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Il turismo religioso al Sacro Monte Calvario di Domodossola: sfide e opportunità


Tra visitatori, pellegrini e appassionati di arte e cultura, un settore ancora in gran parte da esplorare e su cui la Casa di Ospitalità Sacro Monte Calvario di Domodossola  può scommettere per la sua crescita e il suo sviluppo.

Occorre comprendere la nuova esigenza di spiritualità andando oltre le mete devozionali della tradizione. L'offerta può essere ampliata e promossa per favorire nuove opportunità. 

I giovani sono al centro di questo processo. E al Calvario esiste un nutrito gruppo di giovani volontari che potrebbe essere un prezioso potenziale di rinnovamento. 

Le prospettive per i prossimi anni? Molto buone, a patto che si faccia sinergia e si mettano in relazione luoghi e servizi con un marketing in grado di promuovere il nostro patrimonio religioso (Patrimonio Mondiale dell'Umanità Unesco dal 2003) in Italia e sopratutto anche all'estero.
(post a cura di Giuseppe Serrone).
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L'articolo che segue,  tratto da Manager Italia, del professor Alessandro Cugini è una sintesi della relazione "Comunità coese per lo sviluppo dei territori", presentata nel corso dell'ultima edizione di Koinè (Vicenza, 16-18 febbraio), la principale piattaforma europea d´incontro dedicata alla filiera internazionale del settore religioso (dall'arredamento liturgico e i componenti per l'edilizia ai paramenti sacri, dagli articoli religiosi all'editoria, organi e strumenti musicali, servizi, viaggi, pellegrinaggi) ospitata e organizzata da Italian Exhibition Group.

Prima di affrontare il tema degli itinerari religiosi in Italia e valutare le loro prospettive per il futuro, è opportuno porsi una domanda: qual è il rapporto oggi tra giovani, religione e spiritualità? Armando Matteo parlò per primo della "prima generazione incredula” e del difficile rapporto tra i giovani e la fede (Vita e Pensiero, 2009). Iniziarono quindi ricerche quantitative: nel 2013 l’Istituto Toniolo registrò che i giovani under 30 che si dichiaravano credenti nella religione cattolica erano il 55,9%, atei il 15,2%, agnostici il 7,8%, credenti in un’entità superiore il 10%. Solo il 15,4% disse di partecipare a un rito settimanale. L’anno dopo (La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani, 2014) registrò che alla domanda: “Lei crede a qualche tipo di religione o credo filosofico?” la percentuale dei sì era scesa al 52,2%.

Successivamente, iniziarono analisi qualitative: Rita Bichi e Paola Bignardi (A modo mio, giovani e fede in Italia, Vita e Pensiero) rilevarono che “La quasi totalità dei giovani intervistati mostra un atteggiamento positivo nei confronti dell’esperienza di fede. Anche chi dichiara di non essere credente afferma che credere dà speranza, consolazione, aiuto, amore. Se dunque sotto la coltre di superficialità e di indifferenza si riesce a scavare, emerge una sensibilità umana aperta alla trascendenza alla ricerca di Dio. Una ricerca non esplicita, ma nascosta nelle domande di senso, di pienezza, di intensa umanità”. Paolo Squizzato (Dalla cenere la vita - Un percorso di consapevolezza, Paoline) la definisce “termometro di grande sete di spiritualità che nella Chiesa fatica a trovare risposte. Come Chiesa diamo religione, ma c’è un abisso tra religione e spiritualità. Solo nel silenzio, nell'interiorità, riposa Dio”. Alessandro Castegnaro (Giovani in cerca di senso, Qiqajon) registra che tra le due collocazioni estreme (integralisti e atei-agnostici) esiste una vastissima terra di mezzo invisibile. In essa si muovono i nuovi cercatori spirituali, le spiritualità non formali, i partecipanti occasionali agli eventi liturgici, chi partecipa per “imprinting” ai cosiddetti “tempi forti”, quelli che leggono nella natura, nella cultura, nell’arte, nella socializzazione di un percorso fisico (Cammino) un’emozione spirituale.

