“CONCERTI D’ESTATE” a Domodossola Sacro Monte Calvario

La “Gran Partita” KV 361 con la Camerata Strumentale di S. Quirico
diretta da Alessandro Maria Carnelli
Cortile del Canonico al S. Monte Calvario, domenica 30 luglio, ore 21.15

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)

Serenata nr. 10 in si bemolle maggiore KV 361 (KV 370a) "Gran Partita"


Ambra Cozzi e Antonio Palumbo
oboi

Stefano Palli e Simone Margaroli
clarinetti

Francesco Paradiso e Gabriele Oglina
corni di bassetto

Davide Citera, Francesca Mosca, Luca Dosio e Elisa Giovangrandi
 corni

Luca Barchi e Mario Garavelli
fagotti

Carlo Calegari
contrabbasso

Alessandro Maria Carnelli
direttore
ALESSANDRO MARIA CARNELLI ha tenuto concerti al Musikverein di Vienna, alla Sala Verdi e al Teatro Dal Verme di Milano, ha diretto l'ensemble del Teatro Regio di Torino (Histoire du soldat di Stravinsky), la prima esecuzione dell'edizione critica de L'ammalato immaginario di Vinci e una doppia produzione in Italia e Svizzera (scenica e in forma di balletto) de Il combattimento di Tancredi e Clorinda. Il Concerto per violoncello di Schumann da lui diretto (solista Luca Franzetti) è stato più volte trasmesso da Sky Classica. Ha dedicato un ampio progetto a Verklärte Nacht di Schönberg comprendente la pubblicazione di una monografia e la realizzazione di un cd registrato durante un ciclo di concerti con l'Orchestra da Camera di Mantova. Libro e cd sono stati accolti entusiasticamente dalla critica. Nella stagione in corso prosegue la collaborazione con l'Orchestra da Camera di Mantova con altri concerti e una nuova registrazione di un cd, ed è iniziato un nuovo progetto sul Pierrot lunaire di Schönberg. Alessandro Maria Carnelli ha studiato direzione d'orchestra dal 2000 al 2004 al Wiener Musikseminar di Vienna con Erwin Acèl, perfezionandosi in seguito in numerosi corsi e masterclass tra cui a San Pietroburgo, Firenze e alla masterclass estiva del Royal College of Music di Londra (Assisi 2010); nel 1999 ha ottenuto la borsa di studio della Fondazione Wagner del Festival di Bayreuth. La sua formazione comprende anche il diploma di pianoforte, la laurea in musicologia e studi di composizione e organo barocco. È autore delle monografie su Musorgskij, Čajkovskij, Schönberg e Šostakovič pubblicate da Il corriere della sera, e di Il labirinto e l'intrico dei viottoli, la prima monografia su Verklärte Nacht di Schönberg.

La CAMERATA STRUMENTALE di S. QUIRICO è sorta nel 1989, dalla collaborazione tra la Corale di Calice di Domodossola con alcuni musicisti facenti parte di prestigiose istituzioni musicali sia italiane sia straniere, con lo scopo di affiancare il coro nell’esecuzione di partiture del periodo barocco e classico per soli, coro e orchestra. Unitamente alla Schola Gregoriana del Sacro Monte Calvario ed al Convivio Rinascimentale, con la Corale di Calice e l’Orchestra da Camera, da’ vita alla CAPPELLA MUSICALE del S. MONTE CALVARIO coinvolgendo un ampio organico di musicisti articolato in diverse formazioni. Tra le più importanti proposte, sono da ricordare l’esecuzione delle Cantate BWV 8, 55, 57, 84, 113, 133, 151 e 153 e la prima Cantata dall'Oratorio di Natale BWV 248 di J. S. Bach, la ricostruzione della celebrazione solenne dei Vespri di Natale, secondo la forma settecentesca del rito di S. Pio V, il Te Deum in re maggiore di M-A. Charpentier, la prima esecuzione moderna dell’opera in tre atti La Dafne, di A. Caldara, Le Sette Parole del Signore in Croce op. 102 di R. Grisoni, il Gloria, Beatus Vir, Magnificat e diverse composizioni da camera di A. Vivaldi, i Vespri Solenni KV 339 e il Requiem KV 626 di W. A. Mozart, il Requiem op. 48 di G. Faure e il Te Deum di G. Castellazzi, scritto per l’inaugurazione del Traforo del Sempione. Il Venerdì Santo 2003 ha proposto, in prima assoluta, l’esecuzione delle Sette Parole del Signore in Croce, e nel 2014 la Missa Jubilaris, per i quarant’anni di fondazione della Corale di Calice, appositamente commissionate al compositore ossolano R. Olzer, ottenendo unanimi e importanti consensi di pubblico e di critica. La Cappella Musicale ha inoltre nel suo repertorio musiche di H. Schütz, J. C. Bach, F. Schubert, F. J. Haydn J. G. Rheinberger.

