Dal 2 al 6 Settembre la Casa di Ospitalità Religiosa del Sacro Monte Calvario ospita la XII Congregazione Provinciale dei Rosminiani

Dal 2 al 6 Settembre la Casa di Ospitalità Religiosa del Sacro Monte Calvario ospita la XII  Congregazione Provinciale dei Rosminiani
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Udienza in occasione del Capitolo generale 2018 : siate «uomini dalle mani sempre tese verso i sofferenti». «La santità è la riforma della Chiesa»

Turismo “lento”, il Calvario va di corsa...

Prossima fermata… Calvario. Sempre più la Casa di Ospitalità Religiosa dei Padri Rosminiani situata nel cuore della Val d'Ossola  è meta di turisti che qui trovano un territorio ricco di cultura, storia, arte, aree verdi e gastronomia. Si chiama turismo slow. I dati ufficiali regionali relativi all’anno in corso saranno pubblicati agli inizi del 2020, ma ci si appresta a battere il record precedente. Un trend positivo, infatti, sembra premiare il territorio, visitato con grande afflusso anche quest’estate.

Dal Calvario evento sportivo: l'International Veia Sky Race In val Bognanco dal 5 settembre gare e tracciati adatti alle caratteristiche di tutti gli appassionati di corsa in montagna

Mancano pochi giorni all'inizio dei tanto attesi eventi sportivi della Valle Bognanco: Vertical Terme di BognancoTrofeo Mario Ceschi ed International Veia Sky RaceTrofeo Giampiero Bragoni, entrambe valide per il campionato europeo, assegneranno ben 21 medaglie in totale. Sono previste gare e tracciati adatti alle caratteristiche di ciascun appassionato.

Giovedì 5 settembre alle ore 16:30 a Bognanco Fonti si inizierà con il Vertical, corsa di sola salita con D+ 1.100 in poco più di 3,5 km. Venerdì 6 alle ore 15 apertura ufficio gara presso il Teatro Galletti di Domodossola, alle 17 briefing tecnico ed a seguire in Piazza mercato sfilata delle nazionali e presentazione dei top runners in gara. Sabato 7 la Sky Race da 31 km D+ 2600 mt e la Veia Race di 15 km D+ 850 mt.
tratto da Ossola News


Sacro Monte Calvario Domodossola Centro di Spiritualità e Ospitalità Religiosa Rosminiana a Domodossola (VB) per un turismo di qualità

Recettività 
- ospitalità: 55 posti letto circa in camere con servizi: triple, doppie e singole;
- convegni nella sala Bozzetti da 100 posti;
- ritiri ed esercizi spirituali anche per più gruppi contemporaneamente;
- rimessa auto in parcheggio interrato per 50 posti auto;
- mostre ed esposizioni nella sala Gaddo; brevi filmati documentari nella sala multimediale Clemente Rebora.
L’accoglienza dei gruppi rimane sospesa nel periodo invernale
dal 1 novembre al 15 febbraio

Dotazioni:
- servizi e doccia in camera,
- accesso e camera per disabili,
- ascensori, sala lettura,
- sala tv, cappelle, refettorio,
- ampio parco riservato.

La Casa del Sacro Monte Calvario è un luogo ideale per organizzare ritiri, esercizi spirituali, incontri di gruppo, vacanze e fine settimana di condivisione, corsi biblici, meditazioni, discernimento, presentazioni, convegni, concerti musicali, incontri e vacanze studio.

Durante la permanenza al Sacro Monte Calvario è possibile sperimentare la pace e silenzio di un luogo completamente immerso nella natura e tranquillità, circondato da un ampio giardino realizzato sui resti di un antico castello medievale.

La casa dispone di quattro aree notte distinte e gestibili in modo indipendente. Sono presenti camere singole e doppie, tutte dotate di bagno interno con acqua calda, doccia, sanitari.

Il Sacro Monte Calvario di Domodossola vi aspetta per un soggiorno di qualche giorno, di una giornata o per una visita di qualche ora.

Apertura annuale: dal  15 Febbraio al 31 Ottobre

Centro di Spiritualità Rosminiana
Borgata Sacro Monte Calvario, 8
28845 Domodossola (VB)

Carovana della Sbrinz Route è arrivata a Domodossola. Il Calvario ponte di sosta ideale tra Milano e la Svizzera

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Sono arrivati a Domo sabato nel tardo pomeriggio i 25 someggiatori che hanno percorso la Sbrinzroute. L’antica mulattiera che da Milano conduceva a Lucerna e quindi all’Europa Centrale è stata ripercorsa con muli e cavalli da figuranti che hanno portato con loro prodotti tipici tra cui lo Sbrinz, un formaggio stagionato a pasta dura che da il nome alla rotta. Ad accogliere la comitiva nella tappa domese, il sindaco Pizzi e tantissime persone che hanno accompagnato la carovana fino in piazza Mercato. In piazza, dopo uno scambio di doni con il primo cittadino, i Werner Grossniklaus, presidente della Sbrinz Route, ha rilanciato l'idea di organizzare una carovana con il percorso inverso, con partenza da Domodossola ed arrivo in Svizzera. 

tratto da Ossola News

Il Calvario e la Casa di Ospitalità Religiosa dei Padri Rosminiani luogo ideale per una sosta tra Milano e la svizzera (ndr).

Turismo religioso opportunità dal Calvario, risorge il Cammino di San Michele



Saranno recuperati i sentieri del Cai e gli antiche percorsi legati a fede e storia Il progetto del comitato promotore ha trovato pieno appoggio da parte degli enti

Passerà anche dall’Alessandrino il «Cammino di San Michele», che unisce Mont Saint Michel in Normandia a Monte Sant’Angelo sul Gargano. Un percorso di 1450 chilometri attraverso antiche strade e sentieri, borghi storici e città, e che (nelle speranze) porterà tanti turisti anche in provincia, coinvolgendo agriturismi e bed and breakfast, sulle tracce dell’arcangelo protettore dei pellegrini. Il progetto è promosso dal giornalista Sandro Vannucci, già conduttore della trasmissione di Rai Uno «Linea Verde», che ha presentato l’itinerario alla Provincia, incontrando poi tutti i Cai alessandrini, e il sindaco Federico Chiodi e l’amministrazione comunale di Tortona, che hanno dato pieno supporto all’iniziativa.

Domenica 22 settembre, in collaborazione con il Comitato promotore del Cammino di San Michele presieduto da Vannucci, si terrà a Tortona la presentazione del tratto piemontese e sarà organizzata una camminata Tortona-Volpedo sulla «Via dei Malaspina». Poi il gruppo degli organizzatori raggiungerà Bobbio in bicicletta. Iniziative utili a promuovere anche nel nostro territorio il turismo lento e sostenibile.

«A settembre con un gruppo di persone partirò dalla Sacra di San Michele, in Val di Susa - dice Vannucci - e in 6 giorni arriveremo a Bobbio. Nel mezzo ci saranno varie manifestazioni, tra cui quella di Tortona. Il comitato promotore con il Comune coinvolgerà tutte le associazioni locali che vorranno partecipare e che saranno custodi del percorso nel loro territorio». Il primo pezzo del percorso sarà lungo la futura ciclabile tra Tortona e Viguzzolo, per proseguire lungo la collina fino a Monleale e scendere a Volpedo. «Le ricadute turistiche ci saranno sicuramente - aggiunge Vannucci - e già nella prossima stagione il percorso sarà segnalato con i cartelli e pubblicizzato a livello internazionale».

L’itinerario che inizia a Mont Saint Michel arriva in Italia dal Passo del Moncenisio, tocca la Sacra di San Michele, attraversa Torino e, da Superga, scende nel Monferrato seguendo il sentiero Cai per Vezzolano, Crea e San Salvatore. Poi, Alessandria, Spinetta Marengo fino, appunto, a Tortona, dove c’è la chiesa San Michele Arcangelo, in via Emilia. Da qui procede con un nuovo tratto denominato «Via dei Malaspina» per Volpedo - dove, nel catino absidale della pieve di San Pietro, del X secolo, c’è l’immagine dell’arcangelo Michele -, fino a Bobbioda dove procede lungo la «Via degli Abati», percorso già conosciuto da Etruschi e Longobardi fino a Pontremoli, Lucca, Volterra e Roselle(Grosseto), fino a Saturnia. Quindi l’ingresso nel Lazio fino a Roma per procedere infine sui tratturi del Molise verso la Grotta dell’Arcangelo Michele sul Gargano, in Puglia.