A ottobre 2018, nel documento finale del sinodo dei vescovi I giovani, la fede e il discernimento vocazionale (§ 49 Spiritualità e religiosità), ritroviamo che “i giovani dichiarano di essere alla ricerca del senso della vita e dimostrano interesse per la spiritualità”. Con un’avvertenza però: “Tale attenzione si configura talora come una ricerca di benessere psicologico più che un’apertura all’incontro con il mistero del Dio vivente. Rimangono vive, però, alcune pratiche consegnate dalla tradizione, come i pellegrinaggi ai santuari, che a volte coinvolgono masse di giovani molto numerose, ed espressioni della pietà popolare, spesso legate alla devozione a Maria e ai Santi, che custodiscono l’esperienza di fede di un popolo”.



L’animazione territoriale per la valorizzazione delle comunità
La premessa iniziale fotografa il sentiment religioso dei giovani in Italia. Ci si può chiedere ora se la valorizzazione e la promozione dei nostri territori, delle nostre aree interne, possa avvenire attraverso la fruizione del patrimonio religioso culturale e materiale per creare nuove opportunità di crescita e di sviluppo culturale, sociale ed economico. La risposta a questa domanda è affermativa, ma ad alcune condizioni. Ricercatori italiani (come Salvio Capasso, SRM 2014) hanno studiato questo fenomeno attraverso un moltiplicatore di presenza che tiene conto della quantità e della qualità del fenomeno turistico di un’area. Il sistema auspicato dovrebbe comporsi di idonei servizi (alloggi, logistica, ristorazione, agenzie di prenotazione, attività culturali, sportive e ricreative) e di offerta innovativa e multidisciplinare. La multidisciplinarietà deve essere l’elemento chiave per avviare un'animazione territoriale basata sullo studio del territorio nelle sue diverse componenti (società e ambiente, attori e risorse, storie e tradizioni, cultura ed arte, spiritualità e pastorale). In questo senso la ricerca dovrà essere sottoposta a esperti di teologia e arte, di pianificazione territoriale e urbanistica, di geografia, di scienze naturali, di storia e filosofia, di psicologia sociale ecc. Ma non basta: serve il consiglio e il consenso della popolazione, spesso aliena dal considerare questo patrimonio una risorsa sociale ed economica. 

Questo tipo di approccio consentirà di “evitare l’errore commesso in passato di imporre dall’alto scelte sul territorio non coinvolgendo i soggetti economici che qui sono già radicati, incentivando quei processi di sviluppo locale che comunque esistono - seppure con regole e modalità proprie - in alcune aree anche del meridione” (Paola De Vivo, FrancoAngeli). In questa ricerca deve essere determinante il ruolo da accordare ai giovani del luogo. Questi possono fornirci la chiave della più opportuna offerta culturale-spirituale locale, magari congiunta con quella naturalistica, ambientale ed enogastronomica. Nella Conferenza internazionale di Cancun, Benedetto XVI rimarcò: “La possibilità che i viaggi ci offrono di ammirare la bellezza dei paesi, delle culture e della natura ci può condurre a Dio”, favorendo l’esperienza della fede, "difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro Autore" (Sap 13,5).

Il turismo spirituale per la coesione sociale di comunità
Partendo da ciò, il sistema potrà contribuire alla nascita di una nuova coesione comunitaria se sarà composto da elementi che turisticamente siano in grado di soddisfare domande di esperienza individuale, di un kairòs (es.: sentiero per meditazione e pellegrinaggio, anche individuale e fuori dagli eventi collettivi); teologicamente siano coerenti con la presenza fisica e pastorale della chiesa locale (es.: illustrazione storica e artistica dei beni culturali ecclesiali locali); organizzativamente creino nuovi servizi (es.: Infopoint) e opportunità di lavoro. Economicamente sia composto da una rete di attori locali che contribuiscano all'equilibrio economico del rapporto entrate/uscite complessivo (es: la rete di servizi accoglienza, alloggio, refezione ecc. dovrà contribuire a finanziare l'ente che realizza il sistema complessivo).

