In vacanza con il Signore al Calvario di Domodossola

La preghiera non va in vacanza. Anzi, proprio il tempo disteso della vacanza può diventare occasione propizia per "fermarsi" con il Signore. Al Sacro Monte Calvario di Domodossola si vivono esperienze forti da non "disperdere" – è sempre una buona idea (continuare ad) allenarsi nella preghiera.


Video Sacro Monte Calvario

 Il sacro Monte Calvario di Domodossola protagonista dell'appuntamento del mercoledì 24 luglio 2019 su Vcoazzurratv 
Video

3° Concorso Internazionale “Paola Ruminelli” / Sarà il Sacro Monte Calvario ad ospitare la prova semifinale giovedì 1 agosto


Il Concorso Internazionale “Paola Ruminelli” edizione 2019 nell'ambito dell'Ossola Guitar Festival farà tappa al Sacro Monte Calvario di Domodossola il 1 Agosto 2019.

Sarà il Sacro Monte Calvario ad ospitare la prova semifinale. La giuria sarà composta da concertisti e docenti di fama internazionale: Paolo Devecchi (Italy), Eudoro Grade (Portugal), Johann Palier (Austria), Alessandro Palmeri (Italy), Sandor Pápp (Hungary). 

Ecco le sette formazioni finaliste:

Dva Kryla (Russia)

Irina Angelova guitar | Liubava Angelova guitar

MoNo Guitar Duo

Giuseppe Molino (Italy) | Anna Krystyna Nowicka (Poland)

Duo Aurum (Italy)

David Gilberto Monge Sandoval flauto | Tarcisia Bonacina chitarra

Duo con Spirito

Polychronis Karamatidis flute (Greece) | Matei Rusu guitar (Romania)

Venti Chiavi Guitar Trio (Hungary)

Gábor Álmos Tóth | Zsofia Ritter | Balázs Kormos

Kreisel Trio (Italy)

Emanuele Groppo flute | Matteo Dal Maso clarinet | Daniele Ligios guitar

Mozaik Guitar Quartet

Michael Andrew Lochery (Scotland) | Hannelore Vander Elst (Belgium) Alvaro García Peón (Spain) | Utkan Aslan (Turkey)

Domodossola / "Dal Borgo della Cultura al Sacro Monte Calvario patrimonio Unesco"

"Dal Borgo della Cultura al Sacro Monte Calvario patrimonio Unesco" è il progetto emblematico 2018 finanziato da Fondazione Cariplo a Domodossola. Un percorso turistico-culturale che, a partire dalla stazione internazionale porta il fruitore verso il centro storico (il Borgo della Cultura), e quindi verso la chiesa di Madonna della Neve ed il Collegio Rosmini, fino a raggiungere il culmine del Scaro Monte Calvario, patrimonio dell’UNESCO. E’ la valorizzazione sinergica delle peculiarità culturali della città. Sei le azioni contemplate: riqualificazione C.so Paolo Ferraris e Piazza ex Carceri, di Piazza Tibaldi e Via Rosmini, di Largo Madonna della Neve e Via Mattarella, di Via al Calvario, illuminazione pubblica in Via al Calvario, restauro delle facciate della Collegiata dei SS Gervaso e Protaso.
3 milioni e 110 mila euro l'importo totale dei lavori, di 1 milione e 100 mila euro il contributo di Fondazione Cariplo.
domo bandoemblematico

fonte: vco.azzurratv.it

Il turismo religioso al Sacro Monte Calvario di Domodossola: sfide e opportunità


Tra visitatori, pellegrini e appassionati di arte e cultura, un settore ancora in gran parte da esplorare e su cui la Casa di Ospitalità Sacro Monte Calvario di Domodossola  può scommettere per la sua crescita e il suo sviluppo.

Occorre comprendere la nuova esigenza di spiritualità andando oltre le mete devozionali della tradizione. L'offerta può essere ampliata e promossa per favorire nuove opportunità. 

I giovani sono al centro di questo processo. E al Calvario esiste un nutrito gruppo di giovani volontari che potrebbe essere un prezioso potenziale di rinnovamento. 

Le prospettive per i prossimi anni? Molto buone, a patto che si faccia sinergia e si mettano in relazione luoghi e servizi con un marketing in grado di promuovere il nostro patrimonio religioso (Patrimonio Mondiale dell'Umanità Unesco dal 2003) in Italia e sopratutto anche all'estero.
(post a cura di Giuseppe Serrone).
--------------
L'articolo che segue,  tratto da Manager Italia, del professor Alessandro Cugini è una sintesi della relazione "Comunità coese per lo sviluppo dei territori", presentata nel corso dell'ultima edizione di Koinè (Vicenza, 16-18 febbraio), la principale piattaforma europea d´incontro dedicata alla filiera internazionale del settore religioso (dall'arredamento liturgico e i componenti per l'edilizia ai paramenti sacri, dagli articoli religiosi all'editoria, organi e strumenti musicali, servizi, viaggi, pellegrinaggi) ospitata e organizzata da Italian Exhibition Group.

Prima di affrontare il tema degli itinerari religiosi in Italia e valutare le loro prospettive per il futuro, è opportuno porsi una domanda: qual è il rapporto oggi tra giovani, religione e spiritualità? Armando Matteo parlò per primo della "prima generazione incredula” e del difficile rapporto tra i giovani e la fede (Vita e Pensiero, 2009). Iniziarono quindi ricerche quantitative: nel 2013 l’Istituto Toniolo registrò che i giovani under 30 che si dichiaravano credenti nella religione cattolica erano il 55,9%, atei il 15,2%, agnostici il 7,8%, credenti in un’entità superiore il 10%. Solo il 15,4% disse di partecipare a un rito settimanale. L’anno dopo (La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani, 2014) registrò che alla domanda: “Lei crede a qualche tipo di religione o credo filosofico?” la percentuale dei sì era scesa al 52,2%.