Un lungo itinerario religioso, ma anche storico e culturale, che unisce i luoghi dedicati al culto di San Michele. «San Michele Arcangelo - spiega Vannucci - è capo supremo dell’esercito celeste, degli angeli fedeli a Dio che sconfiggono il Male. La grotta del Gargano, luogo della sua prima apparizione, è da quindici secoli meta di pellegrinaggi».

ilsecoloXIX

Regno Unito, Francia, Svizzera e Italia chiedono il riconoscimento di “patrimonio mondiale” per la millenaria via dei pellegrini che attraversava il cuore dell’Europa. Intanto il cammino viene riscoperto da un numero crescente di turisti: alcuni ospitati anche al Calvario

Marco Guerra – Città del Vaticano
Un tratto italiano della Via Francigena
Prosegue l’iter della candidatura della Via Francigena a Patrimonio dell’Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura). Entro l’autunno verrà presentato e condiviso con i quattro ministeri di beni culturali di Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Italia (i Paesi lungo i quali si snoda l’itinerario) lo studio tematico europeo sul riconoscimento della Francigena come patrimonio mondiale. Il dossier per la candidatura a Patrimonio dell’Unesco è stato già approvato dal ministero dei Beni Culturali italiano, dopo l’accordo tra le sette Regioni (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Lazio, Valle d’Aosta, con il coordinamento della Toscana) attraversate dall’itinerario.

Una via nel cuore dell’Europa

La strada, che attraversa il cuore dell’Europa Occidentale da Canterbury a Roma, nel Medioevo era percorsa dai pellegrini che dall’Inghilterra e dalla Francia volevano recarsi alla Basilica di San Pietro o proseguire verso la Terra Santa imbarcandosi nei porti della Puglia. Fu anche un tragitto commerciale per trasportare le merci dell’Oriente nelle fiere del Nord Europa. L’enorme valore spirituale, storico e culturale di questo cammino viene rivissuto ogni anno da decine di migliaia di pellegrini e di turisti che percorrono almeno una parte del tracciato.

La “riscoperta” del cammino

“Oggi la Francigena è stata riscoperta e reinterpretata come moderna via di pellegrinaggio”, ha detto, intervistato da Vatican News, Luca Bruschi direttore dell’Associazione Europea delle Vie Francigene, che ci ha aggiornato anche sullo stato della procedura necessaria per il riconoscimento dell’Unesco:
R. – L’iter di candidatura procede. Dopo lo studio dell’analisi preliminare della candidatura del tratto italiano, presentato lo scorso maggio dalle sette regioni italiane, su suggerimento dell'Unesco e dell'Icomos si è incominciato a ragionare su una candidatura allargata su scala europea, nel senso di prendere in considerazione tutto l’itinerario europeo, cioè da Canterbury a Roma. A che punto siamo ora? Dallo scorso gennaio, un gruppo di lavoro ha portato avanti un’analisi storico-scientifica su uno studio tematico europeo che riguarda i quattro Paesi e i 2.000 chilometri. Questo studio tematico è adesso all’attenzione delle regioni italiane, in particolare della Toscana – capofila di questo progetto di candidatura – e questo studio tematico verrà presentato e condiviso con i quattro ministeri d’Inghilterra, Francia, Svizzera e Italia in autunno, affinché tutti i ministeri concordino sull’iter che stiamo portando avanti, sulla procedura e sui prossimi passi.
Vogliamo ricordare che cos’è la Via Francigena, l’importanza storica di questa strada che ha collegato il cuore dell’Europa?
R. – La Via Francigena è una via millenaria di pellegrinaggio, di commercio che unisce l’Europa del Nord a Roma, in direzione di Gerusalemme. E’ una via che si rifà al diario dell’arcivescovo Sigerico, quando nel 990 – arcivescovo di Canterbury – annotò le sue tappe nel viaggio di ritorno da Roma, dove andò a ricevere il pallio dal Papa, fino a Canterbury. Quindi, 79 tappe che ha lasciato in questo diario che si trova conservato a Londra alla British Library. E fondamentalmente, oggi è stata riscoperta, reinterpretata come moderna via di pellegrinaggio attraverso quattro Paesi e circa 650 piccoli comuni o villaggi che fanno parte di quell’Europa “minore” e non così conosciuta.
Cosa si incontra, lungo questa strada?
R. – Solo nel tratto italiano ad oggi sono stati identificati circa 350 beni culturali, come centri storici, ponti, antichi casolati romani o chiese o cattedrali, che quindi si inseriscono all’interno di questa candidatura. E c’è tantissimo patrimonio religioso, come possiamo bene immaginare, perché lungo tutto questo itinerario ci sono tantissime pievi, chiese o riferimenti – effettivamente – alle vie di pellegrinaggio che nel periodo medievale, in maniera devozionale, venivano fatte.
Chi percorre, oggi, la Via Francigena?
R. – Lo scorso anno, circa 45 mila camminatori hanno fatto tra i sei e i sette giorni di cammino. Poi c’è chi se la fa tutta e parte da Canterbury e in tre mesi di tempo arriva a Roma, chi invece cammina magari semplicemente il weekend o nei lunghi ponti che ci sono durante l’anno. La Toscana è il tratto che più di tutti è stato strutturato, messo in sicurezza e valorizzato. Questi numeri non riguardano tutti pellegrini e viandanti che arrivano effettivamente a Roma; si tratta di persone mediamente bene istruite o comunque di persone curiose di conoscere il patrimonio e il territorio; persone che mediamente viaggiano con motivazioni di ricerca e motivazioni spirituali. Poi c’è anche chi – per il 10-15% - dice di farlo anche per motivazioni religiose. Per ora, circa la metà sono pellegrini italiani e per l’altra metà vengono dall’Europa o dall’Europa del Nord oppure dalla Corea del Sud, dall’Australia, dagli Stati Uniti, dal Brasile e anche dagli altri continenti.
In un’Europa alla ricerca delle proprie radici, di una identità comune che importanza ha la Via Francigena? Ricordiamo che la candidatura ha carattere transnazionale, quindi le nazioni europee si riconoscono nel suo patrimonio?
R. – Diciamo che fondamentalmente è un progetto che non ha un colore politico, ma è un progetto nato per unire, per costruire ponti e quindi si può semplicemente dire che la Francigena è un ponte di dialogo tra l’Europa del Nord e l’Europa mediterranea, tra l’Europa anglosassone e l’Europa latina. Ed effettivamente è, come si diceva, un ponte di cultura a maggior ragione in un’Europa in cui si fatica, fondamentalmente, a trovare una propria identità. E’ un progetto che ha una grandissima identità culturale nella quale davvero si riconosce anche la natura e la storia dell’Europa.
vaticannews

Dal Sacro Monte Calvario di Domodossola Estate in giardino tappa a tu per tu con la natura

Dal Calvario a  VILLA PALLAVICINO
Non lontano dalle Isole Borromee, autentico patrimonio naturale ed architettonico del Lago Maggiore c'è un altro luogo in cui lasciarsi conquistare dalla bellezza della natura. Si tratta di Villa Pallavicino, adagiata sul declivio che congiunge Belgirate a Stresa. Di origine ottocentesca a villa, dalle forme eleganti e imponenti, è adornata da bovindi e balaustre con statue e, dalla terrazza sul basamento, attraverso due grandi scalinate, conduce al giardino che, oggi, ospita un bel Parco Zoologico. 
parco zoologico pallavicino

tratto da turismo.it

Al Calvario anche per la cultura. Da Balla e Boccioni all’aeropittura. Il Futurismo a Domodossola

