Invito alla "Festa della Cella" Sabato 24 Febbraio 2018

ore 18 S. Messa Solenne nella Collegiata dei Santi Gervaso e Protaso. Presiede la S. Messa S. E. Rev.ma il Cardinale Severino Poletto Arcivescovo Emerito di Torino

Ethos e norma nel pensiero del Beato Antonio Rosmini

Generalmente un beato viene ricordato per il suo amore a Dio ed alla Chiesa. Ed è vero. Ma Antonio Serbati Rosmini (1787-1855), oltre ad essere stato un innamorato di Cristo è stato anche un sacerdote (1821) ed un uomo che ha operato sulla cultura del suo tempo.  In queste brevi righe, vorremo non solo celebrare una memoria ma attualizzare una presenza, nel nostro mondo culturale e sociale, sottolineando il contributo che questo straordinario studioso, ha lasciato, con il suo pensiero, nella società contemporanea.
Antonio Rosmini, è vissuto in un secolo particolare: a cavallo fra il settecento e l'inizio dell'ottocento. Si interessò, con sua opera, del mondo cattolico e culturale, che stava attraversando con il suo procedere un difficile percorso, anche per differenti leggi che ne limitavano la portata e ne rendevano precaria l'azione. Di questa imperante secolarizzazione il Rosmini se ne accorse ed intuì, con provvida e lungimirante azione, che l'unico modo di combattere l'errore era quello di usare la ragione per portare l'uomo a Dio.Fides et Ratio erano i binari sui si deve muovere l'affettività per condurre l'uomo  a Dio.
Tanta era la stima di cui godeva presso la Sede Apostolica che dal Papa Pio VIII, in un udienza nel 1829, ebbe la missione di dedicarsi alla scrittura e di pensare a testi che  aiutassero l'uomo alla comprensione delle realtà intellettuali e religiose. E qui non è difficile scordare la Filosofia del diritto, leCinque piaghe della Chiesa Cattolica, le Massime di perfezione cristiana. Per Rosmini, il rapporto, strutturale ed ontologico, fondante nell'esperienza umana è quello che lega Dio all'uomo e da questo sorge il bene, che la creatura può compiere nel mondo. Senza questo legame non si potrebbe esternare l'effetto benefico, in quanto mancherebbe quella spinta affettivaed intellettuale a realizzare il Regno dei cieli, già in terra. Il pensiero dominate del sacerdote, in filosofia ed in  teologia, ruota intorno al concetto di Dio e di ciò che ha lasciato all'uomo, per realizzare il suo disegno di amore. In questo percorso l'uomo seguendo la ragione arriva al Creatore e da questo punto si riversa sul mondo, attuando l'insegnamento evangelico nella realtà sociale. Chi conosce ama e chi ama vive ciò che Dio, gli chiede. Si parte dall'uomo per  arrivare a Dio e da questo si riscende nell'azione sul mondo. Il senso della ricerca è Dio e l'oggetto di questo rapporto,  metafisico ed essenziale, è l'uomo stesso, il quale amato da Dio, riceve tutto. 
La sua riflessione giuridica, la quale emerge nella Filosofia del diritto (1845), parte dalla conoscenza dell'uomo del  vero Bene, quale paradigma assoluto di verità, che se conosciuta consente all'uomo di attuare leggi giuste e vere. La norma non è paradigma astratto di regole sociali ma contenuto esplicitante del verum et boum. Non ci dev'essere antitesi fra affermazioni contraddittorie, ma superamento di questioni attraverso il ricorso alla Verità che è chiamata ad illuminare la Giustizia in quanto animata dalla spirito dei richiamati principi. In questa ricerca egli aspira a creare giuristi, consapevoli dell'utilità della legge, nell'esternazione delle fattispecie concrete a cui questi sono tenuti a confrontarsi. Tali posizioni non conducono solo all'etica , intesa in senso di giusto metro, ma conducono l'uomo alla Verità dell'essere presente, nel contenuto che la norma è tenuta ad inseguire, nel proprio percorso di ricerca.
Ma occorre ricordare qui non solo le altissime e profondissime doti intellettuali di cui è stato ripieno ma soprattutto i suoi talenti di autentico cattolico. Di fronte alle incomprensioni ed alle difficoltà affrontate, ha sempre manifestato un'invidiabile serenità. Anche una missione diplomatica, nel 1848, per conto di Carlo Alberto, nella quale aveva profuso le sue doti, non produsse i frutti sperati. Il Rosmini sapeva bene che è Dio che scrive la storia, non l'uomo. Sul punto, nelle Massime di perfezione cristiana scrive: “mantenersi in perfetta tranquillità circa tutto ciò che avviene”. Non lo ha solo scritto, lo ha vissuto. Papa Benedetto XVI nel 2010 ha adornato questo eccezionale innamorato di Cristo del titolo di beato. Un aneddoto: pur sempre preso in una frenetica attività di studioso e di ricercatore, a chi bussava alla sua porta, per qualunque necessità anche materiale, rispondeva con l'accoglienza di una madre ed interrompeva il suo lavoro. Qui la parola tace, parla solo il cuore.