Successivamente, iniziarono analisi qualitative: Rita Bichi e Paola Bignardi (A modo mio, giovani e fede in Italia, Vita e Pensiero) rilevarono che “La quasi totalità dei giovani intervistati mostra un atteggiamento positivo nei confronti dell’esperienza di fede. Anche chi dichiara di non essere credente afferma che credere dà speranza, consolazione, aiuto, amore. Se dunque sotto la coltre di superficialità e di indifferenza si riesce a scavare, emerge una sensibilità umana aperta alla trascendenza alla ricerca di Dio. Una ricerca non esplicita, ma nascosta nelle domande di senso, di pienezza, di intensa umanità”. Paolo Squizzato (Dalla cenere la vita - Un percorso di consapevolezza, Paoline) la definisce “termometro di grande sete di spiritualità che nella Chiesa fatica a trovare risposte. Come Chiesa diamo religione, ma c’è un abisso tra religione e spiritualità. Solo nel silenzio, nell'interiorità, riposa Dio”. Alessandro Castegnaro (Giovani in cerca di senso, Qiqajon) registra che tra le due collocazioni estreme (integralisti e atei-agnostici) esiste una vastissima terra di mezzo invisibile. In essa si muovono i nuovi cercatori spirituali, le spiritualità non formali, i partecipanti occasionali agli eventi liturgici, chi partecipa per “imprinting” ai cosiddetti “tempi forti”, quelli che leggono nella natura, nella cultura, nell’arte, nella socializzazione di un percorso fisico (Cammino) un’emozione spirituale.

A ottobre 2018, nel documento finale del sinodo dei vescovi I giovani, la fede e il discernimento vocazionale (§ 49 Spiritualità e religiosità), ritroviamo che “i giovani dichiarano di essere alla ricerca del senso della vita e dimostrano interesse per la spiritualità”. Con un’avvertenza però: “Tale attenzione si configura talora come una ricerca di benessere psicologico più che un’apertura all’incontro con il mistero del Dio vivente. Rimangono vive, però, alcune pratiche consegnate dalla tradizione, come i pellegrinaggi ai santuari, che a volte coinvolgono masse di giovani molto numerose, ed espressioni della pietà popolare, spesso legate alla devozione a Maria e ai Santi, che custodiscono l’esperienza di fede di un popolo”.



L’animazione territoriale per la valorizzazione delle comunità
La premessa iniziale fotografa il sentiment religioso dei giovani in Italia. Ci si può chiedere ora se la valorizzazione e la promozione dei nostri territori, delle nostre aree interne, possa avvenire attraverso la fruizione del patrimonio religioso culturale e materiale per creare nuove opportunità di crescita e di sviluppo culturale, sociale ed economico. La risposta a questa domanda è affermativa, ma ad alcune condizioni. Ricercatori italiani (come Salvio Capasso, SRM 2014) hanno studiato questo fenomeno attraverso un moltiplicatore di presenza che tiene conto della quantità e della qualità del fenomeno turistico di un’area. Il sistema auspicato dovrebbe comporsi di idonei servizi (alloggi, logistica, ristorazione, agenzie di prenotazione, attività culturali, sportive e ricreative) e di offerta innovativa e multidisciplinare. La multidisciplinarietà deve essere l’elemento chiave per avviare un'animazione territoriale basata sullo studio del territorio nelle sue diverse componenti (società e ambiente, attori e risorse, storie e tradizioni, cultura ed arte, spiritualità e pastorale). In questo senso la ricerca dovrà essere sottoposta a esperti di teologia e arte, di pianificazione territoriale e urbanistica, di geografia, di scienze naturali, di storia e filosofia, di psicologia sociale ecc. Ma non basta: serve il consiglio e il consenso della popolazione, spesso aliena dal considerare questo patrimonio una risorsa sociale ed economica. 

Questo tipo di approccio consentirà di “evitare l’errore commesso in passato di imporre dall’alto scelte sul territorio non coinvolgendo i soggetti economici che qui sono già radicati, incentivando quei processi di sviluppo locale che comunque esistono - seppure con regole e modalità proprie - in alcune aree anche del meridione” (Paola De Vivo, FrancoAngeli). In questa ricerca deve essere determinante il ruolo da accordare ai giovani del luogo. Questi possono fornirci la chiave della più opportuna offerta culturale-spirituale locale, magari congiunta con quella naturalistica, ambientale ed enogastronomica. Nella Conferenza internazionale di Cancun, Benedetto XVI rimarcò: “La possibilità che i viaggi ci offrono di ammirare la bellezza dei paesi, delle culture e della natura ci può condurre a Dio”, favorendo l’esperienza della fede, "difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro Autore" (Sap 13,5).

Il turismo spirituale per la coesione sociale di comunità
Partendo da ciò, il sistema potrà contribuire alla nascita di una nuova coesione comunitaria se sarà composto da elementi che turisticamente siano in grado di soddisfare domande di esperienza individuale, di un kairòs (es.: sentiero per meditazione e pellegrinaggio, anche individuale e fuori dagli eventi collettivi); teologicamente siano coerenti con la presenza fisica e pastorale della chiesa locale (es.: illustrazione storica e artistica dei beni culturali ecclesiali locali); organizzativamente creino nuovi servizi (es.: Infopoint) e opportunità di lavoro. Economicamente sia composto da una rete di attori locali che contribuiscano all'equilibrio economico del rapporto entrate/uscite complessivo (es: la rete di servizi accoglienza, alloggio, refezione ecc. dovrà contribuire a finanziare l'ente che realizza il sistema complessivo).

Questi elementi organizzativi non sono facili da comporre: il primo proviene da una domanda emozionale individuale, il secondo da finalità ecclesiali, il terzo dal contesto umano e il quarto è di carattere economico. Vi sono alcuni casi di successo già avviati, altri in fase di avvio: personalmente sto curandone uno nel territorio sorrentino-amalfitano, nel piccolo Comune di Pimonte, che grazie alla sua conformazione montana sta riscoprendo sopite tradizioni di pellegrinaggi verso luoghi sacri e storici, naturalistici e panoramici, per provocare anche emozioni di turismo spirituale. Come scrisse un amico, “l'heritage culturale per una nuova economia della bellezza… è l'unico segmento a concentrarsi sul mood, sul feeling e sul sentiment del viaggiatore contemporaneo" (Federico Massimo Ceschin, Non è petrolio, Claudio Grenzi Editore). Il turismo spirituale, o come lo chiamo io "Religious light tourism" (Cugini, SAF-PFTIM 2019) può aiutare sia giovani alla ricerca di senso della vita attraverso la bellezza sia altri a crearsi un proprio lavoro nel campo della divulgazione spirituale, della guida escursionistica, della ricettività alberghiera o presso altri operatori turistici.