MUSEI CIVICI DI PALAZZO SAN FRANCESCO, DOMODOSSOLA ‒ FINO AL 3 NOVEMBRE 2019. UOMO E PAESAGGIO, VELOCITÀ, AVIAZIONE: UN PERCORSO NEI DECENNI DELL’AVVENTURA FUTURISTA, CHE AFFIANCA I MAESTRI A NOMI MENO NOTI E DIVERSE CURIOSITÀ. CON AFFONDI CHE SI RICOLLEGANO ALLA STORIA LOCALE.
Benedetta Cappa Marinetti, Velocità di motoscafo, 1922. Galleria d'Arte Moderna, Roma
Benedetta Cappa Marinetti, Velocità di motoscafo, 1922. Galleria d'Arte Moderna, Roma


Dal maestoso prefuturismo di Boccioni e Balla alla stagione dell’aeropittura, accostando maestri e nomi meno noti, la mostra dei Musei civici di Palazzo San Francesco ripercorre tutta l’avventura del Futurismo. Tra utopia e disillusione, slanci personali e di regime, le evoluzioni artistiche del movimento vengono messe in relazione con i sommovimenti dell’epoca tramite il filtro della storia locale. Ecco perché la sezione sul volo si apre con il relitto del monoplano con cui Geo Chavez sorvolò nel 1910 il valico del Sempione per atterrare a Domodossola, schiantandosi e morendo nell’impresa. Ed ecco perché di fianco all’intarsio di Depero del 1942 (opera propagandistica sui costumi tradizionali delle regioni d’Italia, realizzata su commissione del regime), sono esposti manichini con abiti della val d’Ossola, realizzati a fine Ottocento.

DALL’INTIMITÀ ALL’ALLEGORIA

Al di là degli spunti di storia locale, la mostra racconta l’avventura futurista nel suo complesso, con buoni prestiti (dal Mart di Rovereto e dalla Gnam di Roma, ad esempio) e un allestimento efficace, per quanto raccolto. “Uomo e paesaggio”, “Velocità e movimento”, “Il volo” sono le ampie aree tematiche scelte. Si parte con le visioni intime di Balla e Boccioni, che valorizzano la dimensione domestica e quella inerente al lavoro. E si entra poi nel Futurismo “conclamato” con opere come i Balfori (1915) di Balla, con il perturbante, luciferino nudo femminile di Dudreville (Senso, 1917-18) e con le ballerine di Baldessari, nelle quali si colgono al meglio le connivenze (formali) tra Futurismo e Cubismo.
Da riscoprire le opere di fine Anni Venti di Fillia, dotate di un tocco surreale; da non mancare le stupende, notturne allegorie del lavoro di Depero (fine Anni Venti-inizio Trenta). Mentre di Balla viene testimoniata anche la curiosa, ridondante fase figurativa degli Anni Trenta.
Pippo Rizzo, Treno notturno in corsa, 1926. Courtesy Archivio Pippo Rizzo, Palermo
Pippo Rizzo, Treno notturno in corsa, 1926. Courtesy Archivio Pippo Rizzo, Palermo

TURBINIO DI FORME

La sezione sulla velocità è ovviamente un turbinio di forme convulse (arrovellate, imbizzarrite, ma maestosamente coerenti e raffinate). Spiccano lavori come Aspirazione(1917) di Dudreville, Forze ascensionali (1919) di Dottori, il denso pseudoastrattismo delleForze della curva (1930) di Tullio Crali, la Velocità di motoscafo (1922) di Benedetto. Da segnalare, poi, la varietà dei Balla presentati, con alcune variazioni poco viste (tra cui iFuturpesci del 1924). Il siciliano Pippo Rizzo è uno degli autori minori che si scoprono o riscoprono con piacere nell’esposizione. E lo stesso accade nell’ultima sezione sul volo e l’aeropittura, dove insieme ai più classici Crali e Dottori si trovano anche le bizzarrie di autori come Bruschetti, Delle Site e Benedetto.
fonte: artribune.com

Dal Calvario in Svizzera per antologica per Franco Grignani

Franco Grignani

Fino al 15 settembre presso il m.a.x. museo di Chiasso è possibile conoscere in maniera approfondita la figura poliedrica di Franco Grignani che si è mossa sul sottile confine che lega arte, design e grafica, che l’ha consacrato come un artista tra i più profondi innovatori del Novecento, assoluto precursore dell’arte ottico-visiva, nonché grafico tra i più apprezzati del secondo Novecento, cui si deve la creazione del marchio della Pura Lana Vergine. Ricordiamo che nel periodo immediatamente post-bellico, Grignani a fianco della sua giovanile passione per la fotografia si dedica a quella di graphic designer. Nel periodo del boom economico italiano, Grignani lavora come grafico per la grande committenza, per clienti quali Pirelli, Arnoldo Mondadori Editore, Fiat, Ermenegildo Zegna, disegnando marchi per Camiceria Cinquini di Bergamo, Chemi, Galleria Peccolo di Livorno,  Solo Seta Sempre Seta e tanti altri
 
PERCHE' ANDARE
 
Il percorso espositivo curato da Mario Piazza e Nicoletta Ossanna Cavadini abbraccia tutti i settori esplorati da Grignani nel corso della sua carriera, attraverso 300 opere - tra fotografie, opere pittoriche, logotipi, materiali originali legati alla grafica e alla comunicazione pubblicitaria, oggetti di design. Con l’inizio degli anni ’70, Grignani si specializza nella corporate image, ma dalla metà del decennio si dedica quasi esclusivamente all’attività artistica. Di questa fase del suo percorso creativo, il m.a.x. museo presenta una ventina di tele a grandi dimensioni, dai vetri industriali alle Diacroniche, dalle Dissociazioni alle Periodiche, oltre ad alcuni esempi di Psicoplastiche, a metà tra pittura e scultura.
 
DA NON PERDERE
 
L'antologica offre la possibilità di ammirare anche i lavori giovanili dell'artista tra sperimentali ottici su tela emulsionata e tavola e fotografie ai sali di bromuro d’argento. A questi si accompagna una serie di rare fotografie naturali ovvero paesaggi, vedute di città, caratterizzate da inquadrature inconsuete.
 
FRANCO GRIGNANI (1908-1999). Polisensorialità fra arte, grafica e fotografia
Fino al 15 settembre 2019
Luogo: Chiasso (Svizzera), m.a.x. museo 
Info: +41 58 122 42 52
Sito: www.centroculturalechiasso.ch
turismo.it

Backpacking, il Sacro Monte Calvario si scopre così Zaino in spalla e itinerari a piedi. La vacanza attiva che consente di viaggiare in libertà

Il backpacking è una tipologia di viaggio attiva e divertente, per molti un vero e proprio stile di vita. Si viaggia in estrema libertà, con uno zaino in spalla e un badget ridotto, lasciandosi ispirare dalle tante opportunità che il mondo può offrire. Roba da hippie? Per certi versi può essere, ma non bisogna correre il rischio di categorizzare un tipo di vacanza che può invece assumere tante sfaccettature. Dal muoversi in libertà estrema e senza mete specifiche il backpacking può trasformarsi in una vacanza sportiva vera e propria. Dove la meta da raggiungere è importante tanto quanto l'attività fisica che si effettua per raggiungerla.

Il backpacking si basa sul concetto del low cost. Lo zaino deve contenere tutto ciò che serve per l'intera durata del viaggio, inclusa eventualmente una tenda da campeggio. Ma in realtà ognuno può interpretare questa tipologia di vacanza a modo proprio, lasciandosi guidare dal proprio istinto. E così per molti il backpacking si fonde con l'hiking e diventa una occasione per immergersi nella natura in modo autentico. Tra le migliori destinazioni di settembre può essere certamente incluso il Sacro Monte Calvario di Domodossola
turismo.it

La Casa di Ospitalità religiosa del Sacro Monte Calvario di Domodossola meta preferita per vacanze studio studenti Universitari

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Anche per l'Estate 2019 la Casa di OOpitalità Religiosa del Sacro Monte Calvario di Domodossola dei Padri Rosminiani ha offerto ospitalità a giovani Studenti Universitari per vacanze studi e corsi, con la presenza di docenti.

La casa di Ospitalità Religiosa del Calvario pronta a ricevere ospiti per il Trail running del 6 Ottobre 2019

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lL Trail del Calvario, inserito all’interno del circuito VCO Top Race, è una suggestiva gara di trail running che, partendo dalla pittoresca Piazza Mercato nel cuore di Domodossola, raggiunge i resti dell’antico Castello di Mattarella e le pendici del Sacro Monte Calvario, patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO.