Questi elementi organizzativi non sono facili da comporre: il primo proviene da una domanda emozionale individuale, il secondo da finalità ecclesiali, il terzo dal contesto umano e il quarto è di carattere economico. Vi sono alcuni casi di successo già avviati, altri in fase di avvio: personalmente sto curandone uno nel territorio sorrentino-amalfitano, nel piccolo Comune di Pimonte, che grazie alla sua conformazione montana sta riscoprendo sopite tradizioni di pellegrinaggi verso luoghi sacri e storici, naturalistici e panoramici, per provocare anche emozioni di turismo spirituale. Come scrisse un amico, “l'heritage culturale per una nuova economia della bellezza… è l'unico segmento a concentrarsi sul mood, sul feeling e sul sentiment del viaggiatore contemporaneo" (Federico Massimo Ceschin, Non è petrolio, Claudio Grenzi Editore). Il turismo spirituale, o come lo chiamo io "Religious light tourism" (Cugini, SAF-PFTIM 2019) può aiutare sia giovani alla ricerca di senso della vita attraverso la bellezza sia altri a crearsi un proprio lavoro nel campo della divulgazione spirituale, della guida escursionistica, della ricettività alberghiera o presso altri operatori turistici.

Qualche numero su cui riflettere
La domanda moderna di turismo devozionale si sta trasformando in quella di turismo religioso integrato dalla cultura. Ma è difficile misurare questa trasformazione. Troppo facile dire che è turismo religioso la visita a una delle circa 100mila chiese o a uno dei 1.700 santuari italiani e che il dato annuale di presenze sia di oltre 6 milioni. Anche se rilevassimo questo dato nazionale mediante il computo della ricettività, paradossalmente avremmo difficoltà a capire la motivazione religiosa o meno del viaggio: per gli arrivi dall'estero, tutte le rilevazioni istituzionali, poi, sono generiche (i moduli chiedono solo se "per vacanza" o "per lavoro"). Questa difficoltà mi è confermata dal recentissimo e tradizionale XXII Rapporto sul turismo italiano del Cnr-Iccs, del quale ho assistito alla presentazione nel corso della Bit di Milano, lo scorso febbraio. Esso non include il turismo religioso tra le sue analisi: i settori sono mare, montagna, città d'arte, terme, laghi, crociere, nautica, congressi, enogastronomia e sport. Turista e pellegrino si incontrano qualora l’esperienza del turismo religioso abbini i tratti caratteristici del turismo a quelli della religione, o meglio della spiritualità. È il passaggio dal turismo religioso a turismo spirituale, del quale non esistono né potranno mai esistere rilevazioni, essendo un fenomeno sociale e non economico. Possiamo dire solamente che l'attenzione del turista alla ricerca di senso, all'esperienza, alla fede è in forte incremento: si pensi allo sviluppo negli ultimi anni dei cosiddetti Cammini.

Opportunità e sfide: oltre il cristianesimo
In Italia oggi il turismo religioso è incoming verso le mete devozionali, ma anche outgoing di italiani in Terra Santa, a Lourdes ecc. Noi siamo e restiamo il paese del turismo devozionale cristiano della confessione cattolica. Solo negli ultimi anni si avvertono aperture della Cei sulla trasformazione verso il turismo spirituale. La sfida è dunque quella di offrire un’esperienza spirituale non solo cristiana: dobbiamo impegnarci perché il turismo religioso si rivolga a soddisfare una spiritualità più ampia di quella cristiana che attragga il turismo estero, in gran parte non cattolico. Il turismo religioso che prevedo è “light”, cioè “più ampio e leggero”, accessibile non solo ai credenti di una religione, intesa come forma devozionale tradizionale, ma anche ai non praticanti alcuna religione, a coloro che siano di ogni età, fede o nazionalità, anche al di fuori del cristianesimo, siano desiderosi di una “esperienza di senso”. Il sentimento religioso tratto dall’esperienza spirituale è perfino per l’esistenzialismo - tendenzialmente agnostico - l'unica testimonianza interiore della verità di fede. Su questa prospettiva è chiara la nostra debolezza e impreparazione sul piano della specializzazione: per le guide turistiche adatte a tale nuova esigenza ci sono buone pratiche, come la Scuola Arte e Teologia della Facoltà Teologica di Napoli, che formano queste nuove figure professionali.

Il ruolo del management 
Proprio perché è in atto una trasformazione - non solo per le confessioni cristiane - dal turismo devozionale a quello dei “turisti della fede”, da un punto di vista manageriale occorre comprendere i bisogni della nuova domanda turistica e organizzare nuovi servizi per soddisfarla. C’è chi vuole il silenzio e la meditazione (la risposta sono le vacanze di soggiorno in monasteri, eremi, case d´accoglienza) chi vuole "itinerari spirituali" (l'offerta è dei cammini che prolificano in tutto il territorio nazionale; chi chiede viaggi leisure con motivi culturali accessori (si organizzano pacchetti tailored di arte sacra, bellezza del paesaggio, enogastronomia e natura). 

