Saranno infatti dieci persone detenute a leggere le riflessioni e le preghiere che hanno scritto con l'aiuto di due volontarie della Casa circondariale e del Cappellano del Carcere don Giovanni Antoniazzi. Sono parole che esprimono le emozioni che queste persone provano nella detenzione, scritte con un linguaggio semplice e dal quale traspaiono sentimenti diversi: pentimento, solitudine, fede e speranza di ricominciare una nuova vita. “La sofferenza di Gesù sulla Croce, per la salvezza di tutti noi, ci ricorda il valore del sacrificio. Questo gesto ci dà la forza di sopportare la nostra croce - scrivono i detenuti- nella solitudine dei nostri giorni, lontani dai nostri cari, nella contrizione delle nostre anime, nella speranza di un futuro più sereno”.
Alcune delle riflessioni e preghiere più significative delle quattordici stazioni:
Nella quarta stazione “Gesù incontra Maria sua Madre”, commentano i detenuti: “Le nostre sofferenze sono anche le sofferenze dei nostri familiari, privati del nostro calore quotidiano e del conforto dei nostri abbracci. Signore dai conforto e speranza ai nostri cari, illumina i loro volti, rasserena i loro sonni, asciuga le loro lacrime per noi”. All'ottava stazione “Gesù incontra le donne di Gerusalemme” i detenuti esprimono la tristezza per il dolore provocato alle donne della loro famiglia: “Le nostre mogli e le nostre madri -scrivono- ci portano il conforto di un sorriso , ma nascondono le loro lacrime per noi. Signore proteggi le nostre madri, le nostre sorelle , le nostre mogli, le nostre figlie. Sostienile nel dolore causato dalla nostra lontananza e rendi meno pesante l'attesa per il nostro ricongiungimento”.
Alla Nona stazione “Gesù cade la terza volta”e all'Undicesima stazione “Gesù è inchiodato sulla Croce” riconoscono gli sbagli commessi e chiedono perdono e forza al Signore: “Con i nostri errori e la nostra superficialità siamo caduti in tentazione e abbiamo causato dolore alle nostre vittime. Quel dolore lo riviviamo noi stessi ogni giorno, nelle nostre coscienze -le parole dei detenuti nella nona stazione-, con il rimorso che ci attanaglia nel buio e nella solitudine delle nostre celle, nelle speranza del perdono. Signore, fa che le nostre vittime superino il dolore che abbiamo causato, accettino il nostro pentimento, e ci gratifichino del loro perdono”.
Mentre nell'undicesima chiedono al Signore la forza di sopportare il peso della loro croce. “La sofferenza di Gesù sulla Croce per la salvezza di tutti noi, ci ricorda il valore del sacrificio... Signore, aiutaci a completare il nostro ravvedimento e donaci la forza della speranza , per sopportare il peso delle nostre croci”.
Infine alla Quattordicesima stazione c'è la solitudine di chi vive in carcere e la speranza per una nuova vita. “All'interno di queste mura, nelle solitudine delle nostre celle, sepolti nell'oblio di molti, con cui abbiamo condiviso gran parte della nostra vita , siamo sostenuti dai sogni, desideri, pensieri, affetti; viviamo nella speranza del ritorno ad una vita normale e all'affetto dei nostri familiari”.
L'iniziativa è nata da un’idea della direttrice del carcere verbanese Stefania Mussio, con il rettore del Sacro Monte Calvario don Michele Botto Steglia e il vicepresidente dei Sacro Monti piemontesi.
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