente a far riconoscere a livello mondiale un Cammino che tocca un centinaio di Comuni in Europa. “Il riconoscimento della via Francigena come Patrimonio Unesco sarà la definitiva consacrazione di un percorso antico e importante”, chiarisce il vicepresidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene e sindaco di Orio Litta Francesco Ferrari. “Dal 2001 continuiamo a sostenere l’importanza di un percorso spirituale e turistico che ha un enorme valore per tanti pellegrini. È un’avventura che noi sindaci del Lodigiano abbiamo portato avanti con forza sin da quando non c’erano le infrastrutture lungo la Via. E come Lodigiano abbiamo anche investito creando i due ostelli, a Corte Sant’Andrea e Orio Litta, per accogliere i pellegrini. Dopo tanti anni finalmente siamo vicini a un riconoscimento”.

L’impegno delle regioni italiane. Le Regioni s’impegnano, firmando il protocollo, a stilare insieme il tracciato del cammino da presentare, esaminando autenticità e completezza degli elementi storico-artistici e architettonici ancora presenti e che potranno così essere introdotti nella candidatura. A tal fine ci si potrà anche avvalere di un partner come l’AEVF (Associazione Europea delle Vie Francigene), organismo riconosciuto dal Consiglio d’Europa che predisporrà uno studio di fattibilità per selezionare la tratta da candidare all’Unesco, gli interventi prioritari a tutela del tracciato e le fasi operative del progetto (tempi, costi). “Sono già ripresi i contatti con le istituzioni di Francia, Inghilterra e Svizzera per poter chiudere l’iter burocratico”, evidenzia il vice presidente dell’AEVF Francesco Ferrari. “C’è già stato un incontro a Parigi e un altro si terrà a settembre. Ci auguriamo di concludere tutti i passaggi per poter protocollare una richiesta entro il 2020”.

Ecco dunque chi è il camminatore. È una persona che fa della propria vita – nel suo insieme o in brevi periodi – un simbolo di ciò che è l’esistenza di tutti. Sperimenta la condizione particolare di chi lascia alla proprie spalle la certezza di un rifugio per proiettarsi, in modo più o meno evidente, in un’avventura che comporta anche il rischio e comunque la necessità di adattarsi a diverse circostanze. Sente con particolare importanza il legame con la terra che calpesta, passo dopo passo, fino quasi a identificarsi con essa, quando i suoi passi stanchi, dopo ore e ore di marcia, sembrano attratti irresistibilmente dalla forza del suolo. E comprende che se esiste un inizio esiste anche una fine, ma anche, come diceva Tiziano Terzani, che ogni fine è un nuovo inizio. (Andrea Bellavite)

L’obiettivo non è la meta, ma il viaggio, il Cammino in quanto tale. Seguiremo con passione il cammino di quest’importante e significativa candidatura.