Il ruolo del management è decisivo perché deve garantire - specie agli stranieri che ci giudicano inflessibilmente - il rapporto qualità/prezzo rispetto ad altri paesi concorrenti che in pochi anni ci hanno sorpassato nelle classifiche mondiali, pur non possedendo il nostro patrimonio storico, artistico, culturale e soprattutto gestire flussi, il marketing territoriale e garantire un approccio strategico diffuso. Se l'obiettivo è mantenere il 5° posto, la valorizzazione del "Religious light tourism" italiano potrà contribuire a conseguirlo integrando l'attuale turismo religioso tradizionale, devozionale, cattolico con altre proposte in linea con la sensibilità contemporanea.

Ospitalità Religiosa


Nella fedeltà alla tradizione Rosminiana, anche oggi la comunità del Calvario accoglie quanti – uomini e donne, laici e religiosi, singoli, famiglie e gruppi… – vogliano condividere qualche momento della sua esperienza umana e spirituale, nella ricerca dell’incontro con Dio e con gli uomini e le donne del nostro tempo. La Comunità apre le sue porte a credenti e non credenti, desiderosi di confrontarsi e di ospitarsi reciprocamente nel rispetto delle propri cammini personali.
Le modalità di accoglienza presenti al Sacro Monte Calvario di Domodossola possono essere varie:
  • periodi di condivisione dei ritmi della vita religiosa, con la possibilità di partecipare alla preghiera liturgica ed, eventualmente, di colloqui personali;
  • accoglienza nei tempi di Quaresima, Pasqua, Avvento e Natale per momenti di ritiro e di preghiera;
  • proposte spirituali e culturali;
  • accoglienza di gruppi autogestiti (parrocchie, associazioni religiose e laiche, scout, convegni a carattere culturale, gruppi di meditazione ecc...).
A tutti coloro che vorranno farci visita e condividere, nell’arricchimento reciproco, la perenne novità che nasce dall’ascolto, dall’incontro, dalla preghiera… la comunità rivolge il suo più cordiale benvenuto.
- Accoglienza Calvario Domodossola