E' ancora il tempo di condividere il respiro affannato, la carezza del vento in discesa, il sudore o la pioggia che grondano sin dentro il cuore. E' ancora il tempo di cercarsi con gli sguardi lungo boschi e sentieri. Di attendere il compagno di avventura, tendergli un sorriso e, se necessario, donargli un abbraccio di coraggio. Il tempo di sentire i battiti dei passi all'unisono, riempire le tasche di suggestivi silenzi, spezzare in due il pane della sofferenza e scambiarsi un "cinque" di soddisfazione e gioia.
E' ancora il tempo di condividere l'ebbrezza che ti scoppia dentro in vista della meta. Di prendersi per mano e tagliare sorridenti il traguardo, che non è un nastro, un arco, uno striscione, un tempo cronometrico, ma l'applauso dell'anima che spazza via la fatica e diventa eterna emozione. Da raccontare e da ricordare. E' tempo di correre insieme, qui, al Trail del Calvario.

5a edizione: le novità!
Dopo il successo dell'edizione 2018, premiata ai nastri di partenza dalla passione di 382 cuori pulsanti (più qualche "fido" amico, tra i quali il veterano "Pedro"), ci siamo chiesti se fosse il caso di introdurre altre novità: "squadra che vince non si cambia". Ma la voglia di migliorare, o perlomeno provarci, più i consigli e gli incentivi di alcuni amici runners, hanno prevalso. Ed eccoci qua, pregni della nostra beata incoscienza, a presentarvi le novità 2019.
Il Trail a coppie passa da 17 a 18 Km. Sono previste 3 novità sul percorso.

- il passaggio nel bellissimo borgo de "La Tensa", un agglomerato di caratteristiche case di pietra a cui fa capo un agriturismo (grazie a Chiara, la proprietaria, per la cortese disponibilità);

- il recupero di uno storico sentiero abbandonato e invaso da anni da arbusti e rovi (e per questo sconosciuto persino ai podisti Ossolani): il suo attraversamento consentirà il passaggio in un paio di suggestivi alpeggi;

- 'eliminazione di un tratto tra La Quana e Vallesone dov'era prevista una salita su disagevole rampa in cemento: ora il percorso è più fluido.

Grazie a queste modifiche il dislivello positivo sale da +950 a +1050 metri circa.
Altre novità riguardano il gemellaggio con la "Valle Intrasca a coppie" (vedi di seguito), la collaborazione con la Decathlon di Castelletto Ticino e con Luciani Sport di Borgomanero (due nuovi punti dove sarà possibile iscriversi, mentre il riferimento on line resta sempre Wedosport), una nuova sede per spogliatoi e docce.
Oltre alla canotta tecnica che arricchirà il pacco gara (vedi di seguito), anche nel 2019 il TdC non dimentica la beneficenza: quest'anno devolveremo parte del ricavato a Dottor Clown VCO
tratto da https://www.traildelcalvario.com/

Alla scoperta dei tesori artistici delle vallate Ossolane


Un interessante pomeriggio alla scoperta dei tesori delle valli ossolane. Lunedì 19 agosto, nella sala Cea di Orcesco, si è tenuto un incontro di storia dell'arte locale a cura del dottor Marco Audisio, laureato in storia e critica dell’arte all’Università degli Studi di Milano che da 10 anni perlustra i luoghi sacri ossolani.
Nel primo incontro sono passate in rassegna opere e artisti tra il 1400 e 1500, invece nel prossimo, che si terrà mercoledì 21 agosto alle 18 sempre nel cuore della frazione di Orcesco, si darà spazio ai secoli 1600 e 1700.
"Grazie a Tullio Beltramini possiamo conoscere molte cose della storia ossolana - ha detto lo storico dell'arte - fino al 1700 siamo stati molto legati al Ducato di Milano". Audisio ha proiettato le immagini della chiesa di San Quirico e Giuditta nei pressi di Domodossola la cui abside richiama figure di tipo bizantino, l'ex chiesa e ora conosciuta come Palazzo San Francesco di Domodossola dove ciclicamente vengono allestite delle mostre d'arte (ora è in corso quella sul futurismo di Balla, Boccioni De Pero) che contiene affreschi di artisti sconosciuti che richiamano la pittura novarese del portico di San Colombano a Biandrate. Poi lo storico ha dato largo spazio alla bottega dei Cagnola poichè "non c'è luogo nel novarese in cui non si trovi la loro mano". In Ossola hanno operato nell'oratorio di San Giovanni a Crodo, dipinto la Madonna con Bambino di Premia, l'oratorio di Santa Lucia a Uriezzo e lo splendido ciclo decorativo della chiesa di San Gaudenzio a Baceno.

Collegamento ideale tra il Calvario, Trento e il Trentino. I grandi artisti e le mille chiese. Rosmini e Degasperi

Il Castello del Buonconsiglio a Trento. © Jakub Halun - CC BY SA 4.0

Trento e il Trentino non sono solo un luogo di luoghi: sono frammenti di un mosaico che ha l’arte e la cultura nella natura e che ha nella natura forme d’arte che non possono stare in un museo, perché sono musei a cielo aperto.

I grandi artisti e le mille chiese. Rosmini e Degasperi 
Certo, questa è la terra di Depero e di Segantini, di Melotti e di tanti grandi artisti di ieri e di oggi, che hanno lasciato un segno capace di resistere al tempo. Ma è anche la terra delle mille chiese e dei tanti castelli che conservano non solo le tracce del passato, ma anche il segno di ciò che è passato di qui, in secoli solo all’apparenza lontani. È la terra del filosofo Rosmini e dello statista Degasperi, che a me piace citare col suo vero cognome, anche se per l’Italia, quasi per assegnargli una nobiltà di cui non aveva certo bisogno per essere il costruttore e il ricostruttore dell’Italia e dell’Europa, è ormai De Gasperi.

Un po’ Italia, un po’ Impero Austro-Ungarico 
Se si mettono insieme i nomi e i luoghi si capisce perché in un grande teatro che ha nelle Dolomiti un fondale di roccia e di poesia (quest’anno si celebrano fra l’altro i dieci anni delle Dolomiti patrimonio Unesco) e che ha nella storia i tratti di una cerniera, anche culturale, che ha tenuto insieme il mondo del Nord e il mondo del Sud, si sente il respiro della Mitteleuropa. Un po’ Italia e un po’ Impero Austro-Ungarico. Un po’ di qua. Un po’ di là. Con radici in continuo movimento.

Entrare in museo, perdersi in un castello 
Solo partendo da questo assunto si può cogliere quanto sia importante fermarsi a Trento per perdersi, letteralmente, nel Castello del Buonconsiglio (simbolo di una Chiesa che nei secoli ha governato anime e uomini e che dell’una e degli altri conserva colpi di pennello, contaminazioni, suggestioni) o per scoprire il futuro.
Si può entrare al Muse, il Museo della Scienza che porta la firma di Renzo Piano, l’architetto che qui ha firmato uno dei più importanti progetti di recupero urbanistico di cui si sia a conoscenza, trasformando i terreni di una fabbrica in un parco. Un luogo nel quale, accanto a case e palazzi, svettano un museo (il Muse, appunto) che è scelto ogni giorno da migliaia di persone che hanno voglia di capire da dove veniamo, toccando per mano ogni cosa, e una libreria universitaria che declina al futuro il concetto di cultura.

Il Duomo, la Strada Granda e le navate di boschi 
Ma Trento è anche il Duomo e la Strada Granda (come si chiamava via Belenzani quando venne trasformata per accogliere i cardinali e gli alti prelati attesi al famoso concilio), una via piena di affreschi. L’ennesimo museo a cielo aperto. E giocando con l’apertura del cielo viene in mente subito Arte Sella (appunto a Sella, in Valsugana) dove la natura è stata messa nelle mani di artisti e architetti (non sempre c’è una differenza fra i due concetti) che hanno realizzato negli anni un percorso che è la metafora concreta del rapporto fra l’arte e il bosco, fra la scultura e i sentieri, fra il culto e un’immagine che si fa fortissima, ad esempio, al cospetto della cattedrale naturale trasformata da duomo d’alberi in navate di boschi.

