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Simposi Rosminiani 19° Corso Il ‘68: una rivoluzione dimenticata o da dimenticare?

CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI ROSMINIANI - STRESA
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
 
SIMPOSI ROSMINIANI
XIX Corso

 21 - 24 agosto 2018
COLLE ROSMINI
(Collegio Rosmini) - STRESA

In quella età, nella quale viene dato l’assalto alle istituzioni antichissime, è ben facile, è ben naturale che il comune degli uomini segua la bandiera innalzata dai nuovi settatori, mentre gli manca al tutto il modo di difendere quelle vecchie istituzioni nella sua propria opinione, ed apparentemente sembra che non vengano attaccati se non dei vieti pregiudizi, e degli inutili avanzi di tempi rozzi ed ignobili. Vi sono però insieme dei ciechi ostinati; vi sono di quelli che ritengono ciò che è vecchio per inerzia. Vi sono degli altri, che rimangono fedeli al passato per un segreto buon senso, di cui non saprebbero tuttavia dare a se stessi alcuna espressa ragione. Finalmente alcuni pochi, sommamente sagaci, si accorgono della ragione dell’inganno comune, e giungono ad accennare dove stia il falso delle nuove dottrine, riscoprendo le antiche origini delle cose, dimostrando perché le abbiano poste così gli antenati, e come questi siano venuti ad esse non tanto per la loro propria sapienza, quanto per la necessità che li costringeva a fare così. 

(Antonio RosminiFilosofia della politica, Ed. Critica, pp. 82-83)


Programma
Martedì 21 agosto
Ore 16.00   Saluto delle Autorità
Ore 16.30   Umberto Muratore, Introduzione
Ore 17.00  Giuseppe Lorizio (Prolusione), Il ’68 fra speranza, utopia e delusione: una lettura teologica
Ore 18.00    Dibattito
Mercoledì 22 agosto
Ore 09.00    Claudio Gentili – Laura Viscardi, Il ’68 e le metamorfosi della famiglia
Ore 10.00    Massimiliano Padula, Il ’68 e i media: immaginari, rappresentazioni, narrazioni
Ore 11.00    Dibattito
Ore 15.30    Tonino Cantelmi, L’amore ai tempi dei social: dal ’68 alla rivoluzione tecno-liquida
Ore 16.30    Piergiorgio Grassi, Una lettura sociopolitica del ’68 e dei suoi esiti
Ore 17.30    Dibattito
Ore 21.00    Serata conviviale e Concerto nel giardino di Villa Ducale (Centro Internazionale di Studi Rosminiani)
Giovedì 23 agosto
Ore 09.00    Luciano Malusa, Il ’68 tra filosofia e utopia
Ore 10.00    Matteo Nacci, Il ’68 e il Diritto: considerazioni storico-giuridiche
Ore 11.00    Dibattito
Ore 15.30    Claudia Caneva, Musica e utopia: il ’68
Ore 16.30    Philippe Chenaux, Il ’68 e Paolo VI
Ore 17.30    Dibattito
Ore 21.00    Villa Ducale: riunione del Comitato Scientifico e dell’Edizione Critica
Venerdì 24 agosto
Ore 09.00    Giorgio Campanini, Il ’68 e la Filosofia della politica di Rosmini
Ore 10.00    Umberto Muratore, Una lettura rosminiana del ’68
Ore 11.00    Dibattito e conclusioni

fonte: rosmini.it

Della natura costituzionale della società civile

Pubblicata l’edizione nazionale e critica del volume del beato Rosmini a cura di Ludovico Maria Gadaleta. Un'opera di disarmante attualità
I partiti politici sono gli artefici del più grande diaframma dall’Unità d’Italia ad oggi. Disgusto e riluttanza è la percezione più diffusa in questo tempo nell’italico paese, nei confronti della classe politica «il verme che corrode la società», ammonisce il filosofo Antonio Rosmini (1797-1855). La scissione tra gente e rappresentanti della politica ha raggiunto oramai livelli inimmaginabili. Da decenni la partitocrazia dei professionisti, vive della politica e non per la politica per parafrasare Max Weber (1864-1920) - impegnata nelle infinite diatribe interne - sorda al cambiamento e rinnovamento dei cittadini si è rifiutata di capire le esigenze della società civile.  