PELLEGRINAGGI: QUANDO IL VIAGGIO È QUESTIONE DI FEDE

Oggi portare in giro i pellegrini per il mondo significa anche tener conto degli equilibri geopolitici e dell’attualità internazionale. Non sorprende, perciò, vedere sulla scrivania di monsignor Remo Chiavarini, amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi, un libro sulla storia della Turchia, il Paese che ha appena visitato con una delegazione del clero romano guidata dall’arcivescovo Angelo De Donatis, vicario del Papa per Roma. «La visita ha rappresentato un momento molto bello all’insegna della fraternità, soprattutto nell’incontro che abbiamo avuto con il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I», racconta Chiavarini. «La nostra visita si è svolta in un periodo cruciale per la Turchia, Paese chiave negli equilibri mediorientali. Non a caso negli stessi giorni del nostro pellegrinaggio si è svolto l’incontro fra il presidente turco Erdogan, il presidente russo Putin e quello iraniano Rouhani».
L’Opera romana pellegrinaggi è la struttura del Vicariato di Roma che dal 1934 offre assistenza tecnica, logistica e spirituale ai pellegrini che vogliono visitare i luoghi più significativi della fede cristiana, dalla Terra Santa ai grandi santuari mariani come Lourdes e Fatima. Monsignor Chiavarini, che preferisce farsi chiamare don Remo, è marchigiano di Sassoferrato, ha 65 anni e quando lascia l’ufficio di via della Pigna, a due passi dal Pantheon, torna a fare il prete alla parrocchia di San Clemente, nel quartiere di Montesacro.
Don Remo, si ricorda quando ha partecipato per la prima volta a un pellegrinaggio?
«Sì, ero studente in seminario e a Pasqua mi offrii di accompagnare i gruppi di pellegrini dell’Opera, così andai a Lourdes in treno. Ricordo una Messa molto emozionante nella basilica sotterranea».
Poi ne ha fatti altri?
«Sì, sono stato accompagnatore dei gruppi per diversi anni. Ricordo viaggi a Lourdes, anche con il treno bianco dei malati, e viaggi in pullman, ma allora si diceva torpedone, in Austria».
Da allora come sono cambiati i pellegrinaggi?
«Oggi i voli aerei a basso costo hanno cambiato tutto. L’aereo ha portato tanti miglioramenti e ha velocizzato i tempi, però la qualità dell’esperienza del pellegrinaggio si è un po’ impoverita. Ci si incontra negli aeroporti, che sono dei non luoghi tutti uguali nel mondo, poi in poche ore si viene catapultati in un posto. I tempi della convivenza si riducono e prevale l’esperienza individuale, anche se i nostri viaggi sono ancora fatti in gruppo e per noi è molto importante mantenere questa caratteristica».
Quali sono i luoghi più amati dai pellegrini?
«La Terra Santa, Lourdes e Fatima monopolizzano il 90 per cento dei pellegrinaggi. In ciascuno di questi luoghi portiamo ogni anno circa 4 mila persone. In Italia quelli più frequentati sono Loreto, Assisi, Padova, Pompei, ma lì i pellegrini e le parrocchie si organizzano da soli. C’è poi il caso di Medjugorje, una meta che attrae sempre più pellegrini. Noi non proponiamo nel nostro catalogo pellegrinaggi diretti a Medjugorje, ma a quelle parrocchie e a quei gruppi che ci chiedono un aiuto offriamo il nostro supporto da un punto di vista tecnico e religioso, in modo tale da garantire un adeguato accompagnamento che serva a vivere un’esperienza di fede autenticamente ecclesiale».
In luoghi così affollati come i santuari, magari deturpati da brutti edifici moderni, si riesce a vivere ancora un’esperienza di fede?
«È un rischio reale. A Lourdes, ad esempio, si percepisce un efficientismo che a molti pellegrini trasmette una sensazione di aridità. A Fatima, invece, si respira una maggiore spiritualità ».
Ricordo una Via Crucis a Gerusalemme con i vostri pellegrini scortati dai militari israeliani con il mitra spianato. Il pellegrinaggio in Terra Santa va sempre bene, nonostante le tensioni nella regione?
«La Terra Santa cominciò il suo boom dopo il viaggio di Paolo VI nel 1964, un gesto che fu davvero profetico e che spinse molti cristiani a intraprendere il pellegrinaggio nei luoghi di origine della loro fede. Nonostante i problemi che a volte ci sono, la gente non rinuncia a questo viaggio, che rimane un’esperienza forte, di gruppo, lunga otto giorni, di grande arricchimento culturale e spirituale. Un fenomeno interessante di questi ultimi tempi è il boom dei pellegrini cinesi in Terra Santa. Sono in crescita vertiginosa, grazie ad accordi con le autorità israeliane e grazie soprattutto alla spinta del mondo pentecostale, che in Cina sta facendo molti proseliti».
I cristiani in Terra Santa stanno diminuendo, i pellegrinaggi li confortano?
«Sì, i viaggi dei pellegrini sono un motivo di speranza e anche di aiuto per le attività economiche dei cristiani che sono rimasti in Medio Oriente. Però queste comunità cristiane non devono restare inermi e vivere di rendita, contando sui flussi di pellegrini. Dovrebbero darsi da fare e stare in piedi da sole, altrimenti rischiano di essere travolte dalle altre comunità. Il cristianesimo in quei luoghi deve restare una presenza viva, il rischio è che restino solo i monumenti».
in Famiglia Cristiana

Turismo religioso: Facoltà Teologica della Sardegna, al via il corso per guide e operatori


