Al Sacro Monte Calvario di Domodossola la Via Crucis animata dai detenuti del carcere di Verbania. Una strada dolorosa che apre alla speranza


«So che Papa Francesco ha a cuore i detenuti, i poveri, e questo ci insegna che ogni cristiano non dovrebbe dimenticare queste persone, le quali ci pongono innanzi quotidianamente le esigenze del Vangelo». Così, il rettore del Sacro Monte Calvario di Domodossola spiega il senso della Via Crucis svoltasi ieri, domenica 5 marzo, preparata e animata da dieci detenuti provenienti dalla casa circondariale di Verbania. Don Michele Botto Steglia cita Matteo, 25, 36: "ero in carcere e siete venuti a trovarmi»; e prosegue dicendo che negli ultimi «tocchiamo con mano la fatica di prendere la croce, la tristezza della solitudine, dell’abbandono, e proprio camminando verso il Calvario sono convinto che ciascuno di noi può guardare a quel Cristo sofferente e sentirsi amato, sostenuto, incoraggiato ..." (tratto da Osservatore Romano).

Dieci persone detenute nel carcere di Verbania hanno superato i timori, le timidezze, l'imbarazzo di sentirsi osservati e forse giudicati e con sicurezza e coraggio hanno percorso la via Crucis del Sacro Monte Calvario. Domenica hanno letto le meditazioni e le preghiere per ogni stazione che loro stessi hanno scritto sulla passione di Gesù rendendola attuale nelle loro esistenze.

Sbagli, rimorsi, paura, solitudine e voglia di rinascere, i detenuti hanno raccontato il loro stato d'animo di reclusi. Il fatto di essere un momento non solo riservato a loro e a qualche sacerdote, ma di essere stato stato ampiamente divulgato e di inserirsi in un appuntamento quaresimale aperto all'intera comunità che ha pregato con i detenuti, ha reso ancor più sentita la celebrazione. Molti fedeli di tutta l'Ossola e diversi sacerdoti hanno partecipato alla Via Crucis.

La direttrice della casa Circondariale di Verbania, Stefania Mussio, convinta che la dimensione spirituale sia una componente importante nella vita, con il vice presidente dell'ente di gestione dei Sacri Monti del Piemonte Maurizio De Paoli, raccogliendo l'invito del rettore del Calvario don Michele Botto si è impegnata nell'organizzare l'iniziativa. Le meditazioni sono state scritte dai detenuti con la collaborazione del cappellano don Giovanni Antoniazzi e delle volontarie. ll progetto è stato possibile grazie anche alla sensibilità e all’attenzione della polizia penitenziaria.

Anche il vescovo di Novara, Monsignor Franco Giulio Brambilla, ha voluto inviare un messaggio di vicinanza e unione nella preghiera ai detenuti scrivendo l'introduzione alla Via Crucis : “Il vescovo prende parte con voi a questo cammino della Croce che avete scritto per guarire le ferite del vostro cuore e lenire le vostre sofferenze. Il frutto più bello sarà questo: mentre voi partecipate al cammino con cui Gesù entra nella volontà del Padre, per portare tutto il peccato e tutti gli sbagli di noi uomini, voi sentirete il balsamo della consolazione e l'olio della tenerezza che scenderà sulle vostre anime e nel vostro cuore. Alla fine del cammino della croce c'è la risurrezione” ha scritto monsignor Franco Giulio Brambilla .

“È stata per queste persone un'occasione di grazia -ha detto il cappellano - tra le persone che hanno scritto le meditazioni ci sono stati cristiani, non credenti di altre religioni tutti concordi sul fatto che le nostre sofferenze sono le stesse che ha preso su di sé Gesù Cristo”. Al termine della Via Crucis è stata celebrata la messa presieduta dal cappellano don Giovanni Antoniazzi e concelebrata dal rettore del Sacro Monte don Michele Botto Steglia.

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