Qualche numero su cui riflettere
La domanda moderna di turismo devozionale si sta trasformando in quella di turismo religioso integrato dalla cultura. Ma è difficile misurare questa trasformazione. Troppo facile dire che è turismo religioso la visita a una delle circa 100mila chiese o a uno dei 1.700 santuari italiani e che il dato annuale di presenze sia di oltre 6 milioni. Anche se rilevassimo questo dato nazionale mediante il computo della ricettività, paradossalmente avremmo difficoltà a capire la motivazione religiosa o meno del viaggio: per gli arrivi dall'estero, tutte le rilevazioni istituzionali, poi, sono generiche (i moduli chiedono solo se "per vacanza" o "per lavoro"). Questa difficoltà mi è confermata dal recentissimo e tradizionale XXII Rapporto sul turismo italiano del Cnr-Iccs, del quale ho assistito alla presentazione nel corso della Bit di Milano, lo scorso febbraio. Esso non include il turismo religioso tra le sue analisi: i settori sono mare, montagna, città d'arte, terme, laghi, crociere, nautica, congressi, enogastronomia e sport. Turista e pellegrino si incontrano qualora l’esperienza del turismo religioso abbini i tratti caratteristici del turismo a quelli della religione, o meglio della spiritualità. È il passaggio dal turismo religioso a turismo spirituale, del quale non esistono né potranno mai esistere rilevazioni, essendo un fenomeno sociale e non economico. Possiamo dire solamente che l'attenzione del turista alla ricerca di senso, all'esperienza, alla fede è in forte incremento: si pensi allo sviluppo negli ultimi anni dei cosiddetti Cammini.

Opportunità e sfide: oltre il cristianesimo
In Italia oggi il turismo religioso è incoming verso le mete devozionali, ma anche outgoing di italiani in Terra Santa, a Lourdes ecc. Noi siamo e restiamo il paese del turismo devozionale cristiano della confessione cattolica. Solo negli ultimi anni si avvertono aperture della Cei sulla trasformazione verso il turismo spirituale. La sfida è dunque quella di offrire un’esperienza spirituale non solo cristiana: dobbiamo impegnarci perché il turismo religioso si rivolga a soddisfare una spiritualità più ampia di quella cristiana che attragga il turismo estero, in gran parte non cattolico. Il turismo religioso che prevedo è “light”, cioè “più ampio e leggero”, accessibile non solo ai credenti di una religione, intesa come forma devozionale tradizionale, ma anche ai non praticanti alcuna religione, a coloro che siano di ogni età, fede o nazionalità, anche al di fuori del cristianesimo, siano desiderosi di una “esperienza di senso”. Il sentimento religioso tratto dall’esperienza spirituale è perfino per l’esistenzialismo - tendenzialmente agnostico - l'unica testimonianza interiore della verità di fede. Su questa prospettiva è chiara la nostra debolezza e impreparazione sul piano della specializzazione: per le guide turistiche adatte a tale nuova esigenza ci sono buone pratiche, come la Scuola Arte e Teologia della Facoltà Teologica di Napoli, che formano queste nuove figure professionali.

Il ruolo del management 
Proprio perché è in atto una trasformazione - non solo per le confessioni cristiane - dal turismo devozionale a quello dei “turisti della fede”, da un punto di vista manageriale occorre comprendere i bisogni della nuova domanda turistica e organizzare nuovi servizi per soddisfarla. C’è chi vuole il silenzio e la meditazione (la risposta sono le vacanze di soggiorno in monasteri, eremi, case d´accoglienza) chi vuole "itinerari spirituali" (l'offerta è dei cammini che prolificano in tutto il territorio nazionale; chi chiede viaggi leisure con motivi culturali accessori (si organizzano pacchetti tailored di arte sacra, bellezza del paesaggio, enogastronomia e natura). 

Il ruolo del management è decisivo perché deve garantire - specie agli stranieri che ci giudicano inflessibilmente - il rapporto qualità/prezzo rispetto ad altri paesi concorrenti che in pochi anni ci hanno sorpassato nelle classifiche mondiali, pur non possedendo il nostro patrimonio storico, artistico, culturale e soprattutto gestire flussi, il marketing territoriale e garantire un approccio strategico diffuso. Se l'obiettivo è mantenere il 5° posto, la valorizzazione del "Religious light tourism" italiano potrà contribuire a conseguirlo integrando l'attuale turismo religioso tradizionale, devozionale, cattolico con altre proposte in linea con la sensibilità contemporanea.

Turismo religioso in Piemonte, al Calvario albergo-convento: tra cultura e spiritualità


La nostra è una proposta abbastanza rara, una via di mezzo tra albergo e convento. D'estate la nostra attività non è solo per vacanze: si alle vacanze ma si tratta di vacanze orientate ad un clima spirituale, di pace e tranquillità.

La Casa di ospitalità religiosa del Sacro Monte Calvario di Domodossola è diventata uno dei punti di riferimento sul territorio per chi sceglie il turismo religioso e culturale.

C'è anche il Sacro Monte Calvario di Domodossola nel panorama di un settore in crescita, per numeri e per mete, che solo in Italia - una delle destinazioni principali al mondo - può contare su un'offerta di circa 1.500 santuari, 30.000 chiese, 700 musei diocesani , oltre a monasteri e conventi, scelti da chi ha come destinazione luoghi dalla connotazione religiosa che uniscono anche ricerca di proposte culturali e spiritualità. Dai dati del Wto, Word Trade Organization un settore che muove nel mondo 300-330 milioni circa di turisti religiosi.

LUOGHI DI FEDE Sacro Monte Calvario di Domodososla in vacanza alla ricerca di Dio. Boom di soggiorni estivi


Secondo gli ultimi dati Istat disponibili l’1,6% dell’offerta ricettiva turistica italiana proviene dal settore dell’ospitalità religiosa. "Il turismo religioso – ha spiegato al Sir Margherita Pedrana, vice coordinatrice del corso di laurea in Turismo e valorizzazione del territorio all'Università Europea di Roma (Uer) – rientra parzialmente nella categoria del turismo culturale, anche se, rispetto a quest’ultimo include una dinamica e un coinvolgimento spirituale molto importante". Secondo alcune stime dell’Organizzazione mondiale del turismo, vale oltre 18 miliardi di euro, con dati che parlano di circa 300 milioni di turisti religiosi nel mondo e un trend crescente verso località considerate sacre dalle differenti religioni o con un ricco patrimonio culturale, storico, artistico. "Ma, al di là dei dati e degli impatti economici molto rilevanti anche se difficilmente misurabili, il turismo religioso – ha sottolineato all’agenzia dei vescovi la professoressa Pedrana – ha una fortissima valenza anche dal punto di vista culturale e sociale. In particolare, ciò che conta nell’ambito del turismo religioso è sicuramente l’esperienza religiosa e turistica, che diventa fulcro del turismo religioso stesso. Di particolare rilevanza risulta anche l’impatto del turismo religioso sulla sostenibilità ambientale, sociale e culturale". Il pellegrinaggio, ha puntualizzato al Sir Luigi Russo, vice coordinatore del corso di Scienze della formazione primaria all’Uer è una pratica che si è affermata con grande vigore nel corso dell’età medievale. Chi viaggiava ed affrontava lunghi viaggi aveva bisogno di appoggiarsi ad una rete di ospizi e strutture specializzate nell’accoglienza dei pellegrini. “Dall’esperienza del passato – ha aggiunto Russo – emergono preziosi spunti che ci permettono di valorizzare il patrimoniostorico-culturale della nostra Penisola".