Comincerà a Cagliari il primo modulo sperimentale di alta specializzazione sul “Turismo culturale e religioso in Sardegna”, rivolto a guide turistiche e a laureati. Il corso, organizzato dalla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, responsabile unico della selezione e della formazione degli studenti iscritti, e patrocinato dalla Regione Sardegna, si terrà dal 21 giugno al 6 luglio in facoltà. L’obiettivo è quello di formare guide turistiche e operatori nel campo dell’arte sacra e del pellegrinaggio che possiedano, da un lato, alcune conoscenze specifiche sulla storia della Chiesa e della liturgia, sulla religiosità popolare e la Scrittura, e, dall’altro, che sappiano trasmettere il senso spirituale e teologico presente nei cammini religiosi così come in ogni esperienza di fede legata alla fruizione di luoghi sacri cristiani. Nelle due settimane previste verrà proposto un percorso di alta formazione, laboratori, visite guidate e simulazioni sul territorio, nozioni di storia della Chiesa e antropologia religiosa, con una attenzione speciale a cammini, pellegrinaggi, santuari, francescanesimo, architettura e canto liturgico in Sardegna. A completamento di questa esperienza saranno attivati laboratori, educational tour e simulazioni sul territorio. “Questo corso, fatto in collaborazione con la Regione Sardegna, vuole essere l’inizio di un programma formativo di guide che sappiano favorire questo dialogo cuore a cuore – dice il preside della Facoltà Teologica della Sardegna, padre Francesco Maceri -, rendendo i cammini, i pellegrinaggi e le visite ai santuari un’esperienza di fede che restituisca il senso di una storia e di una terra che sono anch’esse vive e vivificanti per mezzo di quella fede”. La partecipazione è a numero chiuso e prevede 20 posti riservati a coloro che sono iscritti all’albo delle guide turistiche della Sardegna e che sono residenti in Sardegna. Altri 15 posti sono riservati a coloro che sono in possesso di un baccellierato in teologia, di un diploma conseguito all’Istituto di scienze religiose, oppure di una laurea almeno triennale. Il termine per presentare la domanda di partecipazione è fissato entro la mezzanotte del 31 maggio. La scelta dei partecipanti in base ai titoli sarà effettuata da una commissione apposita composta da docenti della facoltà.
sir

Portogallo: Fatima, workshop internazionale del turismo religioso. Partecipanti da 39 Paesi


È in corso a Fatima il sesto workshop internazionale del turismo religioso. L’appuntamento di quest’anno guarda in particolare al tema della “globalizzazione” e i suoi esiti sulla fisionomia del turismo religioso. Si sono radunati circa 700 partecipanti (tours operator, agenzie di viaggio, albergatori, aziende del settore) da 39 Paesi. Obiettivo dell’evento è “promuovere gli scambi tra i partecipanti, promuovere a livello internazionale il Portogallo come destinazione privilegiata per il turismo religioso e rafforzare l’importanza del turismo religioso nel contesto dell’industria del turismo mondiale”, spiegano gli organizzatori. Nella giornata di ieri si è svolto un “seminario” di approfondimento sul tema. Padre Carlos Cabecinhas, rettore del santuario di Fatima, accogliendo i partecipanti al Centro pastorale Paolo VI ha ricordato che “la celebrazione delle apparizioni del centenario ha consolidato l’internazionalizzazione di Fatima, affermando questo luogo a livello internazionale come la destinazione più significativa del turismo religioso in Portogallo”. La novità del forum 2018 è la giornata di domani, a Guarda, dedicata ad approfondire la dimensione del turismo religioso ebraico. Previsto l’intervento di Isaac Assor, responsabile di Alegretur, compagnia leader nel settore con particolare attenzione al turismo cristiano ed ebraico in Portogallo.
agensir

Gerusalemme dieci milioni di turisti dai 4 attuali che la città attira e non solo per turismo religioso

Gerusalemme punta sugli individuali e sul brand “I Travel Jerusalem” per far conoscere non solo il lato storico della città, ma anche tutte le esperienze che essa può offrire, adatte ad ogni budget. Obiettivo attrarre dieci milioni di turisti dai 4 attuali, forte dei buoni risultati già avuti dal mercato italiano nel 2016, “con 10.500 presenze certificatedall’Associazione degli albergatori e già 10.000 registrate da inizio anno a settembre - racconta Ilanit Melchior, direttrice generale di Jerusalem Development Authority -. Per farlo si è sviluppata una strategia quinquennale declinata sulle esperienze che il singolo cliente può vivere e focalizzata sugli Fti. Lavorando su mercati come Italia, Germania e Russia abbiamo visto incrementi nella domanda. In due anni contiamo di registrare notevoli aumenti”.
Sul fronte ricettivo Melchior spiega che “sono state aperte più di 1.000 camere negli ultimi anni e nei prossimi 4 ne sono previste altre 4.000, per un’offerta che spazia dai brand internazionali fino alle guest house e agli ostelli, prediletti dai tedeschi. Anche nella Città Vecchia si stanno riammodernando le strutture”, aggiunge la manager, che enumera in 30.549 le camere disponibili attualmente.
A fine marzo arriverà poi il treno che collegherà l’aeroporto alla città in meno di 20 minuti. Dal lato degli operatori si punta sulla nuova edizione del voucher city break che include almeno 3 notti di soggiorno e commercializzato da diversi t.o, tra cui Mistral, GoAsia e Caleido e sul pacchetto dedicato ai Millenials: “Se li catturiamo - chiosa Melchior - saranno i nostri influencer”. Più di 60 musei, uno zoo, un acquario, Gerusalemme, che è stata inserita dal New York Times tra le dieci città dove sono maggiormente presenti startup, ha molte zone dove il wi-fi è gratis e un mercato che nato come un souk è oggi luogo di aggregazione. Ospiterà quest’anno il Giro d’Italia.
guidaviaggi.it

