La “Gran Partita” KV 361
con la Camerata Strumentale di S. Quirico
diretta da Alessandro
Maria Carnelli
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Serenata nr. 10 in si bemolle maggiore KV 361 (KV 370a) "Gran Partita"
Ambra Cozzi e
Antonio Palumbo
oboi
Stefano Palli e Simone Margaroli
clarinetti
Francesco Paradiso e Gabriele Oglina
corni di
bassetto
Davide Citera, Francesca Mosca, Luca Dosio e Elisa Giovangrandi
corni
Luca Barchi e
Mario Garavelli
fagotti
Carlo Calegari
contrabbasso
Alessandro
Maria Carnelli
direttore
ALESSANDRO MARIA CARNELLI ha tenuto concerti al
Musikverein di Vienna, alla Sala Verdi e al Teatro Dal Verme di Milano, ha
diretto l'ensemble del Teatro Regio di Torino (Histoire du soldat di
Stravinsky), la prima esecuzione dell'edizione critica de L'ammalato
immaginario di Vinci e una doppia produzione in Italia e Svizzera (scenica e in
forma di balletto) de Il combattimento di Tancredi e Clorinda. Il Concerto per
violoncello di Schumann da lui diretto (solista Luca Franzetti) è stato più
volte trasmesso da Sky Classica. Ha dedicato un ampio progetto a Verklärte
Nacht di Schönberg comprendente la pubblicazione di una monografia e la
realizzazione di un cd registrato durante un ciclo di concerti con l'Orchestra
da Camera di Mantova. Libro e cd sono stati accolti entusiasticamente dalla
critica. Nella stagione in corso prosegue la collaborazione con l'Orchestra da
Camera di Mantova con altri concerti e una nuova registrazione di un cd, ed è
iniziato un nuovo progetto sul Pierrot lunaire di Schönberg. Alessandro Maria
Carnelli ha studiato direzione d'orchestra dal 2000 al 2004 al Wiener
Musikseminar di Vienna con Erwin Acèl, perfezionandosi in seguito in numerosi
corsi e masterclass tra cui a San Pietroburgo, Firenze e alla masterclass
estiva del Royal College of Music di Londra (Assisi 2010); nel 1999 ha ottenuto
la borsa di studio della Fondazione Wagner del Festival di Bayreuth. La sua
formazione comprende anche il diploma di pianoforte, la laurea in musicologia e
studi di composizione e organo barocco. È autore delle monografie su
Musorgskij, Čajkovskij, Schönberg e Šostakovič pubblicate da Il corriere della
sera, e di Il labirinto e l'intrico dei viottoli, la prima monografia su
Verklärte Nacht di Schönberg.
La CAMERATA
STRUMENTALE di S. QUIRICO è sorta nel 1989, dalla collaborazione tra la
Corale di Calice di Domodossola con alcuni musicisti facenti parte di
prestigiose istituzioni musicali sia italiane sia straniere, con lo scopo di
affiancare il coro nell’esecuzione di partiture del periodo barocco e classico
per soli, coro e orchestra. Unitamente alla Schola Gregoriana del Sacro Monte
Calvario ed al Convivio Rinascimentale, con la Corale di Calice e l’Orchestra
da Camera, da’ vita alla CAPPELLA
MUSICALE del S. MONTE CALVARIO coinvolgendo un
ampio organico di musicisti articolato in diverse formazioni. Tra le più
importanti proposte, sono da ricordare l’esecuzione delle Cantate BWV 8, 55,
57, 84, 113, 133, 151 e 153 e la prima Cantata dall'Oratorio di Natale BWV 248
di J. S. Bach, la ricostruzione della celebrazione solenne dei Vespri di
Natale, secondo la forma settecentesca del rito di S. Pio V, il Te Deum in re
maggiore di M-A. Charpentier, la prima esecuzione moderna dell’opera in tre
atti La Dafne, di A. Caldara, Le Sette Parole del Signore in Croce op. 102 di
R. Grisoni, il Gloria, Beatus Vir, Magnificat e diverse composizioni da camera
di A. Vivaldi, i Vespri Solenni KV 339 e il Requiem KV 626 di W. A. Mozart, il
Requiem op. 48 di G. Faure e il Te Deum di G. Castellazzi, scritto per
l’inaugurazione del Traforo del Sempione. Il Venerdì Santo 2003 ha proposto, in
prima assoluta, l’esecuzione delle Sette Parole del Signore in Croce, e nel
2014 la Missa Jubilaris, per i quarant’anni di fondazione della Corale di
Calice, appositamente commissionate al compositore ossolano R. Olzer, ottenendo
unanimi e importanti consensi di pubblico e di critica. La Cappella Musicale ha
inoltre nel suo repertorio musiche di H. Schütz, J. C. Bach, F. Schubert, F. J.