Ora, una importante bussola, capace di ricondurre gli uomini nell’alveo di una politica che si occupi delle persone, è offerta dalla recente pubblicazione per l’edizione nazionale e critica dell’opera del beato Rosmini a cura di Ludovico Maria Gadaleta intitolata Della natura costituzionale della società civile  (Città Nuova, vol. 34, pp. 459, euro 58,00). Opera giovanile di Rosmini è uscita postuma nel 1877, di disarmante attualità, fu composta «nel 1827 in Milano, cercando che la verità e quell’assestamento della società civile che riuscisse più conforme alla giustizia e adducesse la prosperità civile» (p. 74). L’opera, rientrante in un disegno di opera di filosofia politica, consta oltre all’introduzione del curatore Gadaleta (neo bibliotecario della prestigiosa biblioteca del Centro internazionale di studi rosminiani, succede a Cirillo Bergamaschi ndr), dell’introduzione del Roveretano, e di quattro libri (solo i primi due furono completati): il Tribunale politico; il Potere legislativo; la Magistratura e la Magna Charta più le Appendici.  

L’opera Della natura costituzionale della società civile è scandita nell’analisi dei tribunali e del potere legislativo volti a tutelare le persone dalle prepotenze dei governanti di turno (purtroppo oggi gli italiani sul piano della burocrazia, tassazione e malcostume politico ne sanno qualcosa). Il problema per Rosmini adùnque è cercare qual sia la costituzione naturale della società civile e così eliminare dalla «società» ogni forma di dispotismo a contrasto del vetusto vizio dei partiti imparentati con Proteo. «Il fine della società non è altro che quello di regolare la modalità di tutti i diritti dei cittadini, acciocché si collidano fra loro il meno possibile, siano tutelati, e sviluppati. […] Di che risulta che la società naturale, che noi andiam ricercando debba avere due qualità, essere giusta, ed essere regolare», «queste due qualità della società naturale rientrano in una sola, cioè si riducono alla giustizia, perocché ogni moltitudine unita in società civile, o che si vuole unire, ha il diritto di pretendere di essere costituita in modo regolare, perocché questo è il migliore, ed ella ha il diritto di avere la migliore forma possibile di governo. Questo diritto del popolo è inalienabile, e non offende menomamente i diritti delle persone governanti» (p. 75-76). 

Ed allora l’urgenza contemporanea sentita dai cittadini grazie «alla rapida diffusione dei lumi in tutte le classi della società» (p. 312) quando si deduce che «le disposizioni ingiuste del governo impediscono che la società civile ottenga il suo fine, contengono una violazione dei diritti dei cittadini a danno o dei particolari, o delle minorità, o della parte debole o di tutto il corpo sociale» (p. 90-91). Ed ecco la novità del Nostro «per lui indispensabile in una società, premessa per il corretto e giusto funzionamento del governo civile», nota Luciano Malusa. Il concepimento dell’organo giuridico - politico adatto a tale scopo – tra l’altro di forte necessità odierna -: il tribunale politico, il custode della Costituzione, perché gli errori del Governo non rimangano nel dimenticatoio a discapito dei cittadini come spesso siamo abituati. Quis custodiet ipsos custodes? Chi sorveglierà i sorveglianti? (Giovenale). «Se la politica prescinde da una filosofia della politica cioè da una fondazione e teorizzazione compiuta e coerente, presto o tardi si riduce a neobarbarie, a pascolo incontrollabile di interessi e passioni, di particolarismi, che come tali, necessariamente disgregano micro e macrosocietà», spiega Pier Paolo Ottonello. 

lastampa.it