L’identikit del pellegrino

Il 41,4% dei turisti religiosi ha un’età compresa tra i 30 e i 50 anni. Il 44,4% dei turisti religiosi si affida per l’organizzazione del viaggio al circuito dell’intermediazione (tour operator e agenzie di viaggio). Il 32,7% dei turisti religiosi preferisce viaggiare in compagnia del partner . Il 20% dei turisti religiosi sceglie un tour organizzato. Il 19,7% dei turisti religiosi viaggia con un gruppo di amici. Il 13,3% dei turisti religiosi viaggia con la famiglia. Il 9,8% viaggia da solo, secondo gli ultimi dati Aori, Isnart, World Trade Organization. L’offerta, ricostruisce La Stampa, è di circa 3.500 strutture, fra case per ferie e foresterie, monasteri e conventi, eremi e studentati, certose e ostelli. In tutto circa 232mila posti letto in tutte le province italiane: dall’alta montagna delle Alpi alle riviere più ambite, dalle città d’arte ai panorami mozzafiato immersi nella natura. È una sorta di "Chiesa Grand Hotel", che, sottolinea La Stampa, non offre lusso e "happy hour" ma quiete, natura e possibilità di rigenerare lo spirito. Sono strutture gestite da parrocchie, diocesi e congregazioni, oppure di proprietà religiosa e in gran parte affidate ai laici. Dal portale dell'Ori in tre anni sono passate più di500mila richieste di alloggio, e sono costantemente in aumento, raddoppiate fra il 2017 e il 2018. È un vero e proprio "fenomeno che sembra inarrestabile", commenta a La Stampa Rocchi, "per non ripetere le consuete ferie commerciali e anonime, i turisti scoprono con sempre maggiore soddisfazione l’ospitalità delle case religiose presenti in tutte le regioni italiane". Parole chiave di questi alberghi della fede sono accoglienza familiare, posti per potersi isolare in un "deserto spirituale", e relax. E nessun obbligo di partecipare alla vita comunitaria, ma solo l’invito alla scoperta di un'ambiente che non si limita alla consegna delle chiavi".
fonte: interris.it

Turismo / Estate al Calvario di Domodossola. La vacanza diventa spirituale

Telefonini spenti, niente computer, niente Facebook solo silenzio. Le vacanze spirituali sono una vera e propria soluzione per riacquistare energie fisiche e mentali. Si tratta di itinerari sempre più richiesti da single, coppie, gruppi religiosi e laici.
Tra i posti più gettonati quest'anno anche la Casa di Ospitalità Religiosa del Sacro Monte Calvario di Domodossola.

Al Calvario per scoprire "che l’essenzialità è la chiave di lettura della vita per acquistare la serenità’'.






Domenica 28 luglio 2019 per "Oxilia" al Sacro Monte Calvario di Domodossola con La Serva Padrona



Oxiila - Teatro e Musica per la Terra d'Ossola 
La Serva Padrona - Convento dei P.P. Rosminiani al S.M. Calvario

Domenica 28 Luglio 2019
Ore 21.15


Organizzato dalla Cappella Musicale del S. Monte Calvario, in collaborazione con Compagnia Dellozio, giunge al suo settimo e ottavo appuntamento con uno spettacoli a Domodossola. Domenica 28 luglio alle ore 21.15 presso il Cortile dei Sodales, nel convento del P.P. Rosminiani al Sacro Monte Calvario di Domodossola verrà rappresentata La Serva Padrona con un organico e un cast d’eccezione. La Camerata Strumentale di S. Quirico, diretta da Alessandro Maria Carnelli accompagnerà l’eccezionale talento della soprano Federica Napoletani (Serpina) e del baritono Yiannis Vassillakis (Uberto). Il servo muto Vespone sarà interpretato dal talentuoso giovane attore Fabio Crivellari. Un ricco e attempato signore di nome Uberto ha al suo servizio la giovane e furba Serpina che, con il suo carattere prepotente, approftta della bontà del suo padrone. Eseguita per la prima volta a Napoli nel 1733, La serva padrona di Giovanni Battista Pergolesi è considerata da molti la prima opera buffa della storia e nel 1752 una sua rappresentazione parigina fece scoppiare la Querelle des bouffons, una vera e propria guerra musicale tra lo stile francese e quello italiano. La straordinaria bellezza della musica di Pergolesi, i toni brillanti e sottilmente maliziosi del libretto di Gennaro Antonio Federico e il divertente confronto tra la giovane e bella servetta e l’anziano ma ancora gioviale padrone – nel quale si inseriscono gli esilaranti lazzi del mimo Vespone – continuano a conquistare il pubblico di tutto il mondo, sancendo la grandezza della Scuola Napoletana. Gli spettacoli saranno a ingresso a offerta libera. Un appuntamento che mette insieme la grande tradizione dell’opera buffa con la nuova drammaturgia di un autore emergente e che vuole sottolineare come Oxilia sia luogo sia della riproposizione del grande repertorio del passato, ma anche vetrina per giovani talenti delle arti del teatro e della musica. 


Tutte le informazioni sul sito www.oxilia.it.


segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone

Al Calvario di Domodossola anche esperienze di Turismo Conviviale

Anche per la Casa di Ospitalità religiosa del Sacro Monte Calvario di Domodossola può essere il turismo conviviale la declinazione al futuro – perché profetica – di quello che fino ad oggi è stato il turismo religioso! 