L’attività concertistica della Cappella Musicale del Sacro Monte Calvario è sostenuta dall’Istituto della Carità – PP. Rosminiani, dalla Riserva Naturale Speciale Regionale del S. Monte Calvario, dall’Assessorato alla Cultura della Città di Domodossola, con la Fondazione CRT.

                                                                                   fonte: comunicato stampa

Questa composizione si discosta dal tono galante, prevede ben tredici strumenti (dodici a fiato ed il contrabbasso) ed è la più ampia e complessa delle opere composte da Mozart nell'ambito di questo tipo di composizioni. La presenza del contrabbasso ha lo scopo di rendere piena e corposa la linea del basso ed è quindi errato riferirsi all'opera come serenata per tredici strumenti a fiato. La partitura originale non prevedeva infatti la sostituzione del contrabbasso con il controfagotto. Anche la denominazione di Gran partita, presente nel manoscritto, non sembra sia stata voluta da Mozart. La datazione certa della scrittura dell'opera riveste una importanza maggiore in quanto permetterebbe di sistemare alcuni particolari della biografia dello stesso Mozart nonché potrebbe meglio farci comprendere la sua evoluzione artistica. La data presente nell'autografo, il 1780, non gli è attribuibile, quindi non è sicura; le fonti certe di una sua esecuzione sono posteriori di ben quattro anni e ci portano a Vienna nel 1784 quando fu eseguita dalla Harmonie della corte imperiale. La versione di Georg Nikolaus von Nissen, più romantica, vede la serenata quale dono di Mozart a Costanze in occasione del suo matrimonio. In ogni caso ci troviamo di fronte ad un'opera preziosa di grande complessità che travalica il genere nella quale essa rientra. Le serenate erano per lo più eseguite all'aperto in momenti in cui il grado di attenzione era limitato e i compositori tendevano quindi a dare spazio a melodie facili, e l'orchestrazione che ne scaturiva ne era la logica conseguenza.

L'impianto è quello classico della serenata. Un primo movimento, un largo, apre un'ampia introduzione lenta, quasi sinfonica, che verrà utilizzata poche altre volte dal musicista. L'allegro molto che segue è costituito da un solo tema che si sviluppa nella capacità di dialogo tra i vari strumenti. In seguito abbiamo due minuetti con trii che evocano melodie popolari. Tra i due minuetti è racchiuso il celebre adagio, che rappresenta il punto più alto della composizione sia per la ricercatezza del suono sia per la novità strutturale: una sola coppia di corni sostiene e accompagna ora l'oboe, ora il clarinetto e ora il fagotto. Una romanza anticipa il tema con variazioni in cui il compositore aggrega di volta in volta diversi timbri strumentali. Il finale, un molto allegro è un brano di grande colore, quasi una marcia, dove viene fuori lo spirito gioviale del compositore trattenuto da un uso misurato del volume degli strumenti. Ma la vastità dell'organico e il grado di assimilazione dei vari strumenti permettono al compositore di farli dialogare, di contrapporli, di compenetrarli in un modo mai prima raggiunto.

Nel film del 1984 Amadeus, il personaggio di Antonio Salieri descrive il terzo movimento Adagio con battute rimaste celebri: « Sulla pagina sembrava… niente! Un inizio semplice, quasi comico: appena un palpito, con fagotti, corni di bassetto, come lo schiudersi di un vecchio cofano. Dopo di che, a un tratto, ecco emergere… un oboe! Una sola nota sospesa immobile, finché un clarinetto ne prende il posto, addolcendola con una frase di una tale delizia! Quella non era la composizione di una scimmia ammaestrata. No, era una musica che non avevo mai udito, espressione di tali desideri, di tali irrefrenabili desideri. Mi sembrava di ascoltare la voce di Dio.»