Haydn J. G. Rheinberger.
L’attività
concertistica della Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario è sostenuta
dall’Istituto della Carità – PP. Rosminiani, dalla Riserva Naturale Speciale
Regionale del S. Monte Calvario, dall’Assessorato alla Cultura della Città di
Domodossola, con la Fondazione CRT.
fonte: comunicato stampa
Questa
composizione si discosta dal tono galante, prevede ben tredici strumenti
(dodici a fiato ed il contrabbasso) ed è la più ampia e complessa delle opere
composte da Mozart nell'ambito di questo tipo di composizioni. La presenza del
contrabbasso ha lo scopo di rendere piena e corposa la linea del basso ed è
quindi errato riferirsi all'opera come serenata per tredici strumenti a
fiato. La partitura originale non prevedeva infatti la sostituzione del contrabbasso
con il controfagotto. Anche la denominazione di Gran
partita, presente nel manoscritto, non sembra sia stata voluta da Mozart.
La datazione certa della scrittura dell'opera riveste una importanza maggiore
in quanto permetterebbe di sistemare alcuni particolari della biografia dello
stesso Mozart nonché potrebbe meglio farci comprendere la sua evoluzione
artistica. La data presente nell'autografo, il 1780, non gli è attribuibile,
quindi non è sicura; le fonti certe di una sua esecuzione sono posteriori di
ben quattro anni e ci portano a Vienna nel 1784 quando fu eseguita dalla Harmonie
della corte imperiale. La versione di Georg Nikolaus von Nissen, più romantica,
vede la serenata quale dono di Mozart a Costanze in occasione del suo
matrimonio. In ogni caso ci troviamo di fronte ad un'opera preziosa di grande
complessità che travalica il genere nella quale essa rientra. Le serenate erano
per lo più eseguite all'aperto in momenti in cui il grado di attenzione era
limitato e i compositori tendevano quindi a dare spazio a melodie facili, e
l'orchestrazione che ne scaturiva ne era la logica conseguenza.
L'impianto è
quello classico della serenata. Un primo movimento, un largo,
apre un'ampia introduzione lenta, quasi sinfonica, che verrà utilizzata poche
altre volte dal musicista. L'allegro molto che segue è costituito da un
solo tema che si sviluppa nella capacità di dialogo tra i vari strumenti. In
seguito abbiamo due minuetti con trii che evocano melodie popolari. Tra
i due minuetti è racchiuso il celebre adagio, che rappresenta il punto
più alto della composizione sia per la ricercatezza del suono sia per la novità
strutturale: una sola coppia di corni sostiene e accompagna ora l'oboe, ora il clarinetto
e ora il fagotto.
Una romanza
anticipa il tema con variazioni in cui il compositore aggrega di volta
in volta diversi timbri strumentali. Il finale, un molto allegro è un
brano di grande colore, quasi una marcia, dove viene fuori lo spirito gioviale
del compositore trattenuto da un uso misurato del volume degli strumenti. Ma la
vastità dell'organico e il grado di assimilazione dei vari strumenti permettono
al compositore di farli dialogare, di contrapporli, di compenetrarli in un modo
mai prima raggiunto.
Nel film del 1984 Amadeus,
il personaggio di Antonio Salieri descrive il terzo movimento
Adagio con battute rimaste celebri: « Sulla
pagina sembrava… niente! Un inizio semplice, quasi comico: appena un palpito,
con fagotti, corni di bassetto, come lo schiudersi di un vecchio cofano. Dopo
di che, a un tratto, ecco emergere… un oboe! Una sola nota sospesa immobile,
finché un clarinetto ne prende il posto, addolcendola con una frase di una tale
delizia! Quella non era la composizione di una scimmia ammaestrata. No, era una
musica che non avevo mai udito, espressione di tali desideri, di tali
irrefrenabili desideri. Mi sembrava di ascoltare la voce di Dio.»