È quanto affermato da don Gionatan De Marco, direttore dell’ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei, nella pubblicazione “Turismo conviviale. Declinazione al futuro del turismo religioso. Lettera a Mohamed ed Elisheva” (edizioni Nicola Palumbi, 2019).
Ma come il turismo può definirsi conviviale? Il turismo conviviale è un tempo, uno spazio, e un’esperienza. È anzitutto «un tempo – afferma don De Marco – in cui le persone si incontrano e condividono insieme il tempo di un viaggio in cui scoprire la bellezza della convivialità delle differenze e dove l’egoismo viene gettato in mare a discapito della solidarietà e dell’amicizia. Il turismo conviviale è poi uno spazio in cui scoprire la bellezza della prossimità capace di guarire il dolore della solitudine e in cui si riscopre la bontà dell’altro. Il turismo conviviale è infine un’esperienza in cui le storie di ognuno divengono il vero paesaggio da scoprire e da arricchire, in cui si scopre la bellezza della felicità alternativa che nasce dal dare più che dal ricevere».
Facile pensare al Mediterraneo, un mare sulle cui sponde si sperimenta la convivialità delle differenze e dove l’umanità ha scoperto le relazioni e l’incontro tra culture e civiltà diverse. Il Mediterraneo che anche oggi è al centro di scambi e di un turismo che non sempre sa, però, apprezzare la bellezza, la cultura e la stessa missione che la storia ha affidato a questo specchio d’acqua. «Oggi, tante forze ci obbligano – ha sottolineato don De Marco – a volgere la nostra attenzione ai confini, per difenderli. Il nostro mare non è un confine, ma è prospettiva, orizzonte e, nello specifico, il Mediterraneo è la bellissima e straordinaria tavola attorno alla quale siamo seduti insieme».
Quando ci accostiamo al turismo religioso, andiamo con la mente ai pellegrinaggi ai grandi o piccoli santuari, a una vacanza in un monastero che sia oasi della nostra spiritualità, a un’esperienza missionaria o anche alla partecipazione a un appuntamento nazionale o internazionale dell’associazione o del movimento cui facciamo parte, un campo estivo di preghiera, lavoro o volontariato. Il turismo conviviale non cancella tutto questo ma lo sublima, offrendo una nuova prospettiva. Non l’esperienza in sé ma lo spirito con la quale si vuol vivere questo tempo e questa esperienza. «L’esperienza di un turismo conviviale, vuole restituire ad ogni persona – spiega don Di Marco – la percezione autentica della sua domanda di felicità. E non ci sarà mai turismo conviviale se, prima che proposte di viaggio, non siamo capaci di offrire messaggi per la vita e la speranza».
Il turismo conviviale può attivare anche prassi di economia, quella che don Di Marco chiama «l’economia della bellezza condivisa» che non rinuncia certo alla produzione di valore, ma lo fa attraverso il processo senza fare dell’obiettivo un’ossessione, diventando un’economia armonica.
fonte: insiemeragusa.it

Al Calvario di Domodossola dal 22 Luglio 2019 Summer School. Rilievo 3D dei Beni Culturali da fotogrammetria e Laser Scanner


Immagine storia relativa a summer school politecnico milano calvario domodossola tratta da Archeomatica (Comunicati Stampa) Risultati immagini per summer school politecnico milano calvario domodossola 2019
Laboratory of Places è un workshop internazionale dedicato al rilievo 3D da fotogrammetria e laser scanner per la documentazione, conservazione e valorizzazione del Patriomonio Culturale.

Laboratory of Places è organizzato dal Politecnico di Milano e l’Associazione Canova, patrocinato da ICOMOS Italia, ISPRS, CIPA e supportato dall’Ente di Gestione dei Sacri Monti. 

L’obiettivo del corso è quello di apprendere e combinare tra loro nella pratica le tecniche della geomatica per la conoscenza, la conservazione, e la valorizzazione del patrimonio culturale.

Il programma delle lezioni include sia parti teoriche che pratiche, in modo che ogni partecipante possa usare in prima persona gli strumenti moderni per il rilievo 3D e i software per la successiva fase di elaborazione dei dati acquisiti. Questa modalità di lavoro porta i partecipanti a produrre risultati concreti e tangibili (come modelli 3D, disegni bidimensionali, mappature, e altro) e assicura una formazione completa e strutturata.

In particolare, le principali tecniche trattate sono:
TLS (terrestrial laser scanner) statico e dinamico;
Fotogrammetria close-range per l’architettura e per oggetti piccoli quali statue o decorazioni;
Fotogrammetria da drone;
Rilievo topografico.

Date importanti

Date del corso: 22 – 31 Luglio 2019

Il corso è aperto agli studenti di architettura, archeologia, e ingegneria e ai professionisti del settore dei Beni Cultural e si svolgerà presso Sacro Monte Calvario di Domodossola, patrimonio UNESCO. L’oggetto del rilievo saranno alcune cappelle del percorso devozionale.

Per maggiori informazioni, contattare:

Cristiana Achille – cristiana.achille@polimi.it
Francesco Fassi – francesco.fassi@polimi.it


Il Sacro Monte Calvario di Domodossola richiesto per congressi ed eventi. Turismo congressuale, più eventi Italia



Consulta il Calendario 2019 Casa di Ospitalità Religiosa Sacro Monte Calvario di Domodossola con inseriti congressi ed eventi:
https://sacromontecalvario.blogspot.com/2019/01/prossima-apertura-ospitalia-dal-1.html

Aumentano gli eventi realizzati in Italia. Nel 2018 sono stati 421.503 tra congressi ed eventi (597.224 giornate), con un incremento rispettivamente del 5,8% e del 6,7% rispetto al 2017. La durata media, pari a 1,42 giorni, rimane stabile mentre sono in lieve flessione (-2,4%) i partecipanti, 28.386.815 e le presenze, 42.319.349. Sono i dati dell'Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi-Oice, promosso da Federcongressi&eventi e realizzato dall'Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. "Internazionalizzazione, pianificazione e qualità: sono gli elementi di cui l'Italia ha bisogno per uscire dall'impasse che rileviamo nel mercato associativo", commenta la presidente di Federcongressi&eventi Alessandra Albarelli.

    La maggioranza dei congressi ed eventi (il 59,5%) ha una dimensione locale, cioè con partecipanti (relatori esclusi) provenienti dalla stessa regione della sede. Aumentano dal 7,9% all'8,1% gli eventi internazionali.
ansa

Dormire in un convento il fascino discreto della Casa di Ospitalità Sacro Monte Calvario a Domodossola


Il Sacro Monte Calvario con la sua Casa di ospitalità religiosa è uno dei tanti conventi che accoglie i visitatori con la possibilità di un alloggio dal 15 Febbraio al 31 Ottobre di ogni anno (ndr).

Alcuni monasteri sono circondati da una natura spettacolare e selvaggia, tutelata da riserve naturali o da parchi. Le Foreste Casentinesi, tra Toscana e Romagna, circondano l'eremo e il monastero di Camaldoli, fondato nel 1012 da San Romualdo. Più a sud, su una roccia, è il monastero della Verna costruito da San Francesco d'Assisi. Il Sacro Speco, il monastero più spettacolare del Lazio, è abbarbicato a una parete rocciosa a picco sulla valle dell'Aniene. Nel santuario mariano di Pietralba, Weissenstein in tedesco, a mezz'ora d'auto da Bolzano, ci si riposa e si prega di fronte al Latemar, al Catinaccio e ad altri massicci dolomitici famosi.
L'Ospizio del Gran San Bernardo, appena al di là del confine tra l'Italia e la Svizzera, sorge a 2489 metri di quota, e in estate si raggiunge in auto da Aosta o da Martigny. D'inverno ci si arriva a piedi o sugli sci, e le bufere prolungano spesso i soggiorni. 