L’Atene del Trentino 
Poi c’è Atene, direbbero i roveretani. Perché è così che da sempre chiamano Rovereto: l’Atene del Trentino. Qui è sorto il Mart, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea che sarebbe da visitare anche se non ospitasse mostre di prestigio. Perché l’architetto Mario Botta a Rovereto ha costruito una perla moderna all’interno di uno scrigno settecentesco, fatto dai nobili e antichi palazzi di via Bettini, che all’improvviso si aprono su una astronave piena d’arte: dalle collezioni del Novecento ai percorsi che portano all’oggi, con un occhio che sul Futurismo, che qui ha avuto uno dei suoi padri (Fortunato Depero, come scrivevo sopra), e con uno sguardo su una contemporaneità che a queste latitudini trova lo spazio giusto per esprimersi.

La terra dei festival con le sembianze di una farfalla 
C’è poi un’importante Galleria Civica in una terra che è ormai la capitale dei festival: da quello dell’economia al festival del cinema di montagna, passando per quello dello sport, per Oriente Occidente e per appuntamenti che solo chi non li conosce può considerare minori. Poi viene in mente Cesare Battisti, giornalista geografo ma soprattutto politico irredentista: lui, che venne giustiziato proprio ai piedi del Castello del Buonconsiglio, in quella che oggi viene chiamata fossa dei martiri, fu il primo a intuire che il Trentino ha le forme e le sembianze di una farfalla. Il che spiega meglio di ogni altra cosa la leggerezza e la bellezza d’un volo che resta nell’anima di chi lo sfiora.

Alberto Faustini è direttore de «L'Adige» e dell'«Alto Adige»

Alberto Faustini, da Il Giornale dell'Arte numero 399, agosto 2019


Inaugurato a Stresa il XX Corso dei Simposi Rosminiani

stresa simposi rosminiani
Al via il 20 Agosto 2019 a Stresa il XX Corso dei Simposi Rosminiani. Legge, coscienza e libertà, questo il tema generale sul quale si confronteranno al Collegio Rosmini decine di filosofi, teologi, giuristi provenienti dall’Italia e da diverse parti del mondo. A organizzare l’incontro, con appuntamenti fino alla mattinata del 23 agosto, è il Centro Internazionale di Studi Rosminiani in collaborazione con la Conferenza Episcopale Italiana.
I Simposi Rosminiani, fondati nel 1967 dal pensatore Michele Federico Sciacca come Cattedra Rosmini e dal 2000 proseguiti col nuovo nome, vedono ogni anno affluire nella città di Stresa professori affermati e giovani studenti, al fine di approfondire temi di scottante attualità. <Il tema di quest’anno - scrive padre Umberto Muratore, direttore del Centro Rosminiano - si propone lo scopo di offrire un contributo alla riaffermazione di valori interiori che oggi rischiano di permanere in un cono d’ombra. Il corso è strutturato in relazioni, seguite da dibattiti che desiderano essere ampi e aperti a tutti i partecipanti>.
Nutrito e qualificato il numero dei relatori: Vincenzo Buonomo (prolusione), Diego Fusaro, Carlo Carena, Flavio Felice, Matteo Nacci, Giuseppe Pulcinelli, Paolo Pagani, Alfonso Amarante, Francesco Coccopalmerio (cardinale), Pierluigi Valenza. Aprirà e chiuderà il corso Umberto Muratore.
La partecipazione al Corso è libera e aperta a tutti. Se ne raccomanda l’iscrizione. Verranno stampati gli Atti.
Per informazioni: tel. 0323-30091; simposi.rosminiani@rosmini.it ; sito web: www.rosmini.it

vcoazzurratv.it


La responsabilità, i limiti del potere e la lezione di Rosmini



Lo “spirito d'intelligenza”, di ispirazione rosminiana, assume i caratteri del criterio adottabile in ogni campo di azione dell'uomo, ovverosia, quale principio universale dell'agire umano. È questa la sfida fondamentale con la quale si apre il XX corso dei Simposi Rosminiani di Stresa (20-23 agosto 2019), quest'anno dedicato al tema “Legge, coscienza e libertà”, curato dal Centro Internazionale di Studi Rosminiani, diretto da Padre Umberto Muratore, e dalla Conferenza Episcopale Italiana. Tanti sono i temi proposti dal ricco programma e, come da consuetudine pluridecennale, si spazia dalla filosofia alla teologia, dal diritto all'economia e dalla politologia alla sociologia. La pluralità disciplinare delle relazioni è tenuta insieme da una ben determinata prospettiva antropologica che, alla decostruzione giuridica del concetto di persona, risponde con la visione unitaria e personalista di Antonio Rosmini, secondo il quale la persona umana è il “diritto sussistente”. A tal proposito, data la vastità e la ricchezza della proposta avanzata dagli organizzatori del simposio, mi limiterò a evidenziare un aspetto dell'opera rosminiana che ritengo importante, sia in termini di nuda e cruda attualità politica, sia in termini di eredità che Rosmini ha fornito al deposito della cultura politica del nostro Paese. Mi riferisco all'interpretazione, dapprima rosminiana e, in seguito, assunta convintamente da Luigi Sturzo, della politica come “limite al potere”. È questa, come ci ha insegnato, tra gli altri, Giovanni Sartori, la cifra della tradizione liberaldemocratica. PUBBLICITÀ inRead invented by Teads Quanto affetto Sturzo nutrisse per Rosmini e quanto fosse addolorato per la vicenda che vide il roveretano messo all'indice e perseguitato dalle gerarchie, mosse dai soliti “guardiani dell'ortodossia neotomista”, si comprende dal brano che segue, in cui il sacerdote siciliano, durante gli anni dell'esilio (1924-1946), auspica persino che il condannato Rosmini sia elevato agli onori degli altari. Scrive Sturzo: «Io prego tanto il vostro venerato fondatore ogni giorno che mi conceda di vedere l'Italia ritornata libera, senza la tirannia fascista. Lo prego per la conversione di un mio amico, e per la conversione di un professore che non conosco personalmente ma che apprezzo e stimo per diverse ragioni. Come lo vorrei sugli altari il vostro Rosmini: mi darà il Signore questa consolazione prima di morire?»; la consolazione Sturzo l'avrà, poiché Rosmini varrà proclamato beato il 18 novembre del 2007. Un tratto che esprime la prossimità dei due pensatori, al di là delle rispettive elaborazioni teoriche nel campo della teoria politica, credo risieda nel rapporto con la modernità e con le sue espressioni culturali; un rapporto ispirato all'analisi critica, senza ricorrere alle scorciatoie della scomunica e della censura, ma illuminata dalla sete cristiana di comprendere tutto ciò che è umano; perché nulla di umano ci è alieno: Scrive a tal proposito Rosmini: «sono persuaso nello stesso tempo che per gli ingegni forti e che non punto vacillano nella fede riesca a vantaggio incredibile la letture delle opere di Kant, Fichte, Schelling ed Hegel; innalzano veramente lo spirito». Come ha avuto modo di osservare Mario D'Addio, Rosmini insegnò a Sturzo che bisognava rigettare ogni possibile tentazione di negare legittimità all'avversario politico, ricorrendo all'argomento della persecuzione religiosa, alla condanna di eresia, alla censura nei confronti della società moderna. Al contrario, proprio in sintonia con il metodo rosminiano, si sarebbero dovute incrementare le ragioni del dialogo e della cooperazione tra la Chiesa e il mondo e così promuovere un profondo rinnovamento della cultura cattolica, posta di fronte alle sfide di una società in profonda trasformazione. Credo che buona parte del pensiero politico sturziano: la sua visione dinamica della società e l'affermazione della “lotta come il principio del progresso sociale”, la sua idea di popolo, declinata al plurale, di autorità politica, riducibile alla coscienza individuale che non lascia residui a favore di alcuna entità collettiva, e di democrazia, come governo delle opinioni sotto il diritto, rappresenti uno dei lasciti più preziosi di Rosmini. 

ilsole24ore

Iniziativa Culturale Simposi Rosminiani 2019. Parteciperanno anche alcuni Ospiti del Calvario

I “Simposi Rosminiani” si propongono di passare ad una nuova fase, vale a dire di offrire a quelli che Rosmini chiama “amici della verità” e promotori di “carità intellettuale” un luogo, in cui poter approfondire, in piena libertà di spirito e con rispetto delle diversità, la soluzione dei problemi urgenti che si affacciano sul terzo millennio.