Saluto per il 2018 di Padre Vito Nardin Preposito Generale dei Padri Rosminiani

Il Padre Vito Nardin Preposito Generale dei Padri Rosminiani, con affetto saluta tutti voi cari amici. Benedice tutti e vi augura di progredire in questo nuovo anno nella scalata alla santità, con coraggio tramite l'intercessione di Maria Santissima Capitana dell' Istituto della Carità e del Beato Antonio Rosmini nostro fondatore.


Quaresima 2019, Settimana Santa e Pasqua al Sacro Monte Calvario di Domodossola. Proposta per le parrocchie

Il Rettore del Santuario del Sacro Monte Calvario di Domodossola don Pierluigi Giroli scrive a tutti i Parroci  per sottoporre alla loro cortese attenzione il programma delle celebrazioni del tempo di Quaresima della Settimana Santa e di Pasqua 2019. Con vero piacere ha invitato le comunità parrocchiali  a partecipare e a unirsi nella preghiera alla comunità religiosa del Noviziato Rosminiano della Provincia Italiana di “San Maurizio” venendo in pellegrinaggio, e magari partecipando all’animazione dei riti dei prossimo tempi forti dell'anno liturgico. 

Fin dal lontano 1657 il Sacro Monte Calvario di Domodossola fu luogo di pace, di preghiera e di meditazione.

Il complesso di edifici costruito sulla sommità del colle, con il passare di quei primi decenni dell'ottocento, ritrovò in parte la sua vitalità di casa per ritiri spirituali e luogo di preghiera diventando soprattutto casa di formazione dell'Istituto. Dopo alterne vicende, dal febbraio 1828, con la venuta di Antonio Rosmini divenne la culla dell’Istituto della Carità (Padri Rosminiani) da lui fondato.

Dal 1976 si è ripresa con rinnovato vigore l'ospitalità per quanti desiderassero nella pace e nel silenzio incontrare Dio e coltivare la crescita del proprio spirito nella fede.
Nel 1991, dalla Regione Piemonte è stata istituita anche la RISERVA NATURALE SPECIALE REGIONALE.

Per tutto il tempo di Quaresima, ogni domenica, alle ore 15.00 si può partecipare alla solenne Via Crucis che si svolge lungo la Via delle Cappelle partendo dalla città via via salendo. E' possibile per gruppi parrocchiali animare la Via Crucis e trascorrere la giornata o il fine settimana al Calvario con possibilità di ospitalità, di vitto e alloggio. 