L'abbazia di Montecassino, balcone sulla Ciociaria, può essere raggiunta a piedi in un'ora e mezza da Cassino su una strada romana lastricata, o con una settimana di fatica sul Cammino delle Abbazie. La sera, quando la folla dei fedeli e dei turisti ridiscende verso la città e l'autostrada, nell'abbazia che ridiventa silenziosa si ascolta meglio il messaggio lasciato quindici secoli fa da San Benedetto. Altri santuari, e altri monasteri che ospitano visitatori, sorgono nelle aree urbane più affollate d'Italia. A Roma, cuore del mondo cristiano, ci si può far ospitare per la notte dai Trappisti dell'Abbazia delle Tre Fontane, sulla Laurentina, o dai Benedettini di San Paolo fuori le Mura. FUORI CITTÀ Nella periferia sud di Milano si può pernottare nell'abbazia di Viboldone, un'oasi d'arte, di silenzio e di pace tra tangenziali e fabbriche. 


Nel cuore della Laguna di Venezia, in vista di Burano e Torcello, ci si può far accogliere per un soggiorno di riflessione e preghiera dai religiosi di San Francesco nel Deserto, fondata nel 1230. Escludendo le case-vacanza e gli hotel gestiti da ordini religiosi, i monasteri, i santuari e gli eremi italiani che ospitano pellegrini e viandanti sono centinaia. Una guida del Touring Club Italiano ne descrive 140. Utilizzati da secoli dai pellegrini, i posti-letto nei conventi sono aumentati con la crisi delle vocazioni (oggi tutti i monasteri hanno celle ed edifici liberi), e hanno iniziato da qualche anno a ricevere dei visitatori diversi. Altri monasteri, tra i colli della Toscana e dell'Umbria, accolgono laici e credenti per soggiorni di riflessione e preghiera. Prima di prenotare, è bene verificare con i religiosi se i programmi sono riservati a chi crede o aperti a tutti. Quanto si spende? Alcuni monasteri hanno un tariffario per vitto e alloggio, in altri i religiosi si aspettano un'offerta libera. Quando si mette mano al portafogli, in questi casi, è bene ricordare che per molti ordini la carità è ancora una fonte di entrate essenziale. (Il Messaggero)

LUNEDÌ 1 LUGLIO Beato Antonio Rosmini Sacerdote e Fondatore



Antonio Rosmini nasce il 24 marzo 1797 a Rovereto (oggi provincia di Trento), secondogenito di una famiglia di alta condizione: il padre, Pier Modesto, era patrizio tirolese; la madre, Giovanna, proveniva dalla famiglia dei Conti Formenti di Riva.

Dal 1804 al 1814 compì i primi studi. Nel Diario personale già in quest’epoca compaiono le prime annotazioni attestanti la chiamata a seguire il Signore più da vicino. Dopo due anni di studi privati di filosofia, matematica e fisica (1814-1816), sostenne gli esami finali nell’Imperial Regio Ginnasio di Rovereto, al tempo città asburgica, ottenendo in tutte le materie la qualifica di “eminenza” e un giudizio che lo dice “dotato di acutissimo ingegno”.

Compì gli studi giuridici e teologici presso l’Università di Padova e ricevette a Chioggia, il 21 aprile 1821, l’ordinazione sacerdotale; gli fu assegnato l’incarico di vicario parrocchiale a Lizzana. Dal 1826 si trasferì a Milano dove strinse un profondo rapporto d’amicizia con Alessandro Manzoni che di lui ebbe a dire: “è una delle sei o sette intelligenze che più onorano l’umanità”.

Il 20 febbraio 1828, presso il santuario del Monte Calvario, a Domodossola, fondò l'” Istituto della Carità” (l’approvazione pontificia arrivò nel 1839). Formato da sacerdoti e laici con voti semplici e perpetui ma anche da religiosi e vescovi “ascritti“, l’organismo nacque con finalità ben precise: l’esercizio della carità universale, unione di quelle forme che Rosmini ordina in “carità spirituale”, “carità intellettuale” e “carità temporale”. Un ordine tuttavia suscettibile di cambiamenti a seconda delle esigenze espresse dal prossimo.

Papa Pio VIII (Francesco Saverio Castiglioni, 1829-1830) disse a Rosmini, in udienza il 15 maggio 1829 : « È volontà di Dio che voi vi occupiate nello scrivere libri: tale è la vostra vocazione. Ella maneggia assai bene la logica, e la Chiesa al presente ha gran bisogno di scrittori: dico, di scrittori solidi, di cui abbiamo somma scarsezza. Per influire utilmente sugli uomini, non rimane oggidì altro mezzo che quello di prenderli colla ragione, e per mezzo di questa condurli alla religione. Tenetevi certo, che voi potrete recare un vantaggio assai maggiore al prossimo occupandovi nello scrivere, che non esercitando qualunque altra opera del Sacro Ministero. »

Nel 1832, vennero fondate le “Suore della Provvidenza“, il cui carisma non si differenzia dal ramo maschile ed è caratterizzato dalla fiducia totale nei disegni della Divina Provvidenza; la prima superiora fu Madre Giovanna Camilla Antonietti di Baceno.

Questi istituti, pensati e voluti come ambienti propizi alla formazione umana, cristiana e religiosa di quanti ne avessero condiviso lo spirito, adattandosi alle contingenze storiche, civili e culturali del suo tempo. Il Servo di Dio Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978), in occasione dell’udienza del 12 gennaio 1972, lo definì “profeta” che in anticipo di un secolo sente e individua problemi dell’umanità e pastorali, sviluppati in futuro nel Concilio Vaticano II.

Nel 1832 completò la stesura della sua opera più nota: “Delle cinque piaghe della santa Chiesa” considerata precorritrice dei temi conciliari. Una di queste faceva molto soffrire Antonio Rosmini: la separazione tra fedeli e clero durante le funzioni liturgiche, per l’impossibilità dei primi di seguire le preghiere formulate in latino, avanzando la proposta di seguire le lingue proprie di ogni popolo. Per la novità di alcune sue idee sulla riforma della Chiesa, l’opera fu messa all’indice nel 1849 con tutte le polemiche che ne seguirono.