Il significato dei pellegrinaggi e del turismo religioso rilanciati dal Giubileo


Papa Francesco e Benedetto XVI a confronto



Nella puntata de "Il Giubileo di Francesco" il confronto tra i due Papi

"È stato un Giubileo straordinario, non solo per la portata universale della Misericordia secondo Papa Francesco, ma anche perché vissuto dalla Chiesa, per la prima volta, con due Papi. Il regnante e l'emerito" si riporta in una nota dalla Rai. 

«È una fase molto speciale nella storia dellaChiesa. Francesco e Benedetto XVI sono due uomini di Dio che si dedicano pienamente alla missione del successore di Pietro. Una grande ricchezza per la Chiesa» dice il Cardinale Gerhard Ludwig Muller, Prefetto dellaCongregazione per la Dottrina della Fede, autore del libro 'I due Papi'. 

Muller sarà ospite della "puntata de 'Il Giubileo di Francesco', realizzata da Rai Vaticano, a cura di Massimo Milone, in onda, sabato 26 novembre su Rai1 alle 11.00 e in replica, domenica 27 su Rai Storia alle 12.30" si prosegue. 

Viene spiegato: "Nell'intervista di Aldo Maria Valli il Cardinale mette a confronto le vicende personali di Bergoglio e Ratzinger e i loro differenti stili." 

«Le loro biografie - dice - pur diverse sono unite dal servizio alla fede. Esercitano entrambi un ufficio che non si sono dati da se stessi ma viene da Cristo e possiamo ringraziare Dioper questi due grandi personaggi donati alla storia recente della Chiesa». Nella puntata de 'IlGiubileo di Francesco', la chiusura della Porta Santa di San Pietro, nel servizio di Costanza Miriano, ripercorre la pagina più significativa dell'Anno Santo: lo sguardo benevolo verso poveri e senzatetto. 
Viene evidenziato inoltre: "E ancora il significato dell'accoglienza, del perdono, del servizio agli ultimi con i percorsi simbolici delle Porte Sante, con Filippo Di Giacomo. Nella Cattedrale di Bangui, Repubblica Centro Africana, la Porta Santa rimarrà aperta 'a significare che ogni giorno è tempo di misericordia'." 

Viene specificato dunque: "Inoltre ne 'Il Giubileo di Francesco' i gesti privati e gli incontri che quest'anno hanno portato Papa Francesco a vivere le sue opere di misericordia, il suo pellegrinaggio, lontano da riflettori nel racconto di un testimone d'eccezione, mons.Rino Fisichella, responsabile dell'organizzazione del Giubileo per il Vaticano, intervistato da Nicola Vicenti."

"Ma cosa ha lasciato alla Chiesa e al mondo il Giubileo? Rai Vaticano ha posto la domanda ad Andrea Tornielli, Vaticanista de La Stampa che ha firmato il libro dell'anno 'Il nome di Dio è Misericordia', frutto di un lungo colloquio con Papa Francesco. Infine, da Sant'Antonio di Padova al Santuario di Pompei, con Stefano Girotti, il significato dei pellegrinaggi e del turismo religioso rilanciati dal Giubileo" si osserva.

"Il programma 'Il Giubileo di Francesco', a cura di Massimo Milone, di Nicola Vicenti e Costanza Miriano, la consulenza di Giuseppe Corigliano, le musiche originali di Giovanni Scapecchi, la collaborazione di Filippo Di Giacomo, va in replica domenica 27 novembre alle ore 12.30 su Rai Storia e per l'estero sempre di domenica nel programma 'Cristianità' diRai Italia. Edizione Pier Luigi Lodi, Produttore esecutivo Milvia Licari" si descrive infine.

mainfatti.it