I “Simposi Rosminiani” si svolgeranno a Stresa dal 20 al 23 agosto. Nascono nell'anno 2000 come continuazione della “Cattedra Rosmini”, la quale, fondata da Michele Federico Sciacca nel 1967, ha svolto brillantemente il compito affidatole di riportare la voce di Rosmini nel dialogo intellettuale del pensiero contemporaneo.

Il comitato scientifico del ventesimo corso costituito da: Dario Antiseri, Giuseppe Lorizio, Luciano Malusa, Francesco Mercadante, Francesco Miano e Umberto Muratore, ha scelto di argomentare quest’anno su Legge, coscienza e libertà. Teologia, filosofia e diritto a confronto. Con il proposito di offrire un contributo alla riaffermazione di alcuni valori interiori che oggi rischiano di finire in un cono d’ombra. Il corso è strutturato in relazioni, seguite da dibattiti, che desiderano essere ampi e aperti a tutti i partecipanti. La partecipazione ai lavori è libera e gratuita. Atti del corso verranno pubblicati nella collana rosminiana “Antonio Rosmini: maestro per il terzo millennio. - Studi” di bookon-demand. Se ne raccomanda la prenotazione presso le Edizioni Rosminiane. Enti sostenitori: Conferenza Episcopale Italiana; Fondazione CRT; Fondazione Comunitaria del VCO; Fondazione Cattolica Assicurazioni; Financial Advisor Pastore-Stresa; Fondazione Popolare di Novara e Comune di Stresa. 
Risultati immagini per simposi rosminiani



Programma

Ventesimo corso dei “Simposi Rosminiani”
(20-23 agosto 2019) 
Sala Clemente Rebora, Collegio Rosmini, 
via per Binda, 47 - Stresa (Vb)

Legge, coscienza e libertà. Teologia, filosofia e diritto a confronto

Martedì 20 agosto
Ore 16.00 Saluto delle Autorità

Ore 16.30 Umberto Muratore (Direttore Centro Internazionale Studi Rosminiani)
(Introduzione)
Ore 17.00 VINCENZO BUONOMO (Rettore della Pontificia Università Lateranense) (Prolusione)
L’umanità e il suo diritto:le odierne sfide al diritto internazionale
Ore 18.00 Dibattito

Mercoledì 21 agosto
Ore 9.00 DIEGO FUSARO (Docente presso l’Istituto Alti studi strategici e politici Milano) 
Il nomos dell’etica contro l’anomia dell’economico
Ore 10.00 CARLO CARENA (Critico letterario)
Socrate e le Leggi
Ore 11.00 Dibattito
Ore 15.30 FLAVIO FELICE (Ordinario di storia delle dottrine politiche all’Università del Molise)
Il limite del potere: popolo, autorità e democrazia
Ore 16.30 MATTEO NACCI (Pontificia Università Lateranense)
Storia del diritto e cultura giuridica: l’esempio offerto dalla scienza canonistica del Novecento
Ore 17.30 Dibattito
Ore 21.00 Concerto nel giardino di Villa Ducale
(Centro Internazionale di Studi Rosminiani)

Giovedì 22 agosto
Ore 9.00 GIUSEPPE PULCINELLI (Pontificio Università Lateranense )
Legge, coscienza e libertà in san Paolo
Ore 10.00 Paolo Pagani (Docente di Filosofia morale a Venezia)
Note su Rosmini e il formalismo giuridico
Ore 11.00 Dibattito
Ore 15.30 ALFONSO AMARANTE (Preside dell’Accademia Alfonsiana)
La proposta morale alfonsiana. La circolarità tra coscienza e legge
Ore 16.30 FRANCESCO COCCOPALMERIO (Presidente del Pontificio Consiglio dei Testi Legislativi)
La persona come diritto sussistente
Ore 17.30 Dibattito
Ore 21.00 Villa Ducale: riunione Comitato scientifico e dell’Edizione Critica

Venerdì 23 agosto
Ore 9.00 PIERLUIGI VALENZA (Università Sapienza di Roma)
Dalla “conscientia” al “Super-io”: la coscienza morale tra teologia, morale e psicologia
Ore 10.00 UMBERTO MURATORE (Direttore Centro Internazionale di Studi Rosminiani)
Lettura odierna del rosminiano “risentimento giuridico”
Ore 11.00 Dibattito e conclusioni

Centro Internazionale di Studi Rosminiani di Stresa

Per info: 
Segreteria “Simposi Rosminiani” - Centro Internazionale di Studi Rosminiani, corso Umberto I, 15 – Stresa (Verbania). 
Email: simposi.rosminiani@rosmini.it
Tel: 0323-30091
(da informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

La Via Francigena come il Sacro Monte Calvario verso il Patrimonio Unesco. Il cammino della candidatura


Spesso la Casa di Ospitalità del Sacro Monte Calvario ospita pellegrini della Via Francigena.

Il riconoscimento è atteso entro il 2020, intanto le regioni italiane è da tempo che si impegnano per valorizzare il percorso spirituale e turistico della Francigena, che fin dall’antichità collega Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra.

Un itinerario sacro congiungeva il Nord Europa a Roma, una strada che nel corso del Medioevo fu percorsa sia da quei pellegrini intenti a muoversi dalla Francia verso sud, direzione San Pietro (e perché no proseguire verso la Terrasanta attraverso i porti pugliesi di Bari e Brindisi), sia da quelli che da sud muovevano verso nord per raggiungere Santiago di Compostela in Spagna. Celebre la sua funzione commerciale e strategica per il trasporto verso il nord Europa delle merci provenienti dall’Oriente e scambiarle nelle fiere della zona di Champagne, con i panni di Fiandra e di Brabante. Si tratta della Via Francigena, “la strada originata dalla Francia”, il cui itinerario è pronto a riconquistare la sua centralità con il riconoscimento a Patrimonio Unesco entro il 2020.

Lo Straordinario risiede nel Cammino delle Persone Comuni. (Paulo Coelho)



Via Francigena


I pellegrinaggi nel corso della storia sono stati tanti e diversi. Per lo più pratiche religiose che consistono nel recarsi, individualmente o collettivamente, presso un luogo sacro per compiervi atti religiosi, anche a scopo votivo o penitenziale. Un’attività piuttosto diffusa in moltissime religioni fin dall’epoca antica: in Egitto, nella religione ebraica antica (pellegrinaggio rituale a Gerusalemme in occasione della Pasqua e di altre feste), nell’antica Grecia (verso i santuari e gli oracoli), come pure nella religione induista postvedica (in luoghi religiosi, fiumi sacri, come il Gange, per purificarsi, ecc.). Nel cristianesimo, questa pratica è antichissima e ha come meta ambita la Terrasanta, palcoscenico sacro dell’attività redentrice di Gesù Cristo, e Roma, dove sono poste le tombe degli apostoli; il culto delle reliquie e i miracoli locali hanno dato vita ad altre mete per i pellegrini (per es. Santiago de Compostela, Loreto, Lourdes, Fatima ecc.). Nella religione musulmana diviene obbligatorio il pellegrinaggio alla Mecca (hagg), da intraprendere almeno una volta nella vita per ogni musulmano che disponga di capacità fisica e di mezzi. 
Oggi a muovere i pellegrini, oltre a motivi legati alla religioni, ecco un forte senso di spiritualità, il desiderio di umanità e di pace, l’amore e la passione per lo sport, la voglia di avventura, la sete di nuove conoscenze e l’ambizione della scoperta, l’esigenza di fondersi con natura e paesaggi incontaminati. I pellegrini, qualcuno li definirebbe i “conquistatori dell’inutile”, noi no. Uscire dalla città e affrontare zone impervie, rinunciare per un periodo più o meno lungo allo scorrere ordinario dell’esistenza, proiettandosi in un’impresa spesso ardua, prefiggendosi lo scopo di raggiungere una meta, dalla quale far ritorno a casa ritemprato e con rinnovata linfa per affrontare le sfide quotidiane: ecco, chi è il pellegrino, anche quello in cammino sulla Francigena.