Solamente con san Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005) avviene la completa riabilitazione della sua figura: nella lettera enciclica, “Fides et ratio“, annovera Rosmini “tra i pensatori più recenti nei quali si realizza un fecondo incontro tra sapere filosofico e Parola di Dio”, concedendo l’introduzione della causa di beatificazione.

Precedentemente anche il Beato Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, 1958-1963), negli anni prossimi alla sua morte, fece il ritiro spirituale sulle rosminiane Massime di perfezione cristiana, ideate per definire il fondamento spirituale sul quale tutti i cristiani potessero garantirsi un cammino sulla perfezione, assumendole come propria regola di condotta.

Papa Giovanni Paolo I si laureò in sacra teologia all’Università Gregoriana di Roma con una tesi su “L’origine dell’anima umana secondo Antonio Rosmini“.

Il Rosmini fu un profondo pensatore e autore di numerose opere che investivano tutti i campi del sapere, filosofico, teologico, ascetico, pedagogico, giuridico e politico ma, ad un certo momento, trova grave opposizione da parte di un ristretto gruppo di avversari, i quali semplicemente “accusano” le sue dottrine, filosofiche e teologiche, come devianti dall’ortodossia. Insorgono fervidissimi difensori e, a por fine alla polemica, interviene Gregorio XVI (Bartolomeo Cappellari, 1831-1846) con un decreto di “silenzio” ad ambedue le parti, che solo Rosmini diligentemente rispettò.

Antonio Rosmini si ritira a Stresa, dove aveva il noviziato del suo Istituto; continua lo studio e la sua opera di scrittore. Intanto, a Roma, dal 1851 si inizia presso la Congregazione dell’Indice l’esame di tutte le sue opere: esame che si conclude col decreto di “dimissione“, cioè di “assoluzione” delle accuse che si facevano alle sue dottrine. Quando giunse il decreto “Dimittantur“, del 1854, ne ringraziò il Signore, ma staccato ormai dalle cose terrene. L’aggravarsi del mal di fegato, di cui aveva sofferto tutta la vita, lo portò man mano al passo estremo.
Muore il 1° luglio 1855; è sepolto all’interno del Santuario del SS. Crocifisso di Stresa. Sul letto di morte, aveva lasciato all’amico Alessandro Manzoni, il testamento spirituale: “Adorare, Tacere, Godere”. È sepolto all’interno del Santuario del SS. Crocifisso di Stresa.

Padre Antonio Rosmini è stato beatificato il 18 novembre 2007, nel Palazzetto dello Sport di Novara, nel corso della celebrazione presieduta dal Card. Josè Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a ciò delegato da Papa Benedetto XVI.
Aleteia

Sacri Monti / Un pellegrinaggio gerosolimitano in surplace

Alla fine del quindicesimo secolo, mentre la flotta ottomana spadroneggiava sul Mediterraneo orientale rendendo impossibile ai cristiani il pellegrinaggio verso i luoghi santi di Gerusalemme, due furono i modi, entrambi dettati dalla fede e presieduti dalla capacità immaginifica, con cui, nelle nostre terre, si ovviò all'impedimento: il primo, più solipsistico e riservato ai pochi alfabetizzati, consistette nel figurarsi ciascuno da sé il proprio viaggio inventandoselo a partire dalle suggestioni evocate dalla lettura dei diari di chi lo aveva realmente compiuto; il secondo, invece, molto più teatrale, corale e popolare, fu quello di ricostruire in patria gli scenari dei luoghi della passione di Cristo, con microarchitetture popolate da statue policrome a grandezza naturale, preferibilmente erette in siti montuosi, da cui derivò loro il nome di Sacri Monti.

L'inventore di questo Gran teatro montano, come cinque secoli dopo lo avrebbe soprannominato Giovanni Testori, fu Bernardino Caimi, vicario dell’ordine dei frati minori del Comune di Milano e già Custode del Santo Sepolcro; mentre il primo a credere in quell'impresa e a finanziarla largamente fu Ludovico il Moro (anche se quei baluardi, poiché posti esclusivamente a guardia della fede, non avrebbero fermato l'avanzata dell’esercito francese che di lì a poco avrebbe causato la sua rovina e ciò contro ogni – per fortuna da lui mai avanzata – pretesa di ‘Gott mit uns‘ ante litteram). Luogo prescelto fu l’alta valle della Sesia, allora facente parte del ducato sforzesco, oggi invece amministrativamente piemontese.



Lo scopo era quello di far sì che, senza solcare il periglioso mare, i fedeli potessero beneficiare della medesima indulgenza plenaria insita nel pellegrinaggio in Terra Santa semplicemente visitando la Nuova Gerusalemme, come Bernardino Caimi aveva battezzato la sua opera che doveva sorgere super parietem a Varallo.

L'idea fu salutata con entusiasmo da papa Innocenzo VII che il 21 dicembre 1486 concesse al frate milanese l’autorizzazione ad accettare la donazione dei terreni da parte dei maggiorenti varallesi, così che questi, ottenuti dal compiaciuto e illuminato Ludovico Maria Sforza una parte dei fondi necessari, poté dare avvio al cantiere per la costruzione del cammino devozionale.

I lavori, iniziati nel Rinascimento e conclusisi a metà Ottocento, hanno dato origine a cinquanta cappelle, al cui interno sono ‘cinematograficamente’ allestite le scene della Vita e della Passione di Cristo, con più di ottocento personaggi a grandezza naturale, abbigliati con abiti in tessuto vero e con capelli veri, ospitati in ambienti con arredi essi pure veri, in una drammaturgia carica di pathos inducente l'empatia.

Nei quattro secoli in cui è durata la costruzione del Sacro Monte, a Varallo si sono alternati innumerevoli artisti, alcuni eccelsi, le cui opere hanno reso, tra l'altro, questo luogo sacro un autentico museo di Arte Lombarda che vale sempre la pena di visitare.

Soprattutto in epoca post tridentina, l'esempio di Varallo fu largamente imitato, al punto che oggi si possono contare ben nove Sacri Monti in Lombardia e in Piemonte, dedicati alla rappresentazione degli eventi o misteridella vita di Cristo, della Vergine e di alcuni santi, tutti entrati a far parte, dal 2003, del Patrimonio dell'Unesco. Oltre a quello valsesiano, il sito dell'Unesco comprende anche il Sacro Monte di Santa Maria Assunta di Serralunga di Crea; quello di San Francesco, di Orta San Giulio; quello del Rosario, di Varese; quello della Beata Vergine, di Oropa; quello della Beata Vergine del Soccorso, di Ossuccio; quello della Santa Trinità, di Ghiffa; il Sacro Monte del Calvario, di Domodossola e quello di Belmonte, di Valperga.