NOVARA. Chiesa: Il 2018 sarà ‘Anno Gaudenziano

NOVARA. Chiesa: Il 2018 sarà ‘Anno Gaudenziano

Per la comunità cattolica di Novara il 2018 sarà “Anno Gaudenziano”. Lo hanno deciso il vescovo, Franco Giulio Brambilla, e il Consiglio episcopale novarese per i 1600 anni dalla morte del primo vescovo della città, che la tradizione fissa nel 418. L’Anno Gaudenziano si svolgerà dal 22 gennaio 2018 al 22 gennaio 2019.
“In quest’anno giubilare – spiega il vicario generale della diocesi, don Fausto Cossalter – siamo invitati, riscoprendo la figura del nostro patrono, a percorrere il cammino tracciato dal recente XXI Sinodo diocesano per costruire una Chiesa di Pietre Vive che, accogliendo l’eredità che le è stata trasmessa, continui ad annunciare il Vangelo a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo con la stessa passione e fedeltà di Gaudenzio e dei suoi successori”.
L’invito ad ogni parrocchia e unità pastorale missionaria, è ripresentare in vari modi ai fedeli la figura del santo patrono, con momenti di riflessione e preghiera, anche valorizzando le numerose chiese presenti in diocesi dedicate a Gaudenzio. Si propone inoltre un pellegrinaggio alla Basilica, dove sono custodite le reliquie del santo. “Per chi compirà questo gesto – aggiunge il vicario generale – la Penitenzieria Apostolica ha concesso la possibilità di accogliere l’indulgenza plenaria, alle condizioni stabilite dalla Chiesa”.
L’accesso sarà possibile in ogni giorno festivo dell’anno.
Per gruppi e parrocchie è stato preparato un sussidio liturgico con un cammino in tre tappe: dall’antico Battistero, alla Cattedrale, sino alla Basilica.
fonte: giornalelavoce.it

Santa Famiglia Anno B. Il Vangelo. La vecchiaia del mondo e l'eterna giovinezza di Dio

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. [...]

 Maria e Giuseppe portarono il Bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Una giovanissima coppia col suo primo bambino arriva portando la povera offerta dei poveri, due tortore, e la più preziosa offerta del mondo: un bambino. Non fanno nemmeno in tempo a entrare che subito le braccia di un uomo e di una donna si contendono il bambino. Sulle braccia dei due anziani, riempito di carezze e di sorrisi, passa dall'uno all'altro il futuro del mondo: la vecchiaia del mondo che accoglie fra le sue braccia l'eterna giovinezza di Dio. Il piccolo bambino è accolto non dagli uomini delle istituzioni, ma da un anziano e un'anziana senza ruolo ufficiale, però due innamorati di Dio che hanno occhi velati dalla vecchiaia ma ancora accesi dal desiderio. Perché Gesù non appartiene all'istituzione, ma all'umanità. L'incarnazione è Dio che tracima dovunque nelle creature, nella vita che finisce e in quella che fiorisce. «È nostro, di tutti gli uomini e di tutte le donne. Appartiene agli assetati, a quelli che non smettono di cercare e sognare mai, come Simeone; a quelli che sanno vedere oltre, come la profetessa Anna; a quelli capaci di incantarsi davanti a un neonato, perché sentono Dio come futuro» (M. Marcolini). Lo Spirito aveva rivelato a Simeone che non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia. Sono parole che lo Spirito ha conservato nella Bibbia perché io, noi, le conservassimo nel cuore: anche tu, come Simeone, non morirai senza aver visto il Signore. È speranza. È parola di Dio. La tua vita non finirà senza risposte, senza incontri, senza luce. Verrà anche per te il Signore, verrà come aiuto in ciò che fa soffrire, come forza di ciò che fa partire. Io non morirò senza aver visto l'offensiva di Dio, l'offensiva del bene, l'offensiva della luce che è già in atto dovunque, l'offensiva del lievito. Poi Simeone canta: ho visto la luce da te preparata per tutti. Ma quale luce emana da Gesù, da questo piccolo figlio della terra che sa solo piangere e succhiare il latte e sorridere agli abbracci? Simeone ha colto l'essenziale: la luce di Dio è Gesù, luce incarnata, carne illuminata, storia fecondata, amore in ogni amore. La salvezza non è un opera particolare, ma Dio che è venuto, si lascia abbracciare dall'uomo, è qui adesso, mescola la sua vita alle nostre vite e nulla mai ci potrà più separare. Tornarono quindi alla loro casa. E il Bambino cresceva e la grazia di Dio era su di lui. Tornarono alla santità, alla profezia e al magistero della famiglia, che vengono prima di quelli del tempio. Alla famiglia che è santa perché la vita e l'amore vi celebrano la loro festa, e ne fanno la più viva fessura e feritoia dell'infinito. (Letture: Genesi 15,1-6; 21,1-3; Salmo 104; Ebrei 11,8.11-12.17-19; Luca 2,22-40)
 di Ermes Ronchi in Avvenire