La Via Francigena nel corso della storia. La Francigena non è solo una via sacra, ma una vera e propria testimonianza, la traccia battuta delle tappe del cammino dell’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, recatosi a Roma nel 990 per ricevere il pallio dal papa. L’arcivescovo annota sui suoi appunti di viaggio le città e i punti di ristoro che dal cuore della cristianità lo riaccompagneranno verso casa. Circa 1.800 chilometri di tragitto ripartito in 79 tratti; un cammino che si dipana attraverso Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra. La Via Francigena, assieme alle sue varianti, diviene uno scenario ove pullulano e si fondono culture, costumi, merci, rappresentando un luogo di transito ma anche di formazione dell’identità europea. Oggi ci si arriva a piedi o in bicicletta. Diversi i pellegrini, chi ha compiuto in Spagna il Cammino di Santiago almeno una volta e vuole mettersi alla prova con un percorso diverso e chi la vuole fare tutta da Canterbury. Chi viene in gruppo e chi cerca la pace interiore. Alla Grangia benedettina di Orio Litta, piccolo Comune in provincia di Lodi, sulla tappa numero 39 della via Francigena Canterbury-Roma da giugno a settembre in media giungono 1.100 pellegrini ogni anno. Numeri rilevanti per la Francigena che è ormai quotatissima a livello europeo.



Via Francigena del Sud

La candidatura a Patrimonio dell’Umanità Unesco. Il dossier per la candidatura a Patrimonio dell’Unesco ha già riscosso l’approvazione dal ministero dei Beni Culturali. Questo è frutto dell’intesa tra sette Regioni (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Lazio, Valle d’Aosta, con il coordinamento della Toscana), intente a far riconoscere a livello mondiale un Cammino che tocca un centinaio di Comuni in Europa. “Il riconoscimento della via Francigena come Patrimonio Unesco sarà la definitiva consacrazione di un percorso antico e importante”, chiarisce il vicepresidente dell’Associazione Europea delle Vie Francigene e sindaco di Orio Litta Francesco Ferrari. “Dal 2001 continuiamo a sostenere l’importanza di un percorso spirituale e turistico che ha un enorme valore per tanti pellegrini. È un’avventura che noi sindaci del Lodigiano abbiamo portato avanti con forza sin da quando non c’erano le infrastrutture lungo la Via. E come Lodigiano abbiamo anche investito creando i due ostelli, a Corte Sant’Andrea e Orio Litta, per accogliere i pellegrini. Dopo tanti anni finalmente siamo vicini a un riconoscimento”.

L’impegno delle regioni italiane. Le Regioni s’impegnano, firmando il protocollo, a stilare insieme il tracciato del cammino da presentare, esaminando autenticità e completezza degli elementi storico-artistici e architettonici ancora presenti e che potranno così essere introdotti nella candidatura. A tal fine ci si potrà anche avvalere di un partner come l’AEVF (Associazione Europea delle Vie Francigene), organismo riconosciuto dal Consiglio d’Europa che predisporrà uno studio di fattibilità per selezionare la tratta da candidare all’Unesco, gli interventi prioritari a tutela del tracciato e le fasi operative del progetto (tempi, costi). “Sono già ripresi i contatti con le istituzioni di Francia, Inghilterra e Svizzera per poter chiudere l’iter burocratico”, evidenzia il vice presidente dell’AEVF Francesco Ferrari. “C’è già stato un incontro a Parigi e un altro si terrà a settembre. Ci auguriamo di concludere tutti i passaggi per poter protocollare una richiesta entro il 2020”.

Ecco dunque chi è il camminatore. È una persona che fa della propria vita – nel suo insieme o in brevi periodi – un simbolo di ciò che è l’esistenza di tutti. Sperimenta la condizione particolare di chi lascia alla proprie spalle la certezza di un rifugio per proiettarsi, in modo più o meno evidente, in un’avventura che comporta anche il rischio e comunque la necessità di adattarsi a diverse circostanze. Sente con particolare importanza il legame con la terra che calpesta, passo dopo passo, fino quasi a identificarsi con essa, quando i suoi passi stanchi, dopo ore e ore di marcia, sembrano attratti irresistibilmente dalla forza del suolo. E comprende che se esiste un inizio esiste anche una fine, ma anche, come diceva Tiziano Terzani, che ogni fine è un nuovo inizio. (Andrea Bellavite)

L’obiettivo non è la meta, ma il viaggio, il Cammino in quanto tale. Seguiremo con passione il cammino di quest’importante e significativa candidatura.



Dal Sacro Monte Calvario in Svizzera, tour estivi a bordo di treni panoramici e passeggiate rilassanti


Svizzera, tour estivi a bordo di treni panoramici e passeggiate rilassanti

Lo chiamano il Trenino Verde delle Alpi, il moderno BLS RegioExpress e ogni due ore collega Berna con Domodossola e viceversa. Attraversa il Sempione e l’ultracentenaria linea di valico del Lotschberg e regala un piacevole giro panoramico per turisti e pendolari. Lo scenario è suggestivo con uno sfondo di casette immerse nella natura incontaminata di piccoli rilievi, corsi d’acqua e sentieri verdeggianti. Passa anche per Briga, nell’Alto Vallese, che merita una sosta per osservare il suo cuore pulsante, con la grande ed elegante piazza acciottolata e il castello Stockalper. Qui si trova, inoltre, uno dei più importanti edifici barocchi della Svizzera e per la sua particolare conformazione capita di passeggiare nella bella stagione con le maniche corte, mentre intorno le montagne sono cariche di neve. Il giro dedicato ai treni panoramici prosegue verso Capolago, tra Mendrisio e Lugano, con la tratta fino al Monte Generoso per godere dei suoi panorami a tratti verdeggianti e a tratti lunari. Appena usciti dalla stazione si può salire a bordo del trenino a cremagliera che, da oltre 125 anni, parte appunto da questa destinazione per raggiungere la vetta a 1704 metri, in ben nove chilometri di percorso e partenza ogni ora. Intorno, il parco naturale che in molti seguono a piedi, attraversando uno dei tanti percorsi escursionistici. Da novembre ad aprile, quest’anno, le carrozze si fermeranno per il restauro della linea ferroviaria ancora originale, ma è peculiare sapere che periodicamente, proprio per evocare il periodo della Belle Epoque, ci sono dei treni a tema molto particolari. Un’esperienza, insomma, sempre unica, a partire da quello a vapore del 1890, il più vecchio in circolazione in Svizzera, fino alle versioni d’epoca del 1950. Sul Monte Generoso si possono scegliere diverse escursioni e, su prenotazione, si possono visitare l’Osservatorio Astronomico e la Grotta dell’Orso o percorrere il sentiero dei pianeti o il sentiero delle Nevère. Di fronte a quello che è considerato il più bel panorama del Canton Ticino, sorge il “Fiore di Pietra”, la futuristica infrastruttura progettata dall’archistar Mario Botta. Al suo interno spiccano due ristoranti e dalle finestre panoramiche così come dalla terrazza, il panorama è sensazionale. Del resto, da questa altezza è possibile vedere la regione dei Laghi (Lugano, di Como), di Varese e Maggiore, ma anche l’area che va dalla Pianura Padana con Milano e quella dagli Appennini alla catena Alpina, dal Gran Paradiso al Monte Rosa, dal Cervino alla Jungfrau.
tratto da Il Mattino Viaggi

Turismo slow, anche al Sacro Monte Calvario

Una nuova moda si sta espandendo anche in Piemonte, nella provincia di Verbania e in particolare al Sacro Monte Calvario. Si tratta del turismo slow, Vera e propria filosofia di vita,  in questo caso però applicata al turismo. Tradotto letteralmente ‘turismo lento’ è una nuova modalità di viaggio che ti permette di goderti al massimo la tua esperienza, di andare oltre un semplice video. 
Durante il pellegrinaggio al Sacro Monte CAlvario,  moltissimi sono i monumenti che attirano l’attenzione dei pellegrini. È un’occasione per tutti i turisti che vogliono divertirsi rispettando l’ambiente, cosa aspettate?