Narratore della loro storia devozionale, delle loro vicende culturali e artistiche e delle vicissitudini politiche che li hanno riguardati è Guido Gentile che nel suo bel libro Sacri Monti, recentemente pubblicato da Einaudi (pp. 280, € 38) approfondisce dottamente ognuno di questi aspetti in uno studio di avvincente lettura, redatto consultando documenti originali conservati in archivi pubblici e privati, nonché mettendo a confronto i sermoni e i testi teologici ispiratori della iconografia di queste narrazione figurate, di questi luoghi della memoria, quali le singole cappelle vengono ad essere. E così, a dar sostanza a quelle concepite dal Caimi per Varallo, scorrono tra le righe le immagini evocate dalle omelie di Bernardino da Siena, accanto a quelle dei predicatori milanesi, molto ammirati dal frate loro conterraneo, quali Michele Carcano e Bernardino de Busti. O ancora le suggestioni suscitate sul suo immaginario dalle opere dei Padri della Chiesa che trattano dei misteri della passione e morte di Cristo, non ultime quelle dello Pseudo Bonaventura. Nel libro, ad esempio, è riportata un’appassionata omelia del Caimi, datata 1488, che sembra essere la prefigurazione del programma teologico-artistico della sua Nuova Gerusalemme, una sorta di rievocazione della mappa mentale dei luoghi santi da lui visitati in prima persona e narrati ai fedeli riuniti per ascoltarlo:

«Voglio raccontarvi ciò che vidi con i miei occhi e toccai con le mie mani della passione del nostro amabile Redentore. Vi prego, ascoltate tutti e intendete con gli orecchi del cuore, percepite i luoghi della passione del nostro Redentore secondo l’ordine bellissimo che io, peccatore, fra Bernardino Caimi di Milano, vidi più volte e secondo i quali narreremo la passione. Primo: vidi la casa in cui si incontrarono Scribi e Farisei per trattare la morte di Cristo. Secondo: vidi la casa in cui Cristo andò per essere unto da Maria Maddalena [la leggenda medievale della Maddalena la identifica con la donna che nella casa di Levi unse di balsamo i piedi di Cristo].Terzo: Vidi il tempio in cui andò Cristo per esservi accolto con onore dalle folle. Quarto: vidi la casa [di Betania] in cui Cristo andò per discorrere con la sua benedetta madre della sua passione. Quinto: vidi la casa in cui Cristo andò per cenare con i discepoli. Sesto: vidi l’orto in cui Cristo andò per essere preso dai soldati. Settimo: vidi la casa di Anna in cui Cristo fu condotto perché si decidesse di lui. Ottavo: vidi la casa di Caifa dove Cristo fu condotto per essere schiaffeggiato. Nono: vidi la casa di pilato dove Cristo fu condotto per essere accusato dai giudei. Decimo: vidi la casa di Erode dove Cristo fu condotto per essere condannato. Undicesimo: vidi il palazzo di Pilato dove Cristo fu condotto per essere dileggiato. Dodicesimo: vidi il Monte Calvario dove Cristo fu condotto per esservi crocifisso. Tredicesimo: vidi il Sepolcro in cui Cristo fu posto per la sepoltura.»

Ma i testi di riferimento nel volume di Gentile sono moltissimi e non vi compaiono soltanto quelli di scrittori ecclesiastici; molte, infatti, sono le suggestive citazioni tratte dalla letteratura laica dei resoconti del pellegrinaggio gerosolimitano che descrivono i luoghi santi e che sono stati indubbie fonti di ispirazione per il Caimi. E neppure vi manca la menzione dei trattati di meditazione che parlano dei ficta loca, o luoghi ideali, in cui era opportuno che il buon cristiano si ritirasse a meditare. Vi si fa inoltre cenno ai procedimenti dell'ars memorandi trasmessi dalla retorica classica a San Tommaso, a Bartolomeo da San Concordio, a Iacopo Publicio e Iohannes Romberch e a come essa potesse essere indotta anche da “luoghi reali come quelli in cui si fissavano immagini emblematiche o allegoriche di nozioni e di argomenti da rammemorare.” Esattamente come accade nei Sacri Monti, che sono al contempo luoghi reali e ficta loca perché frutto di immaginazione.

Dopo una prima parte di carattere introduttivo, in cui Guido Gentile si diffonde lungamente sul Sacro Monte di Varallo (a cui sono dedicate moltissime pagine, con un incondizionato omaggio all'arte e alla drammaturgia di Gaudenzio Ferrari), prototipo di tutti i sacri monti successivi, nel suo libro affronta la lettura dei restanti otto inseriti nel sito dell’UNESCO e di molti altri ancora, esclusi da quella lista ma presenti su tutto il nostro territorio nazionale, dal Piemonte alla Calabria, ed anche quella di luoghi santi europei, facendoci scoprire nessi e contraddizioni, identità e splendide disuguaglianze rispetto al loro modello. Al di là delle differenze, ad accomunarli è comunque l’intento didattico, quello stesso anelito di proselitismo così ben individuato fin dal 1881 dallo studioso inglese Samuel Butler, uno dei primi ad essersi occupato dell'argomento:

«Lo scopo è quello di mettere nel modo più vivace la scena sotto gli occhi della gente che non è capace di immaginarsela da sé, gente che non ha viaggiato e non ha coltivato le facoltà immaginative. Un contadino italiano, come potrebbe figurarsi l’Annunciazione meglio che guardando la cappella del Sacro Monte di Varese? Il senso comune avverte che o non bisogna dir nulla dell’Annunciazione a un contadino, oppure bisogna facilitargli con ogni mezzo la possibilità di concepire quell’idea con qualche chiarezza.»

I Sacri Monti, come scrive Guido Gentile, “rispecchiavano l’istanza di una messa in scena dei misteri tale da renderli attuali nella percezione dei destinatari e da favorirne la persistenza nella loro memoria.”

Il suo libro si configura, insomma, come un vero e proprio atlante dei Sacri Monti, ma è anche il trattato filosofico e storico-artistico più completo che sia mai stato scritto fino ad oggi su queste realtà devozionali. Negli ultimi due capitoli, contempla, addirittura, i sacri monti mancati e analizza tipologie di sacri monti particolari, come, ad esempio, il Varallino di Galliate, la Via Crucis di Cerveno e il monte sacro di Monselice con le stupende cappelle progettate da Vincenzo Scamozzi e le tele di Iacopo Palma il Giovane, siti che meritano, tutti indistintamente, una visita ma soprattutto, anche grazie a questo studio, una rinnovata attenzione.
doppizero.com