Escursioni dal Calvario: in Svizzera con il Trenino verde delle Alpi



viaggi.corriere.it

Battelli, trenini di montagna, castelli e hotel vittoriani che ricordano il passato. E di contro, lanci in parapendio, sentieri segnalati, gite in mountain bike, uscite di rafting, canoa o Sup, meglio noto come stand up paddle. Il tutto immerso in un paesaggio fatto di laghi turchesi, montagne incappucciate di neve anche in piena estate e scintillanti ghiacciai. È la regione dell’Oberland Bernese, in Svizzera, con i laghi di Brienz e di Thun, tra cui si stende la cittadina di Interlaken. Panorami dominati da vette leggendarie come il Mönch, la Jungfrau, l’Eiger. Da vedere dalla località montana di Grindelwald.

In Svizzera, con il Trenino verde delle Alpi

Sono luoghi che suggeriscono vacanze a cavallo dei tempi, nostalgiche, culturali e soprattutto sportive. Da fare lasciando a casa l’automobile, approfittando dei collegamenti tra i vari mezzi. Che in Svizzera sono in corrispondenza quasi maniacale. Si può partire in treno da Milano o dalle altre città italiane e salire a Domodossola sul Trenino verde delle Alpi, che 10 volte al giorno arriva fino a Berna. Non inganni l’aspetto comune dei vagoni: al di là dei finestrini si vedono sfilare paesaggi di grande suggestione. Come la salita sui pendii assolati dopo Briga, i pascoli diKandersteg costellati di baite in legno, l’imponente viadotto di Kander, il lago di Thun.

Anche al Calvario: La grande meraviglia di scoprire se stessi nell'Italia dei sentieri. Camminando

Un libro per trovare (con lentezza) le tante bellezze ancora intatte.


“Per centinaia di migliaia di anni abbiamo conosciuto un solo modo per muoverci: mettere un piede davanti all’altro… con questo libro vi invito a uscire di casa e mettervi i cammino”. Due passaggi dell’introduzione di “L’Italia è un sentiero”, libro-guida di Natalino Russo che di queste cose se ne intende. E arrivati all’ultima pagina, prima di un corposo apparato di consigli utili al camminatore, la voglia di andare a percorrere qualcuno degli affascinanti sentieri che ci propone e racconta è quasi incontenibile. Dalle Alpi alla Calabria, dai sentieri dei briganti a quelli di san Francesco, e ancora dal sogno ormai realizzato del “grande Sentiero Italia” del CAI ai più umili tratturi che nei secoli hanno guidato la transumanza delle greggi, il messaggio è riscoprire le meraviglie ancora (per quanto? Dipende da noi) intatte del nostro Paese. E riscoprire una condizione dello spirito.

Perché è importante riprendere coscienza, un passo dopo l’altro, del grande privilegio del camminare. “Pensare coi piedi” è il titolo dell’introduzione. Espressione geniale con cui un grande scrittore argentino aveva sintetizzato il gioco del calcio. Ma va benissimo anche qui. E fa impressione che l’epigrafe tratta da Cesare Pavese (“In automobile si traversa una terra, non la si conosce. A piedi vedi tutto: c’è la stessa differenza che guardare un’acqua o saltarci dentro”) sia identica ad un passaggio di Erling Kagge nella moderna “bibbia” del camminare: “Se vai verso una montagna in macchina tutto ti sfreccia accanto, la vita si fa più corta… non puoi sentire il vento, gli odori, il tempo atmosferico o i cambiamenti di luce…”. Ecco, tutte queste cose Natalino Russo ce le fa vivere attraverso la sua esperienza e quella dei camminatori del passato che quei sentieri hanno percorso o raccontato.


Sono tanti, e particolari. Proviamo solo a darne un assaggio. Come la proposta rara delle tante vie del sale che solcano la penisola. Vie del sale e della lana– si racconta – perché non si tornava certo a mani vuote dopo aver lasciato il carico del preziosissimo sale. Racconti che fanno pensare alle durissime vie attraverso l’Himalaya per portare il sale dal Tibet verso le pianure indiane. Il pensiero va subito alla via Salaria, ma ormai è una storia annullata dalle grandi strade. E invece si scoprono percorsi intatti tra i territori di Genova, Alessandria, Piacenza e Pavia, con un trekking di 4 giorni che dall’Oltrepò Pavese arriva fino in Liguria “dove si gode di cieli notturni incredibilmente pieni di stelle”.

E ancora, dicevamo, i tratturi. In autunno da ogni piccolo centro di montagna partivano migliaia di pecore che formavano un flusso migratorio imponente, interi paesi di Abruzzo, Molise e Puglia vivevano solo di questo. E per questo i cammini da non mancare sono quelli che collegano le montagne abruzzesi alla pianura pugliese, attraverso un parte del Sannio e dei resti della sua storia secolare.


Ma, tra tanti racconti, c’è un altro luogo che non ti aspetti, uno di quelli dove la meraviglia della natura italiana resiste alla grande: che ne direste di un bel trekking in Aspromonte? Un pezzo di Calabria tra la montagna e il mare “poco conosciuto persino agli stessi calabresi”. Un gruppo di escursionisti locali ha creato e ben segnato (gran lavoro!) un sentiero che lo attraversa tutto per ben 140 chilometri. Natura pura, a volte selvaggia se lontana dai centri abitati. E lo ha chiamato “Il sentiero del Brigante”. Un cammino anche nella storia: qui probabilmente l’esercito romano catturò il ribelle Spartaco, qui visse il brigante Cacciadiavoli (venerato nella Calabria del Cinquecento), e qui per anni nella prima parte del Novecento fu imprendibile il brigante Musolino famoso persino fuori d’Italia. Per non parlare della stele che ricorda il ferimento di Garibaldi: come respiri queste cose se non a piedi?


Così come a piedi si possono respirare i grandi cammini della fede. Il pellegrino era quella persona che arrivava “per ager”, attraverso i campi, dunque a piedi. In questo libro-guida non potevano certo mancare, insieme all’appello dell’autore ad evitare ogni posizione oltranzista: i mezzi di trasporto – dice – servono anche per facilitare il cammino. E dunque si raccontano le vie Francigene. Ricostruendo il cammino originale che l’arcivescovo Sigerico compì nel 990 dalla sua Canterbury a Roma passando per la Francia, ma avvertendo anche che la via che seguono ora i pellegrini è di fatto una “invenzione moderna”. Così come, negli ultimi decenni, sono stati ricostruiti e tracciati i cammini seguiti da Francesco e dal manipolo di suoi frati dalla Verna fino a Roma. Ora si stima che siano percorsi da ventimila persone l’anno.

E a ancora, tra le tante suggestioni, non può mancare un riferimento al Club Alpino Italiano. Montagne e scalate, certo, ma nei suoi oltre 150 anni anche sempre maggior attenzione a divenire il ritrovo di chi ama andare a piedi in altura. Sino ad arrivare al culmine, proprio in questo 2019, di un lavoro colossale chiamato Sentiero Italia Cai. Il "sentiero dei sentieri" che realizza un sogno di oltre trent’anni fa: individuare, segnare, organizzare un camino ideale che, unendo alcuni tratti delle migliaia di sentieri esistenti, permetta di attraversare l’Italia in montagna da est a ovest e poi da Nord a Sud (con appendici per le isole). Ne è venuto fuori un tracciato di quasi settemila chilometri, trecentosessantotto tappe, 350mila metri di dislivello. Non resta che scegliere il proprio pezzo, aiutati da mappe e anche dai racconti della collana di libri che National Geografic sta pubblicando insieme al Cai proprio in questi mesi.

Queste descritte sono solo alcune proposte. Scelte tra i gruppi dei “Sentieri nella storia”, dei “Sentieri nella natura” (dalle Alpi alla Costiera amalfitana), di quelli nella fede e dei “Sentieri nelle memorie di guerra”. E infine i“Sentieri nel nuovo millennio” (compreso uno spiazzante lungo cammino attraverso Roma). Non resta che farlo, anche per la prima volta. D’altra parte, ricorda Natalino Russo all’inizio di un capitolo, “a camminare si impara camminando”.
 
Natalino Russo. L'Italia è un sentiero (storie di cammini e camminatori). Ed. Laterza